Accettazione #345928347

Accade che si possa avere accesso a qualcosa ma che le condizioni o le conseguenze siano talmente negative, per noi, che preferiamo rinunciarci del tutto: il beneficio sarebbe inferiore al danno e non si può essere grati per il danno o poco coraggiosi ad andare incontro a danni potenziali assicurati, facendoli diventare reali, così, solo per l’esperienza. È stupido e masochistico. La passione esiste, la gioia esiste, il bello esiste, ma anche i loro contrari: si fa il conto e si decide. Qualcuno accetta un granello di gioia in una distesa di nulla. Altri no. Perché, sempre, prendere atto della realtà ed accettare che è così, non significa che mi deve anche piacere. Non pretendo, quindi, che ciò che è cambi: lo accetto. Ma decido io quale tipo di relazione, con tale realtà, intendo o non intendo avere (accettare). Il libero arbitrio è questo?

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ChatGPT Plus, chat temporanea con GPT-4, a specifiche questioni su questo testo mio, dice:

Analisi Critica del Testo

Il testo proposto si concentra sul concetto di “accettazione” di realtà non piacevoli, esaminando il rapporto tra libertà di scelta e conseguenze derivanti da tale scelta. Una prima osservazione critica può essere indirizzata alla mancanza di una definizione chiara di termini come “danno”, “gratitudine” e “libero arbitrio”, che potrebbe portare a interpretazioni vaghe o ambigue. Il testo, tuttavia, non sembra presentare fallacie argomentative evidenti come attacchi personali o appelli emotivi non pertinenti. La struttura logica è generalmente coerente, poiché l’autore espone una situazione, ne analizza gli aspetti e conclude basandosi sulla riflessione iniziale.

Tuttavia, una possibile debolezza potrebbe risiedere nell’assunzione implicita che la decisione di non accettare una realtà non piacevole sia sempre un atto di libero arbitrio, senza considerare influenze esterne o condizionamenti che possono limitare le scelte individuali. Questo potrebbe essere visto come una semplificazione eccessiva di una questione molto più complessa.

Trattamento da Parte di Diverse Discipline

Filosofia: La questione dell’accettazione e del libero arbitrio è centralmente trattata in filosofia, con figure come Sartre che enfatizzano la libertà dell’individuo di scegliere nonostante le circostanze esterne. Argomenti contro possono includere le teorie deterministe, che negano la libera volontà a causa di fattori predeterminati biologici o ambientali.

Psicologia: La psicologia esplora come gli individui affrontano le situazioni avverse attraverso concetti come la resilienza e la percezione del controllo. Studi su queste tematiche spesso supportano l’idea che accettare la realtà, anche quando è negativa, può contribuire a una migliore salute mentale.

Sociologia: La sociologia può guardare alla questione dell’accettazione all’interno dei contesti sociali, analizzando come le norme culturali e le pressioni sociali influenzano le decisioni individuali. Ciò potrebbe portare a un dibattito sull’entità del libero arbitrio in contesti sociali densi di normative e aspettative.

Morale ed Etica: Queste discipline indagano spesso i principi dietro le decisioni di accettazione o rifiuto, interrogandosi se sia “giusto” accettare condizioni negative o se sia moralmente obbligatorio cercare di cambiarle.

Politica: La politica considera come le leggi e le politiche possano influenzare l’accettazione di certe realtà sociali o economiche. Il dibattito può riguardare questioni di giustizia sociale e diritti individuali versus il bene collettivo.

In conclusione, il testo solleva questioni significative che sono state ampiamente dibattute in molteplici campi del sapere, offrendo spunti per ulteriori riflessioni e discussioni.

L’assunzione che la decisione di accettare o non accettare una realtà sia sempre un atto di libero arbitrio è complessa e può essere analizzata sia da prospettive a favore (pro) che contro (contro). Esplorerò entrambi gli aspetti offrendo esempi specifici per illustrare meglio il dibattito.

Argomentazioni a favore (Pro)

  1. Autodeterminazione personale: Dal punto di vista filosofico, autori come Jean-Paul Sartre sostengono che gli individui sono sempre liberi di fare scelte, nonostante le circostanze. Questa visione enfatizza l’autodeterminazione. Ad esempio, una persona può scegliere di lasciare un lavoro stressante nonostante la sicurezza economica che offre, evidenziando un esercizio del libero arbitrio in contrasto con le pressioni finanziarie.
  2. Resilienza psicologica: In psicologia, la resilienza è la capacità di riprendersi da situazioni difficili. L’esercizio del libero arbitrio è evidente quando individui affrontano traumi o stress significativi e decidono consapevolmente di cercare aiuto o adottare strategie positive di coping, piuttosto che cedere alle circostanze.
  3. Rifiuto di conformismo sociale: Dal punto di vista sociologico, il rifiuto di conformarsi a norme sociali opprimenti è un altro esempio di libero arbitrio. Le rivoluzioni e i movimenti sociali come il suffragio femminile o il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti sono esempi storici di individui che rifiutano una realtà accettata dalla maggioranza e agiscono per cambiarla.

Argomentazioni contro (Contro)

  1. Determinismo biologico e ambientale: Le teorie deterministe sostengono che molti aspetti delle decisioni umane sono predeterminati da fattori biologici o ambientali. Ad esempio, la ricerca ha mostrato come certi comportamenti possano essere influenzati da geni o condizioni ambientali come la povertà, limitando di fatto il libero arbitrio nell’accettazione o rifiuto di determinate situazioni.
  2. Influenza delle condizioni psicologiche: Condizioni come la depressione o l’ansia possono limitare significativamente la percezione delle scelte disponibili per un individuo, influenzando la sua capacità di esercitare il libero arbitrio. Una persona con depressione severa potrebbe sentirsi incapace di cambiare la propria situazione, anche se esternamente sembrano esserci opzioni disponibili.
  3. Pressioni e aspettative sociali: In sociologia, è riconosciuto come le aspettative sociali possano limitare le scelte individuali. Ad esempio, in certe culture, il matrimonio può essere visto non solo come una scelta personale ma come un obbligo sociale, limitando la libertà individuale di scegliere diversamente senza subire significative conseguenze sociali.

In sintesi, mentre il concetto di libero arbitrio è centrale nella discussione sulla capacità di accettare o rifiutare situazioni, esistono argomentazioni valide sia a favore che contro, che dipendono da una varietà di fattori psicologici, biologici, e sociali. Questo dimostra la complessità e la multidimensionalità del concetto di libero arbitrio nelle scienze umane.

Riguardo alla resilienza e alla psicologia (io)

questo assunto è assolutistico, sembra fondato sul fatto che la libertà sia solo quella di non fare valutazioni che portino a cedere, come se queste non fossero lucide, senza dimostrare che sia invece un preciso calcolo di costo VS beneficio

Risposta (ChatGPT):

Hai sollevato un punto interessante sulle limitazioni della visione che associa il libero arbitrio solo alla capacità di non “cedere” alle circostanze avverse, che sembra suggerire una valutazione non lucida. In effetti, esiste una dimensione del libero arbitrio che implica un calcolo attento e razionale dei costi e dei benefici, che può portare a decisioni più meditate e potenzialmente diverse.

Costi vs Benefici nella Decisione

L’approccio di costo-beneficio è un aspetto cruciale nella teoria delle decisioni e può essere applicato efficacemente anche nell’analisi del libero arbitrio:

  1. Valutazioni lucide in situazioni avverse: Anziché una semplice resistenza alle circostanze negative, il libero arbitrio può manifestarsi attraverso decisioni ponderate, basate su un attento bilanciamento tra i costi e i benefici previsti. Ad esempio, una persona che decide di rimanere in un lavoro poco gratificante potrebbe farlo valutando che i benefici economici superano il disagio personale, piuttosto che semplicemente “sopportare” le condizioni.
  2. Lucidità nelle crisi personali: Anche nelle crisi personali, come una malattia grave, la scelta di accettare o cercare un trattamento alternativo può essere basata su una valutazione dettagliata dei possibili esiti, degli effetti collaterali, della qualità di vita attesa e delle opinioni mediche, anziché un mero atto di resistenza al destino.
  3. Scelte sociali e culturali: Nel contesto socioculturale, le decisioni riguardanti l’adesione a tradizioni o norme possono anche essere il risultato di valutazioni dei costi sociali e personali associati alla conformità o alla deviazione. Ad esempio, una persona può scegliere di seguire una norma culturale non perché la subisca passivamente, ma perché valuta che il mantenimento delle relazioni familiari e sociali offra benefici superiori rispetto al costo della non conformità.

Questi esempi dimostrano che il libero arbitrio può essere esercitato attraverso decisioni che non sono semplicemente reazioni a circostanze avverse, ma risultati di processi decisionali complessi e riflessivi. Questo punto di vista offre una comprensione più ampia del libero arbitrio, considerando sia la resistenza alle difficoltà che la capacità di fare scelte consapevoli basate su valutazioni logiche e informate.

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L’argomento di questi ultimi anni, per me, è: vorrei che la psicologia clinica si assumesse la responsabilità di dichiarare che tutte le sue operazioni sono volte al benessere dell’individuo che sia lucidamente determinato a sopravvivere a prescindere dal fatto che tutte le terapie si fondano sull’accettazione che la vita è intrinsecamente mescolata a fatica, sofferenza, dolore. Questo però non è un assunto fondativo generale. Si tratta infatti già di una delle due biforcazioni di un bivio: mi sta bene / non mi sta bene. Quello che trovo pericoloso dal punto di vista normativo/legislativo è che, nel momento di prendere decisioni informate, il legislatore non si interroghi sufficientemente sulla base di alcuni ragionamenti degli specialisti psicologi e finiscano, in tema di libertà di scelte su fine vita, esistenza eccetera, per accettare acriticamente ciò che sembrano acriticamente accettare coloro che sono dediti al “far stare bene la gente” mentre si tratta di “far stare bene la gente CHE VUOLE SOPRAVVIVERE, automaticamente appiccicando una patologia a chi liberamente decide che questa valutazione sia soggettiva “.

Il fondamento legistlativo che patologizza una scelta libera soggettiva solo perché minoritaria nascondendo invece l’utilitarismo monodirezionale della società che intende estrarre beneficio dall’esistenza dei singoli, senza curarsi della loro felicità (poiché intrinsecamente considerano deboli e biasimevoli alcune condotte che altrimenti richiederebbero sforzo collettivo) è, per me, fascista. Malvagio, egoistico mentre considera egoista il singolo che non si fa fregare dall’egoismo di tutti gli altri singoli mentre ipocritamente si aspettano contributo. I numeri su quanti siano ricchi e quanti poveri nel mondo, rispondono alla critica di “assurdità”.

Scegliere di sottrarsi deve essere considerato al pari della scelta del lavoro intrinsecamente forzato della sopravvivenza. Come scelta libera riconosciuta valida dalla società dovrebbe, quindi, trovare un aiuto rapido ed indolore che renda effettiva questa pratica libera, deliberata di interruzione volontaria dell’esistenza. Additare a pigrizia del singolo la poca voglia di fare lo schiavo ignora la contemporanea pigrizia di tutti di adoperarsi per rendere la società collettivamente responsabile nell’elevarci rispetto alle scimmie ed altri animali gerarchici, competitivi, dominatori dei propri simili e collaborare, considerando il vantaggio proprio che porta danno ad altri come il principale dei mali inaccettabili. La scelta di non-esistenza, in questa ottica, scomparirebbe come “male” e sarebbe una valida scelta come tante altre, che non parte da presupposti machisti, efficientisti (solo per i sottoposti e i singoli), arrivisti, aziendalisti che spostano la responsabilità sul singolo che DEVE sopravvivere, ma sulla società nel suo complesso che la renda una scelta DESIDERABILE ed attrattiva. Soprattutto se, in fondo in fondo, quel che vuoi da quel singolo è che contribuisca a fare qualcosa per te. Beh sbattiti, o lasciami morire, ma con onestà intellettuale.

Sei povero; torna a casa, scemo.

Avevo pensato “beh dai, dai, facciamo un regalo al papà, che non ci vede, non ci sente, ha come unico contatto col mondo il suo cellulare… dai, facciamo che gli regaliamo un cell che posso permettermi magari e che possa durargli a sufficienza. Poi guardo i guadagni dello stock… niente che ti cambi la vita, ma son soldi. Mi metto a pensare “beh, senti, mi serve un cellulare fico per fare i lavori con lo stabilizzatore delle DSLR … uno stabilizza, l’altro lo uso per la messa a fuoco…”. Guardo l’S10 e mi dico “beh, l’S10lo prendo con i guadagni dello stock e quello per papà lo prendo coi soldi in banca dai”.

Avevo già la smania da shopaholic, quindi mi sono fermato.

Vado verso il centro per ritirare col bancomat e pagare affitto-corrente dello studio… disponibilità insufficiente.

Eh?

Controllo il saldo… era superiore di 100 euro di quanto stavo andando a ritirare.

Ma comunque la realtà era: non hai soldi, chettecompri? Vedi di riuscire a mangiare e torna a lavorare, coglione.

Cambio banca: limite per la giornata insufficiente. Mh. Che diavolo sarebbe? Ho pochi soldi e invece di darmeli te li tieni? Ma fottiti. Dopo vado a sentire che cazzo è questa roba.

E torno a lavorare, ovviamente.

Alcune foto non le avrete mai

Alcune foto non le avrete mai.
Non le avrete mai, non vi verranno mai scattate semplicemente perché vi sottraete. Allo sguardo, o allo sguardo del fotografo. Di qualsiasi fotografo, non necessariamente uno dotato. Che bella quella foto, forse almeno una volta nella vita vi sarete detti. Che fascino quella, quello, quel tale, quell’artista, quel signore. Ma quasi di sicuro il suo “stare in posa” è stato semplicemente restare com’era, senza sottrarsi, continuando a concentrarsi, facendo quello che faceva, senza cambiare qualcosa. Perché dubito che non se ne siano accorti.
Alcune delle più belle foto – a mio avviso – sono tutte state scattate da persone le cui vite si sono intrecciate con quelle del fotografo, tanto da concedere un certo grado di qualche tipo di intimità. Che fosse solo il “lasciar fare” o la nudità. Una pianista che suona in casa sua, fumando, mentre si impegna con un fare mezzo da “drogata”. Splendida. Intensa. Chi poteva stare così vicino senza destare diffidenza? Una schiena nuda di fronte ad un panorama spettacolare. Modella, sicuramente. Ma anche complice, fidanzata? Una volta forse era più facile che succedesse.
Non so quante se ne sia fatte Sieff. E per rispetto alle modelle, potrebbe essere anche: nessuna. Magari quella era la sua ragazza, l’altra anche, l’altra ancora no. Non mi interessa, ora. La foto più bella che abbia un mio amico è stata fatta “all’antica”. E meno male che gliel’hanno fatta. Non usa altro, non ne accetta nessuna.
Lasciateli fare. Un bel tacer non fu mai scritto. Un ritratto inesistente non fu mai scattato.

Il catodico va meglio! #vaffanfashion

Scrivevo il 19-4-2012 – Ho un televisore che avrà 20 anni. Catodico. Si, CRT, con il TUBO CATODICO e lo schermo davanti CURVO, con questo tubo catodico INGOMBRANTE dietro. Si, proprio così. E io vedo perfettamente i colori, gli incarnati, tutto è del colore corretto, come l’ha visto il regista e il direttore della fotografia e i tecnici in studio (nel caso delle trasmissioni live).
Poi invece vado da chi ha questi ultranuovi ultrapiatti ultrafashion (mavaffanfashion!) trendy lucidi LCD o PLASMA … e vedi la gente arancione, oppure gialloverde. Vedi puntini schifosi, quadratoni merdosissimi… ma dove sta questa innovazione? Dove sta questa fichezza della novità? Se ti metti il vestito nuovo ma HAI FREDDO oppure sudi e puzzi come una capra… sei fashion? Sarà anche fashion ma mi fa cagare il cazzo a pioggia.
Sono brontolone? Continue reading →

back in black

Mio padre ha 80 anni. I suoi amici non sono tanto più giovani. Mio padre è preoccupato per la mia vita: la mia professione non è attualmente sufficientemente remunerativa da togliersi le preoccupazioni e io non glielo nascondo perché non gli voglio mentire: non lo voglio nemmeno preoccupare troppo ma… si preoccupa, ovviamente, comunque. E così mia madre, poco meno giovane.

Così un suo amico ha preso l’iniziativa, non richiesta, di cercare un aggancio all’italiana: una persona a cui probabilmente la cosa ha, durante tutta la sua vita, ripugnato fare cose simili, ma che lo fa per grande affetto per mio padre che, immagino, manifesti con gli amici più cari la sua preoccupazione per tre figli che non sono certamente dei nababbi.

Questa cosa mi ha ripiombato nella tristezza dell’indeterminatezza, del vuoto, dello schifo. E’ stato certamente un pensiero sincero ed uno slancio di buon cuore. Eppure.

Dentro di me qualcosa urla “ma perché non ti fai i cazzi tuoi? Ma chi ti ha chiesto niente?!”.

Non è ingratitudine: questa stessa scelta e con le stesse modalità e gli stessi dubbi potenti l’ho fatta anni fa: non abbastanza da non far insinuare nuovamente il dubbio, però. Ma ho quarant’anni, signori. La via che ho deciso di prendere alcuni anni fa, l’ho presa proprio mentre un mio carissimo amico mi offriva un lavoro che lui, occupato in quel momento, non poteva accettare ma che era “di tutto rispetto”: posto fisso, mansioni adeguate, stipendio non si sa, ma sicuramente negli standard e di più di quanto non incassi io ora. Continue reading →

le donne puzzano

smelly coworkerSul titolo ero indeciso : poteva essere “donne che puzzano”, “modelle che puzzano”, “ragazze che puzzano”, “le femmine puzzano” (qui un disastro perché maschi non è dispregiativo ma femmine si … mah) … ma ovviamente è un po’ catchy. In realtà è ANCHE le donne/ragazze puzzano.

Eccome se puzzano! Anzi, recentemente si lavano assai di meno, nella mia esperienza. Questa è aumentata e non diminuita, con gli anni. Non sono un tombeur de femmes , semplicemente ne incontro intimamente molte di più e con intimamente intendo che sono vicino da sentire l’odore di ogni cosa. Faccio il fotografo e lavoro solo con persone normali, non professioniste.

Puzza di sudore: non differiscono dagli uomini, ahimé, quando la puzza diventa real stench: il sudore sa più o meno di cipollazza quando si arriva a quel livello. E ce ne sono, eccome, se ce ne sono. Mi arrivano in studio di quelle cipolle che poi mi conviene pensare che avessero il deodorante alla cipolla, piuttosto che pensare che fossero sporche. Perché carissimi, ci vuole una certa quantità di tempo perché i batteri puzzino così tanto. Hai parecchio tempo per passare dal sudore al lavare. Tanto come per passare dal sudore alla cipolla sottoascellare. Giovani, comunque, di solito. Le donne e le signore non puzzano quasi mai di sudore. Continue reading →

su “togliamo il disturbo” di Paola Mastrocola

“Togliamo il disturbo” di Paola Mastrocola va letto; la passione di questa autrice per la scuola e ciò che rappresenta è indubbia e meritoria.

MA

Mi ha fatto incazzare parecchio. Avrei dovuto leggere il libro tenendo aperto un file con le mie critiche, obiezioni e via dicendo, quando l’ho letto. Non l’ho fatto ed ora non ho voglia di farlo.

Delle 1000 cose da dire me ne rimane solo una, indimenticabile: i ragazzi ad una certa età pensano a FARE SESSO. Perché questa pubblicazione sembra prescindere completamente da questo argomento? Una lunghissima tirata su quanto siano vani comportamenti, fare i fighetti in cento modi eccetera è più che condivisibile, ma sembra la scena di Johnny Stecchino in cui il mafioso cita 10 problemi della Sicilia e non dice mai la parola MAFIA. L’effetto è ovviamente comico.

E allora sig.ra Mastrocola io non mi esimo dal dirlo: ci ha raccontato parte della sua infanzia (ammirevole, lodevole e degno di gratitudine da parte di noi lettori: senza alcuna ironia) e poi ha dato un suo giudizio sul comportamento di questi branchi.

In nessun luogo io ho percepito il bollore degli ormoni, il ribollire di desideri, la frenesia di sapere cosa fa lui, cosa pensa lei, dov’è mi ha guardata, mi ha guardato? Me lo farei anche sui chiodi, ma lei ha un’amica? Oddio sta passando, cosa dici me lo faccio?

Indubbiamente i ragazzi sono anche dei narcisi tout-court rincoglioniti dalla moda. Ma in parte l’estetica è fine a sé stessa, in parte invece, IN GRAN parte, è strettamente legata alla strabordante pulsione sessuale! Abbiamo ben poco da pensare a Tacito, Ovidio e Petrarca quando pensiamo alle cosce della nostra compagna che sappiamo per certo essere abile, passionale e i nostri occhi ci dicono con tutta evidenza: un regalo della natura.

Quelli che per me ieri erano vocaboli da spogliatoio dei maschi, da giornale pornografico o da professioniste del sesso, oggi è normale modo di esprimersi riguardo alle esperienze sessuali e ne trova riscontro sul gruppo facebook (luogo di incontro virtuale che esiste, volenti o nolenti) “PSDM” … tutto molto volgare, ma tutto molto chiaro: ai ragazzi e – le assicuro – anche alle ragazze, ad un certo punto interessa assai di più la zona del pube che quella nel cranio. Sarà anche stato galeotto il libro, ma ciò a cui si approda non è letteratura, ma un bacio. E dopo un bacio c’è spesso molto altro: ciò a cui con costanza, determinazione, desiderio e passione pensano gli adolescenti.

Tutto questo sembra non esserle minimamente passato per la mente o sembra essere stato   volutamente cancellato dal testo. Quando diciamo: non venite al Liceo se non volete studiare, io sono d’accordo. Ma la verità è che il proverbiale maestro che bacchettava l’alunno che si distraeva faceva il suo lavoro. Oggi è impossibile, non difficile. Ma la cosa vera è che la socialità per gli adolescenti è tutta mirata a quali mutandine verranno esplorate domani: e mi stupisco di apprendere che questo discorso lo fanno di più le ragazze  che i ragazzi, ormai. Un mio giovane collega, un anno fa, quando cercavamo di prenderci gioco di lui con qualche goliardata sul genere “eh, sarai sempre a trombare!” ci disse “non me ne parlate, vuole fare sempre solo quello!” … e noi con tanto d’occhi ad invidiare il ventenne.

E’ tutta natura e io li invidio un po’. Ma un po’. Perché chiunque se distratto dalle pulsioni primarie non farebbe che quello. E siccome fatti non fummo – eccetera – ecco che le SCUOLE con sessi separati avevano un senso. Trovo orribile il solo averlo pensato, oltre che scritto, ma chi ha impostato tutto questo aveva i nostri stessi ormoni. Chi ha scritto Cappuccetto Rosso sapeva bene che minaccia c’era nel bosco. Siamo sempre delle bestie, carissima Paola. La sessualità è bellissima ma è potentissima: dimenticarsi di ciò che la natura ha infilato dentro di noi BEN PRIMA di renderci intelligenti mi pare una mancanza. Voglia considerarla.

Avevo tanto da dire anche su tutto il resto, ma questo non dovevo proprio dimenticarlo.

Trovo il sesso una cosa meravigliosa, che sia romantico o animalesco, purché la passione sia condivisa. E credo che sia così per tutti questi ragazzi. Contenere questo interesse in favore di qualcos’altro è arduo: auguri!

iDiocracy (la mia opinione di oggi su iPad)

La mia opinione odierna su iPad (1,2,3) è questa:

  • senza un computer non va (compralo e accendilo e parliamone), perché…
  • senza iTunes non va
  • con un proxy aziendale non va liscio
  • non puoi settare la gestione del proxy da dentro iTunes e non sembra onorare nemmeno le eccezioni verso apple.com (niente store, niente registrazione… ecc)
  • senza iCloud non fa il backup della mail e anche così … te lo raccomando (provate, costa poco!)
  • non va flash su internet. Si ma tanto cosa vuoi che sia, flash.
  • se non hai un dito di uno gnomo te la raccomando la navigazione di una qualsiasi combobox, e giù di pinch pinch pinch e strapinch
  • se hai esigenze complesse (che riflettono la realtà delle cose) non ti viene incontro, né iTunes, né iPad, ma soprattutto iTunes.
  • quasi nulla (windows) sembra tenere conto dei diritti utente (e quindi qualcosa che funzioni in ambiente gestito, entreprise, serio)
  • il “tutto facile” con chi usa imap genera questo genere di roba: https://discussions.apple.com/thread/2445861?start=0&tstart=0 (da cui peraltro anche thunderbird e blackberry non mi sembrano essere completamente esenti…)
  • senza appleid ti attacchi al tram
  • Io personalmente (mia opinione) vedo praticamente iTunes e iPad sono delle specie di trojan per smontare la serietà e la solidità della gestione informatica. Continue reading →

Foto di fucilazione Italiani-Sloveni: significato falsificato.

Voglio segnalare un fatto importante su una fotografia famosa e abbastanza usata e diffondere con CHIAREZZA che la foto di guerra ritrae soldati ITALIANI che fucilano quelli Sloveni, e non il contrario.

Qui i dettagli e l’approfondimento: http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2012/03/23/non-dire-falsa-testimonianza .

Lo dico perché nonostante conosca personalmente il problema delle Foibe e dell’esodo degli Istriani e dei Fiumano-Dalmati, non posso accettare che si faccia passare per un crimine Slavo quello che hanno compiuto gli Italiani.

Sarebbe bene che tanta di questa chiarezza la si facesse più spesso, invece di fare come fece Napolitano l’altr’anno o due anni fa con “mettiamoci una pietra sopra”.