il sangue alla testa: mi incazzo con alcune persone

tipo lei

e “la bestia”

e mia mamma

e secondo B tutte le persone che come me vogliono avere ragione fino all’ultimo ecc

per me il meccanismo è un altro: durante il percorso ci sono elementi che diventano nuovo argomento, sono offensivi (permaloso, permalosi) e non vengono chiariti in modo definitivo , rimangono a stazionare attorno alla cosa e mi prosciugano tutta l’attenzione ed energia e non ne esco non sorvolo e così fa l’interlocutore e non molliamo come cani rabbiosi

e io rimango turbato e offeso, poi turbato, rattristato, anche in colpa per non aver dominato l’impulso, poi desideroso di risolvere, come ogni conflitto di opinioni finito in litigio invece che in discussione

ma poi … mi si dice che il buon vecchio WAZ può aiutare. Vediamo.

Pensavo di andare da qualche psic, prima o poi. Bello no, risolvere tutto prima di schiattare, quando non serve più a un cazzo, quando dovresti usare questo per la tua vita da giovane-adulto, la più attiva, vitale, intensa, utile e produttiva.

E vabbè. Vecchi adagi sui giovani che se sapessero e i vecchi potessero, eccetera.

Ricordando che quando questi adagi furono scritti, l’età media era 45-50.

mi-dispiace

Lei aveva un uso molto disinvolto del vocabolario. Una delle cose che avresti dovuto sempre dire, preso atto di questo, era l’odioso “in che senso”. Oppure, meglio, cosa intendi dire con … ?

Mi accadde, una volta, di capire che il suo “mi dispiace” non era : sento tristezza per quanto ti accade. No. Il significato era “ciò-è-spiacevole-per-me”. Dispiace-a-me, non-mi-piace.

E sembrava che la formula “mi dispiace che tu pensi che” fosse stata imparata da sua madre in una sorta di politically correct per dire che provi risentimento, offesa, tristezza per il pensiero dell’altro.

Un bel casino quando siamo abituati a dire che ti dispiace per tizio, ovvero che ti rattrista la SUA condizione. Non che lui provoca in te del disappunto.

In effetti sembra di spaccare il capello in quattro, perché se tu tieni ad una persona e provi sofferenza per lui, comunque la provi tu. Ma il punto non è poi così sofistico.

In una relazione, qualsiasi, la comunicazione è fondamentale. E il fatto che si condivida un vocabolario comune per me è basilare. Sempre. Mi cruccio riguardo a questo problema da 20 anni, quando l’ho visto diventare una realtà in disastri lavorativi. Due ebeti si parlavano dall’Italia alla Cina, tutti ebbri del sacro furore dell’etica lavorativa, del darsi da fare, ma parlando come babbuini con bonobo: uno diceva una cosa, sbagliata (rispetto a quello che sapevo che intendeva) e l’altro ne capiva un’altra, ancora più sbagliata di quella sbagliata originale. E poi proseguivano incazzandosi. Il risultato di queste conversazioni era lavoro di merda per tutti.

In una relazione amorosa … beh, lo sapete. O volete la parte 2?

Comunque io avevo deciso e ho chiesto “vuoi che ti rompa le palle su roba tipo i congiuntivi o cacate di questo tipo?” – lei “no, ti prego”. Poi però ho dovuto dirle solo che con il significato delle parole non potevo sorvolare. Perché diceva cose offensive ad altri pensando che fossero altre parole.

Comunque mi manca, io lavoravo su questo. Pensavo “ok, tu capisci, capisci anche che forse intendeva… e ti interessa quello che ha da comunicarti questa ragazza, la ami!” … ma era difficile. E si finiva per litigare.

Mi manca.

il gusto di ammoniaca delle lacrime

contiene ammoniaca

Ammoniaca, mi è venuta in mente. Un odore intenso di ammoniaca, ma per 2-3 secondi al massimo. Stavo piangendo e… sapete quando l’olfatto prende il sopravvento sul resto della vostra umanità e dice comunque “MERDA! CILIEGE!!! ODORE-DI-SIGNORA-VECCHIA!!! CASA-DI-MARCO-TUOAMICODELLELEMENTARI!!!!!” …? Ecco, BAM! Mi ha detto “ammoniaca!”

Ma non sembra che ci sia ammoniaca nelle lacrime.

Comunque piangevo per “confronto”. Ho appena litigato con lei, lei si sente maltrattata e io altrettanto, lei si sente che io torto e io con lei. Non se ne esce. Io sento che lei inizia e io rispondo… e lei ovviamente no. E alla fine mi ha tirato un “tu non meriti nulla da me”. Continue reading →

in prigione a pagamento

la cella

Quando sentiamo le condizioni difficili di qualcuno è spesso facile lasciarsi prendere dal vedere soluzioni (e aprire la maledetta bocca) che pensiamo che quel poveraccio o poveraccia non abbia già pensato di percorrere. E’ anche vero che spesso lo facciamo ma ci accorgiamo che quello o quella non vogliono percorrere queste strade. Per questo ci capita di pensare quelle cose anche di chi in effetti non è svogliato, pigro o viziato.

Mio fratello ha fatto tanti sbagli, ma alcune cose che gli sono capitate sono capitate a tanti altri, non sono sbagli, sono semplicemente affari che non vanno bene, lavoro che svanisce, soldi che non ci sono più. Ora si trova a vivere con i miei genitori anziani e fa un lavoro da guardiano notturno che, a quanto dice, è peggio di quanto non fosse fare il casellante in autostrada un tempo. Non deve fare granché: e questa non è una buona cosa. Non vede nessuno, assolutamente nessuno, è completamente solo in guardiola, non ha la TV, non c’è connessione ad internet; ovvio che deve buttare un occhio alle telecamere, tanto quanto è ovvio che un sensore di movimento e un controllo remoto sarebbero una buona soluzione, visto che lui non è nemmeno armato. Continue reading →

tira e molla (36ma puntata)

pensavo fosse strano e invece…

Mentre scrivo, la mia micia nera dorme sul divano di casa mia, anzi nostra (mia e di B). Divano dove dormirò tra un po’, forse assieme alla micia e al suo orsacchiotto. Dorme con un orsacchiotto! Nemmeno nelle più melense foto di gattini eh? (update: invece è pieno: evidentemente è normale!) E invece si! La mia micia “abbraccia” un orsacchiotto con una zampina e dorme. Lo stronzo che sono dovrà spostarla, farsi posto e dormire con … loro. L’ho promesso ad A., con la quale sono tornato (galeotto fu l’asciugamano). Naturalmente poche ore prima che partisse per tornare ad Hogwarts abbiamo litigato per una cazzata. Io so che questo genere di cazzata è prodromo di casini molto più grossi su cose molto più serie; carattere, comunicazione, logica, ragionamento, punti di vista, atteggiamenti. Ne parleremo.

Comunque abbiamo passato un bel periodo da coppietta felice. Volevo andasse via con questo nel cuore, e tenerlo anche per me, mentre avrei lavorato tutta la settimana per recuperare il fancazzismo. E invece boom. Due permalosi del cazzo. E due età e linguaggi molto differenti.  Continue reading →

tira e molla (32ma puntata)

L’ennesima volta che mi trovo, con lei, a fare una cosa bella e trovare che per lei era non brutta, ma bruttissima. Soffre. Mi sento combattuto, ora. Sento che voglio farcela, che voglio stare con lei, amarla, che la amo, che voglio che stia con me… e contemporaneamente vedo che mi sto sforzando di farla felice perché se non lo faccio felice non è. E sento che non le basterà mai, che mi sentirò sempre non all’altezza e alla fine non mi tirerà nemmeno per lei e mi sentirò di nuovo subumano.

l’inverno arriva sempre

Le dicevo che la mia ex, con la quale convivo e con la quale non dormo più, per non far del male a lei (o dormo in studio o dormo a casa di lei, oppure nella mia sul divano) ora la sento distante e distaccata, come se le avessi fatto qualcosa, che non è più tanto nemmeno come un’amica. Lo dicevo per dire “vedi che non siamo così vicini intimi ed amiconi?”. Certo io me ne dispiaccio perché un po’ di confidenza, con una persona con la quale hai vissuto mezza della tua vita, pensi di averla sempre. Io almeno lo penso. Ma il messaggio era: visto che sei gelosa del nostro rapporto e lo trovi eccesivo, guarda, siamo ancora più distanti.

Invece praticamente ci lasciamo, dopo questo. Ora non ho tanta forza, più, per descrivere il tutto ma… Anche se ne usciamo, io sempre, ogni volta, non mi sento al sicuro e tranquillo perché per qualsiasi cosa è così: ogni volta ti lascio, ogni volta vado via, ogni volta non posso tare con te se tu. E cosa vuoi costruire con le basi fatte di stuzzicadenti che basta dargli una schicchera per farli cadere?  Continue reading →

If you love somebody, set them free (26ma puntata)

Soffriva sempre. Per lei ero uno stronzo, ma non poteva fare a meno di me, di vedermi di nuovo, di tornare da me, straziata.

L’amore col dramma lo conosco, può piacere, si tira più lungo, si sente tanto. Ma si soffre anche. Io ho votato la mia vita alla pace: il mio cambiamento non è solo di parole, cerco la pace, la serenità, l’armonia (non fate ohmm stronzi) con tutto me stesso. Perché sono andato fuori di testa, se seguite questo blog lo sapete. Ho sofferto e ora io voglio rapporti ottimi. Non voglio che i rapporti con la gente mi facciano soffrire.

Ma dal canto mio di certo non voglio essere fonte volontaria, consapevole, di sofferenza per qualcuno.

Per cui realizzato che per lei ero un amore tossico, una droga, una malattia le ho proposto lontano dagli occhi, lontano dal cuore: non ce la fai a dirmi addio, ok. Io non ho motivi miei per dirtelo: io ti voglio, per me sei un regalo del cielo. Ma io per te sono una maledizione: se li vuoi mettere sui piatti della bilancia i motivi per stare con me non li trovi neanche se li cerchi per tutta la giornata, mentre i motivi per sentirti offesa, insultata, in disaccordo rabbioso, gelosa con ragione, sminuita nel tuo dolore e quanto altro di brutto possa fare un uomo senza essere attivamente violento fisicamente o psicologicamente … queste cose in me le trovi. Dunque… perché? So che quando ami uno non sai perché. Mi stava bene, benissimo, che stessi con me perché io sono io. Non perché ti servisse qualcosa. Ma se cerchiamo cosa ti faccio di male lo troviamo, mentre cosa ti faccio di bene no. Continue reading →

Ho capito ma

– … e finita questa operazione le registro una nuova suoneria.

– ma a me piace la vecchia suoneria!

– certo ma io la registro solamente.

ho capito ma a me piace la vecchia suoneria.

– Ha detto che ha capito, però. Ha capito che la registro e basta, vero?

ho capito ma a me piace la vecchia

– ok non ne registro un’altra

– ecco, grazie.

– grazie un cazzo. Domani mi chiamerai (senza chiedere se in quel preciso momento io abbia i cazzi miei) per chiedermi perché non ce n’era un’altra. E non come si fa AD IMPOSTARE quella che ti ho già registrato. Perché tu “hai capito ma” rompi il cazzo e non ascolti. Continue reading →

Questo anziano si lamenta: “I giovani non sanno scrivere”

[TURPILOQUIO!] [TURPILOQUIO!] [TURPILOQUIO!] [TURPILOQUIOOOOOO!] 

e ancora [TURPILOQUIO!] 

Io non so che [TURPILOQUIO!]  pensare … sono io che sono [TURPILOQUIO!] oppure sono loro che sono delle emerite [TURPILOQUIO!] ?! Per motivi “professionali” sto avendo a che fare con diversi GGiOvani. A parte il fatto che dovrebbero essere “nativi digitali” emmavvaffanculo. Anzi, volevo dire [TURPILOQUIO!] …

Ma: non sanno usare l’e-mail.

Ok. L’e-mail è vecchia, stantia, non è diretta?

Va bene, facciamo finta. Ma non hanno i soldi per stare connessi con whatsapp né con il loro fottuto FB messenger. Figuriamoci smessaggiare con gli SMS. Chi li paga? Ma allora, dato che lo sai benissimo che non puoi sostenere un utile dialogo in differita attraverso queste [TURPILOQUIO!]  di [TURPILOQUIO!] di [TURPILOQUIO!] [TURPILOQUIO!] del [TURPILOQUIO!] che non servono a nessuno, perché non impari a usare quella [TURPILOQUIO!] [TURPILOQUIO!] di posta elettronica del [TURPILOQUIO!] [TURPILOQUIO!] ? 

Perché?! Perché non sai scrivere. Perché sei ignorante come una capra. E, bada bene, io sono ignorante. Io non ho un diploma. Ho fatto tante di quelle assenze a scuola che i prof che mi amavano, letteralmente, i prof che mi volevano bene, hanno dovuto bocciarmi in quarta liceo: e non mi sono mica ripreso. Non sono un secchione e si vede: sono un asino. Eppure voi non siete in grado di comunicare, altro che “basta comunicare” … MAMMAGARI! . Tra la mancanza – totale – di punteggiatura persino per distinguere domanda ed affermazione, l’incapacità di comprendere che se abbrevi troppo, oltre a generare ambiguità, perché se usi la stessa parola per 28437 concetti, se la abbrevi anche, le ambiguità le raddoppi (mi pare avessimo lo stesso problema con Il nome di Cristo in ebraico … ma non esageriamo) … poi non capite le parole! Normali parole, mica paroloni! E conseguentemente rispondete a [TURPILOQUIO!] . Ora, leggere la frase che ho appena scritto potrebbe essere difficoltoso, mi insegna Beppe Severgnini. Non sono stato sintetico, ho usato troppe subordinate o coordinate o infradito satellitari.

Ma voi NON-SAPETE-SCRIVERE e peggio ancora NON-SAPETE-LEGGERE!!! Non conoscete la vostra lingua!!! E’ inutile che cambiamo mezzo di comunicazione: voi non sapete usare il linguaggio e nemmeno i mezzi.

Vorrei dire che inorridisco per le o senza h per il verbo avere in quinta superiore. Ma no, mi fa schifo, ma se non vi puzzano i piedi me ne sbatto: questioni di stile. Il problema grosso è che proprio non si riesce a comunicare, ad essere certi che il messaggio venga recepito nell’uno e nell’altro senso. Tu non capisci quello che dico, io non capisco se quello che ti ho detto l’hai effettivamente capito per quello che significa quello che ti ho detto e quando mi rispondi io non capisco che [TURPILOQUIO!] tu intendessi dire. E’ un casino, uno schifo, io non sono un letterato del [TURPILOQUIO!] . Sono uno che vuole che il messaggio sia chiaro ed inequivocabile. 

L’errore grosso è pensare che questi ragazzi sappiano usare i mezzi tecnologici. Non è così. Non conoscono le basi, non conoscono la tecnologia sottostante, non conoscono le impostazioni, non sanno che [TURPILOQUIO!]  stanno usando. Sono deficienti, nel senso che sono deficitari, nello stesso modo in cui io sarei un cretino se mi mettessi di fronte alla cassetta delle lettere ad aspettare un fax, tanto loro non sembrano fare differenza tra un servizio di messaggistica ed un altro. Si muovono su canali completamente differenti… l’e-mail è il sigillo di tutta questa mercanzia: se non ne hai una non fai niente.

Utente e password sono come il buco destro e il buco sinistro delle mutande: NON PUOI dimenticarteli. 

Il traffico internet e quello telefonico non sono la stessa cosa. Il traffico internet del tuo telefono e quello di casa non sono la stesa cosa. Facebook non è l’e-mail. Whatsapp non è un sms. 

E un po’ di dialogo, anche usando una chat, in Italiano corretto, dovreste essere in grado di sostenerlo.

Non posso nemmeno fottermene: il problema è lo stesso di Babele: non posso fare a meno di comunicare con voi in entrata ed in uscita. Di persona ci si riesce anche. Ma hai voglia prima di arrivarci…