Video Volant

Attorno al 2003 ho notato uno dei primi cali di qualità di informazione di gruppo, dialogo. Usenet veniva pian pianino svuotata dalle persone che sapevano le cose, che si stavano rompendo i coglioni per la scarsa o poca moderazione contemporanea all’invasione di tante persone che avrebbero avuto bisogno e voglia di sapere, ma che contemporaneamente non erano abituate ad un certo modo di esistere in comunità.

I forum inoltre prendevano piede alla grandissima.

I social hanno ulteriormente svuotato moltissimi spazi di discussione e scambio di informazioni: gruppi facebook, video su youtube e probabilmente molto telegram e simili hanno preso il posto di tanta informazione scritta. Scritta però significa ricercabile. Oggi quindi è paradossalmente più difficile trovare informazioni tecniche che ieri trovavano ampio spazio ad ogni microscopica variazione. Centinaia di persone lavoravano e provavano, si confrontavano, progredivano e tutto trovava un unico spazio mentre ora le cose sono disperse non solo in vari luoghi, ma in vari cosiddetti “canali” e medium.

Se non ascolti tutto un podcast non saprai quella cosa.

Se non guardi tutto il video non saprai quella cosa.

Se non sai che esiste quel gruppo su facebook non troverai niente con google: è un recinto chiuso, non è il world wide web, ma una parte con accesso ed autenticazione.

Fatti i cazzi tuoi e campa cent’anni #1234872

10 anni fa ho semplicemente detto “basta informatica+persone”. Le persone sono ok. L’informatica è ok. Ma queste due cose insieme non devono più avere a che fare con me, mi distruggono.

Ci casco ancora, invece. Mi sembra che la gente possa essere interessata a capire cosa succeda, cosa sarà il futuro dei loro figli, visto che sono loro che dovranno parlarci. Ma il modo in cui sembra che afferrino il concetto sembra sempre che non abbracci completamente le conseguenze. Preferiscono raccontarti demiocuggino piuttosto che farsi delle domande, osservare la vastità del problema o dell’argomento, pensare alla propria vita in relazione a quell’oggetto, quella tecnica, quella pratica.

Più provo chatGPT e lo metto alla prova, ci lavoro, ci dialogo, più mi sembra chiaro che ogni bambino e ragazzino saprà cosa farci, mentre i loro genitori sbuffano solo all’idea di provare, che c’è la password cheppalle.

Ma sono cazzi loro, no? A me interessa della mia nipotina. Ma con sua madre non potrei fare questo discorso, non potrei dire “hey, facci un giro, dialogaci, interrogala, prendigli le misure e capisci cosa può fare e cosa non può e quali siano le potenzialità visto che verrà corretto ogni 2 settimane”. Ma lei, la nipotina, lei proverà. E i suoi interlocutori non saranno competenti, nemmeno per quel minimo di competenza che si ha facendo una prova. Come farai ad accompagnare tuo figlio nell’uso di quello strumento, che è infinitamente più pieno di conseguenze della calcolatrice di 50 anni fa, del computer di 35 anni fa e di internet di 20 anni fa? È uno strumento meraviglioso, ma ovviamente ci sono relazioni con l’apprendimento che sarebbe opportuno vagliare e farlo assieme ai figli: se non impari a fare le cose non le sai fare, le sa fare questo coso. Se non impari a ragionare e mettere assieme i puntini e li fai mettere assieme a questo coso, senza questo coso sarai un ebete. Un conto è non-memorizzare nozioni, un altro è avere a disposizione non solo la summa delle conoscenze del mondo, ma dei ragionamenti che il mondo ha fatto fino a quel momento, in ogni campo del sapere.

Puoi lavorare ovviamente assieme ad uno che sa le cose, ma ci lavori bene se anche TU sai le cose. Questo uno od una potrebbe essere già da oggi una macchina. Avvalersi dello strumento è fico, ma anche negli scacchi l’accoppiata giocatore-ai è meglio di giocatore da solo e di Ai da sola. Il giocatore non è certo poco preparato.

Mi sembrava giusto cercare di far presente a quanti più genitori ed insegnanti tutto questo ma… ti senti tanto una Cassandra. Così capisco che spesso la cosa migliore è: fatti i cazzi tua, che tanto non solo non ne hai abbastanza per essere decente per te stesso, cosa pensi di poter fare per gli altri? È arroganza, altro che. Tu? Tu pensi di dire a qualcuno qualcosa? Ma chi cazzo te l’ha chiesto. Stai muto e fatti le seghe mentali, come ogni sega, per conto tuo senza rompere i coglioni alla gente.

Un piccolo spazio tra le parole “voglio morire”

Google mi ha detto che sono fotografo master. Anzi, mi ha conferito il badge di “Fotografo Master”. Quindi sarà sicuramente vero. Al di là del sarcasmo, la mia supposizione è che sia sufficiente caricare, in relazione alle recensioni dei luoghi, un grande quantitativo di foto e che secondariamente (o forse primariamente) queste siano molto apprezzate (visualizzazioni e like) dagli utenti di Maps. Io in effetti mi sbatto sempre come local guide. Non sono un nativo digitale. Sono un nerd di provenienza anni ’80, quindi la partecipazione, per me, il crowsourcing, sono cose buone, sono una manifestazione della bontà della tecnologia, della “democratizzazione” positiva. Preferisco partecipare a questo che a discussioni incazzose. Dare. Sarà utile, sarà ben fatto? Se tenete conto che la Britannica e la versione di Microsoft dell’enciclopedia online hanno chiuso da quando Wikipedia ha affrontato e vinto le bordate su “chi ha contenuto di qualità”.

Sono, mi pare, due settimane che non voglio morire subito, immediatamente. Sono sempre dell’idea che il non-esistere sia sempre per me desiderabile, ma non ho quelle punte graffianti, quei morsi di dolore che ti fanno dire vogliomorirevogliomorirevogliomorirefaccioschifovogliomorire. Ne tengo conto, mi ricordo che dovrei individuare degli Oleandri, che ho dei debiti da pagare e che mi devo concentrare su questo, sul mettere via 4000 euro per non pesare col funerale (che non posso evitare). Continue reading →

rincoglionii telefonicamente

non è il mio

Ieri, ad un certo punto, sono tornato nel 1990. Senza cellulare. Facciamo nel 1997. Senza cellulare ma con le chat. Sono ormai mesi che lo schermo dello smartphone si è scalfito. Il mio acquisto, circa un anno fa, è stato, per l’estetica, totalmente voluttuario, per la prima volta nella mia storia, non ho acquistato un telefono guardando le caratteristiche. Lo sapete, forse.

Ad ogni modo ieri ha deciso, nel bel mezzo del tutto, di fottersi. Ma come è “il bello”. Lo schermo “tutto touch” ha iniziato a diventare al 95% verde o bianco lampeggiante lasciando intravedere solo un po’ la riga di stato superiore, quella con l’ora, la batteria e poco altro. Il suono funzionava, ma nel senso che tuto quello che mi era dato sentire era “click” dello sblocco, perché non vedendo che cazzo premevo, non c’era verso. Ha dato segni di riaversi due volte, in momenti in cui non ero pronto, uno dei quali con la forma di presa-per-il-culo-totale, cioè mentre ero in negozio a prendere un altro telefono.

Avevo però la botta de culo d’aver connesso prima WhatsApp-web … quindi ecco, ho almeno potuto avvertire le persone più importanti della mia vita in generale, oltre a quelle importanti questa settimana perché ho degli shooting. Fatto questo mi sono dedicato a risolvere il problema, ma abbastanza in modalità “panico”. Continue reading →

Google non è internet, ma rischiamo che lo diventi

Salve, sono mister incoerenza. Sto assaggiando “googlemybusiness” che serve, sostanzialmente, a gestire la vostra presenza su google. Ma apparentemente, da smartphone, gestisce la vostra presenza su WEB. Su qualsiasi telefono android “google” sembra una funzione del telefono che accede banalmente alla ricerca su internet, al solito motore di ricerca SU internet.

Ma la prima cosa che succede cercando un’attività è che ti appare qualcosa che era PLACES, ora anche local places, e via dicendo. Ci sono delle schede sulla tua attività, recensioni, posizione, orari eccetera, anche se tu non hai affatto un sito web. Eppure ecco, agli occhi dei clienti LO HAI: è quello. Se alcune info sono errate i clienti non distinguono e ti dicono “sul sito non hai messo gli orari giusti”. E tu non hai il sito (!).

Storia vecchia di qualsiasi tecnico stare a spiegare che quello non è – e la frase può continuare con una cosa qualsiasi di cui il tecnico conosce la definizione e l’utente standard no. Gli smartphone, come ho già pontificato altre volte, hanno aumentato esponenzialmente questa sensazione di saper fare le cose tecnologiche, mentre invece la capacità acquisita è quella di comprare della roba che ha l’aspetto di un telefono portatile.

Quindi tu con l’attività di qualcuno, oppure il tuo cliente con te, finirete per dire “il tuo sito” di qualcosa che non lo è. Sono le schede di google places, che dal lato tuo sono gestibili con googlemybusiness. Corrisponde a prendere la proprietà della tua attività con foursquare (ora swarm, lato utente) oppure con Trip Advisor. Se vuoi rispondere alle recensioni, ringraziare, cambiare gli orari, mettere il VERO sito web, aggiungere foto giuste, logo, intestazione e sottoporti volontariamente ad un ALTRO canale di comunicazione diretta (da gestire! e subito! quindi occhio a farlo) con il cliente, allora installi la app sul cellulare e/o usi questa cosa da browser desktop.

Bene. Detto questo, già cerchiamo le cose su google. Cercavamo INFORMAZIONI che erano contenute nei siti. Quindi cercavamo siti web. Ma ora cerchiamo anche cose che non ci sono nei siti web. Cose che sono nel mondo reale: le cerchiamo su google. E google ce le mostra. Ha delle schede delle attività e te le mostra, ben organizzate, come un sito.

Il risultato per l’utente finale medio è indistinguibile. Per cui google in questo modo rischia di fornire informazioni PRIMA del tuo vero sito internet, se ne hai uno.

Eccezion fatta dunque per questa mia visione paranoica della cosa, il consiglio è di seguire google nella sua mossa di recupero del fallimento di google plus, che è appunto questo: googlemybusiness. Google plus doveva essere il social di google ed è stato ritirato. Ma i social, dal punto di vista delle aziende servono al business. E il mondo è già utente di google. Quello a cui mirano deve solo auto-incatenarsi. Fatelo al più presto, perché nei social la regola è sempre e solo la stessa: se non partecipi alla conversazione la gente parlerà comunque di te.

Alla fine quindi mi sono aggiunto pure io. La mia posizione è alquanto ambigua. Non ho partita iva, non fornisco servizi su commissione eppure miro ad avere recensioni e fornire la posizione fisica dello studio, per comodità di chi ci viene. Perché? Perché ti cercano su google. E così gli dico io cosa trovare.

google+ chiude i battenti: il fallimento di un social

ATTENZIONE NERD-SOCIAL POST! ********

In ambito social media marketing si diceva che il futuro probabilmente sarà google+: tenetelo d’occhio! – era questo il tono.

Annunciato da qualche giorno il fatto che chiuderà i battenti per la massa degli utenti consumer, restando vivo in ambito enterprise. Che significa non essere social affatto. Ok, anche LinkedIn per molti è considerato “il social inutile”. A parte che utile è tutto da discutere, in ambito di social network. La sua utilità è evidente se sai usarlo decentemente e non ti comporti come su Facebook. Ed per gli angolosassoni è di utilità normale. Ti chiedono nome, cognome, profilo LinkedIn.  Continue reading →

DON’T BE DEVIL, BIG BROTHER G

 

Leggevo di Google e delle simpatiche questioni che riguardano la … libertà di comportamento. Non sono nuove, queste cose. Per me che sniffo la puzza di corporate-religion a km di distanza, di collare del cane come policy, di dress-code del cazzo e di pensiero-unico “usciamo tutti assieme a pranzo e ridiamo tutti delle stesse battute” , Google, in mezzo alle miriadi di splendide cose che offre ai suoi dipendenti, ne impone anche di intollerabili. Poco importa, non sono nessuno, per accedere a quei livelli devi essere davvero fico.

Strano allora che menti illuminate come quelle si lascino mettere il giogo del pensiero unico. E’ spesso vero che alcune libertà sono dubbie (libertà di essere retrogradi, libertà di essere misogini, asociali, stronzi? beh… si, comunque: faccio il mio lavoro? basta). Poi ci sono tutte quelle cose da Big Brother, delazione in primis, che cambiano tutto. Non siamo più in una normale policy per essere carini e coccolosi. Sono gli individui che compongono il tutto. Tuteli le minoranze ma ammazzi quello che esprime il suo pensiero, che si sente schiacciato nella sua mancanza di libertà di esprimere un pensiero scomodo, che puzza. Ma lui, come l’altra minoranza, dovrebbe essere trattato liberamente: non mancarmi di rispetto, valuta il mio lavoro e non quali genitali ho o quali mi piace baciare? A posto, fatti i cazzi tuoi e valuta il LAVORO e l’atteggiamento LAVORATIVO. Lo posso dire liberamente perché non lavoro in Google. E Google, ovviamente, non mi indicizzerà 🙂

Eppure è come essere in una setta, in una religione: non devi criticare le regole, non puoi mettere in discussione le regole, non puoi COMPORTARTI in un certo modo, vestire, andare, essere in un certo modo. Altrimenti come minimo gli altri ti guarderanno male. Poi ti isoleranno, escluderanno, boicotteranno. E devi ringraziare se sei con noi…

La disperazione ai tempi di Google

Nel 2012 il mio vecchio mondo stava crollando e, complici molteplici fattori, ero particolarmente disperato. Così, da bravo nerd, ho googlato e mi sono accorto che stava andando di merda a tanti, per svariati motivi:

google misentodisperato

Giugno 2012

Sono passati un po’ di anni, ma ogni tanto riguardo quel file… più che altro per la posizione del “per amore”. Ma ecco cosa succede nel 2015:

2015ottobre_misentodisperatoconGOOGLE

Ottobre 2015

… appare suicidio (io ero più avanti dai, diciamolo), si intensificano i problemi di soldi (alla facca della ripresa e delle puttanate che sentite nei TG) e soprattutto si sono spostati in basso i problemi di fica. Capito? Ed ora segnatevi pure questa da scrivere nel vostro libro di citazioni:

Quando la fica passa in secondo piano sono cazzi.

Scripting da DENTRO google…

ATTENZIONE POST AFFETTO DA NERDISMO Sta a vedere che mi rimetto a programmare anche se faccio altro 🙂 Lo scripting che google ci consente di usare  potrebbe essere una buona via per riassaggiare qualcosa che mi piace come strumento… ma che, se dato in pasto alla massa e agli ignoranti, diventa merda. Alla fine lo uso perché serve a me, com’era quando ho imparato, 25 anni ed oltre fa. Quindi se a qualcuno interessa: https://developers.google.com/apps-script/overview Non è esattamente “programmare” ma perché non automatizzare qualcosetta? Uso dei form per far immettere a della gente dei dati… e perché non far succedere qualcosetta? Perchè non effettuare due conticini o generare degli eventi e delle azioni? Certo per un pianeta di persone che ha in mente facebook “evento” significa un’altra cosa. Ma “event-driven” per me ha sempre significato ben altro 🙂

gmail unlabeled email search workaround

Until now (march 2012), using gmail, it is impossible to search for / filter unlabeled e-mail messages. I think I have a workaround for this: select all the email messages and label them with “U”  (as “UNLABELED”) and especially prepare an automatic filter that will automatically applies this label to all further incoming email. Then start selecting the first label (for example “AAA” label) and clear/remove the “U” label from those messages… then continue like that until you reached the “ZZZ” label. This is only for the first time you do the job.
All the “U” messages are “unlabeled”. Of course this is only a workaround, but I’ve never seen this suggestion before. Let me know what you think about it, if it works for you.