Controllate le vostre password

Controllate usando questi due strumenti:

Se vi hanno inculato la password dei vostri indirizzi e-mail.

Tutti.

Ne hanno recuperati DUE MILIARDI, quindi un controllino costa poco.

E casomai, cambiatela. No abcdfg, no asdfg, no qwerty, no 123456 e no data di nascita di qualcosa, qualcuno, anniversari, nomi dei cane, dei figli, morosi e cazzate familiari di questo tipo. La cosa migliore che mi sento di consigliarvi, ovviamente tenendo conto della formula “maiuscole, minuscole, lettere, numeri e simboli” è di usare il vostro DIALETTO. E di scriverlo come viene a voi. Una parola strana, dialettale. Oppure oarole inventate.

rufuffolabi$aglia12 <—- ottimo

thestadetaloc45! <—yeah

$faccimmimmoccammamm&t4 <—- wow

12694 <— la merda.

Se dovesse servire discutere sul perché questo sia importante… diciamo che è la base su cui si fonda ogni altro tipo di sicurezza oggi, in sostanza. Per arrivare a dati, soldi, informazioni.

ti hanno ACHERATO? contolla QUA

vediamo se qualcuno mi redarguirà.

Attendo. Ad ogni modo:

Forse avete sentito dire che c’è stata la pubblicazione di un mega archivio di mail+password e che possono essere alla mercé di malintenzionati, o alla vostra, per controllare se siete o non siete vulnerabili.

Cliccando QUI potete leggere la notizia.

Cliccando QUI invece potete andare direttamente su un sito di un HACKER che vi dice se a lui risulta che la vostra mail sia stata violata o meno. Ovviamente dovete inserire l’indirizzo.

se ignori la sicurezza fai figure di merda

ATTENZIONE POST NERD (moderatamente, divulgativo).

Vuoi un sito. Te lo fai fare con un cms, per le buone ragioni per cui si fa con un cms (come questo: wordpress); chi te lo propone ti dice: devi farti una soluzione di sicurezza (anti virus, intrusione, hacker, cazzi e mazzi) perché se poi ti bucano il sito noi non rispondiamo: noi mettiamo in piedi la struttura, magari personalizziamo, magari ti seguiamo i contenuti, ma la security è un altro fatto. Puoi fartela fare dal nostro reparto security, puoi acquistare un prodotto, puoi chiedere a qualcuno, ma ti consigliamo TANTO di farla.

Non la fai.

Hai un e-commerce e comunque una gestione utenti registrati. Ti bucano. Continue reading →

sull’identità su internet

Tempo fa, parlando dell’anonimato a cui tengo molto su internet, dicevo alla mia amica Cristina qui online che ritenevo molto più intimo questo, in molti casi, di quello che può succedere di persona: come il contenuto di un libro non cambia se gli tolgo la copertina, il titolo e l’autore, così il mio rapporto deprivato di chi io sia nel mondo e della possibilità di verificare se ciò che dico è vero – se non parti dal presupposto che ti menta – non cambia il mio rapporto virtuale con te. Questo lo sostengo ancora, io mi sento così.

Interessanti argomentazioni (non necessariamente a supporto della mia tesi, però attenzione) le trovo in questo articolo in cui viene citato su un articolo di Wired, da Alberto Caputo  (psicologo specializzato in sessuologia e criminologia), la teoria di Joseph Walther relativa alla (SIP) Comunicazione Mediata da Computer e cito: Continue reading →

insecurity

Il caso di questi giorni (per i posteri: un tizio accusato di bancarotta fraudolenta è arrivato in tribunale a Milano e ha sparato ad un po’ di gente che lui riteneva responsabile delle conseguenze giudiziare alle quali stava andando incontro, compreso il suo ex avvocato) mi dice molte cose e ne conferma moltissime che come un vecchio brontolone dico da tempo.

  • Quando la gente è abituata ad averla sempre vinta contro quelle che per gli altri sono regole, alla fine, quando finalmente la deve pagare sul serio, pensa che sia colpa degli altri, brutti cattivi. E quindi si sente in diritto di fargliela pagare. E che fa? Ammazza il giudice. Ammazza qualcuno, picchia, intimidisce, usa violenza ancora, fa quello che sa fare: insiste, forza la mano, dice “e invece no!” come risposta a qualsiasi cosa, detta da chiunque.
  • Da noi la cultura della security non esiste. Non dico che dobbiamo diventare come gli americani e avere un cecchino al supermercato. Ma se si alzasse un attimo la cultura di security VERA, non da rompicoglioni alla gente comune, ma che renda impossibile una cosa come quella accaduta in quel giorno, mi sembra il minimo. Il minimo: come il bip bip per la portiera aperta sulla macchina, che non sa se ti sei dimenticato o se fai apposta, ma fa comunque bip, così potrebbe esserci sempre un minimo di sicurezza che renda inattuabile una cosa del genere. E la cultura della security passa anche per quella informatica: non deve ricevere risposte tipo “ah, ma che palle”. Ah ma che palle = biasimo. Dovrebbe essere la regola… e invece…
  • Stupefacente ma chiaro: la classe medio-bassa è quella dalla quale ti aspetteresti queste cose: più nulla da perdere, niente più fiducia in nulla, massacrati e schiacciati da anni di privazioni e soverchieria … invece no. Perché è proprio quello che succede: si abituano.
  • La cattiva educazione porta a tutto questo. Ed è l’etica (non la religione) e un minimo di disciplina, anche imposta fin da piccoli, che ti fa capire come stare in rapporto agli altri.
  • Se questo è successo li, vi lascio immaginare lo stato generale di corruzione ed abbandono di quelle che ormai possiamo solo ricordare come sogno o progetto, ma non come realtà, di ISTITUZIONI. Se dove vivo io non succede un cazzo di tutto questo è solo perchè la gente vive tutta in un certo modo. Ma non è che siamo più protetti: solo non succede. Ma se aumentasse il tasso di stronzi che vengono da fuori… (i nostri sono stronzi in un altro modo) … non saremmo difesi da qualche istituzione. Io posso schiattare ora, in pieno sole, a fucilate. Però almeno posso dire che in 8 minuti arriverebbe un’ambulanza e anche i vigili del fuoco… se non pensano tutti “tanto avrà chiamato qualcun altro”.
  • Varie ed eventuali.
  • Coffee Break.

 

fotografodidonnenude

un po’ pelosa ma vabbé

Sto scoprendo cose davvero nuove sulle donne spingendo di più sull’acceleratore riguardo al nudo. Ormai lo propongo apertamente. Vuoi? Fico. Non vuoi? Facciamo quest’altro, nessun problema.

E sorprendentemente arrivano donne un po’ più mature, anche più difficili da ritrarre. Sono abituate a fotografi che le trasformano in troie de strada, gente che non vede l’ora di vedere una figa aperta e aumentare l’archivio tipo serial killer. Ma le loro foto si vedono subito. Io non mi sono dato il limite del nero sulle grazie, di usare sempre il chiaroscuro per nascondere proprio ciò che comunque nascondiamo sempre. E voglio fortemente che se c’è un nudo forte il viso non sia nascosto. Perché le statue e le sculture moderne sono belle, ma chi sono? Mi piacciono gli esercizi di stile con le forme del corpo, ma io ritraggo una persona, una persona nuda, davvero identificabile, forte della propria bellezza che diventa un vestito e una corazza ancora più potente.

E scopro che a tante donne la bellezza non serve con gli uomini. Forse serve passare attraverso gli uomini, essere seducenti. Ma essere BELLE no. Essere belle è come avere un 10 sempre in vista, una pagella portatile che sventolano in faccia alle altre donne.

Per fortuna io faccio click e sorrido.

E qualche volta chiedo scusa e vado a farmi una sega gigante perché certe donne seguono le mie istruzioni un po’ troppo bene e io ho garantito che non ci avrei provato. Al sicuro dal lupo cattivo, si aprono totalmente. E dopo essere state morbide, escono dallo studio fieramente più dure di prima.

Quando lo racconto, chi non pensa solo “ecco tu vedi la patata, che cazzo mi frega di quello che dici”, rimane comunque incredulo. Mio padre ha detto “io capisco le tue parole, ma non mi capacito comunque di questo meccanismo mentale” … mia madre lasciamo perdere che per lei sono tutte cose così grette e meschine e si fa il segno della croce. Ma io dovevo avvertirla che se qualcuno veniva da lei a dirle che fotografavo “le donne nude” (ledonnenude) era vero. Poverina, ha una certa età.

Non l’ha presa male.

La foto a corredo non è mia ed ovviamente era solo per attrarre la vostra attenzione: è fatta apposta 🙂

sono molto donna in questo (Dunning-Kruger)

L’effetto Dunning-Kruger è quel fenomeno per cui chi non sa un cazzo è sicuro, o quantomeno sicuro di saperlo, e chi sa molto è meno sicuro o comunque svaluta ciò che sa, sottostimando valore o certezza della propria competenza. Un problema di sicurezza in sé, oppure un maggior realismo di chi conosce e sa valutare i dati? Lascio a voi la risposta.

Una cosettina che invece la natura ha saputo selezionare tra uomini è donne è la maggior sicurezza in sé degli uomini: “io spacco il mondo” anche se sei un bambascione è vincente. (ed in un altro ambito, come disse Tilla, è fondamentale).

Alcune delle caratteristiche dell’insicurezza di sé citate in questo articolo che vi propongo le conosco molto bene, ed infatti uscendo piano piano dal mio casino, vedo sempre negli altri che io sto meglio. Aggiungo questo: se è forse vero che gli uomini eccessivamente sicuri di sé non stanno mentendo perché ci credono davvero (è questo il fenomeno in questione) , è però vero che molte persone intelligenti questa insicurezza la vedono e la sfruttano. Ed è proprio il caso degli avanzamenti di carriera e degli stipendi: mezza colpa è di chi chiede, ma chi riceve la richiesta è perfettamente conscio di questo.

Buona lettura: http://www.theatlantic.com/features/archive/2014/04/the-confidence-gap/359815/

dipendenti meno spazio dei carcerati

Voi che di legge ve ne intendete, correggetemi (e linkate il documento) se sbaglio: secondo la 626 (o come si chiama adesso) ad un lavoratore dev’essere garantito/concesso … insomma ha diritto ad uno spazio vitale attorno a sé di ben due metri per due. 

A quanto vedo qui, ad un carcerato, come minimo, ne devono essere garantiti 4. 

Quanto sta, un dipendente, al lavoro? Un terzo della propria giornata. Credete davvero che per lui sia meno utile quello spazio? Che abbia meno effetto, su di lui, un ambiente così angusto?

Possibile che la legge imponga a chi detiene poteri meno obblighi per un dipendente al lavoro che per un carcerato in prigione?

Parole parole paroleeeeeeeeeeee 🙂

Buon giorno brontoloso a tutti.

Depressione e mondo del lavoro (o del business)

Avete mai guardato i sintomi (cardine e/o associati) o le caratteristiche della depressione maggiore ? E’ probabile che lo abbiate fatto solo se ne siete affetti o se vi sembra (o siete certi) che un vostro caro ne sia affetto; quindi è un peccato che a questo discorso non si accostino tutti quei baldanzosi spaccamuri che poi magari se ne escono con i vari maddaaaaaaaaaaai e altre frasi alla seisolopigro stile venditori in postipnosi da PNL.
Ma i sintomi li avete letti? Cercatevi una fonte attendibile e date un’occhiata. E’ una malattia, badate bene.
Eppure ognuna delle cose che il depresso ritiene di sé o della vita potrebbero essere di per sé valide (davvero non serve a nessuno, davvero non sa fare niente, davvero non vale nulla per nessuno – dispiacere dei parenti a parte – davvero ha sempre sonno, davvero le condizioni non si risollevano per motivi che basta seguire assieme per concordare sulla loro fondatezza, senza ricorrere alla “speranza” che di per sé è già indice di un problema) …
Ecco, supponiamo che il patologo dica “ah, consideri di non valere nulla ma non è vero, sei depresso”. Ok, il tipo è malato? Ok, è malato. Poi legge gli annunci sul giornale e sembra che il giornale sia malato anche lui, perché il messaggio che gli manda è “non vali un cazzo, di annunci per te non ce ne sono”. Poi si devono essere ammalate anche le aziende perché quando il tizio manda i curricula in giro per il pianeta nessuno gli risponde. Poi quando il tizio pensa che sa fare questo o quest’altro a nessuno serve, lo sanno fare anche loro uguale o anche meglio e comunque di certo non pagherebbero perché quella tal cosa venisse fatta; devono risentire anche loro della malattia di Tizio, no? Sicuramente.
Vediamola dalla parte del superbo, del critico, del capace, di qualcuno che deve riconoscere il valore di altri per qualche motivo. Ognuna di queste persone NON riconoscerà alcunché a Tizio. Gli mancherà sempre qualcosa. Non sarà mai bravo come Caio, non è possibile pagare la cifra taldeitali perché “cosa ci vuole a fare quello che fa? Lo posso fare anch’io” o “lo può fare uno più giovane, più vecchio, più esperto, più simpatico, meno costoso, più qualcosa, meno qualcos’altro.
Bene.
Allora Tizio è malato o no? Sono tutti malati con lui?
La pecora che bruca l’erbetta non ha questo problema. Lei vive. Non preda, ma potrebbe venire predata, certo. Ma, aggressioni a parte, le basta brucare e non procreare eccessivamente.
Se “la norma” dice che tu operaio devi fare cento pezzi all’ora e tu non li fai, allora tu non sei depresso, tu non vali un cazzo. Se tu muratore devi fare 4,5 metri di muro in una giornata e tu ne fai 3,5, tu non vali un cazzo.