il demone custode

Sempre con me.

cammina, fa le scale, sale in macchina, guarda una vetrina, apre una porta, attende in coda, di persona o in macchina, faccia benzina, sistemi le stoviglie, si accinga a relazionarsi ad altri esseri umani, svolga un’azione che non richieda di formulare frasi nella mente.

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

Faccio schifo

voglio morire

ad libitum

Mentre mi muovo, mi sposto, mi giro nel letto o sul divano, mentre sono in una stanza e qualcuno nell’altra. Mentre faccio o non faccio. Quel me dentro di me che sente che poteva doveva ed era giusto alzare la testa poi dice no, perché? chi sei? sei nulla, sbagli sempre, non sai un cazzo, non SEI un cazzo e comunque come mediocre alla fine è solo spreco, sarà il migliore, non il mediocre, a poter parlare, ad avere ragione e ad avere ragione di farlo.

E siccome non è gratis, costa fatica (che sia mia o meno), e la resa è questa.

E così via. L’inferno è in terra, per tante persone. Anche per i piagnistei come me.

Ti interessa vivere? NO. Non ti vedo sereno…

Accompagno in passeggiata, per assicurarmi che la faccia. Papà dice che mi vede serio.

Avrei voluto rispondere con una grassa risata. Erano 2 ore che mi parlava di roba che… ridere non fa di certo. Condividiamo la preoccupazione che mio fratello abbia il – noto e già visto – momento di picco ed euforia a cui di solito segue la discesa agli inferi. E anche, dopo la centesima volta che lo fa, mi dice che è preoccupato che “caschi il palco” quando lui morirà. Mi ribadisce, diretto, in faccia, che lui vive (invece di lasciarsi andare) per mantenere economicamente me, che tutto sommato non si sente utile e non ha quindi grande voglia di vivere, il suo mondo si restringe (tutto vero, lo capisco).

Quanto vuoi che rida – quindi – babbo caro? Mi hai appena detto che sono un fallito ed un parassita. Certo no, non hai usato queste parole. Ma, poi … incredibile: a domanda rispondo, e sembra che non sia successo niente: assurdo!

Spiego.

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te li cucina tua madre

Qualche settimana fa mi suona il campanello la vicina, la sig.a S. , che dopo 6 anni ad ignorare i suoi tentativi di fare l’impocciona sia in modalità input che in modalità output , da un paio ha iniziato ad essere una vicina che per qualche motivo mi (ci) apprezza. E’ del mio pianerottolo. La sua parte sarebbe tutta in dialetto.

Apro: “si?”
– ti piacciono i chiodini? sono andata a funghi e me ne sono avanzati e se li vuoi aqwdeqiwudhaisuhdaisudhaisduh
– er… si, mi piacciono ma… in effetti non sono il massimo a curarli* …
– Beh ma te li cucina tua madre, no?

attimo di sbigottimento Continue reading →

farsi schifo

iuppi.

iuppi.

In un telefilm c’è una splendida definizione del narcisista … è uno che ama se stesso ma non è ricambiato. Questo genere di tilt potrebbe essere quello che sono? Oltre ad avere avuto il burnout, essermi sempre sentito borderline (clinicamente, non come status fichetto), sfigato in genere. Le aspettative che ho nei miei confronti mi deludono? Sono un mediocre, da un certo momento me lo sono detto e l’ho sempre confermato. So molte cose, più di altri. Ma non sono eccellente in nulla. So riconoscere il talento e l’eccellenza laddove altri non lo vedono. E tuttavia a parte essere uno spettatore qualificato, non me ne faccio nulla perché, anche in questo, sono un mediocre.

Alcuni giorni però questo diventa disprezzo. Mi faccio schifo. E pena, ovviamente. Personalità doppia? Una piange e l’altra la insulta? Sadomaso? 🙂

Fare schifo qualche volta non mi tange: credo siano i momenti in cui sto meglio: me ne fotto. Ma questa è la serenità dell’ignoranza e il coraggio dell’incoscienza. Le cose non cambiano solo perché tu non le vedi o non sai giudicarle. Se fai schifo e te ne fotti non smetti di fare schifo.

Evviva.