Boomer ang

Una mia anzianità. Oggi un piccolo battibecco su quella che lei considera una mia rigidità. I fatti: oggi pomeriggio l’ho pigliata per andare a prenderci un caffè; in casa di sua madre perché è gratis, non vedeva l’ora di uscire. Arriviamo in loco, arriva telefonata del suo attuale tipo, si premura di “non farsi sgamare”, poi lo fa e sta a giustificarsi con lui che “non ci vediamo tutti i giorni” (al quale non interessa, anche fosse) … lei che è per il femminismo. Indipendenza non ci siamo, né come autosufficienza, né dal maschio. Se la prima è ok per l’età, la seconda non è coerente per ciò su cui attualmente si infervora. Mette giù, prendiamo il caffè, mi racconta un video e poi me lo vuol far vedere. Mi rifiuto, di persona voglio te, poi il video l’ho capito, non è un film, me lo hai raccontato. Si offende credo, vedo, si trattiene, ce ne andiamo.

Verso sera le mando un video, premurandomi di specificarle che per i suoi standard è lungo: ogni volta che le mando qualcosa mi dice che è lungo, i messaggi erano lunghi, ogni cosa era lunga, gli scritti lunghi. Visto che il video riguardava un argomento che le sta a cuore e di cui parliamo, la avverto che è lungo, ma che il suo contenuto vale la pena.

Mi dice “ma è di Mercadini, non importa se è lungo, lui mi piace! E poi sei tu che non vuoi vedere un video di due minuti, che sei rigido!”.

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non vogliono essere leccate perché non vogliono succhiare

Leggo questo interessante articolo che, riassumendo, dice che risulta che ci sia un “orgasm gap” in questo periodo (2017) e che le donne di cui l’articolo parla non se la vogliano far leccare, nonostante sia chiaro che piace, perché non vogliono ricambiare il favore.

Ah.

Eh beh, ragazzi, questo ci ricorda che dobbiamo FARE TUTTI SESSO PRIMA DI QUALSIASI ALTRA COSA. Poi ci conosceremo. Ma davvero vuoi stare con uno che non te la vuole leccare? Davvero voglio stare con una che non vuole succhiare, leccare, ingoiare?  Ma non esiste.

A meno che non vogliate stare assieme senza fare sesso: cosa rispettabilissima.

Ora però, poi non stupiamoci se il porno dilaga, la prostituzione anche, il sesso extraconiugale e le cornazze pure.

il sangue alla testa: mi incazzo con alcune persone

tipo lei

e “la bestia”

e mia mamma

e secondo B tutte le persone che come me vogliono avere ragione fino all’ultimo ecc

per me il meccanismo è un altro: durante il percorso ci sono elementi che diventano nuovo argomento, sono offensivi (permaloso, permalosi) e non vengono chiariti in modo definitivo , rimangono a stazionare attorno alla cosa e mi prosciugano tutta l’attenzione ed energia e non ne esco non sorvolo e così fa l’interlocutore e non molliamo come cani rabbiosi

e io rimango turbato e offeso, poi turbato, rattristato, anche in colpa per non aver dominato l’impulso, poi desideroso di risolvere, come ogni conflitto di opinioni finito in litigio invece che in discussione

ma poi … mi si dice che il buon vecchio WAZ può aiutare. Vediamo.

Pensavo di andare da qualche psic, prima o poi. Bello no, risolvere tutto prima di schiattare, quando non serve più a un cazzo, quando dovresti usare questo per la tua vita da giovane-adulto, la più attiva, vitale, intensa, utile e produttiva.

E vabbè. Vecchi adagi sui giovani che se sapessero e i vecchi potessero, eccetera.

Ricordando che quando questi adagi furono scritti, l’età media era 45-50.

capricciosa quattrostagioni

Appuntamento con lei post lavoro dai tu caffè io qualcosa. Ooook. Arriva con la sua (deo gratia, finalmente!). Salgo lato passeggero e fa “non esiste”. Poi inizia a dirmi quanto facesse cagare questa giornata all’asilo con questo e quel problema e che per una cosa brutta che le è successa e bla. Le rispondo che la vita lavorativa è così e che per quello specifico tipo di problema è bene che si abitui: ogni volta che non ti arrangi e chiedi aiuto, anche se te lo danno, qualcuno comincerà o in faccia o alle spalle a dire “allora a cosa mi servi facevo prima a farmelo da me e non assumerti” e simili versioni.

“non ti racconterò più niente allora!” (questo lo dice sempre) perché lei voleva (ma non siamo più assieme, amour, e quindi non sono propenso a rendere felice una che non mi ama. Sono predisposto ad una civile, normale, non aggressiva, ragionevole, conversazione. Dialogo.)  “svuotamento di roba e gente che mi da ragione e mi commisera a prescindere e non che dice la sua”. E ok. Poi fatico un po’ ad ottenere un “per favore” invece di un “guida tu”. Ci riusciamo. Salgo, inizia a dirmi “non so cos’abbia non è stabile, è sbilanciata … come se avesse un bla e ribla e salcazzo bla, PUOI VEDERE TU?” e quindi prendo e ovviamente se si tratta di gomme, sterzo, stabilità, provi ciò che coinvolge forza centrifuga, accelerazione, frenata e una leggera spinta improvvisa in curva: quel genere di situazione che se ti capita inaspettato ti mette in pericolo. Se lo fai di proposito per prova è Ok. Comincia  subito ad urlare “ahhh! non fare il coglione con la mia auto!!!!” e io non sono paziente se mi si tratta di merda: io di più! Ma dico “se devo prov…” “queste cose le fai con la tua, non con la mia!!!” “mi hai detto che ha casino e…” “se te lo dico io! questa è la mia macch” “non rompere i coglioni, mi hai detto TU , mi hai CHIESTO di provare e io sto provando, si prova così!” “ma che ne posso sapere io? Se il 99% del tempo con la macchina sei un coglione io zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz ”

Non ho sentito cosa ha detto dopo. Inchiodato, fatto manovra, fatto retro, riportato auto in parcheggio, spento auto, detto ciao, chiusa portriera, rientrato a casa, ricominciato a fare licazzimia, guardato orario per andare a prendere il frittino.

Ho staccato i dati. Preso il frittino. Telefonato sulla luna (che tanto io ho minuti illimitati verso tutti, quindi le extraplanetarie sono comprese) per diverse ore anche. Ho riattaccato i dati, aspettandomi una valanga di insulti, di tumitraddidimerda, di qualsiasi cosa. Non c’era nulla. E mi ha bloccato 🙂 E io sono più leggero. Il passato, le gioie, mi davano di che dolermi. E me ne danno ancora: sono cose belle che non sono più. Non ci sputo sopra, non le cancello in nome della merda che accade comunque, con lo stesso involucro di chi mi amava. Ha sempre fatto le bizze. Ma diceva anche di amarmi. Ora è chiaro che è solo un’amica che si dimentica che gli amici non hanno il benefit. Gli amici hanno la caratteristica fondamentale di trattarsi con un certo rispetto di base. Di trovarsi bene. Di dialogare volentieri. Di ragionare, in senso moderno e in quello antico.

Posso dire di essere guarito. Molto prima dei sette anni. Di sbattermene i coglioni. Certo mi dispiace. Certo penso che da qualche parte abbiamo perso qualcosa entrambi, a parte le staffe. Ma io sono cresciuto in un mondo in cui l’educazione conta. Sono sboccato, maleducato, volgare. Ma non tratto mai gli altri esseri umani dando ordini od offendendoli a buon mercato con questa leggerezza. E soprattutto di solito do per scontato che del mio svuotamento di merda agli altri non gliene frega un cazzo perché ne hanno abbastanza della loro: quindi ho l’abitudine di interessarmi molto al fatto che ciò che dico sia di loro interesse. Non lo do per scontato. La seconda cosa fondamentale in questo campo è : non sono una radio e i miei interlocutori sono appunto, interlocutori. Interloquiscono. E lo fanno con una loro propria volontà, nel modo e con gli argomenti che provengono da sé, non dal mio libro di ciò che è consentito. Non sono monsignor Della Casa. Ma ci sono modi, di base. Un minimo.

So che ha bisogno. So che le serve compagnia. So che le serve anche poter svuotare il suo malumore. Ma lo abbiamo tutti. E non possiamo mai, in nessun caso, pensare di poter essere giustificati nel maltrattare gli altri solo perchè abbiamo una giornata no. Perché non è colpa loro. Forse non è nostra, ma più probabilmetne si. Di certo non loro.

E quindi dormirò. Tranquillo. un po’ mi dispiace, ma non abbastanza da cambiare questa tranquillità. Anche se forse ho perso una modella; persino un’amica, anche se troppo fumina per me. Vedremo. Ma come diceva “quel birba di Lucignolo”: Lasciala gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà.

sei sempre lo stesso – QUINDI ADEGUATI

Più invecchi più alcune frasi hanno un carico di significato più pesante. Una di queste è “sei sempre lo stesso” detta come critica al tuo comportamento. Ma tu che hai a che fare con me, da quanto hai a che fare con me? E se dici che sono sempre lo stesso, perché non ne tieni conto? Cioé, in qualche modo vieni ad avere a che fare, tu, ti protendi verso, quel qualcosa di me che sai esistere e che ti sta sul cazzo, ma lo fai lo stesso, vieni qui, da me, proprio li, tocchi QUEL tasto, in QUEL modo e poi ti lamenti se rispondo, guarda persino in maniera prevedibile, tu lo dici, sempre nello stesso modo in cui ho sempre fatto ogniqualvolta tu hai fatto quella cosa in quel modo.

Quindi perseverare diabolicum sono io che sono permaloso o tu che inizi l’azione che darà come risultato il mio scazzo?

Sono io polemico o tu che sai che cosa penso di determinate cose e vieni a fare affermazioni contrarie da te date per vere e poi ti lamenti se io dico la mia?

E io, visto che si tratta di mia madre, come posso ancora cascarci? Come posso non sentire da lontano che arriva ‘sta merda e invece di rispondere come una molla non le rifolo una comoda balla, un’accondiscendente stronzata, una risposta qualsiasi gradevole, piacevole, che non urta, che tanto non succede nulla?

Certo so che questo modo di pensare e di agire lo trovo in altre persone. E un po’ mi urta questo.

Penso anche, con amarezza, che mia madre non è una persona che frequenterei, se non fosse mia madre. Del resto credo che nemmeno lei mi frequenterebbe, se non fossi suo figlio. E credo che si aspetti che la manifestazione di affetto sia la non-contraddizione. L’assentire al suo punto di vista. Ignorare il mio e il suo cervello.

Che grande tristezza. Lo farò.

non contattarmi più (42ma puntata)

Le ultime cose che ci siamo detti non erano pacate.

L’ultima cosa che è venuta a fare è stata portare via le sue cose senza vedermi, perché “altrimenti rischio di prenderti per il collo” mi diceva.

Non mi ha nemmeno detto addio. Credo sia partita per qualche posto a prendersi quella vacanza che aveva “regalato a me”. Tutto sommato a mie spese. Ma me ne fotto di questo. Si è presa il suo spazio, il suo tempo, quello che le serviva per “calmarsi” … fottendosene di come stavo io, del fatto che mi lasciava solo, che di quello di cui avevo bisogno io non gliene fregava un cazzo.

Mentre la Grecia bruciava, qualche giorno fa, essendo lei sparita dai vari mezzi di comunicazione in un modo che escludeva il blocco (esempio whatsapp) mi ero preoccupato… le ho scritto solo di dirmi che non era in Grecia e che se era li … era viva. Dopo qualche giorno ha risposto di non preoccuparmi, che stava bene.

Oggi mi sembrava di aver trovato un paio di mutandine sue in studio. Ha detto che non era più piena di rabbia e potevo portargliele anche li. L’ho fatto perché in fondo speravo di vederla e che qualcosa di bello succedesse, com’era successo altre volte, anche se quello che aveva da dirmi tempo fa era “quello che è certo è che non tornerò”. Quindi… così, qualcosa a pelle oppure niente. E tutto sommato speravo non fosse in casa, le avrei lasciato il sacchettino fuori dalla porta e nel sacchettino una nostra foto… che non potevo più guardare senza star male: lei le foto dei suoi ex le tiene, pure su instagram. Per cui.. meglio da lei.

Mi aspettava sulla porta, a braccia conserte, faccetta soddisfatta. Apre il sacchetto … “non sono mie, te le rubavo”. Vede la foto… “e questa?” – “questa tienila tu” –  E fa una faccetta… che è quella del disappunto (mi aveva istruito sulla differenza con quando “fa la paperella”) … sembra dire “a me di questa roba non me ne frega più un cazzo”. Magari con parole più gentili eh, visto che “non era più arrabbiata”. Ma quello che aveva detto a me, che non voleva chiarire nulla… è restato tutto come prima. Non c’era più niente per me. Ho solo salutato. E lei di rimando. Mi sono girato e sono andato.

Non riuscivo a guardarla, era sempre bella ma… non era più mia. Risalendo in auto guardavo altrove, devo dimenticarla mi dicevo.

Mi scrive poco dopo una cosa, e poi me ne chiede un’altra, tecnica, sulla compagnia telefonica… le ho chiesto di non contattarmi più, che se io le sono indifferente, per me lei non lo è. Non ho specificato che beni e servizi, se sono l’unica cosa che ti interessa da uno che “non merita niente da te”, te li fai dare dal prossimo della lista. Questo è perché è piccina, magari lo imparerà, semplicemente “non si fa”. Non si fa se non hai chiuso bene: puoi chiedere favori al tuo ex se vi siete mollati in modo civile. Non come noi.

Comunque adesso devo cercare di dimenticarmi di lei. Eppure è difficile. Era perfetta per me. Anche se non era perfetta, nemmeno per me, non era perfetta. Ma era, lo ribadisco, perfetta per me. Andava bene, anche se avevo da lamentarmi: tutti abbiamo qualcosa che rompe. E lo diciamo, che non sia un segreto, che non sia un tradimento, una cosa tirata fuori in un litigio, a sorpresa. Lo devi sapere prima. E anche se c’è quella cosa, io sono qui, pensavo, rimango. Ma lei no, quello che non andava bene per lei… non l’ha fatta rimanere. Quella che “voleva esserci anche quando le cose non vanno bene”. Ma le cose che non vanno bene possono riguardarti, possono investirti. Possono riguardare come le persone diventano CON TE. E tu prometti di non andare? Nel bene e nel male? Non farlo se non hai bene in mente quello che prometti.

Dimenticarla sarà difficile. Ci sono cose che mi facevano incazzare ma… tante belle, bellissime piccole e grandi cose di lei che adoravo. Quelle che scassavano la minchia non le offuscavano.

Avrei solo voluto che tornassimo assieme, accettando che eravamo due persone difficilli, che ogni tanto facevano girare i coglioni all’altro/a.

Ma alla fine ne viene fuori che sono un pezzo di merda io. E allora visto che ormai come escremento sono totalmente formato… devo accettarmi. E come dice* Morelli… devo abbracciare e accarezzare i miei difetti. Amare quanto faccio schifo. Non credo proprio che ci riuscirò, ma vedrò di andare avanti, portando come semper parallelamente avanti la ricerca di un metodo rapido e indolore per morire.

Ma attendo che se ne vadano i miei, se riesco. Soffrirebbero davvero troppo. Nel frattempo, sempre, ogni giorno, vado avanti col lavoro, davvero difficile nel produrre risultati degni di nota. Ma sempre per colpa mia, lo so.

*E poi Morelli chi cazzo ha detto che è veramente autorevole nella sua ricerca originale? Ciò che afferma è sottoscritto dagli altri psicologi? O serve solo a vendere Riza? 🙂 Comunque … io cerco di andare avanti. Di migliorare almeno alcune cose.

e forse…

LA PANZA! (non che a qualcuno interessi davvero, ma fa schifo A ME e mi sento male quando la vedo). 😀

Molla e non tira (39ma puntata)

Un disastro diplomatico, una disfatta, un casino schifoso, una incapacità comunicativa, un pasticcio fangoso. Non sono stato bravo, non credo che lei sia stata brava, comunque ci siamo lasciati, bruscamente. E addio.

Io ho forzato la mano, lo so: non volevo essere lasciato nel silenzio per il suo comodo (e, ovvio, allora così il comodo è mio, mi è chiaro). Ma era per parlare, subito, parlare ed imparare a parlare meglio. Questo era  il punto, migliorare, diventare capaci di stare li, di non fare accuse e basta, di parlare come gli adulti, che discutono, che si infervorano, che sono appassionati e diretti ma che non si offendono, che non attaccano l’altro invece dell’argomento, che non si interrompono , si ascoltano e poi, con la calma che riescono a raccogliere, rispondono… e avanzano nel ragionamento.

Sono una testa calda? Lei è una testa calda? Di certo io sento di rispondere, non di iniziare. Lei sente di no, naturalmente. Alla fine sono muri, che si alzano e non si scavalcano, non si spezzano, non ci sono porte… Lei con uno così non vuole stare, io con una così ci sarei comunque stato… ecco la differenza grossa. Ma non sto, questo no, con chi abbandona il dialogo, con chi mi lascia solo a parlare, con chi non prova ad andare avanti.

tira e molla (36ma puntata)

pensavo fosse strano e invece…

Mentre scrivo, la mia micia nera dorme sul divano di casa mia, anzi nostra (mia e di B). Divano dove dormirò tra un po’, forse assieme alla micia e al suo orsacchiotto. Dorme con un orsacchiotto! Nemmeno nelle più melense foto di gattini eh? (update: invece è pieno: evidentemente è normale!) E invece si! La mia micia “abbraccia” un orsacchiotto con una zampina e dorme. Lo stronzo che sono dovrà spostarla, farsi posto e dormire con … loro. L’ho promesso ad A., con la quale sono tornato (galeotto fu l’asciugamano). Naturalmente poche ore prima che partisse per tornare ad Hogwarts abbiamo litigato per una cazzata. Io so che questo genere di cazzata è prodromo di casini molto più grossi su cose molto più serie; carattere, comunicazione, logica, ragionamento, punti di vista, atteggiamenti. Ne parleremo.

Comunque abbiamo passato un bel periodo da coppietta felice. Volevo andasse via con questo nel cuore, e tenerlo anche per me, mentre avrei lavorato tutta la settimana per recuperare il fancazzismo. E invece boom. Due permalosi del cazzo. E due età e linguaggi molto differenti.  Continue reading →

ora mi odia (34ma puntata)

Siamo arrivati al classico “maledetto il giorno che ti ho incontrato“. Quando mi ha lasciato, lei, senza appello, mi ha chiesto esplicitamente “questa volta non bloccarmi, per favore”. Ok, le ho risposto, non ti blocco da nessuna parte, come vuoi, anche questo come vuoi.

Ieri ero costretto dalle circostanze a non dormire a casa, ma in studio, luogo che avevo iniziato ad amare perché ci “vivevo” con lei. Ero l’uomo più felice della terra osservando il soffitto industriale, la lampada al neon sopra di me, gli incroci di linee tristi e grigie… e pensando che non le trovavo più tristi e grigie: ero felice, felice e appagato, con la mia bimba tra le mie braccia, addormentata, accoccolata su di me in un modo che raramente è possibile tra uomo e donna, senza che qualcuno non abbia la circolazione bloccata. Felice.

Da solo, trovarmi di nuovo li mi ricorda lei, momenti felici, meravigliosi.

Ne ho fatta una foto/stato su whatsapp, perché me la ricordava, mi ricordava lei, mi mancava. Lei mi scrive “interessante” e poi parte a disprezzarmi, a dirmi “chi ti scopi adesso” … mentre io voglio solo lei, io non vado subito da qualcuno, io. Non lo faccio. Se qualcuno lo fa, tra noi, è stata lei. E non gliene ho fatta una colpa, mai. Dirlo a me… è meschino.

E’ arrivata ora a rinnegare ogni cosa, che se potesse tornare indietro non mi chiederebbe mai quel fatidico like che ci ha fatti incontrare. Quanto odio, anche se lei dice che mi ama ed è per questo che soffre così. Ma dove sta questo amore? io vedo disprezzo, non apprezzamento. Vedo lontananza, non voglia di stare. Lo so che è giovane. Mi accusa di essere causa del suo dolore, di fregarmene della sua solitudine (ma… sei andata via, bambina mia, mica ti ho mandato via! … e io, non mi hai lasciato solo? ti importa?) e poi ci mette dentro tutti i maschi del pianeta (i penedotati) eccetera. Ma io sono qui. Io ti aspetto, non sono andato via io. Sei tu e non torni. E ti lamenti che sei sola. Poi dopo avermi scaricato addosso merda, mi blocca. E se le scrivo su telegram, “lasciami in pace”. Ok. Lo faccio.

Ora sono uno stronzo, un mostro. Ma non ero una meraviglia? Chissà cosa diventerò nei suoi racconti ora, una specie di sirena-maschio che ammalia le povere malcapitate? Quando ci ha provato LEI? E io la adoro per questo. Ma cosa si inventerà la sua rielaborazione? cosa sta già facendo, invece di capire, tornare, calmarsi? Che guazzabuglio il cuore umano 😦

Purtroppo nel I secolo a.c. Catullo già aveva esperienza di questo sentimento doppio.