La fiamma non si riaccende (46ma puntata)

Il mio rito del 29 del mese mi aveva fatto sbloccare whatsapp. Così lei mi ha contattato. Lei era confusa, anaffettiva, si era fatta altri 2-4 tizi, aveva detto ad un tale che doveva essere “testimone imparziale” che a mancarle davvero ero io. E me lo aveva fatto sapere. La rivolevo, subito, come prima, ma diventando più bravi a non essere due cani che abbaiano. Ma no, non era pronta, allora ribloccami per un mese – mi aveva detto. E io per 5 minuti l’ho fatto. Poi sono uscito da questa cosa e le ho proposto di no, di starle vicino senza altro (che io non ho scopato per un decennio, sono capace di ignorare il sesso e il corpo, anche se lo farei 3 volte al giorno con lei), per capire chi eravamo, se provava qualcosa, saperndo, che fosse chiaro, che comunque io facevo questo tentativo perché la volevo, non come amica.

E’ finito tutto, me ne accorgevo, non provava nulla. L’ho accompagnata al lavoro, via dal lavoro, dopo e prima del lavoro, a imparare il lavoro, all’ospedale per via del lavoro, a zonzo… ma io non sentivo arrivare nulla. Era distaccata. E alla fine me l’ha detto “sei stato un angelo, sempre … e mi sento in colpa e basta, mi fa stare più male che bene… sento che quando cerchi il contatto io non lo voglio… la fiamma si è spenta”.

E l’ho spenta io, credo. Di colpo. E ora la pago. Ma non sono sicuro. Non sono sicuro che non si possa fare un litigio, una discussione, avere FORTI divergenze di opinione o un confronto tra due impulsivi del cazzo senza per questo lasciarsi. Lasciarsi, cancellare tutto, smettere di provare amore. Io non ho smesso, mai, per un solo istante, persino mentre eravamo due stronzi. Mai. E nemmeno ora. Mi manca anche ora, ma non ho insistito per un solo secondo per riavere questo involucro che non contiene più quello che volevo. Questa donna non è più la mia piccola. Non c’è più dentro l’amore. E lo sentivo ad ogni istante… speravo che si scongelasse e lo lasciasse andare… che fosse come mi ha detto con un meme … che aveva paura di fidarsi. Continue reading →

non gioco più con te

Da quando è in grado di esprimere qualcosa, osservo mia nipote, di solito in momenti di “crisi” e quasi sempre mi viene da dire “siamo così, noi tutti siamo così – io di certo”.

Fa i capricci. Vuole che lo zio e la zia restino a giocare. E non vuole mangiare. Vuole finire presto di mangiare per… tornare a giocare con lo zio e la zia. Ma lo zio e la zia devono andare via, anche loro a mangiare, a casa loro. “Chi resterà con me?” – piange. “Chi giocherà con me?”, singhiozza.

E io singhiozzo allo stesso modo, 41 anni più di lei, scricciola, che ha tre anni e mezzo e sua madre se ne sbatte se piange, ne ha pieni i coglioni e non vuole essere manipolata dai ricattini del piagnisteo, dice. Fa la dura, fa quello che si deve fare, quello che io non so fare con i bambini, altro motivo per cui sarei un padre di merda, che come il medico pietoso fa la piaga verminosa. Ecco, mi dico, non sono cresciuto non solamente dai 17 anni. No. Non sono cresciuto dai 3. La sindrome dell’abbandono. Piango sul serio, in macchina, da solo. Ormai da settimane. Non devo convincere nessuno per smettere di mangiare la pappa.

( La mamma è l’universo, mangiare la pappa è sopravvivere, se vi serve l’allegoria, la metafora, il parallelo artistico. ) Continue reading →

il gusto di ammoniaca delle lacrime

contiene ammoniaca

Ammoniaca, mi è venuta in mente. Un odore intenso di ammoniaca, ma per 2-3 secondi al massimo. Stavo piangendo e… sapete quando l’olfatto prende il sopravvento sul resto della vostra umanità e dice comunque “MERDA! CILIEGE!!! ODORE-DI-SIGNORA-VECCHIA!!! CASA-DI-MARCO-TUOAMICODELLELEMENTARI!!!!!” …? Ecco, BAM! Mi ha detto “ammoniaca!”

Ma non sembra che ci sia ammoniaca nelle lacrime.

Comunque piangevo per “confronto”. Ho appena litigato con lei, lei si sente maltrattata e io altrettanto, lei si sente che io torto e io con lei. Non se ne esce. Io sento che lei inizia e io rispondo… e lei ovviamente no. E alla fine mi ha tirato un “tu non meriti nulla da me”. Continue reading →

tira e molla (38ma puntata)

Un giorno come tanti; si è appena licenziata perché il posto di lavoro non la considera all’altezza, non mi importa, troverà la sua via, sta di nuovo con me mentre lavoro, distesa sul divano, si ciuccia netflix come acqua.

Visto che la mia ex, con la quale divido la casa (ricordiamolo) arriva tra 3 ore e abbiamo convenuto che visto che ho 12 ore per stare a lavorare li e fare il cazzo che voglio, quando lei torna accetta solo me. Civile, pacato, chiaro. E scommetto che molti non hanno niente di tutto questo. Comunque.

Visto che voglio fare pausacaffé e che tutto sommato “manca poco” (considerando la mole di lavoro che ho da fare al pc) e che lei voleva portarmi a fare shopping, dico ok, caffettino, portami a fare shopping e poi ci separiamo fino a dopo cena, che lavoro fino a quel momento.

Usciamo, io parlo: bam, casino.

Il casino. Continue reading →

siamo viziati o fatti per essere liberi?

Mio fratello alla fine ha lasciato il lavoro che lo stava rendendo un fantasma ( ” in prigione a pagamento ” ) ; attualmente mia madre dice che comunque non si alza, che non cerca lavoro, che fa comunque orari tali per cui non vede la gente, sta su a spippolare col computer e poi dorme comunque negli stessi orari in cui dormiva quando faceva il lavoro che lo alienava. E’ danneggiato? E’ rimasto alienato? Non ha comunque voglia di fare un cazzo? Io non lo so. Spero che si rimetta in piedi e riesca a fare qualcosa, glielo auguro, lo auguro a tutti noi spezzati.

Ma me lo domando, dopo aver visto una persona fare la scelta di non fare niente, di non guadagnare niente progettando un futuro in cui finire a fare l’elemosina è la cosa più probabile (in una terra, la mia, che non ti perdona: fa talmente freddo che i poveri non esistono: muoiono – e gli immigrati che fanno l’elemosina dopo un po’ ne hanno piene le palle e vanno pure loro; qui o lavori o non ti scaldi) – piuttosto che fare un lavoro che ti rende una larva umana, viva, sopravvivente si, ma in una condizione che ti fa odiare la tua stessa vita. Mi domando se siamo fatti per sopravvivere e mandare avanti la specie oppure se appena alziamo la testa da quella condizione non possiamo mai più tornare indietro e vogliamo stare bene, come diciamo noi. Siamo quindi viziati dalla – come dicevano gli antichi Romani “mollezza dei costumi” ?

Devo forse vergognarmi se non voglio vivere come una bestia? Fatti non fummo a viver come bruti me per seguir virtute e canoscenza. Ora… magari virtù e conoscenza sono obiettivi alti, ma di certo l’obiettivo non è “tirare un altro giorno”. Ma metterci dentro qualcosa a questa sopravvivenza. Vivere con un progetto per domani, non per il solito progetto di ieri di “guadagnarsi da vivere” (che orribile concetto: devo GUADAGNARMI la sopravvivenza… una cosa che non ho chiesto).

Ora quindi spero che mio fratello si tiri su, comunque.

rapporti tossici ok, ma obiettività?

I rapporti tossici sono quelli in cui più passa il tempo e più ti accorgi che ti senti sotto esame, giudizio, critica, infelice, in stato di oppressione e disagio più di quanto tu non ti senta a tuo agio, felice, in libertà. Eppure lo fai, resti con quella persona o la frequenti.

Quando il rapporto è effettivamente questo e si ha a che fare con una persona molto critica, troppo attenta alle proprie esigenze e per nulla alle tue e via dicendo, questo lo posso capire: il consiglio è: ascoltati, fatti un esame di coscienza e un bilancio: stai dimmerda, perchéccazzo frequenti taldeitali? Falla finita o se proprio non puoi limita. Tutto chiaro.

Ma se invece sei stato viziato dalla vita? Se te la danno sempre vinta? Il meccanismo che mi hanno insegnato dei bambini piccoli è questo: io triste. Io triste = non succede quello che voglio io. Negli articoli che parlano delle relazioni tossiche non si fa mai accenno al fatto che i desideri della parte che si sente offesa possano essere a senso unico … ovvero che sia tossica la sua visione e che le pretese ed i desideri siano da chi ha sempre detto “io voglio” ed abbia ottenuto… e trovandosi in uno stato in cui da per scontato che i propri desideri e capricci vengano esauditi ed assecondati, ma questo non accade… accusi l’altro di non curanza, disattenzione, prepotenza, eccessiva criticità eccetera.  Continue reading →

una mano fra le gambe

Nella nostra routine quotidiana salvavita, ci ritroviamo ogni giorno a pranzo con due amici e, talvolta, l’amante di uno dei due.

Invece di andare come sempre nel luogo  “pezzealculo 1″ mi viene proposto di andare nel luogo”pezzealculo 2”. Andiamoci, perché no? Se non bevo l’acqua e non faccio il goloso il conto è uguale. Facciamo, osservo, mangio, faccio finta di niente, usciamo.

Quando siamo fuori chiedo gentilmente se possiamo evitare, d’ora in poi. Il motivo è che ho idea di aver molestato in gioventù la cassiera. Si bloccano tutti, mi guardano: chiunque mi conosca sa che sono un pezzo di pane; sguardi interrogativi richiedono spiegazioni. Continue reading →