forse vuole un prete? (49ma puntata)

Per tutte le feste non l’ho sentita. Nella mia e tua follia, lei non c’era. Anche auguri era “si si, auguri” (nel tono, nella fretta), ho detto beh, ok, siete amici, è ventenne, tu hai altri pensieri, lei ha altri pensieri, ora che ti ha archiviato come “ok ho un amico a disposizione, a posto, altra tacca sul mio legnetto”. Può darsi, me ne fotto, gli amici sono amici, non fanno troppi conti.

Sono qui che rendo le fighe più luminose (questo è letterale)* quando mi arriva un messaggio “vieni in studio?”. Non avevo intenzione o necessità. Ma la domanda è ambigua. Chiedo chiarimenti. Dice che vuole “supporto morale”. E allora ok, ci sono. Ho deciso di esserle amico, e a dispetto di quel che disse lasciandomi, io sono affidabile cazzo, cazzo si, se sono affidabile. Nei limiti delle possibilità umane non do parole che non posso mantenere. Certo, certo che lo faccio, ma in modo non intenzionale. Quindi finisco un po’ di lavoro e vado, dice che non è al freddo perché sta con il gruppo che suona davanti al mio studio.

Arrivo, sembra che siano tutti li in tranquillità. Mi fanno tutti “si esce a bere qualcosa?!” e io la guardo e lei faccetta felice tipo “siiii!” e iniziano a fare quelli che ti convincono ma io li stoppo e chiedo a lei “dunque?”. Perché non sono uscito la sera prima di un servizio che inizia mattina presto per andare a bere. Non io. Io non bevo, cazzo. Per fortuna mi conoscono tutti, sono il solito stronzo che non ama bere in gruppo, lupo solitario (non è vero: ci sono anche andato: ma come regola generale è vero). La guardo bene, le chiedo con gli occhi “mi volevi qui per un problema, adesso vuoi andare a bere con la ciurma? io sono qua per te“. Ma niente, facciamo il capriccetto, ha fame. Se sono il babbo-zio, bisogna nutrirli ‘sti cuccioli. Per fortuna mi ero dato il tempo di usare la struttura per stampare delle liberatorie, almeno il viaggio non è andato in culandia. Saliamo in macchina e scopro in pochi secondi che il supporto morale necessario era per un vaffanculo momentaneo de sticazzi del porcoddue. Proprio il tempo di andare al pub. Le faccio “cioè, mi hai detto che avevi bisogno di supporto morale perché non ti fanno il trasporto, principessa, nella tua tonalità e siccome la Regina Oscura del Male è abituata che i sudditi che studiano al conservatorio non fanno fatica a farlo allora se lo aspetta da una band rock-ska? Sul serio? Supporto morale?” “si perché mi dicono che se non si possono fidare che io ci sia davvero poi devono ritrasportarsela in un’altra tonalità e bla”. Toh, mi viene da ridere. Qualcuno, che non sono io, le fa notare che non ci si può fidare che lei resti. Nemmeno in una cazzo di band. Che poi. “Nemmeno”. Il motivo per cui le band esistono è che non si separano. Per la maggior parte. Non è che sono fighi. No, vanno d’accordo, si fidano, ci sono, non se ne vanno, non mollano, restano uniti e cercano accordi. E la base è che si possono fidare.

Comunque questo richiede circa 4 minuti. Al pub le faccio presente un dettaglio di una cosa che le fa dire “e tu che ne sai?”. E capisce che non sono stato asessuato. Che mi vedo con qualcuno.

Vedo che le crollano le spalle e le si spegne la vista, di colpo. Continue reading →

ah si, tipico di lei

Questa è la seconda volta che qualcuna dice di lei che sia “tipico di lei” quello che ha fatto a me. Il tiramolla. A qualche livello di me, dentro, c’è un sempliciotto che dice “ehhvabbéèèè chessarammai: jepiacercazzzo, soggiovani, lasciala sfogànnoooòòò?”.

Ma si, in parte si.

Lei mi dice “non dovresti amarmi, non dovresti amare una come me, sono anaffettiva“. Ha imparato questa parola negli ultimi mesi I suppose. Certo, non dovrei. E dovrei non-volere. Ma checcazzoviprende a tutti? I sentimenti si sentono. Si provano. Fine. Non si sceglie. Puoi dire a qualcuno “AMA!” tanto quanto “SOGNA!”. E così il suo contrario. Non hai potere sui sentimenti, la volete smettere?

La modella di oggi la conosceva, avevano, anni fa, due fratelli come ragazzi (morosi). Il suo rapporto con lei era di “odiare la suocera”. Fine. Ma quando le ho accennato – era interessata al fatto che l’amassi ancora – che durante il nosto annetto mi ha lasciato 234792387 volte, ha detto “ah si, tipico di lei”.

Mi è riecheggiato quello delle prime due volte, arrivato dal mio amico A che se lo è sentito dire dalla modella X, che la conosceva; anche lei “ah si, tipico di lei“. Vi vedo guardarmi con l’occhio di pesce, quello “ma allora sei coglione”.

Si, lo so. Ci sono molte cose di lei che sono terribili per un altro essere umano. Ma resta il fatto che per altre è un usignolo della gioia. E che si adatta ad alcune cose di me,  fa suonare le mie corde più interessanti e vive. Alcune, non tutte. Ma sono corde che mi interessano. Che mi fanno smettere di fare il mio dovere, per dire. Per stare con lei e cercare di farla stare bene e rendere felice.

Ok, volgete tutto al passato. Il nostro accordo sembra funzionare.

Ad ogni modo l’Ultima-Volta ha detto “sono cambiata, ho deciso che non farò più sesso con uno di cui non ho prima consciuto bene i difetti”. Io ho riso molto forte. Quando ha voglia ha voglia e non la ferma che un diniego. Che comunque la indispettisce e le fa cercare altrove.

Ma volgiamo al passato anche questo.

l’accordo: ricatto con simpatica molestia

Side I – the Deal

Quindi dopo aver avuto mal di pancia per metà notte, aver ceduto al non-alzarsi (mio danno: sono un professionista e la pago) per 2 ore, sempre con il mal di pancia, ho compreso dall’infinito che non c’era grigio fuori. Dal 2012 sono in grado di percepirlo anche in un cubo di cemento sigillato: so se fuori c’è il tempo di merda che quando ti alzi dici fuck, torno. Compreso che non c’era, vista la smilza che miagolava per avere qualcosa, ho sollevato il culo. Avevo cotto della zucca a vapore. Tanto con l’alito che sentivo di avere avuto fare colazione mordendo tartufi sarebbe stato come un colluttorio alle rose. Quindi zucca lessa a colazione, qualche cubetto. Verdura. A mezza mattina, senza aver bruciato e con zero intenzione di bruciare: dovrebbe andare. E la chiamo. E non risponde. E parte la segreteria, di nuovo, pure con la Iliad adesso. Secondo me non lo sa. Del resto chi è che a 20 anni telefona ? Esco e riassaporo una passeggiata con una giacca che credevo di aver impregnato di terrore, sudore terrorizzato. Ma l’ho fatta sistemare, rilavare: è nuova, profuma. E non è una giacca vera e propria… è un po’ da fricchettoni, un po’ patchwork sui toni dell’arancione. Ho mal di gola, quindi collare. Mini passeggiata lenta, lentissima. Respiro (qui si può) a pieni polmoni, piano, cammino piano, sento i raggi di sole. E mi ricordo in quale condizione economica e lavorativa sono. Non diversa da quando ero nel terrore totale. Stavo così. Ieri lei mi ha rimesso esattamente li, a 5 mesi fa. Quindi respira, respira, respira, piano. Vado al bar, riprovo a chiamare, mi faccio un caffé. Penso alle interazioni tra ingredienti e anche che col caffé non ce la farò mai e  chissenefrega. Lo bevo, fa moderatamente schifo. Ancora arietta, sole, cammino piano: mi sento vecchio. Ho bisogno di pace in quel momento. Richiamo, niente. Continue reading →

sono un disastro

Una nuova valanga di tremore, mal di stomaco. La mia micia mi chiede un coccolo, ma non sa lasciarselo fare. Si allontana.

Ieri un nuovo tuffo nel dolore, ieri sera/notte. Mi ha mandato una “vignetta divertente”, rappresentante una tipa incazzosa che minaccia qualcuno mentre la portano via con un commento sul genere “io quando qualcuno ha una idea diversa dalla mia”; era autoironia, la sua. Mi chiedeva “ti ricorda qualucuno?”. E io le ho detto che si, mi fa ridere, ma anche piangere. Che quando vuoi quella bestia li te la prendi tutta, che graffia ma che fa anche le fusa. E lei “ma mi riferivo a me, non a te… intendevo che sono io”. E io … “lo so. E ho detto che ti avrei accettata anche per le cose che mi facevano incazzare, anche per quello che non mi piace, siamo persone, non siamo perfetti”.

E da questo è rispuntato un casino. Mi contattava per? Boh, per parlare dei “maschi che sono tutti uguali che la trattano male e poi si pentono ma scusa non potevate trattermi bene prima?”

Io non posso dimenticare che la mia era una reazione. E lei non accetta che sia chi riceve a decidede cosa sia offensivo per sé e cosa non lo sia. Avrei potuto dire le sue stesse parole, verso di lei, e non le avrebbe accettate, non avrebbe capito: sei tu che la prendi male, non io che ti tratto male. Stesse parole sue per me.

Per me ha iniziato lei.

Per lei no e questo la fa incazzare e quando parte con l’incazzatura arriva un’ondata di rabbia che mi investe.

Poi le ricordo “hey, ma cosa vuoi? So che non mi ami più. Mi vieni a parlare degli altri tizi? Per me possono morire tutti male, subito, all’istante, anzi, che gli si stacchi il cazzo e poi chissenefrega”. “Voglio parlare normalmente”. Le devo ricordare di nuovo no-amici, che io voglio voglio la lei che era attratta, che mi amava, che desiderava, che voleva me. Non un’amica. Che poi mi parla di altri cazzi.

“Tu hai problemi coi sentimenti” (perché la amo)

“non puoi amare tipe che amavi 25 anni fa” (perché per me l’amore è eterno, anche se ovviamente si mette in un angolino)

“devi farti aiutare” (perché soffro per l’amore perso, come chiunque: se andassi da uno psicologo mi direbbe “hey carissimo, il lutto per una perdita è identico per la morte quanto per la perdita di un amore: ti attacchi, aspetti”. La mia dottoressa, che ne sa?

Ma perché succede? Perché mi tormenti se sai che io ti voglio tutta o niente? Ti accetto, anzi, sono onorato di averti come modella di nudi. Riesco. Il resto o tutto o niente. Ti posso aiutare se sei proprio in merda, se non hai nessuno. Per il resto …

Ma adesso sono sconvolto, ho dormito da schifo, tremo ancora. Mi ha riportato indietro di 5 mesi, nel pieno del dolore. Tutto questo accadeva via whatsapp. Vorrei guardarla negli occhi, parlarle di persona, di nuovo, capire : perché? Perché fai così? Mi vuoi vicino? Mi vuoi perdonare? Mi dici che non riesci. Ma perché dovresti, mi chiedo? Se mi desiderassi sarebbe un buon dubbio. Ma se non mi desideri, perché devi perdonare quello che non riesci, che ti sta sul cazzo, che odi?

Cosa vuoi? Di nuovo. Un amico non puoi. Quindi cosa vuoi?

l’acchiappafantasma (xx?)

Plin. Messaggio da lei. Vuole radersi di nuovo a zero. Lo dice a me perché non ha coraggio, perché è in un periodo di merda, voglio drogarmi, sono alcolizzata, bla. Un po’ la conosco. Le dico dai, ti sbatterai qualcuno, riprenderai fiducia, farai quello che devi fare, coraggio e tanti saluti: e che stai bene rasata a zero lo sai già, ne hai testimonianza fotografica e non ricevo che complimenti che non so mai se attribuire a me o a te. Quindi và e radi. Pure sotto, che sai che liscia è adorabile.

Niente, non ce la fa, ha bisogno di me, che la rada io, che le dia coraggio, come l’altra volta. La voce mi dice: tu la ami, lo sappiamo. Ma sai che lei non ti ama. Ci prova di nuovo: amico. Gli serve un amico. Gli “serve” capito? Ha questa necessità, ti è chiaro che ho usato il verbo giusto e non a caso vero? vero? hey! cosa stai fac… Continue reading →

eravamo

Accarezzo la mia gattina. L’avevo da prima di incontrarla. Non riesco a non pensare, però, a lei. Che era così avvezza agli animali, all’animalità, a quando l’accompagnai a prendere il suo gattino perchè aveva voglia di cuccioli. E anche se so benissimo che le ho visto trascurare e abbandonare alle cure prima di un genitore e poi dell’altro qualsiasi animale di cui si sarebbe dovuta curare lei, ecco che il mio gatto o qualsiasi gatto ora non è solo un aspetto della vita che mi piace. Quello che noi eravamo e non siamo più. Continue reading →

aiutami, in questa eutanasia

La differenza tra chi si è sposato è dentro al testo, ma io la sento, sempre, comunque mia, da tanto tempo. Ho smesso di trovare Baglioni melenso tanto tempo fa; forse da quando lo sono diventato io?

La fiamma non si riaccende (46ma puntata)

Il mio rito del 29 del mese mi aveva fatto sbloccare whatsapp. Così lei mi ha contattato. Lei era confusa, anaffettiva, si era fatta altri 2-4 tizi, aveva detto ad un tale che doveva essere “testimone imparziale” che a mancarle davvero ero io. E me lo aveva fatto sapere. La rivolevo, subito, come prima, ma diventando più bravi a non essere due cani che abbaiano. Ma no, non era pronta, allora ribloccami per un mese – mi aveva detto. E io per 5 minuti l’ho fatto. Poi sono uscito da questa cosa e le ho proposto di no, di starle vicino senza altro (che io non ho scopato per un decennio, sono capace di ignorare il sesso e il corpo, anche se lo farei 3 volte al giorno con lei), per capire chi eravamo, se provava qualcosa, saperndo, che fosse chiaro, che comunque io facevo questo tentativo perché la volevo, non come amica.

E’ finito tutto, me ne accorgevo, non provava nulla. L’ho accompagnata al lavoro, via dal lavoro, dopo e prima del lavoro, a imparare il lavoro, all’ospedale per via del lavoro, a zonzo… ma io non sentivo arrivare nulla. Era distaccata. E alla fine me l’ha detto “sei stato un angelo, sempre … e mi sento in colpa e basta, mi fa stare più male che bene… sento che quando cerchi il contatto io non lo voglio… la fiamma si è spenta”.

E l’ho spenta io, credo. Di colpo. E ora la pago. Ma non sono sicuro. Non sono sicuro che non si possa fare un litigio, una discussione, avere FORTI divergenze di opinione o un confronto tra due impulsivi del cazzo senza per questo lasciarsi. Lasciarsi, cancellare tutto, smettere di provare amore. Io non ho smesso, mai, per un solo istante, persino mentre eravamo due stronzi. Mai. E nemmeno ora. Mi manca anche ora, ma non ho insistito per un solo secondo per riavere questo involucro che non contiene più quello che volevo. Questa donna non è più la mia piccola. Non c’è più dentro l’amore. E lo sentivo ad ogni istante… speravo che si scongelasse e lo lasciasse andare… che fosse come mi ha detto con un meme … che aveva paura di fidarsi. Continue reading →

non gioco più con te

Da quando è in grado di esprimere qualcosa, osservo mia nipote, di solito in momenti di “crisi” e quasi sempre mi viene da dire “siamo così, noi tutti siamo così – io di certo”.

Fa i capricci. Vuole che lo zio e la zia restino a giocare. E non vuole mangiare. Vuole finire presto di mangiare per… tornare a giocare con lo zio e la zia. Ma lo zio e la zia devono andare via, anche loro a mangiare, a casa loro. “Chi resterà con me?” – piange. “Chi giocherà con me?”, singhiozza.

E io singhiozzo allo stesso modo, 41 anni più di lei, scricciola, che ha tre anni e mezzo e sua madre se ne sbatte se piange, ne ha pieni i coglioni e non vuole essere manipolata dai ricattini del piagnisteo, dice. Fa la dura, fa quello che si deve fare, quello che io non so fare con i bambini, altro motivo per cui sarei un padre di merda, che come il medico pietoso fa la piaga verminosa. Ecco, mi dico, non sono cresciuto non solamente dai 17 anni. No. Non sono cresciuto dai 3. La sindrome dell’abbandono. Piango sul serio, in macchina, da solo. Ormai da settimane. Non devo convincere nessuno per smettere di mangiare la pappa.

( La mamma è l’universo, mangiare la pappa è sopravvivere, se vi serve l’allegoria, la metafora, il parallelo artistico. ) Continue reading →