Se quello che sai serve usalo

bassorilievo fa' di sapere e sarai libero

fa’ di sapere e sarai libero

Secondo una regola economica le strutture che funzionano, in tempi di magra, resistono, mentre il più debole (quello che non funziona) soccombe. L’esempio che viene fatto si riferisce ad una banca, persino ad una sede bancaria. Oppure ad una azienda che condivide un settore con molte altre che sono più efficienti o competitive. Dicono: quando iniziano le difficoltà l’abbondanza che consentiva al mediocre di accontentare richieste mediocri non esiste più e l’impresa chiude, surclassata da chi è migliore nell’offrire lo stesso tipo di servizio: migliore magari nel riuscire a farlo a condizioni alle quali gli altri non ce la farebbero mai. Condizioni magari dettate da una cattiva gestione interna, da economia di scala, da inefficienza mai curata, da atteggiamento con la clientela … mille cose. Comunque diciamo che il “virtuoso” sopravvive.

Ne sono conscio. Continue reading →

Depressione e mondo del lavoro (o del business)

Avete mai guardato i sintomi (cardine e/o associati) o le caratteristiche della depressione maggiore ? E’ probabile che lo abbiate fatto solo se ne siete affetti o se vi sembra (o siete certi) che un vostro caro ne sia affetto; quindi è un peccato che a questo discorso non si accostino tutti quei baldanzosi spaccamuri che poi magari se ne escono con i vari maddaaaaaaaaaaai e altre frasi alla seisolopigro stile venditori in postipnosi da PNL.
Ma i sintomi li avete letti? Cercatevi una fonte attendibile e date un’occhiata. E’ una malattia, badate bene.
Eppure ognuna delle cose che il depresso ritiene di sé o della vita potrebbero essere di per sé valide (davvero non serve a nessuno, davvero non sa fare niente, davvero non vale nulla per nessuno – dispiacere dei parenti a parte – davvero ha sempre sonno, davvero le condizioni non si risollevano per motivi che basta seguire assieme per concordare sulla loro fondatezza, senza ricorrere alla “speranza” che di per sé è già indice di un problema) …
Ecco, supponiamo che il patologo dica “ah, consideri di non valere nulla ma non è vero, sei depresso”. Ok, il tipo è malato? Ok, è malato. Poi legge gli annunci sul giornale e sembra che il giornale sia malato anche lui, perché il messaggio che gli manda è “non vali un cazzo, di annunci per te non ce ne sono”. Poi si devono essere ammalate anche le aziende perché quando il tizio manda i curricula in giro per il pianeta nessuno gli risponde. Poi quando il tizio pensa che sa fare questo o quest’altro a nessuno serve, lo sanno fare anche loro uguale o anche meglio e comunque di certo non pagherebbero perché quella tal cosa venisse fatta; devono risentire anche loro della malattia di Tizio, no? Sicuramente.
Vediamola dalla parte del superbo, del critico, del capace, di qualcuno che deve riconoscere il valore di altri per qualche motivo. Ognuna di queste persone NON riconoscerà alcunché a Tizio. Gli mancherà sempre qualcosa. Non sarà mai bravo come Caio, non è possibile pagare la cifra taldeitali perché “cosa ci vuole a fare quello che fa? Lo posso fare anch’io” o “lo può fare uno più giovane, più vecchio, più esperto, più simpatico, meno costoso, più qualcosa, meno qualcos’altro.
Bene.
Allora Tizio è malato o no? Sono tutti malati con lui?
La pecora che bruca l’erbetta non ha questo problema. Lei vive. Non preda, ma potrebbe venire predata, certo. Ma, aggressioni a parte, le basta brucare e non procreare eccessivamente.
Se “la norma” dice che tu operaio devi fare cento pezzi all’ora e tu non li fai, allora tu non sei depresso, tu non vali un cazzo. Se tu muratore devi fare 4,5 metri di muro in una giornata e tu ne fai 3,5, tu non vali un cazzo.