Video Volant

Attorno al 2003 ho notato uno dei primi cali di qualità di informazione di gruppo, dialogo. Usenet veniva pian pianino svuotata dalle persone che sapevano le cose, che si stavano rompendo i coglioni per la scarsa o poca moderazione contemporanea all’invasione di tante persone che avrebbero avuto bisogno e voglia di sapere, ma che contemporaneamente non erano abituate ad un certo modo di esistere in comunità.

I forum inoltre prendevano piede alla grandissima.

I social hanno ulteriormente svuotato moltissimi spazi di discussione e scambio di informazioni: gruppi facebook, video su youtube e probabilmente molto telegram e simili hanno preso il posto di tanta informazione scritta. Scritta però significa ricercabile. Oggi quindi è paradossalmente più difficile trovare informazioni tecniche che ieri trovavano ampio spazio ad ogni microscopica variazione. Centinaia di persone lavoravano e provavano, si confrontavano, progredivano e tutto trovava un unico spazio mentre ora le cose sono disperse non solo in vari luoghi, ma in vari cosiddetti “canali” e medium.

Se non ascolti tutto un podcast non saprai quella cosa.

Se non guardi tutto il video non saprai quella cosa.

Se non sai che esiste quel gruppo su facebook non troverai niente con google: è un recinto chiuso, non è il world wide web, ma una parte con accesso ed autenticazione.

La biblioteca del

A liceo il prof di filosofia lo disse chiaramente “a fare il filosofo, lo studioso di filosofia, quel che conta è la vastità delle letture, la biblioteca”. Visivamente lo immaginai circondato di volumi, la classica libreria inglese, fino al soffitto. Certo era anche quello convinto che la rappresentanza, nelle persone di coloro che rappresentano gli studenti, fosse sempre una scusa per sottrarsi allo studio.

Se si riferiva a me, posso anche dargli ragione, ma da filosofo avrebbe almeno potuto considerare che non tutti sono uguali.

In futuro un alto che sento molto stronzo, Settimio Benedusi, fece sostanzialmente la stessa affermazione: il vero fotografo ha almeno 100 libri di fotografia, qualcosa del genere. Mi sembra sensato, comunque, essere circondato di cultura, informazione, fonti, discussioni relative a ciò che fai. Ne dovresti sapere. E il sapere migliore viene dai libri.

Magari il filosofo potrebbe considerare che l’esercizio della filosofia non sta nel leggerla, bensì nell’imparare anche delle regole per un dibattito e dibattere, pacificamente, costruttivamente, con delle menti presenti in sala, invece che far dibattere nel corso dei decenni e dei secoli quelle stesse menti attraverso la cristallizzazione nei libri. Si perde un po’ meno tempo. Ma principalmente concordo. Magari il fotografo può andare a vedere le foto nelle mostre invece che nei libri: è molto meglio, così come il pittore. Ma in ogni caso la fattibilità pratica bla bla ci siamo capiti.

Penso che ci sono, tanto per citarne tre, libri di Ansel Adams riguardanti la tecnica che in generale costano – per le copie fisiche – circa 70 euro. Certo, in inglese sono circa 20 dollari ciascuno. Ad ogni modo il costo fisico dei libri non è un problema inesistente, infatti gli avidi lettori da anni conoscono mercati paralleli di ebook, pdf, eccetera. Spesso anche di manuali. Naturalmente comprendo che chi abbia 1) regalato la propria conoscenza condensando le fatiche dell’apprendere ed il sintetizzare ad uso di altri fornendo loro la pappa pronta 2) fatto fisicamente il lavoro di produrre un libro qualsiasi – desideri essere giustamente compensato, così come l’editore e tutto il mondo circostante di rientrare dei costi e produrre degli utili: quello che qualsiasi operaio che spende benza per andare in fabbrica e mangiare a pranzo poi si aspetta quando riceve la paga, quantomeno.

Fatto sta che moltissimi di questi libri sono reperibili in formato dallo schifoso all’eccelso attraverso vari canali, che siano pirata o non, su mezzo digitale.

Nel mondo della ricerca, mi diceva un dottorando di biotecnologie, caro amico, è stata una svolta una invenzione che consente di aggirare legalmente i sistemi di licenze delle università (in stile: usiamo in 4 l’abbonamento a netflix) per rendere accessibile informazione altrimenti disponibile solo a costi non sostenibili.

Ed ecco che si, la biblioteca del filosofo, del fotografo, del biotecnologo, del qualsiasi-cosa che debba nutrirsi di conoscenza, è a disposizione: la stessa fatica che però il lettore dovrà fare, così come lo studente, sta tutta in ogni singola persona. E così, ecco, cari vecchi professori e professionisti, la vecchia storia della carta che è bella (e lo è!) andrebbe un po’ rivista con: quello che c’è dentro è conoscenza? Allora va bene qualsiasi altro mezzo che ne consenta la fruizione nei tempi necessari ad una mente per apprendere, digerire, ragionare, confrontare, consultare. Scaffali fisicamente vuoti? Ma chi lo ha lo spazio per degli scaffali cicciotti nelle case di oggi? Gli studenti squattrinati? La generazione ottocentoeuro? E tutti i discorsi che ci avete fatto sul non fissarsi si un posto fisico? Come lo coniughi un nomade non-digitale con una libreria da millanta quintali di carta a traslocare con la propria schiena ogni tre per due?

Il prete mi ha messo la lingua in bocca (1950)

Mio padre è nato nel 1936. Profugo Istriano nella II guerra mondiale, visse molta della sua infanzia, fanciullezza e vita di ragazzo in collegi e strutture comunitarie, ma non in campo profughi, di cui comunque aveva specifica contezza, per i racconti precisi di chi, in collegio con lui, non voleva mai “tornare a casa”, perché tornare a casa significava che l’intimità era data da quattro coperte tirate tra te e gli odori, i rumori e le parole di chiunque altro. Quattro coperte per pareti, tirate con fili da biancheria. Per anni. Chi voleva tornare se quella era la casa? Nessuno. Questo soleva ricordare lui a chiunque tra i suoi compagni si lamentasse della vita disciplinata e rigorosa del collegio: lo era, come l’acqua è bagnata. Ma anche il fango è fango, è qui non c’è, si diceva, mentre lì si.

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No credits: non voglio che capiate il luogo: chi sa riconosce.

Parliamo, se ben capisco, del 1950. In uno dei collegi il piano inferiore era dedicato ad ospitare ed istruire i ragazzi, collegio e convitto maschile. Ai piani di sopra, probabile proprietà concessa dalla chiesa, era ospitato il clero, preti. Mio padre, ieri, per la prima volta, mi dice che le informazioni riguardanti argomenti “delicati” per loro (non delicati nel senso di trattati con delicatezza, per carità, tutto era molto brutale e diretto! Ma non se ne parlava, ecco la “delicatezza” … era segreto, era imbarazzante, era vergogna) arrivavano con la brutalità diretta dei bambini: ad un certo punto uno arrivava e diceva a tutti “ma lo sapete che ci sono anche quelli che vanno con gli uomini?”. E lui faceva tanto d’occhi.

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cancro, metodo DiBella, INFORMAZIONI

tumore

tumore

Ultimamente può essere interessante leggere qualcosa come questo: RECENTE, rischio sensazionalismo.

Ma piùù spesso è meglio un po’ di santa pazienza e leggersi qualcosa come quest’altro: PIU’ COMPLETO, fuori dai riflettori del recentismo.

avete la fissa dell’ecologia? smettetela di scrivere le frasi nelle immagini

“Ora Berlusconi dirà che il mondo non è finito perché l’ha salvato lui grazie ai suoi ottimi rapporti con le donne dei maya: le mayale” – Questa perla di satira politica ed alto umorismo (per carità, so fare ben di peggio) mi è arrivata in un inutile file grafico JPEG da più di 70k. Che non saranno niente, anzi, sono il minimo. Ma non sono il minimo per trasmettere quella informazione testuale.

Quella frase occupa in realtà 135 byte. Per fare questa stronzata, invece, ne sono stati utilizzati quasi 72000.  Con sette di quei JPEG occupi lo stesso spazio di TUTTA la Divina Commedia in TXT.

Ah certo, ma vuoi mettere la splendida formattazione, lo stile, il colore? Ah si? Ad esempio – in quello che è arrivato a me – di quella pregevole lettera minuscola su nome di popolazione? Per uno che ci tiene allo stile… (mica io, quello che ha scelto un formato grafico per una roba puramente testuale).

Ora forse questa vi sembrerà una cazzata nerd, una pedanteria da pignoletti saccenti che parlano di cose che sanno solo loro … ma io sono qui a dirla a voi tutti: vivete in un mondo fatto di queste cose, cerchiamo di conoserne le basi e vedere QUANDO sia il caso di sprecare spazio (per nulla).

Soprattutto se siete quelli che tengono all’ecologia per principio: Continue reading →

indennità dei parlamentari: parziale referendum abrogativo: MUOVERSI!!!!

Ricevo e vi fornisco copia di questa informazione:

Firmate prima del 30 luglio 2012

Alzi la mano chi sapeva che presso i Comuni è possibile firmare per un Referendum abrogativo parziale sulla legge per le indennità parlamentari (Art.  2 L. 31/10/1965, n. 1261). Ben pochi, credo.  Si tratta di un referendum, si, l’ennesimo referendum che però ha un fine più che nobile: il taglio degli stipendi della casta politica. La raccolta firme si concluderà il 30 luglio 2012 (termine per la presentazione al Comitato promotore 31/07/2012).   Cosa occorre fare? Nulla di più semplice: recarsi presso il proprio Comune ed andare a firmare. Provate però a domandarvi come mai questa notizia non è passata sui giornali. Non è che per caso c’è un forte connubbio tra i finanziamenti elargiti alla carta stampata e la casta politica? Meditate gente.   Intanto, con qualsiasi mezzo, DIFFONDETE LA NOTIZA!!!!! Voglio proprio vedere se anche stavolta la passano liscia. E poi dopo fate un salto in Comune. Ci vogliono 500.000 firme altrimenti avremo perso l’ennesima buona occasione per dare un duro colpo alla casta. Ma attenzione, la notizia è poco nota e quindi dovete DIFFONDERLA!!!!   Articolo 2 della Legge 31 Ottobre 1965, n. 1261   Ai membri del Parlamento è corrisposta inoltre una diaria a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma. Gli Uffici di Presidenza delle due Camere ne determinano l’ammontare sulla base di 15 giorni di presenza per ogni mese ed in misura non superiore all’indennità di missione giornaliera prevista per i magistrati con funzioni di Presidente di Sezione della Corte di Cassazione ed equiparate; possono altresì stabilire le modalità per le ritenute da effettuarsi per ogni assenza dalle sedute e delle Commissioni.   E’ solo un piccolo passo, visto che TUTTA QUESTA LEGGE  meriterebbe una bella spolveratina , ma è pur sempre un passo necessario per far partire il movimento di rivolta popolare pacifica contro gli stipendi pagati al mondo della politica.

Così sta girando, così ve la inoltro, io sono andato a firmare immediatamente. C’erano poche firme ed in alcuni comuni mancano persino le schede: bisogna MUOVERSI PERSONALMENTE e in rete ci sono informazioni su come fare, se siete in quella situazione. Continue reading →

Sull’autoritarismo in Wikipedia

immagine sarcastica che contesta la presunta libertà di edit su wikipedia

se sei d’accordo con me
va tutto bene.

Amo wikipedia. Apprezzo meno alcuni admin che mortificano alcuni momenti di democrazia interna che potrebbero caratterizzarla. Purtroppo anni di opinioni del mio vecchio blog non sono qui riportate, quindi non mi si può facilmente conoscere e dato il mio umore recente potrei passare solo per rompicoglioni brontolone che ha solovogliadiprotestare. In realtà parlare di cosa sia e come si viva la libertà non è da considerarsi né “un passatempo” né tantomeno “frivolo”. Continue reading →