“Prendete una gallina e…” esordiva la ricetta in quel vecchio manuale di cucina. E già ai suoi tempi, mia madre si fermava disperando “è una parola! Io non la so prendere la gallina!”. Pur vivendo in un ambiente in cui “prendere una gallina” (leggi = prenderla ed accopparla tirandole il collo con decisione) era cosa di tutti i giorni, il problema logistico era dovuto soprattutto alla sua mancanza di skills, insomma di di know how … in pratica non sapeva come cazzo fare. Magari la (sua) nonna si (la senior lead chicken killer) e quindi ci pensava lei. Ma la (sua) nonna aveva deciso che mia mamma doveva studiare e quindi la cacciava a pedate dalla cucina e non le insegnava nulla. Brava! Emancipata, direte voi. In parte è vero, ovvio.
Solo che mia madre non s’è emancipata a sufficienza (non si è emancipata affatto). Cucinare bene come sapeva fare la sua nonna le avrebbe fatto comodo (e anche avere il brevetto d’aviatore come il nonno, ovviamente). Mia madre è una dei baby pensionati che oggi ringraziamo tanto perché in 40 anni (lei credo sia di una seconda ondata) ci hanno fottuto qualcosa come 150 miliardi.
La politica non l’ha fatta lei: c’era l’occasione, lei è salita sul carro; smettiamola qui, eh?
Il punto semmai era il rapporto con mio padre e il fatto che sostanzialmente lei stessa fosse prona al maschilismo. Onde per cui si supponeva fosse Suo Dovere e Suo Compito provvedere a faccende domestiche, cucina (e buona cucina!) compresa. Un sano “impara l’arte e mettila da parte” sarebbe stato quantomai d’uopo, invece. Come neo lavoratrice si è trovata in posti sperduti senza sapersi preparare una minestra decente, con vecchine che la guardavano, fortunatamente, con compassione e poi le preparavano da mangiare, tentando di sopperire laddove mia nonna (che lavorava e quindi non era in casa) e la bisnonna avevano lasciato un vuoto gigante.
Detto fra noi: se sai cucinare, puoi decidere di farlo o meno per qualcun altro: se NON lo sai fare, è un altro paio di maniche. E così vale per la pulizia e anche il fai da te, il motore dell’auto ed altre faccende di sopravvivenza: io non so stirare granché bene, anzi, non so nemmeno più se ne sono capace. E lavare un capo davvero sporco? Ma bianco o colore? E sporco di cosa? Eeeeehhh non facciamola tanto difficile eh? E invece no: mia madre in seconda elementare aveva il “quaderno delle macchie” … quanto mi farebbe comodo adesso!
Ma davvero? “prendete una gallina” diceva quel vecchio manuale. E nel mio caso non sarebbe solo una questione di capacità: io dove caspio la prendo una gallina? Io vado dal macelliaio e la prendo. Ma quasi quasi non ci vado nemmeno più dal macellaio: ci hanno fatto una gioielleria nell’ultimo negozio di macelleria “vero” che io abbia visto: hanno tolto solo i ganci perché i marmi classici e le vecchie scritte ottocentesche ci stavano bene. Il “quaderno delle macchie” di mia madre magari oggi mi direbbe di usare la lisciva, la cenere… o di prendere dell’acetosella… Poi magari vai a vedere ed il prodotto che acquisti oggi al negozio di detersivi contiene questi principi attivi… la chimica non nasce mica in un universo parallelo.
Io però l’acetosella non so dove sia, come sia fatta… e ora che guardo bene, serve a pulire le macchie di ruggine. Mica quelle d’olio.
Oh, scusate, vedo che “claudia mi vuole conoscere” e anche che mi chiede di “venire a scoprirla” … accorro, sarà certamente vero!