Accettazione #345928347

Accade che si possa avere accesso a qualcosa ma che le condizioni o le conseguenze siano talmente negative, per noi, che preferiamo rinunciarci del tutto: il beneficio sarebbe inferiore al danno e non si può essere grati per il danno o poco coraggiosi ad andare incontro a danni potenziali assicurati, facendoli diventare reali, così, solo per l’esperienza. È stupido e masochistico. La passione esiste, la gioia esiste, il bello esiste, ma anche i loro contrari: si fa il conto e si decide. Qualcuno accetta un granello di gioia in una distesa di nulla. Altri no. Perché, sempre, prendere atto della realtà ed accettare che è così, non significa che mi deve anche piacere. Non pretendo, quindi, che ciò che è cambi: lo accetto. Ma decido io quale tipo di relazione, con tale realtà, intendo o non intendo avere (accettare). Il libero arbitrio è questo?

~

ChatGPT Plus, chat temporanea con GPT-4, a specifiche questioni su questo testo mio, dice:

Analisi Critica del Testo

Il testo proposto si concentra sul concetto di “accettazione” di realtà non piacevoli, esaminando il rapporto tra libertà di scelta e conseguenze derivanti da tale scelta. Una prima osservazione critica può essere indirizzata alla mancanza di una definizione chiara di termini come “danno”, “gratitudine” e “libero arbitrio”, che potrebbe portare a interpretazioni vaghe o ambigue. Il testo, tuttavia, non sembra presentare fallacie argomentative evidenti come attacchi personali o appelli emotivi non pertinenti. La struttura logica è generalmente coerente, poiché l’autore espone una situazione, ne analizza gli aspetti e conclude basandosi sulla riflessione iniziale.

Tuttavia, una possibile debolezza potrebbe risiedere nell’assunzione implicita che la decisione di non accettare una realtà non piacevole sia sempre un atto di libero arbitrio, senza considerare influenze esterne o condizionamenti che possono limitare le scelte individuali. Questo potrebbe essere visto come una semplificazione eccessiva di una questione molto più complessa.

Trattamento da Parte di Diverse Discipline

Filosofia: La questione dell’accettazione e del libero arbitrio è centralmente trattata in filosofia, con figure come Sartre che enfatizzano la libertà dell’individuo di scegliere nonostante le circostanze esterne. Argomenti contro possono includere le teorie deterministe, che negano la libera volontà a causa di fattori predeterminati biologici o ambientali.

Psicologia: La psicologia esplora come gli individui affrontano le situazioni avverse attraverso concetti come la resilienza e la percezione del controllo. Studi su queste tematiche spesso supportano l’idea che accettare la realtà, anche quando è negativa, può contribuire a una migliore salute mentale.

Sociologia: La sociologia può guardare alla questione dell’accettazione all’interno dei contesti sociali, analizzando come le norme culturali e le pressioni sociali influenzano le decisioni individuali. Ciò potrebbe portare a un dibattito sull’entità del libero arbitrio in contesti sociali densi di normative e aspettative.

Morale ed Etica: Queste discipline indagano spesso i principi dietro le decisioni di accettazione o rifiuto, interrogandosi se sia “giusto” accettare condizioni negative o se sia moralmente obbligatorio cercare di cambiarle.

Politica: La politica considera come le leggi e le politiche possano influenzare l’accettazione di certe realtà sociali o economiche. Il dibattito può riguardare questioni di giustizia sociale e diritti individuali versus il bene collettivo.

In conclusione, il testo solleva questioni significative che sono state ampiamente dibattute in molteplici campi del sapere, offrendo spunti per ulteriori riflessioni e discussioni.

L’assunzione che la decisione di accettare o non accettare una realtà sia sempre un atto di libero arbitrio è complessa e può essere analizzata sia da prospettive a favore (pro) che contro (contro). Esplorerò entrambi gli aspetti offrendo esempi specifici per illustrare meglio il dibattito.

Argomentazioni a favore (Pro)

  1. Autodeterminazione personale: Dal punto di vista filosofico, autori come Jean-Paul Sartre sostengono che gli individui sono sempre liberi di fare scelte, nonostante le circostanze. Questa visione enfatizza l’autodeterminazione. Ad esempio, una persona può scegliere di lasciare un lavoro stressante nonostante la sicurezza economica che offre, evidenziando un esercizio del libero arbitrio in contrasto con le pressioni finanziarie.
  2. Resilienza psicologica: In psicologia, la resilienza è la capacità di riprendersi da situazioni difficili. L’esercizio del libero arbitrio è evidente quando individui affrontano traumi o stress significativi e decidono consapevolmente di cercare aiuto o adottare strategie positive di coping, piuttosto che cedere alle circostanze.
  3. Rifiuto di conformismo sociale: Dal punto di vista sociologico, il rifiuto di conformarsi a norme sociali opprimenti è un altro esempio di libero arbitrio. Le rivoluzioni e i movimenti sociali come il suffragio femminile o il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti sono esempi storici di individui che rifiutano una realtà accettata dalla maggioranza e agiscono per cambiarla.

Argomentazioni contro (Contro)

  1. Determinismo biologico e ambientale: Le teorie deterministe sostengono che molti aspetti delle decisioni umane sono predeterminati da fattori biologici o ambientali. Ad esempio, la ricerca ha mostrato come certi comportamenti possano essere influenzati da geni o condizioni ambientali come la povertà, limitando di fatto il libero arbitrio nell’accettazione o rifiuto di determinate situazioni.
  2. Influenza delle condizioni psicologiche: Condizioni come la depressione o l’ansia possono limitare significativamente la percezione delle scelte disponibili per un individuo, influenzando la sua capacità di esercitare il libero arbitrio. Una persona con depressione severa potrebbe sentirsi incapace di cambiare la propria situazione, anche se esternamente sembrano esserci opzioni disponibili.
  3. Pressioni e aspettative sociali: In sociologia, è riconosciuto come le aspettative sociali possano limitare le scelte individuali. Ad esempio, in certe culture, il matrimonio può essere visto non solo come una scelta personale ma come un obbligo sociale, limitando la libertà individuale di scegliere diversamente senza subire significative conseguenze sociali.

In sintesi, mentre il concetto di libero arbitrio è centrale nella discussione sulla capacità di accettare o rifiutare situazioni, esistono argomentazioni valide sia a favore che contro, che dipendono da una varietà di fattori psicologici, biologici, e sociali. Questo dimostra la complessità e la multidimensionalità del concetto di libero arbitrio nelle scienze umane.

Riguardo alla resilienza e alla psicologia (io)

questo assunto è assolutistico, sembra fondato sul fatto che la libertà sia solo quella di non fare valutazioni che portino a cedere, come se queste non fossero lucide, senza dimostrare che sia invece un preciso calcolo di costo VS beneficio

Risposta (ChatGPT):

Hai sollevato un punto interessante sulle limitazioni della visione che associa il libero arbitrio solo alla capacità di non “cedere” alle circostanze avverse, che sembra suggerire una valutazione non lucida. In effetti, esiste una dimensione del libero arbitrio che implica un calcolo attento e razionale dei costi e dei benefici, che può portare a decisioni più meditate e potenzialmente diverse.

Costi vs Benefici nella Decisione

L’approccio di costo-beneficio è un aspetto cruciale nella teoria delle decisioni e può essere applicato efficacemente anche nell’analisi del libero arbitrio:

  1. Valutazioni lucide in situazioni avverse: Anziché una semplice resistenza alle circostanze negative, il libero arbitrio può manifestarsi attraverso decisioni ponderate, basate su un attento bilanciamento tra i costi e i benefici previsti. Ad esempio, una persona che decide di rimanere in un lavoro poco gratificante potrebbe farlo valutando che i benefici economici superano il disagio personale, piuttosto che semplicemente “sopportare” le condizioni.
  2. Lucidità nelle crisi personali: Anche nelle crisi personali, come una malattia grave, la scelta di accettare o cercare un trattamento alternativo può essere basata su una valutazione dettagliata dei possibili esiti, degli effetti collaterali, della qualità di vita attesa e delle opinioni mediche, anziché un mero atto di resistenza al destino.
  3. Scelte sociali e culturali: Nel contesto socioculturale, le decisioni riguardanti l’adesione a tradizioni o norme possono anche essere il risultato di valutazioni dei costi sociali e personali associati alla conformità o alla deviazione. Ad esempio, una persona può scegliere di seguire una norma culturale non perché la subisca passivamente, ma perché valuta che il mantenimento delle relazioni familiari e sociali offra benefici superiori rispetto al costo della non conformità.

Questi esempi dimostrano che il libero arbitrio può essere esercitato attraverso decisioni che non sono semplicemente reazioni a circostanze avverse, ma risultati di processi decisionali complessi e riflessivi. Questo punto di vista offre una comprensione più ampia del libero arbitrio, considerando sia la resistenza alle difficoltà che la capacità di fare scelte consapevoli basate su valutazioni logiche e informate.

~

L’argomento di questi ultimi anni, per me, è: vorrei che la psicologia clinica si assumesse la responsabilità di dichiarare che tutte le sue operazioni sono volte al benessere dell’individuo che sia lucidamente determinato a sopravvivere a prescindere dal fatto che tutte le terapie si fondano sull’accettazione che la vita è intrinsecamente mescolata a fatica, sofferenza, dolore. Questo però non è un assunto fondativo generale. Si tratta infatti già di una delle due biforcazioni di un bivio: mi sta bene / non mi sta bene. Quello che trovo pericoloso dal punto di vista normativo/legislativo è che, nel momento di prendere decisioni informate, il legislatore non si interroghi sufficientemente sulla base di alcuni ragionamenti degli specialisti psicologi e finiscano, in tema di libertà di scelte su fine vita, esistenza eccetera, per accettare acriticamente ciò che sembrano acriticamente accettare coloro che sono dediti al “far stare bene la gente” mentre si tratta di “far stare bene la gente CHE VUOLE SOPRAVVIVERE, automaticamente appiccicando una patologia a chi liberamente decide che questa valutazione sia soggettiva “.

Il fondamento legistlativo che patologizza una scelta libera soggettiva solo perché minoritaria nascondendo invece l’utilitarismo monodirezionale della società che intende estrarre beneficio dall’esistenza dei singoli, senza curarsi della loro felicità (poiché intrinsecamente considerano deboli e biasimevoli alcune condotte che altrimenti richiederebbero sforzo collettivo) è, per me, fascista. Malvagio, egoistico mentre considera egoista il singolo che non si fa fregare dall’egoismo di tutti gli altri singoli mentre ipocritamente si aspettano contributo. I numeri su quanti siano ricchi e quanti poveri nel mondo, rispondono alla critica di “assurdità”.

Scegliere di sottrarsi deve essere considerato al pari della scelta del lavoro intrinsecamente forzato della sopravvivenza. Come scelta libera riconosciuta valida dalla società dovrebbe, quindi, trovare un aiuto rapido ed indolore che renda effettiva questa pratica libera, deliberata di interruzione volontaria dell’esistenza. Additare a pigrizia del singolo la poca voglia di fare lo schiavo ignora la contemporanea pigrizia di tutti di adoperarsi per rendere la società collettivamente responsabile nell’elevarci rispetto alle scimmie ed altri animali gerarchici, competitivi, dominatori dei propri simili e collaborare, considerando il vantaggio proprio che porta danno ad altri come il principale dei mali inaccettabili. La scelta di non-esistenza, in questa ottica, scomparirebbe come “male” e sarebbe una valida scelta come tante altre, che non parte da presupposti machisti, efficientisti (solo per i sottoposti e i singoli), arrivisti, aziendalisti che spostano la responsabilità sul singolo che DEVE sopravvivere, ma sulla società nel suo complesso che la renda una scelta DESIDERABILE ed attrattiva. Soprattutto se, in fondo in fondo, quel che vuoi da quel singolo è che contribuisca a fare qualcosa per te. Beh sbattiti, o lasciami morire, ma con onestà intellettuale.

Tool: così belli da deludere

Hey, questo post non è una recensione. Questo blog è comunque sempre autobiografico. Parla di me. Non vorrei illudervi.

Aspettative, delusioni: legati inscindibilmente. Quando sono arrivato all’ippodromo del Visarno (le Cascine) e poi nel prato, mancavano si e no 10 minuti all’inizio. L’esperienza dell’anziano e arrivi così, a vedere quello che aspetti da mesi e mesi in assoluta tranquillità, senza ansia, senza correre, senza fare file, senza morire sotto il sole dal giorno prima, senza fretta e magari pure avendo dormito e con la panza piena. Continue reading →

bad vibrations

Rancore, risentimento, muso, fastidio, “uffi uffi”. Mi hanno chiamato a fare un discorsetto, un racconto, un bla, come vi avevo detto, presso un’associazione fotografica, un classico fotocineclub di provincia. Li ho sentiti prima di partire per la luna, ho visto la sede, abbiamo chiacchierato… alla fine vado a braccio, chiacchiero, sono a casa mia, non ho problemi. Unica cosa era il lato tecnico: vogliono fare evento Facebook? Ci sono proiettori o cosa in sala? Devo per forza portare le mie foto? Le avrete già viste no, altrimenti che vi frega di me?

Evento: non ci avevano pensato ma anche si.

Foto: devi portarle.

Ok allora ricordo che nella stanza c’era un televisore di quelli che accettano le chiavette USB: risolvo i problemi di test, profili colore, calibrazione e impostazioni varie.

Volete lo stock o i nudi? Vogliamo tutto, se non ci sono problemi con le ragazze. Miraccomando non si vede la mia faccia, mai, in foto in giro. Solo e sempre il logo.

Quindi mi accingo a preparare l’immagine di testata per l’evento Facebook: approfitto di una sessione di scatti non consegnata in corso, prendo una cosa dove si capisca chiaramente un po’ di quel che faccio. Poi ne cerco una dove esagerare un po’, dove c’era una tipa splendida. Ma guarda che ti riguarda e mi incazzo sempre di più. La vedo un po’ grassa, più imperfetta di quel che ricordavo, ma in modo che non mi va tanto… ma non tanto per la forma del corpo quanto per quella che percepisco come una protezione continuativa, un nascondersi, una serie di compromessi, un percorso per arrivare a qualcosa… che non è arrivato, che poi abbiamo smesso. Che ok, lei è bella, ma le foto forti, quelle giuste, sono castrate, private della loro vera forza, un gradino sotto, censurate. In una c’è la forma, nell’altra la spudoratezza, nell’altra la bellezza, nell’altra la giovinezza acerba, nell’altra ancora il tirarsela, nell’altra la nudità di precisi punti del corpo, in un’altra la luce o il mood. E vaffanculo quasi sempre quelle giuste non sono nudi totali. Io BANDISCO L’ESISTENZA DELLE MUTANDINE. BASTA cazzo! Basta! Fanculo. E’ stata una delle più belle. Ma alla fine credo che “pancia piatta” sia forse il punto “se non so un cazzo di te e devo scegliere: pancia piatta, si, dubbio, no”. Perché se c’è quella, di solito, assieme ci sono altre caratteristiche. Ma l’atteggiamento… quello è diverso.

Allora opto velocemente per lei. Soffro poco, molto poco. Sorrido per quel momento, ora mi fa meno male. Ma anche lei, stessa cosa, ad un certo punto non ha “obbedito ai comandi”. Questa cosa la dovrò tenere più sotto controllo. Alla fine magari ho migliaia di scatti e un grande sciacquone da tirare. Ho messo due nudi – bianco e nero – in tutto, censurati ovviamente, per FB. Ci ho farcito tanti mini riquadri di vecchia roba stock e schiaffato il logo. Seguito le indicazioni sul formato del 2019. Seguito le indicazioni che dicono di fare quelle, con quella ratio, ma di farle pure più grandi. Ok, raddoppio. Altro? Basta.

Ma questa cosa mi ha tirato giù. Mi sono messo io in un gorgo di relazioni difficili. Ma questo è. Se vuoi la modella coin-operated, poi però il tuo cervello lo sa. Se invece è la modella “facciamolo insieme” … insieme significa che lei fa parte della cosa. E’ un equilibrio bello difficile quello che mi sono scelto eh.

Per questo è importante andare avanti e fotografare ancora. Ho molte foto mie che sono solo un promemoria di “rifare”, rifarla meglio, rifarla con, senza, che si veda questo, che sia più, che sia meno, ricordati di. E poi dovrò di nuovo guardare un po’ di anatomia in altre foto. Forse chiedo troppo a corpi che non sono giusti? O forse semplicemente il momento di vederle bene arriverà.

Comunque memo: mentre tornavo dalla luna ascoltavo la radio: intervistavano una ragazzina che fa uno sport spettacolare, molto da esibizione, in stile pattinaggio artistico, per capirci. Dicono di dov’è: assolutamente a portata, chilometraggio da casa mia: molto bene. La cerco su Instagram, la trovo, la contatto. Mi ha risposto, sembra positiva. Vedremo.

Poi mi è venuto in mente che la mia modella smilza e splendida va a qualche chilometro dalla luna, all’università, quando ci andrà. Forse posso combinare dei viaggi condivisi e chiacchierare, ma molto, molto meglio: quando avrò tempi morti ad un’ora c’è lei, se per caso si può… la location è splendida… e magari potrò fare shooting pure lì! 🙂 GH! Se stai positivo di solito le cose arrivano meglio, si sa. Sei più aperto. Ovvio, anche a far entrare i cazzi roventi con le punte eh. Ma magari sei più attento.

Nel frattempo il tagliando ha previsto un bel “DISCHI DEI FRENI USURATI” e un conto totale di 480 europorcodduecazzommerda.

Devo

assolutamente

fare

quel

fottuto

lavoro dove hanno già i soldi in mano da darmi. E con quelli non mi godrò la vita: semplicemente salderò un conto. E sempre sia santo il mio meccanico che mi permette di pagare rateale. Santo sempre.

lettere alla Signora delle Nevi

(una) Signora delle Nevi

Quelli che oggi sarebbero più proni all’abbandono della vita in quanto amanti solamente di cose che non sono essenziali per la sopravvivenza , dediti alla loro produzione diretta non industrializzata o alla loro fruizione, quindi inadatti ad una società che ti valuta e ti prezza in base al tuo grado di produrre utile, alla tua utilità pratica di svolgere un compito monetizzabile, sarebbero forse gli unici adatti alla Vita. Cioè non alla sopravvivenza.

Amanti dell’arte, della filosofia, della conoscenza dell’altro, dell’amore e del sesso per il piacere. Del godimento dei sensi.

Molti, alla lunga, anche nel solo godimento dei sensi finirebbero per essere delle specie di drogati, io credo. Quelli che comunque non sanno stare “con le mani in mano”. Che devono risolvere un problema, svolgere un compito, spaccarsi la schiena e lamentarsi vantandosi che se la sono spaccata. Che loro fanno qualcosa, che sono utili. Ecco, divenuti inutili ma liberi, credo non farebbero nulla. Ma gli altri forse non avrebbero ancora abbastanza tempo per cantare, suonare, ballare, viaggiare, guardare, fotografare, dipingere, scolpire, godere, correre, arrampicarsi, scopare, bere e mangiare, produrre meraviglie, leggere, discutere, filosofare, ricercare per il gusto di ricercare, dare fondo alla curiosità. Continue reading →

vorrei rideste e invece era un calesse

Non sono bravo a rendere felici le donne. Almeno non permanentemente. Ok, non sono bravo in un cazzo. Dovrei dire che sono bravo a farle piangere. Si può? Sono bravo a fare schifo? Ok, mettiamola così. Medaglia d’oro allora. Primo sul podio di questo disonore.

Come credo di non essere mai stato amato davvero (perché finiva e io credo nei problemi, si, ma anche nell’amore eterno: ci sono problemi, ma ti amo anche se addio per sempre), così credo non esista una donna con la quale abbia avuto un minimo di relazione seria (non valgono due chiacchiere al bar) che io non abbia fatto piangere. Piangere davvero. E io vorrei che foste tutte felici. Essere ragione della vostra gioia, felicità, piacere. Soddisfazione. Non come risolutore di problemi, no. Ma gioia, non dolore e dramma. Sono un disastro totale. Se esistono gli antidepressivi, è evidente che ci sono anche i depressivi: sono umani, sono uno di loro.

La citazione del titolo fa riferimento ad un vecchio film con Troisi che tra l’altro non credo di aver nemmeno visto.

a livello umano chissenincula

i veri ritratti odierni o raprpesentano vecchie o ragazzine ma di donne non ne ho trovate

Per la prima volta ho lavorato con una giapponese. L’ho incontrata al sushi dove ho importunato il suo whippet (che ormai ho capito: è il mio cane; io amo i gatti, si, ma se dovessi avere un cane sarebbe un whippet) e lei … mi ha ringraziato. E di nuovo questa sera dove ho trovato una signora con un whippet… al quale ho fatto due carezzine… pure questa mi ha ringraziato. Basisco.

Bello questo verbo inventato eh Moon? Tutto per te :-*

Comunque fine del coccolume, parto. Poi mi rendo conto che è un’asiatica, che mi ha tranquillamente rivolto la parola invece di fuggire faccendo una risatina dietro la mano, che io di asiatici non ne becco mai disposti e quindi faccio la mia mossa. E la mia mossa va. Quindi dopo qualche giorno mi ricontatta e alla fine ok, verrà a posare.

Ma non mi dice che verrà a posare e basta. No, verrà a posare perché “mi trovo in una fase un po’ difficile della mia vita e vorrei fare le cose nuove – sarei contenta se riesce a contattarmi” nome e cognome. Via whataspp.

Oggi è arrivata, mi racconta che si sta separando, che ha tre figli, ha un anno più di me (ne dimostra tipo 15 di meno) e ovviamente mi chiede se vanno bene le vecchie e non posso dirle cosa farei a questa vecchia e che come pervertito ho un debole per le asiatiche. Per fortuna è un po’ troppo in carne e quindi i bollenti spiriti se ne vanno in 6 secondi. Questo lo dico per voi, per farvi schifo. Per ricordarvi chi sono, che non vi venga in mente di scordarvelo, metti mai che vi commoviate: dovete sempre sentire quella strana puzza che ve lo fa ricordare. Dicevo? Vecchia. Si. Certo, vecchia come me. Comunque bla bla bla, si divide tra lavoro, figli, fare la spesa. Non sa niente della zona e vive qui da tantissimo. Era la capa di un’altra mia modella, l’ha vista nelle foto e allora si è anche decisa, visto che lei le aveva già detto “dai dai, vai anche tu!”. Continue reading →

foto che rendono felici

Ho occasioni, di tanto in tanto, di fare foto che rendono felici le persone. Mi è capitato con ritratti di disabili. Mi è capitato aggiungendo due cazzate in un servizio mio, facendo avvicinare un moroso, un parente, qualcuno.

E mi è successo con una cena di ex compagni di scuola, visti dopo più di vent’anni, come se ci fossimo lasciati una settimana fa. Compresa quella che è stata la mia prima “ex”, che ha dato inizio ai “sette anni di dolore”. Era splendida, lievissimamente invecchiata, ai miei occhi, ma proprio poco. Felice finalmente, mi diceva, dopo anni di casino, sposata da pochissimo.

Ma ho colto l’occasione per fare un ritratto a tutti. A lei però vorrei rifarlo: io so cosa possono fare quegli occhi: o si porta il marito oppure devo farglielo ricordare e veder quella luce che io so che può avere. Anche la scorsa settimana ho visto quelle mezze lune prendere forma, colore, brillantezza. E per fortuna non mi fa soffrire, ma gioire. Era così bella quando era così felice per suo marito.

E alla fine quando glieli ho passati erano tutti felici, alcuni commossi, alcuni mi hann detto di aver “rimesso assieme pezzi del puzzle dell’adolscenza che non avevano capito di aver vissuto”.

Quando capita così è davvero bello.

Ed è brutto dover guadagnare per vivere 😀 Queste erano gratis!!!!! 😀

Continue reading →

Vuoto e mediocre, 18ma

gioie momentanee

Come mi sentivo prima di questo shock lo so bene. Il problema è che non sono in grado di vivere il presente quando ho qualcosa di bello, forse. O forse si? Cioé : ci sono delle cose belle, delle situazioni che non mi danno il senso di avere beccato l’appiglio per un pelo, solo per ora, per non cadere nel baratro, ma che non sai quanto durerà e se ti sfracellerai di nuovo nella merda.

Ci sono situazioni in cui senti che hai risalito la china, sei arrivato all’altopiano, respiri a pieni polmoni e se vuoi resti li, guardi sotto, se vuoi ti fai un bivacco e mangi, dormi, guardi le stelle, respiri a pieni polmoni, con calma. Non che non possa arrivare una bufera, la neve o un orso. Ma almeno cazzo hai fatto fatica e sei li, in un meraviglioso posto tranquillo, in pace, soddisfatto, appagato.

Invece no, quando trovo una … vedo solo a quanto starò male a non averla più. Abbandono, solitudine, astinenza, bastare a se stessi, crederci, andare avanti, procurarsi qualche contentino, parlare col gatto, parlare con voialtri. Continue reading →

40/20 Saga, 8a puntata (e porno)

roba forte

Visto e considerato (bello eh?) che ho perso ‘sti 20 anni lavorando e avendo una vita-automatica ora trovarmi alle prese con situazioni di relazioni mordi e fuggi o da ragazzini mi scombussola.

Ma eccomi qui. Fatti fuori i sentimenti e capito chi sei, non si sta male. Fare chiarezza è da adulti e io la chiedo, la ottengo: altrimenti si è come a 15 anni, davvero.

Un caffé, una pasta, un po’ di dramma, molto contatto visivo, seduzione, sesso, dolcezza. Tutto questo richiede tempo. Giornate libere, posti vuoti. Per recuperare il lavoro che non faccio e il tempo in cui lei non studia ci si deve impegnare parecchio.

Ora comunque ci siamo chiariti: lei è una ragazza libera di fare quello che le pare e mi sta bene, io pure. Io la sedurrò e se lei non riuscirà a resistere io vincerò. Ogni volta.

E se quel giorno passa di la un altro, pazienza. Si vede che stavo facendo altro. Continue reading →

L’ingoio

Le divertentissime avventure nel sexymondo del quarantenne sono arrivate ad una nuova pietra miliare. Ovvero: loro vogliono. Di che cazzo sto parlando? Il motivo del titolo si trova in fondo a questo post.

Ad un certo punto della vita mi sono accorto (tardi, in effetti) che ci sono una quantità di ragazze, attorno alla ventina, che se la fanno con estrema gioia con chi ha il doppio – ed anche più – dei propri anni. Ne ho esperienza diretta.

Hanno 20-21 anni, chi poco più, chi poco meno. E se la fanno con desiderio con uomini 40-45enni. In un caso ne ho semplcemente esperienza diretta, ma in ormai innumerevoli casi, a causa della frequentazione, me lo dicono direttamente loro: a 20 anni hanno una esperienza sessuale che noi abbiamo… beh, ora, se va bene! 🙂 Il che è bellissimo (anche se a me, personalmente fa un po’ incazzare perché sono nato forse nel momento sbagliato, per questo specifico fatto) … ma insomma non pensavo. Continue reading →