i ragazzi non hanno voglia di lav MA FOTTITI

Ascolto Radio24 ora; Barisoni intervista un professore universitario da cui si aspettava (lodevole) una opinione completamente diversa da quella che normalmente viene fuori dal suo commento ai fatti. Fatti che sono gravi, di solito, rispetto allo spreco, alle truffe ed all’utilizzo di risorse da parte delle regioni Italiane. Ci ricorda, questo professore, che quando andiamo a leggere sui documenti, fuori dai proclami politici, le regioni del nord sono voraci ed egoiste come e peggio di quelle del sud. Vorrebbero, ad esempio, la gestione completa di opere che sono situate sul loro territorio, si, ma che sono state pagate da tutta la nazione, non solo da loro. E questo non è poco, perché per ogni regione ce n’è una da miliardi. Ok. Mi interessa. Ci sta. Dobbiamo ragionarci. Continue reading →

destruens, construens

Metà distruggere, metà costruire. Come dicevo poco fa in un commento, e come ho già detto in altri momenti, questo è il piano, ora.

Uscivo poco fa dal cinema. Dopo poco ero in auto da solo a piangere come un disperato, cosa che sono, e uno sfigato, cosa che sono sempre stato.

E stufo.

Questo aumenta col tempo.

Dunque ogni giorno il progetto dovrebbe essere occuparsi di due differenti piani: distruggere da un lato, costruire dall’altro. Continue reading →

La #desertificazione del #lavoro

terra brulla

Le foreste pluviali come quelle dell’Amazzonia, quelle famose per la biodiversità e per il fatto che vengono rase al suolo dalla popolazione illusa di recuperare terreno fertile per le coltivazioni, vengono in realtà inaridite e tenderanno alla desertificazione proprio a causa di questi interventi: la loro ricchezza sta sopra il terreno, che di per sé è abbastanza povero, mentre è proprio la foresta, con tutta la vita che c’è sopra, ad essere ricca: probabilmente a conquistare quello spazio e a funzionare ci ha messo una quantità di tempo davvero grande e chissà quanti avvicendamenti e lenti passaggi evolutivi hanno fatto sì che quell’ecosistema funzionasse in modo tale da perpetuarsi in quelle precise condizioni ed in quelle zone. Togliendo la foresta, sotto c’è del terreno che, anche con le sue ceneri, produrrà frutto per pochissimo, per poi andare a catafascio.
Considero la desertificazione del lavoro in termini simili. La delocalizzazione, lo spostare il lavoro in luoghi dove le condizioni di mera sopravvivenza sono accettate come compenso sufficiente al lavoro, mettendo questo in concorrenza che non essendo alla pari dovremmo definire sleale.
Tutto qui? Pensandoci bene, si. Il motivo principale per cui si fa questo è soltamente il margine di profitto e tutta una serie di parametri che costringono alla competizione globale non solo le aziende, ma le popolazioni degli Stati che le ospitano senza che le popolazioni loro sovrane abbiano avuto voce in capitolo. Questo , quindi, avviene per libertà di pochi imprenditori che con le loro azioni portano conseguenze contro milioni di persone. Questi milioni di persone non sono in grado di organizzarsi e decidere come vivere con le risorse a disposizione sul territorio di cui nominalmente sarebbero “sovrani”.
Ma arriviamo alla desertificazione: in Italia (credo ovunque, ma in Italia di sicuro) la delocalizzazione distrugge la competenza, cancella la conoscenza (entrambe assieme ultimamente definite “know how”), elimina l’alta qualità e tutta la cultura legata a questi tre elementi: comparti e settori e il loro indotto, partendo da industrie , passando ai terzisti e coinvolgendo il terziario (avanzato non lo è mai stato, da noi) , cancellando l’esigenza di ricerca e sviluppo, di progresso scientifico o culturale, di interesse e passione, di storia e causando un dilavamento di ogni elemento fertile del territorio umano, lasciando, se si è fortunati, alla sopravvivenza di sussistenza le popolazioni che in 50 anni non abbiano dimenticato come si faccia ad occuparsene. Come se il boom non fosse mai esistito. Continue reading →

Lettura consigliata: Perché siamo così ipocriti sulla guerra?

immagine che ricorda la violenza dei forti sui deboli

questo siamo

Per l’editore Chiarelettere è uscito il libro di Fabio Mini dal titolo “Perché siamo così ipocriti sulla guerra?“. Lo consiglio. Il curriculum dell’autore non è secondario. La sua autorevolezza non gli viene solo dall’aver prestato servizio “in alto” … ma dalla parte dalla quale non ti aspetteresti di sentir parlare chiaro in questi termini delle motivazioni della guerra, del nostro atteggiamento e soprattutto di chi governa il mondo e i nostri paesi: che questa gestione venga dallo stato oppure dalle multinazioanali.

E’ un Generale a parlarci e a dirci quello che il pezzente al bar sa da sempre, che il populista ha facile gioco ad urlare per il proprio lato politico, e il poeta dissacratore o la satira affermano come un dato certo. Ma che poi, dati alla mano assenti, tacciono quando sentono in faccia l’odore dell’alito del potente che, una volta ogni tanto, raggiungono. Continue reading →

Il kung fu oscuro della retorica fornito da Schopenhauer e la politica in TV

immagine raffigurante persone su un palco che arringano la folla

gente che ama la verità

Invito tutti a dare un’occhiata, se non a leggersi tutto il libro, almeno alla trattazione per sommi capi che Wikipedia fornisce del libro il cui titolo in Italia è stato tradotto con “L’arte di ottenere ragione” (e notate la sottigliezza dell’ottenerla, non di averla), di Arthur Schopenhauer e – poi – guardare le varie schifezze politiche in TV.

C’è, in particolare, Sgarbi che, a mio avviso, ha la capacità e la competenza per servirsi da maestro di questo tipo di “kung fu dell’Eristica” e, se non sbaglio, lo ha anche dichiarato in uno degli  scontri (pardòn, confronti) in video con Cecchi Paone, ricordando che lui è in grado di dimostrare tutto e il suo contrario (verificate voi su qualche video online). Continue reading →

desiderio di distruzione della tecnologia e ritorno a cose semplici

immagine raffigurante una ragazza che si appresta a colpire un computer portatile violentemente con un martello

ARGH!!

Voi non notate sempre di più quanto alla gente venga voglia di spaccare tutto quando si trova di fronte ad un pc? Io lo so bene che spesso si tratta di persone che non hanno imparato ad usarli, che hanno aspettative basate su ciò che loro ritengono e non sulla realtà… ma comunque ci sono anche un sacco di problemi, casini generati dalla fretta nel rilasciare i prodotti, nel far desiderare (e/o imporre) a noi di volerli aggiornare, installare , passarci sopra, incrociarli … E tutto senza il tempo necessario perché qualcuno sano di mente e con una progettualità “umana” faccia un lavoro come si deve.

E spesso vedo gente tecnofila gettare la spugna e desiderare di tornare alla vita agreste … e farlo! Non parlano e basta, all’ennesimo crash, inchiodamento e blocco, escono e dissodano il terreno, se ce l’hanno.

E chi se ne frega? Bah, non la vedrei così da menefreghista, in realtà. Ci penserei sopra. Raramente ho visto oggetti inanimati suscitare la brama furiosa di distruzione quanto i computer e i telefonini. Quando mai succede con l’auto? Ti fa incazzare, ma non ti fa così voglia di distruggerla. Quando mai col microonde? Invece col cellulare… eh?