OK BOOMER #2398472

Nella prima puntata di FIX di/con Jimmy Carr, una delle comiche fa una battuta il cui contenuto allude al fatto che sarebbe un sollievo trovare “finalmente di nuovo” uomini che si tengono i loro pensieri. Ora per me che sono del 1974 tutto questo andirivieni di non-va-mai-bene-un-cazzo ha davvero rotto i coglioni. Per decenni su decenni non ho fatto altro che sentire donne lamentarsi del fatto che gli uomini non dicono ciò che pensano, gli trapano la minchia chiedendoglielo, quando glielo dicono non ci credono e insistono.

Ora, cristodiddio, se ne trovi che condividono il loro pensiero, non ti va più bene? Ma checcazzovolete?

Se uno vuole “solo chiavarti” e si tiene i pensieri non va bene, se condivide i pensieri e non ti si butta in culo non va bene. Chiaramente la via di mezzo, certo. Ma non vedo mai alludere a questa via di mezzo.

Il fatto però che le vere conversazioni, che il dialogo di persona lo faranno solo “i vecchi” l’ho sentito dire a chiare lettere proprio da Jim Carr. E questo mi lascia secco. Io vivo in un paesetto del merdaviglioso nordest Italiano, ma cazzo Jim Carr no, è Inglese, vive e frequenta città e bellagggente.

OK BOOMER. Vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaabene.

Benestock, lo stock benestante detta il politically-correct occidentale

La sensibilità di un mercato di ricchi ha influenza su ciò che viene prodotto, da Naomi Klein ad oggi almeno un soffio di consapevolezza è stato portato all’attenzione di chiunque. Molto probabilmente vogliamo toglierci da sotto il naso la puzza della merda che serve per produrre la roba che vogliamo, più che smettere di produrre la merda assieme alla cioccolata. Muore gente? La gente sta di merda per fare quello che vogliamo nel modo in cui lo vogliamo? Lontano dagli occhi. Ok. Ma quando la merda si ritorce contro di noi è interessante osservare il fenomeno. Come produttore di immagini ad un certo punto i dati di vendita, che certamente non sono tantissimi rispetto a quelli che ha l’agenzia nei confronti del fotografo, sono in ogni caso parecchi e sufficienti per fare certi ragionamenti. Ti chiedi “come mai non vendo qui?” guardando sulla mappa geografica. Una parte delle domande è commercialmente sensata: perché in Russia vendo meno? Perché in Finlandia/Scandinavia/Danimarca vendo meno? Queste domande possono avere un senso, se confrontate con centro Europa, Usa/UK/Australia. Certamente anche la Cina mi interessa, ma fino ad un certo punto e la risposta che mi do forse dovrebbe risolvere anche quella con la Russia: non credo ci sia modo di far rispettare e controllare gli interessi del CopyRight. Non ha molto senso in un paese capitalista dittatoriale, ma forse si: il diritto è solo quello dell’impero, gli altri devono battersela con la forza, che in Cina di certo non è alla portata del diritto e quindi del singolo.

Ma il resto? Googlo “mappa della ricchezza nel mondo” e ovviamente la risposta è: il mio mercato è quello dei paesi ricchi, che se la passano proprio bene.

Quindi la loro sensibilità si rivolge a sé stessi: la bellezza delle persone, la diversità e l’inclusività, tutte le istanze più libertarie arrivano perché la massa ha potere d’acquisto tale da dire “se non mi tratti come si deve non avrai i miei soldi”. Posso considerarlo totalmente un disvalore? In fondo è una faccia dell’economia di mercato che democratizza: quando entro nella maggioranza posso farmi sentire. Certo è una democrazia a pagamento, non ci sono dubbi. Il mondo che mi viene chiesto di rappresentare, sempre in versione ripulita, è comunque il riflesso di una sensibilità che non necessariamente rappresenta il vero, ma rappresenta qualcosa che questa gente vuole per sé stessa, il mondo che desidera rappresentato al meglio per sé, che li attira, che li fa sentire meglio.

Non vedrò certamente la vita quotidiana degli stati del continente africano: non ci sono acquirenti interessati in Africa, a vedere rappresentati sé stessi al meglio: non possono proprio permettersi di fare promozione di qualcosa del proprio mondo indirizzata al proprio mondo. Quello che rappresenteremo, quindi, sarà sempre la visione di chi ha i soldi: il lato turistico, folkloristico, colorato e fico. Non che non lo sia, ma di certo non saremo interessati a vedere una classe di scuola vera o idealizzata ma esistente almeno in un caso, che so… in un paese *stan. La sensibilità di chi ha i soldi per comprare richiede la rappresentazione di un mondo visto con quegli occhi. E ora va di moda il più politicamente corretto possibile. Qualche ciccia di più, qualche difetto (ma figo) qua e la, un po’ meno conformità tra le morfologie … una mescolanza multietnica che figurati se esiste davvero in quei termini, generi reali o percepiti che si incrociano in tutti i modi sposandosi, anche se la gente non si sposa o divorzia più di quel che si sposa. Ma che nelle menti dei benestanti acquirenti esiste, è un po’ più a portata di ieri ed è nei loro desideri. E quindi noi vi diamo la merda che volete mangiare.

Se ami qualcuno non cerchi qualcun altro – stronzata.

Gli assolutismi da cioccolatino non mi piacciono, ma quante volte, nelle cose più importanti della vita, le relazioni, ci si ispira a degli “ipse dixit” in cui l’ipse in questione non è che una enfatica voce di una serie televisiva? “Quando ami qualcuno non cerchi qualcun altro” o “non hai bisogno di nessun altro”. O “L’amore è per sempre”, o il suo contrario “niente dura per sempre”. Sempre, mai. Tutto è diverso, tutto è possibile. Altrimenti non avreste amiche, amici, gente a cui dite i fatti vostri che non è il/la vostro/a partner. Molti considerano intimità la visione dei genitali altrui, più o meno. So che è brutale, ma intimo è davvero ciò che sta dentro, e a quanto ne so, come specie, i nostri genitali sono esterni: è solo un costrutto convenzionale quello di coprire ciò che ci fa vergogna, freddo permettendo. C’è da chiedersi più il perché ci debba far vergogna. Se è brutto a vedersi, magari vi sarò grato di esservi coperti. E voi siate grati a me.

love

Quello che invece c’è DENTRO di noi, che è davvero intimo, quello si che è da custodire gelosamente, da non dare in giro “ma non dirlo a nessuno”. TU non devi dirlo a nessuno: l’ho detto a te, tu l’hai detto a me. E basta, a nessun altro. I miei amici, le tue amiche. Chi sono? Mostra la patata su youtube, se è bella gradiremo, e io mi denuderò in piazza, se è gradito bene, se no giratevi. Ma quello che io ti ho consegnato, il mio sentimento, la mia fragilità, il mio difetto, un momento della nostra vita, solo nostro: quello è intimo, quello non è esteriore, quello è davvero qualcosa che non puoi strapparmi: posso solo dischiudermi a te.

Tutti abbiamo bisogno di qualcun altro per mille motivi. Perché nessuno di noi è “tutto”. Continuare ad avere aspettative erronee su singoli esseri umani poi, come ogni aspettativa disattesa – perché siamo umani e reali, non idealizzazioni – genera delusione. Semplicemente potremmo avere interessi non condivisi con la persona con cui ci sentiamo bene per tantissime altre cose. Magari abbiamo con questa mille interessi, ma altri mille no. E sono importanti. Alcune persone dicono “non volevi una morosa, volevi un amico maschio”. Ma la stessa cosa vale a sessi inversi. In parte vorreste dei voi stessi che però sono indubitabilmente meno pigri.

Però dai, non diciamo stronzate da filmdammoOore. Perché l’amore è più complicato, il sesso, le relazioni, tutto questo è molto più sfaccettato e soggetto a gusti e personalità. Costruire le aspettative sulle favole romantiche rende la normalità dell’essere umani qualcosa di degradato. Ma non è vero. Non c’è nessuna degradazione: quella è la realtà. La realtà è spesso pratica, ti costringe. I soldi, il lavoro, la salute, le relazioni familiari, le pressioni sociali e l’opportunismo ad esse collegato.

Tu stesso/a non hai e non sei tutto quello che vorresti. E come puoi aspettarti che lo sia qualcun altro in relazione con te? Come mai vai dal panettiere invece che dal meccanico? Come mai parli con una certa tua amica e non con l’altra? E come mai con tua madre e non tuo padre, tuo fratello e non tua sorella? Perché semplicemente le situazioni e le persone sono varie. Devi vedere quello che c’è e poi decidere di volta in volta. E ognuno può essere in un modo oggi ed in un altro domani. Magari lo conosci meglio e vedi come sia quel “vero lui” o “vera lei”. La frequentazione, la ripetizione, la reazione e gli eventi difficili. Qualcuno ci piace tanto e altrettanto non ci piace. Vogliamo forse far finta che quella parte che non ci piace non esista?

Alla prossima.

Adesivi e cotillon, 2021

Interessante come qualsiasi forma merdosa di “contenuto divertente” poi in mano alla gente davvero creativa diventi – effettivamente – divertente. Un sacco di adesivi di merda, oppure modi orrendi di appiccicare in modo kitsch assieme stili completamente differenti di arti visive sono diventati interi universi “stilistici” o comunicativi di una generazione che si comprende, si esprime e si trasferisce informazioni e sensazioni, emozioni. Creazioni originali divertenti, significative, coinvolgenti e a supporto di contenuti sensati, storie che hanno una trama e uno svolgimento niente affatto banale, sono supportati da stili che forse, a volte, o anche in tanti casi, sono frutto di errore, incapacità di usare, imparare… e si sono trasformate in altro. Altro che funziona, che è un nuovo stile, che addirittura inizia a darsi una struttura e dire “si fa così”: è diventato regola in un suo piccolo recinto. Soprattutto si sono trasformate attraverso l’intervento combinato di migliaia di persone in tempi brevissimi. La generazione Z forse fa questo in un modo che toglie loro qualcosa ma sicuramente crea qualcos’altro.

Non dobbiamo per forza abbracciare tutto. Nemmeno siamo obbligati a comprendere tutto.

Però questo momento storico, nel cosiddetto occidente civilizzato, è caratterizzato da manifestazioni che riguardano l’espressione e la comunicazione che hanno tratti legatissimi alle contrapposizioni, che potrebbero essere mescolanze, all’accettare e rifiutare, al comprendere e voler essere compresi.

Continue reading →

E forzaitaaaaaaaaaaaa (eh?)

Eh si.

Ora no mi ricordo più se ve l’ho detto o non ve l’ho detto. Riassumo: stavo andando a cercare un assicuratore o delle pompe funebri per capire come fare ad assicurarsi di aver messo al sicuro i soldi per morire senza rompere i coglioni agli altri, senza dar loro spese, fastidi, pensieri. Decidere tutto, mettere via i soldi perché sia fattibile, trovare qualcuno che se ne incarichi per lavoro.

Arrivo da uno che sono anni che vedo dove ho lo studio e ci beviamo dei caffè. Per me era un assicuratore, questo sapevo io. Seduto da lui scopro che non è che una piccola parte delle sue attività. Ma esco con un’offerta di lavoro. Per di più con l’offerta di essere assunto con un contratto, visto che non intendo aprire la partita IVA. “vabbé” è stata la mia risposta.

Verso sera mi aveva chiamato – io pensavo “ok ora mi dirà che ha bevuto e che scherzava” – e mi aveva chiesto se potevo occuparmi di una campagna elettorale. Io “beh si, ok”.

Continue reading →