Testamento e curriculum: quando scriverli

Voglio testimoniare che durante la serata del 23 febbraio 2022 uscendo per la consueta “cena del mercoledì” col mio amico ex collega C, mi sono sentito “strano” mentalmente. MI sembrava che le parole non mi venissero rapidamente alla mente, ma non come nel mio consueto modo (non amo memorizzare molto, ma solo alcune parti necessarie a recuperare altre informazioni) … bensì proprio due passaggi brevi, una parola ed il suo significato, nomi propri. Mi sono dunque preoccupato perché non ho messo giù nella forma definitiva che vorrei il mio testamento olografo. Ne ho fatta una forma rapidissima di cui ho dato notizia a B nel “quaderno della casa”. Ma quello che tengo in word come traccia per poi trascriverlo come olografo completo, quello non l’ho mai completato. Oggi, sentendo che forse la testa se ne va affanculo, mi sono sentito manchevole in questo.

Credo sia il caso di tenere sempre aggiornate alcune cose.

Il curriculum è una: lo devi aggiornare quando sei di buon umore e le cose vanno bene: cioè quando non ne hai affatto bisogno.

Il testamento … beh mi pare vada fatto circa allo stesso modo.

Il problema è che il testamento olografo va fatto secondo determinate regole e una è appunto che… dev’essere olografo. Scritto di tuo pugno, a manina. Quindi io tengo il mio in word perché non scrivo a penna volentieri dai primi anni ’90. Ho sempre scritto più volentieri col computer. Ad un certo punto però quando copre decentemente tutte le parti che mi interessano maggiormente sarà il caso di metterlo giù.

E’ una gran palla di rottura perché mica è corto. Manutenzione in word, si fa relativamente presto. Quello a mano andrà riscritto. Solo che oggi ho sentito, mentre ero a cena con C, che i concetti mi sfuggivano, che c’era qualcosa che non andava. Alcune parole non avevano significato come quando le ripeti millanta volte. Io sono solito fare discorsi con mille parentesi e poi recuperarli… ma era impossibile.

Nota del periodo: sto uscendo da questo lunedì con MD , un ragazzo che ho visto crescere, perché è in piena depressione e non sta andando avanti con la tesi di dottorato. Allora gli ho dato appuntamento colazione ogni-giorno alle 10. Cosa che diventa abbastanza dura anche per me, ma anche utile allo stesso modo. Vale la pena che lui si tiri su. Lui ha speranza, ha materiale, è brillante, ha studiato seriamente ed ha assaggiato seriamente mondi in cui si fanno discrete somme di soldoni. In un modo o nell’altro può uscirne piuttosto bene. Mentre io devo solo ripagare M e poi morire: ogni altra cosa in più sarà un dono.

Lui è bravo perché si fa seguire dalla psic ed era uno che non ci credeva affatto.

Ronin-S continua a ruotare [risolto]

Tratto da QUI. Avete un Ronin-S, lo avete bilanciato perfettamente, finalmente ne siete sicuri, riuscireste a bilanciare anche un gatto. Eppure una volta finito il bilanciamento il ronin con la camera, appoggiato, fermo, inizia a ruotare sul motore pan/spin piano piano, generalmente in senso antiorario, all’infinito. Fatte le calibrazioni automatiche, resettato tutto, imprecati tutti i santi di tutte le religioni. Rifatta la calibrazione, con e senza balsfemia. Aggiornato il software dell’app, fatto login, logout, provato a vedere se c’era un nuovo firmware, fatto il refresh, il reset, e ripetuto tutte le combinazioni. Iniziato a pensare che possa essere una ottima idea usare ronin+camera come il martello di Thor su varie cose. Ricordato il prezzo di tutto e desistito. Niente.

Dunque?

Il tastino che si preme con l’indice, sull’impugnatura, quello per riportarlo alla posizione base oppure (se premuto tre volte e non disabilitato) per andare in posizione “selfie” si chiama trigger. Saputo questo ecco a voi la soluzione!

LA SOLUZIONE

Premere 4 volte il trigger tenendolo premuto sulla quarta pressione. A questo punto le tre lucine che segnalano quale user mode state usando, iniziano a lampeggiare simultaneamente in verde: muovete il joystick un po’ dappertutto e quando avete fatto ripetete la sequenza con il trigger: click, click, click, click-tenendo premuto. Risolto.

Questa cosa che avete fatto si chiama “calibrazione del joystick”. Evviva 😀

catene di donne (52ma puntata)

Mamma, donna, ragazza nei casini. Ha sentito il grido di un’altra giovane donna. Mi chiede “sei sicuro che ignorare gli altri non faccia male a te ?”. Vero. Verissimo. E poi i dubbi non sono sciolti, ma accantonati, no?

Il danno è ragionare da ex. Bisogna ragionare da essere umano. Da uomo. Pure da padre e da zio, quel ruolo che in parte lei mi ha assegnato. E nei modi che la sua età le concede.

Le seghe mentali sono seghe: si fanno da soli.

I ragionamenti, le discussioni, includono altre menti, altri cervelli, altri dubbi. Grazie. Così attraverso un maschio (non voglio dire un uomo, sono un uomo? sono un fantoccio, un manichino che tenta ti stare dritto contro la bufera) una ragazza ne aiuta un’altra. Tende una mano, fa una carezza sulla testa di una figlia che altri non riescono a curare bene.

Se non si spezza, questo anello debole che sono io, è comunque un anello: una mano di una donna è stata tesa ad un’altra. Un piccolo pensiero. Una gocciolina. E’ servito. Grazie.

Non sono io che sarà più felice, ma almeno sarò meno infelice per un’altra ragazza persa. E non sono un prete. Non è la quantità di cazzo che una si infila a renderla persa. Ma il modo, il motivo, quello che le resta dopo.

Ancora una volta sono strumento, osservatore di vite.

in prigione a pagamento

la cella

Quando sentiamo le condizioni difficili di qualcuno è spesso facile lasciarsi prendere dal vedere soluzioni (e aprire la maledetta bocca) che pensiamo che quel poveraccio o poveraccia non abbia già pensato di percorrere. E’ anche vero che spesso lo facciamo ma ci accorgiamo che quello o quella non vogliono percorrere queste strade. Per questo ci capita di pensare quelle cose anche di chi in effetti non è svogliato, pigro o viziato.

Mio fratello ha fatto tanti sbagli, ma alcune cose che gli sono capitate sono capitate a tanti altri, non sono sbagli, sono semplicemente affari che non vanno bene, lavoro che svanisce, soldi che non ci sono più. Ora si trova a vivere con i miei genitori anziani e fa un lavoro da guardiano notturno che, a quanto dice, è peggio di quanto non fosse fare il casellante in autostrada un tempo. Non deve fare granché: e questa non è una buona cosa. Non vede nessuno, assolutamente nessuno, è completamente solo in guardiola, non ha la TV, non c’è connessione ad internet; ovvio che deve buttare un occhio alle telecamere, tanto quanto è ovvio che un sensore di movimento e un controllo remoto sarebbero una buona soluzione, visto che lui non è nemmeno armato. Continue reading →

Nuovo appello al SINDACO: ASSISTENZA PSICOLOGICA

Ricordiamolo: siamo uno Stato e si vede in particolar modo quando le multinazioanali o le traditrici statali vanno a far lavorare gli schiavi all’estero: rimaniamo noi che siamo i Cittadini di uno Stato: quelli che non dicono “vivo in questa casa” ma poi non pagano affitto e riscaldamento, quelli che ci stanno sempre, che se magari il pavimento del soggiorno lo sistemassimo non sarebbe male, perché in fondo è casa nostra, no?

Ecco, magari avevamo avuto l’impressione che le aziende avessero preso il posto delle nazioni. Ma dato che le aziende chiudono, falliscono, scappano quando non hanno interesse, resta da ricordare che chi rimane nel Paese sono i cittadini. E lo Stato e tutte le sue ramificazioni (comuni, provincie, enti, istituzioni…) sono le strutture che lo costituiscono: siamo noi stessi.

E fin qui lo sapete.

Bene: lo ripeto, perché non è la prima volta che lo dico, ma questa volta voglio indirizzare l’appello alle amministrazioni comunali e alle ULSS (ma più ai Comuni) : molti dei vostri concittadini non sono barboni ai lati della strada. Ma sono invisibili. Hanno perso o stanno per perdere il lavoro, sono invisibili per mille motivi ma spesso perché un rimasuglio di dignità ha generato un pudore che genera un senso di vergogna: si NASCONDONO IN CASA, molti sono depressi ultraquarantenni e più. Se è pur vero che il nucleo familiare, la famiglia, i familiari e i parenti sono tutto ciò che ci tiene in piedi e ci appoggia (ma non direi che sia così per tutti) , è vero che spesso queste famiglie si ritrovano con un fantasma in casa, depresso, distrutto, ansioso, annichilito dalla vita e di solito circondato sì – se va bene – da amore e compresione, ma anche da persone che non sanno trattare con un disagio psichico vero, che non hanno che rimedi validi per una persona “sana” che è solo un po’ triste.

Un esempio per capirci: una frase tipica è “pensa a quelli che stanno peggio! Guarda il Gianni Fargugliati che ha solo un piede, gli manca una palla ed è cieco dalla nascita… eppure è campione di scalata di specchi unti! Pensa lui! Lui si che potrebbe lamentarsi, mica tu! Dai, tirati su, non vedi che fortunato ad avere noi e un tetto sulla testa?”

Ecco, questo messaggio per una persona in difficoltà che già non ha più stima di sé significa solo “vedi che persino i subnormali ce la fanno? Sei una merda!” E basta. La parte che – con tutta la buona volontà – vorrebbe essere di sprone ed incoraggiamento, proprio come lo sprone, non fa che ferire.

Un’amminsitrazione comunale che non sia miope sullo stato psichico dei suoi concittadini in crisi se ne rende conto e vuol fare qualcosa. Cosa? Corsi gratuiti, supporto gratuito, accesso gratuito in vari modi (di gruppo o privati!) a supporto PSICOLOGICO, psichiatrico, gruppi di aiuto, corsi di autostima … qualcosa che ti tiri su davvero, che ti dia una mano, che aiuti le persone che si sentono (anche se non sono) sole a rialzarsi… perché la depressione, l’ansia, il panico, il magone e questa tristezza senza speranze sono un buco nero che trascina volentieri dentro anche altre persone: è contagiosa e non va ignorata, non si deve scappare.

C’è chi ha bisogno di mangiare, chi di scaldarsi, chi di riacquistare saldamente fiducia in sé stessa/o. Abbiamo deciso che il tentativo di porre fine alla propria vita è reato, che non si fa, che è una cosa brutta, che amiamo la vita “a prescindere”. Bene, dimostriamolo: a condannare chi non ce la fa più e se ne andrebbe siamo pronti. Ok, va bene. Allora a favorire la positività (non quella da schizzati ottimisti ideologici) , l’autostima eccetera, chi ci si mette con i propri soldini e l’organizzazione? Con personale qualificato, serio, con percentuali di successo comprovate?

SINDACO!!!!! Dico a te!!!!!

Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare

Frase di Manzoniana memoria, pronunciata dal pavido Don Abbondio, divenuto per questa triste caratteristica, esemplare.

Eppure le indicazioni di tanti benpensanti, ottimisti, volitivi, religiosi e coraggiosi… più o meno, ricondotte al succo di ciò che contengono, dicono “eh, non devi avere paura”, “devi essere coraggioso”, “devi fare quello di cui hai paura” … eccetera, ovverosia cose tanto sensate quanto ciò a cui si rivolgono… ovvero che se uno ha paura, ha paura e basta.

Dir loro “ma non devi averne” non cambierà le cose. Le persone sono lasciate sole ad affrontare il cambiamento da ciò che conoscono a ciò che non conoscono. Chi non fa altro che dire “questa è la vita, o mangi ‘sta minestra o salti la finestra” non sta risolvendo il problema di chi ha paura… non ha la ricetta, non sta aiutando in alcun modo. Si trova nella condizione di chi la cosa l’ha già risolta, non ce l’ha (ora), o non ce l’ha forse mai avuta… se ce l’avesse (ora) davvero non la saprebbe affrontare, perché la vera paura è quella che queste persone non riescono ad affrontare: nel momento in cui ci riuscissero, la condizione non sarebbe più quella descritta. Sembra cervellotico, sembra insensato. Cercate di rileggere e capire: quella paura che non si risolve, quel terrore, quella condizione. Una volta risolta non c’è più, non è più conoscibile, forse non è mai stata quella comprensibile, dunque.

E allora? E allora è chi mostra la via con l’esempio che scioglie le paure, che contribuisce … se il coraggioso apre la pista ma lascia chiaramente vedere che il possibile era possibile ed in che modo, alcuni paurosi saranno tali forse per meno tempo e tanti semplicemente lo saranno meno. Qualcuno starà dicendo che “è troppo facile” che “si, questi vogliono la pappa pronta” eccetera. Ma si, avete ragione. Questo tipo di persona, quella che risponde così, non è il destinatario di questo testo. Continue reading →

“Errore di chiusura produttore dati” in NERO

Non trovo grandi feedback per quanto riguarda questo errore che mi si presenta in Nero Express Essentials 9 (tutto legale, onesto, originale, quindi no soluzioni “aumma”) …  ecco alcuni dati:

Errore di chiusura produttore dati (Error closing data producer)
verifica dati fallita (Data verification failed)
Nero Version: 9.4.27.100
Internal Version: 9, 4, 27, 100
(Nero Express)
su Win 7 64 bit

Qualche esperienza in merito da condividere? Me potete aiutà? Se potemo aiutà? E lasciare segno di questa soluzione per i posteri?