Video Volant

Attorno al 2003 ho notato uno dei primi cali di qualità di informazione di gruppo, dialogo. Usenet veniva pian pianino svuotata dalle persone che sapevano le cose, che si stavano rompendo i coglioni per la scarsa o poca moderazione contemporanea all’invasione di tante persone che avrebbero avuto bisogno e voglia di sapere, ma che contemporaneamente non erano abituate ad un certo modo di esistere in comunità.

I forum inoltre prendevano piede alla grandissima.

I social hanno ulteriormente svuotato moltissimi spazi di discussione e scambio di informazioni: gruppi facebook, video su youtube e probabilmente molto telegram e simili hanno preso il posto di tanta informazione scritta. Scritta però significa ricercabile. Oggi quindi è paradossalmente più difficile trovare informazioni tecniche che ieri trovavano ampio spazio ad ogni microscopica variazione. Centinaia di persone lavoravano e provavano, si confrontavano, progredivano e tutto trovava un unico spazio mentre ora le cose sono disperse non solo in vari luoghi, ma in vari cosiddetti “canali” e medium.

Se non ascolti tutto un podcast non saprai quella cosa.

Se non guardi tutto il video non saprai quella cosa.

Se non sai che esiste quel gruppo su facebook non troverai niente con google: è un recinto chiuso, non è il world wide web, ma una parte con accesso ed autenticazione.

vediamo se ce l’ha fatta

Incontro le persone in un momento di svolta. Ho esperienza, quella della vita, tutto qua, niente di più.

Quando non li vedo più, dunque, magari osservando (come dicono i gggggggggggiovani “stalkerado” – cosa orrenda, vista la natura originale dello stalking) qualche info nei profili social e la direzione che potrebbero aver preso con scuola ed università, se sono passati alcuni anni, mi chiedo sempre con un cero cinismo, “vediamo se ce l’ha fatta”.

Il nodo è praticamente tutto li. Ce la fai? Vai avanti, ti blocchi, ti incastri, prendi la via del fosso che scavi per sempre oppure sei appoggiato al pratino del giardino?

Tra i 18 e i 20 prendi la rincorsa, tra i 20 e i 30 hai fatto praticamente la tua scelta, le jeux son fait. Tutti i fallimenti e ripartenze non saranno mai come quel periodo. Ci sono cose che non torneranno mai, non per la maggior parte della gente. I segnali ci sono tutti per capirlo senza che sia ora, ma è davvero difficile.

Tra i 20 e i 30. Il resto è rifare il letto fino a quello di morte.

“non to tempo”

Tra il 1995 e il 1998 suonavo mediamente in due gruppi il basso elettrico o la tastiera. Faccio fatica oggi a dare credito ai ragazzi/e che dicono di non avere tempo ed essere troppo impegnati. Io posso essere stato un pessimo studente, ma M, F e C non lo erano affatto. Due sono laureati e con dottorati, ingegneri informatici, C che non si è laureato è semplicemente incastrato in un loop mentale da quando i suoi sono morti e ha deciso di non laurearsi a un millimetro dalla laurea. Ma non era perché non aveva tempo. Facevamo le prove, componevamo a casa, provavamo perché nessuno ha fatto il conservatorio: serve tempo, prove ed errori, collaborazione, provare e riprovare. Io lavoravo, loro studiavano all’università. Si usciva nei fine settimana e anche dopo le prove. Chi aveva e chi non aveva la morosa a seconda del periodo. Ma le cose le volevamo fare, quindi trovavamo il tempo per farle. Con un gruppo abbiamo fatto un disco in studio. Come mai non ci suonai più non ha praticamente niente a che fare con il tempo: certo, ci ho messo del ragionamento anche con il tempo, ma tutto mediato dalla insoddisfazione: con quelli del CD odiavo la musica ma amavo loro, mi stavano simpatici e semplicemente mi rendevo conto che non volevo farmi il sangue amaro, con gente che mi stava simpatica, per motivi musicali. Volevo sempre andare a bere e mangiare qualcosa con loro DOPO le prove. Quindi visto che stavo iniziando a convivere, la soddisfazione di quel gruppo non valeva il tempo tolto allo stare con lei. Ma se lo avesse valso, avrei fatto cose, come le faceva lei: era il motivo principale per cui se n’era andata ad abitare da sola.
Con l’altro gruppo i gusti musicali e le divergenze erano forza e motivo di rottura: per tutti eravamo troppo diversi e la cosa non durò, ma io sono convinto fosse la nostra forza, anche se ci si poteva innervosire. È talmente vero che a distanza di vent’anni se faccio sentire i pezzi, la gente che amò gli anni 90 dice sempre “hey!” come a dire “ma questa non è merda!” anche se il suono è da demo. E infatti voglio che la cosa mi sopravviva, è un obiettivo preciso.
Il terzo gruppo mi buttò fuori: eravamo troppo diversi: io amavo loro ma loro non amavano me… sostanzialmente ero troppo poco integrato, per loro potevo fare bene per i cazzi mia. Al di là delle mie brutte storie, come è chiaro se leggi, non si tratta affatto di non avere tempo: tutti trovavamo il tempo, correvamo a destra e manca, con macchine usate, pochi soldi, i primi mutui e con mezzo piede in case di genitori che sono molti diversi da quelli che oggi ti lasciano scopare a casa come se fosse normale. Avevo tre gruppi, non uno. Andavo a corsi di illustrazione. Tutto MENTRE lavoravo e avevo la morosa, anzi, due le ho trovate lì e una andando proprio a suonare, così, in stazione.
G ha la mia stessa età e va ad ogni mostra possibile, scopa in giro, si organizza le scopate in hotel, ed è sul pezzo lavorativamente, tantissimo: è una che scala e viene riconosciuta in un mondo di uomini per il suo valore, quindi doppia energia lavorativamente. Eppure il suo tempo se lo trova. Più che palestra fa body-building… quindi “non ho tempo” e “che ansia” … maddeché?

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bambini capricciosi che crescono altri bambini capricciosi

Bambini idioti per colpa di genitori viziati, stupidi, testardi e vittime di un mondo di populismi, social-stronzate, fake, falsità scientifiche. Disadattati alla socialità.

Disadattato sono anche io eh. Ma distinguo in questo modo: io ho avuto tutte le istruzioni per essere inserito nella società, tutte le istruzioni e le informazioni relative alla cultura, scienza, conoscenza fondate su esperienze, errori e verifiche di chi ha fatto parecchio i compiti a casa su altri compiti a casa su altri compiti a casa su qualche secolo precedente. Non devo fare molti passi per sapere come mai l’aria esiste anche se non la vedo mentre non ho la stessa possibilità con Dio. Non ho grosse difficoltà nell’ottenere buone, solide, sensate informazioni sulla reale forma del pianeta. Ho diverse fonti, persino non concordanti ma tutte sensate e migliori di “secondo me” relative a quali errori non commettere nella crescita di una persona di piccole dimensioni e di giovane età. Disadattato o asociale io lo sono comprendendo quello che sto facendo. Se dovessi essere responsabile di un piccolo essere umano potrei affidarmi ad esperienze di persone migliori di me, demandare la scelta di essere una pessima persona a colui o colei che crescerà. Nel frattempo potrei dargli tutti gli strumenti per essere in salute psichica, fisica e culturale decente. Sei sempre in tempo per degenerare.

Ho visto invece bambini non vaccinati, isolati culturalmente e socialmente, inadatti all’home-schooling che pure volevano impartirgli, allevati da genitori ignoranti e testardamente viziati, adolescenti eterni nel modo di affrontare la crisi o la realtà della vita, spesso economica e di interazione con la società. Il confronto, il dialogo e il ragionamento non sono contemplati. Esiste piantare il muso, abbandonare la conversazione o il contrasto, urlare (finché qualcuno non urla di più e allora non saper che fare), lamentarsi sempre e solo degli altri.

Una persona così, che ne cresce un’altra così cosa gli insegnerà?

Io non sono cresciuto. Sono ancora un bambino e un adolescente, in molte cose. Ma so come deve e può essere un adulto: posso presentare queste alternative pur non fornendo un esempio di vita in prima persona. Le conosco, le comprendo a fondo, posso spiegarne le dinamiche e i vantaggi. Conosco moltissime delle regole che violo, non lo faccio perché non so.

Si dice spesso che ai figli mancano i genitori. Ma spesso, magari attraverso l’emotività, almeno il “buco” di non stare con i propri figli viene tappato abbastanza. L’amore, l’affetto. Il vuoto è educativo.

Violenza per noia, crescente. Baby gang in aumento. Dovrebbero essere a studiare o in altri luoghi a fare qualcosa di costruttivo. Invece si annoiano. E distruggono per noia.

Mi interesserebbe capire come mai l’istinto di riempire il tempo dev’essere qualcosa di negativo. Come dire che lasciati a noi stessi produciamo danno. Mi pare strano. Io lasciato a me stesso magari mi sento solo. Ma se sono abbastanza felice è quasi sicuro che mi interesserò a qualcosa. Cercherò conoscenza nelle cose, creazione di qualcosa, relazioni e rapporti positivi con gli altri. Comunicazione.

Questo posto, ad esempio, non posso dire che costruisca. Ma non distrugge, non reca danno a nessuno, credo.

d’istruzione

Di ogni male sociale di questi tempi mi viene sempre da dire, quando qualcuno non lo dice all’aria, lo chiede e mi guarda in faccia (“qual è il motivo?”) che è sempre e solo colpa, merito, causa dell’educazione. Spesso questo, detto così e basta, lascia ampio spazio ad offendersi, a stizzirsi, ad una interpretazione assoluta e totale senza parlare di quanto tutto questo sia complesso.

Eppure per me, ogni volta, tutto si riconduce a come sia stata condotta l’educazione di ogni singolo essere umano, di questo in rapporto agli altri, di gruppi in rapporto ad altri gruppi. E questa educazione comprende talmente tante cose che quando dico “educazione” non voglio dire che, semplicemente, non ti hanno insegnato a comportarti. Educazione è cultura, stimolo, rispetto, ragionamento, limiti, confronto, metodo, disciplina, rapporto con gli altri, capire sé, capire che esiste altro da sé, domandarsi, approfondire, essere curiosi, essere entusiasti, incaponirsi con qualche cosa, ricominciare. Educare: condurre fuori, credo, no? Condurre, in qualche modo (come conducere, quello del Dux) … prendere per mano e condurre un nuovo arrivato nella vita. E fare in modo che possa andare avanti da solo e senza paura. Nei limiti del possibile perché non siamo “progettati” per questo.

Tutto questo, mi pare, è stato distrutto. Gradualmente ma con una certa velocità. Corroso, arrugginito. La chiamavano la mollezza dei costumi quando sbagliavo a tradurre le frasi in latino. In parte il lassismo è complice. Un misto di pigrizia, ignoranza, paura. E della nostra sopravvivenza al paleolitico dice quel tale che lo sa 🙂

Siccome mi sono rotto la finisco qui, per oggi. Che comunque era un post programmato; ‘sta roba l’ho scritta mentre trasferivo dei files da un hard disk all’altro.

trasferire 12 mega in pochi secondi

Qui nel meraviglioso nordest di provincia inviare 12 mega senza pensarci troppo non è cosa comunissima per chi “se ne intende”. Come dire… per chi sa cosa sta facendo e lo sa da tanto tempo. Chi prima di mandare un file controlla quanto occupa o … come è diventato “quando pesa”. Ho ancora l’attenzione di usare wetransfer &co ogni volta che si supera un certo MEGAGGIO … una cortesia che non mi usa quasi nessuno, intasandomi in due secondi persino gmail se non faccio pulizia, oppure chiedendosi “MACOMEMAIcazzatecazzatecazzatecazzatecazzatecazzatecazzatecazzate?”

E quindi.

Mi stupisce sempre. Anche se ho scelto questa connessione perché aveva tanta banda in upload. Anche se è notte fonda e quindi va al massimo (20 Megabit in UPLOAD … ).

Questo, credo, significa vivere il progresso. Avere visto qualcosa che non andava bene e vederla andare bene, mentre sei vivo, mentre la usi … si fa notare. Io lo noto, perlomeno.

fonte di successo per giovani

Ogni settimana incontro giovani all’inizio del periodo che in futuro ogni uomo ricorderà come “quando avevo vent’anni”.

So bene che gli “intelligente ma non si applica” hanno mille possibilità: sono uno di loro invecchiato. Quello che però penso di poter dire ormai con vasta e ripetuta esperienza è che la determinazione e il no-fancazzismo sono presenti solo in ragazzi e ragazze che hanno sempre avuto un preciso interesse, il cosiddetto “pallino”. Anche se lo abbandoneranno, anche se non diventeranno nessuno in quella cosa: questo insegna ad utilizzare ogni istante libero per qualcosa che ti piace.

Che ti piaccia fare sesso è automatico, che ti piaccia piacere è anch’esso automatico. Ma se nel “fuori da te” trovi un “qualcosa” che ti interessa così tanto da dedicargli del tempo, della fatica, dell’impegno, dell’organizzazione nonappena sei fuori dall’obbligo … beh questa cosa plasma il tuo carattere. E’ fantastico se non ti è stata imposta ed eccezionale e non ti è stata nemmeno proposta dai tuoi genitori: significa che è un TUO interesse e tu lo porti avanti. Continue reading →

Sono un nativo digitale?

i ragazzi del computer

“i ragazzi del computer”, serie TV ’80

Nel 1980 io avevo sei anni. Ero appena in prima elementare. Non lo sapevo ma internet in qualche modo esisteva già. Ma a saperlo erano in pochissimi. Io iniziavo ad usare un Epson HX-20, in basic, con il meraviglioso spirito con cui ho imparato le cose che so fare meglio nella mia vita: per giocare.

Solo che con quel cazzo di coso non potevi giocare. Se volevi giocare ti dovevi fare i giochi. E ovviamente, come ogni cosa così nerd, i giochi finiscono per piacere solo a te, perché per muovere un fottuto puntino, che dovrebbe essere parte del gioco, facevi così fatica che alla fine la cosa divertente era solo il fatto di esserci riuscito. Certo, questo mi ha insegnato ad usare un computer: per usare un computer, un po’ di tempo fa, tu dovevi programmare. Se volevi un’applicazione (o un “programma applicativo” come usavano dire i nerd più vecchi di me) te la dovevi fare.

Tenete conto che circa 10 anni dopo i miei coetanei che facevano ragioneria, quando facevano la “sperimentale” mi davano una noia pazzesca perché imparavano a fare le quattro operazioni – e su carta. Pure allo scientifico i prof non sapevano un cazzo. Anche oggi, noto, parlando con ragazzi che fanno l’ITIS, non è che si muovano tanto le chiappe. I prof sono ancora arretrati rispetto a quanto c’è a disposizione. Non entro poi (ora) nel merito alla curiosità ZERO che hanno i ragazzi a cui viene regalata ogni conoscenza. Comunque ne ho preso uno da parte e mi sono fatto spiegare in circa 30 minuti un anno intero di programmazione c++, cosa che potreste trovare su HTML.IT credo nelle prime due pagine, gratis. Questo se, come facevamo noi, ti leggi tutto e provi.

Certo io ero sega, non un vero nerd. I veri nerd sanno. Hanno anche il cervello. Io ero un entusiasta, ma un mio compagno genietto stava già muovendo grafica su un commodore 64 della biblioteca. Vojo dì … noi altri sfigati andavamo con le cassettine comprate in edicola (in 6) a vedere se potevi caricare un gioco… lui no. Lui andava li, DIGITAVA un listato di un programma (eh si:  si dettava e si copiava, A MANO) e imparava e soprattutto capiva quello che copiava. Ci ho messo un bel po’ per capire alcune cose che avevo copiato da quei listati anni prima, pure io. Lui le capiva alle elementari.

Ad ogni modo il pc, una baracca IBM di quelle che sembrano un autoscontro dal rumore che fanno, è stato in camera mia per un po’. Lo scopo era sempre giocare. Ma non si riusciva così facilmente: dovevi sempre sapere qualcosa. E quel sapere era talmente vicino alla macchina da lavoro che avevi in mano, che un po’ per forza imparavi, se volevi usare quella roba. Imparavi il sistema operativo, imparavi cose per renderti più comoda, facile, migliore la vita con quelle baracche. Poi ne è arrivato un altro: un mio cugino lavorava in ASEM negli anni ’90 e quindi mio padre si è fatto fare un assemblato… io volevo sempre e solo riuscire a giocare … ma più di Tetris non passava il convento. Ad ogni modo anche solo per raggiungere un gioco o per far partire l’ambiente di sviluppo (LOL!) del GWBASIC dovevi sbatterti. Esistevano cose come Norton Commander (cose che oggi voi tutti fate cliccando su finestre e trascinando) … ma eri cosciente di cosa ti stesse facilitando. Di cosa c’era sotto.

Io comunque ad un certo punto ho avuto un M24 o un M240 … non mi ricordo, in camera. Un mio amico non lo voleva usare e me lo ha prestato. Io con quello ho imparato tantissimo. Ma la cosa che facevo di più era scrivere un diario personale. Programmavo, in parte, una cosa che scopro hanno fatto un casino di altre persone, ovverosia un editor di testo. Un database di altre cosette. E poi scrivevo, scrivevo, scrivevo.

Se non fosse entrato in scena Word io avrei cacato il cazzo a Windows. Non me ne fregava niente. Ma Word… beh word era un’altra storia. Quindi diciamo che scrivere da “nativo digitale” potrebbe anche essere stato un ruolo che ho anche ricoperto. Certo, come la sintassi della frase precedente testimonia, non significa un beneamato cazzo. Ma tant’è: usavo un word processor parecchio tempo fa e lo facevo per scrivere, per i fatti miei, non per lavoro. Mio padre lo usava ancora prima, quando io lo schifavo, perché a me piaceva la roba spartana, da programmatore: solo editor di testo puro. Ma Word… se non fosse esistito lo so, io oggi userei linux.

Ad un certo punto è arrivato mio fratello che mi ha detto che esistevano gli mp3. Ma senza internet che cazzo me ne poteva fregare degli mp3? Un MP3 occupava anche UN INTERO MEGA. E il mio hard disk precedente ne conteneva 20. Figuratevi. Da poco avevo un HD da un giga… ma per me i mega non erano bruscolini. Ovvio che oggi mi fa ridere vedere una micro-sd da 64 GIGA. Oppure che so… vedere come gira SimCity Buildit su un tablet di due anni fa … 3D in tempo reale per giocare … su un cellulare. Quando sembra che la fantascienza si sbagli … guardate Blade Runner … grandi tecnologie avanzatissime… e degrado. E’ corretto dai 🙂

Internet. Chiunque non abbia mai utilizzato un BBS con il TE-LE-FO-NO non ha idea di qualce cosa grandiosa possa essere internet. Nonappena è arrivato mio fratello che, per lavoro, scaricava i driver dell’autodesk direttamente dal canada spendendo UN CAZZO rispetto a quello che calcolavo io … ho iniziato a cercare di poter accedere. Cosa non proprio a portata di tutti ai tempi. Comunque sono stati i primissimi free-internet provider a generare tutta la rivoluzione vera e propria. Tiscali, Libero-Infostrada, TiN … con il loro CD con dentro internet-explorer-4 e altre amenità. A quel punto si che internet era accessibile a tutti.

Ma sono un nativo digitale? Non sono nato con il cellulare in mano. Ma ero li quando arrivava. Avevo due dei più usati cellulari pre-smartphone (si chiamano “feature-phone”) di sempre, entrambi usati. Ero li quando tutto quello che usiamo nasceva e lo provavo. Per me il 2.0 è una cazzata. E’ un nome appiccicato ad un traguardo immaginario. Ma va bene, è un concetto utile. Il filesharing … stessa cosa. Napster ha creato una rivoluzione straordinaria, ma chiunque abbia usato un BBS sa bene che tutto questo si faceva anche prima. E la pirateria d’oggi… sembra quella del 1999. Link diretti in HTTP.

Non so se sono un nativo digitale. Spesso mi sono chiesto se sono o meno un internet-addicted. Ma sono anche un figa-addicted, anche un aria-addicted, un pisciare-addicted. Sono cose che fanno parte della mia vita. E oggi, senza internet, non potrei svolgere il mio lavoro.