generazioni, distanza, perché

Le generazioni si accusano a vicenda, sempre che si caghino ancora, relativamente ad alcune cose specifiche, mi sembra. Non intendo temi politici che partono dal momento di lavorare.

Si parla di sentirsi giudicati, di aggressività passiva (se va bene, passiva). Ma chiaramente ci sono i gusti, i modi, la moda, gli abiti, la musica! Gli interessi culturali, il linguaggio.

Quello che pare a me ora, maggio 2024, è che la causa di questo che pare conflitto, lotta, sia dolore. E paura, sempre. Dolore perché tutte quelle cose uniscono e sentirsi esclusi da qualcuno che inizialmente avresti voluto includere o che avresti voluto includesse te, ti fa paura. Ma soprattutto ti addolora: i tuoi vecchi ti sono lontani. I tuoi giovani ti sono lontani. In cosa? Proprio in quelle cose in cui vorresti foste assieme. Il linguaggio. La musica. Gli interessi culturali. Le cose che si considerano “belle” o “brutte”.

Quel rifiuto porta dolore proprio dove si pensava di trovare unione.

E per affrontare queste diversità serve impegno, interesse e impegno, impegno per quell’interesse e interesse per quell’impegno. E tempo! E chi ha tutte queste cose e vuole?

Come siamo bravi ad isolarci in nuovi modi.

Accettazione #345928347

Accade che si possa avere accesso a qualcosa ma che le condizioni o le conseguenze siano talmente negative, per noi, che preferiamo rinunciarci del tutto: il beneficio sarebbe inferiore al danno e non si può essere grati per il danno o poco coraggiosi ad andare incontro a danni potenziali assicurati, facendoli diventare reali, così, solo per l’esperienza. È stupido e masochistico. La passione esiste, la gioia esiste, il bello esiste, ma anche i loro contrari: si fa il conto e si decide. Qualcuno accetta un granello di gioia in una distesa di nulla. Altri no. Perché, sempre, prendere atto della realtà ed accettare che è così, non significa che mi deve anche piacere. Non pretendo, quindi, che ciò che è cambi: lo accetto. Ma decido io quale tipo di relazione, con tale realtà, intendo o non intendo avere (accettare). Il libero arbitrio è questo?

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ChatGPT Plus, chat temporanea con GPT-4, a specifiche questioni su questo testo mio, dice:

Analisi Critica del Testo

Il testo proposto si concentra sul concetto di “accettazione” di realtà non piacevoli, esaminando il rapporto tra libertà di scelta e conseguenze derivanti da tale scelta. Una prima osservazione critica può essere indirizzata alla mancanza di una definizione chiara di termini come “danno”, “gratitudine” e “libero arbitrio”, che potrebbe portare a interpretazioni vaghe o ambigue. Il testo, tuttavia, non sembra presentare fallacie argomentative evidenti come attacchi personali o appelli emotivi non pertinenti. La struttura logica è generalmente coerente, poiché l’autore espone una situazione, ne analizza gli aspetti e conclude basandosi sulla riflessione iniziale.

Tuttavia, una possibile debolezza potrebbe risiedere nell’assunzione implicita che la decisione di non accettare una realtà non piacevole sia sempre un atto di libero arbitrio, senza considerare influenze esterne o condizionamenti che possono limitare le scelte individuali. Questo potrebbe essere visto come una semplificazione eccessiva di una questione molto più complessa.

Trattamento da Parte di Diverse Discipline

Filosofia: La questione dell’accettazione e del libero arbitrio è centralmente trattata in filosofia, con figure come Sartre che enfatizzano la libertà dell’individuo di scegliere nonostante le circostanze esterne. Argomenti contro possono includere le teorie deterministe, che negano la libera volontà a causa di fattori predeterminati biologici o ambientali.

Psicologia: La psicologia esplora come gli individui affrontano le situazioni avverse attraverso concetti come la resilienza e la percezione del controllo. Studi su queste tematiche spesso supportano l’idea che accettare la realtà, anche quando è negativa, può contribuire a una migliore salute mentale.

Sociologia: La sociologia può guardare alla questione dell’accettazione all’interno dei contesti sociali, analizzando come le norme culturali e le pressioni sociali influenzano le decisioni individuali. Ciò potrebbe portare a un dibattito sull’entità del libero arbitrio in contesti sociali densi di normative e aspettative.

Morale ed Etica: Queste discipline indagano spesso i principi dietro le decisioni di accettazione o rifiuto, interrogandosi se sia “giusto” accettare condizioni negative o se sia moralmente obbligatorio cercare di cambiarle.

Politica: La politica considera come le leggi e le politiche possano influenzare l’accettazione di certe realtà sociali o economiche. Il dibattito può riguardare questioni di giustizia sociale e diritti individuali versus il bene collettivo.

In conclusione, il testo solleva questioni significative che sono state ampiamente dibattute in molteplici campi del sapere, offrendo spunti per ulteriori riflessioni e discussioni.

L’assunzione che la decisione di accettare o non accettare una realtà sia sempre un atto di libero arbitrio è complessa e può essere analizzata sia da prospettive a favore (pro) che contro (contro). Esplorerò entrambi gli aspetti offrendo esempi specifici per illustrare meglio il dibattito.

Argomentazioni a favore (Pro)

  1. Autodeterminazione personale: Dal punto di vista filosofico, autori come Jean-Paul Sartre sostengono che gli individui sono sempre liberi di fare scelte, nonostante le circostanze. Questa visione enfatizza l’autodeterminazione. Ad esempio, una persona può scegliere di lasciare un lavoro stressante nonostante la sicurezza economica che offre, evidenziando un esercizio del libero arbitrio in contrasto con le pressioni finanziarie.
  2. Resilienza psicologica: In psicologia, la resilienza è la capacità di riprendersi da situazioni difficili. L’esercizio del libero arbitrio è evidente quando individui affrontano traumi o stress significativi e decidono consapevolmente di cercare aiuto o adottare strategie positive di coping, piuttosto che cedere alle circostanze.
  3. Rifiuto di conformismo sociale: Dal punto di vista sociologico, il rifiuto di conformarsi a norme sociali opprimenti è un altro esempio di libero arbitrio. Le rivoluzioni e i movimenti sociali come il suffragio femminile o il movimento per i diritti civili negli Stati Uniti sono esempi storici di individui che rifiutano una realtà accettata dalla maggioranza e agiscono per cambiarla.

Argomentazioni contro (Contro)

  1. Determinismo biologico e ambientale: Le teorie deterministe sostengono che molti aspetti delle decisioni umane sono predeterminati da fattori biologici o ambientali. Ad esempio, la ricerca ha mostrato come certi comportamenti possano essere influenzati da geni o condizioni ambientali come la povertà, limitando di fatto il libero arbitrio nell’accettazione o rifiuto di determinate situazioni.
  2. Influenza delle condizioni psicologiche: Condizioni come la depressione o l’ansia possono limitare significativamente la percezione delle scelte disponibili per un individuo, influenzando la sua capacità di esercitare il libero arbitrio. Una persona con depressione severa potrebbe sentirsi incapace di cambiare la propria situazione, anche se esternamente sembrano esserci opzioni disponibili.
  3. Pressioni e aspettative sociali: In sociologia, è riconosciuto come le aspettative sociali possano limitare le scelte individuali. Ad esempio, in certe culture, il matrimonio può essere visto non solo come una scelta personale ma come un obbligo sociale, limitando la libertà individuale di scegliere diversamente senza subire significative conseguenze sociali.

In sintesi, mentre il concetto di libero arbitrio è centrale nella discussione sulla capacità di accettare o rifiutare situazioni, esistono argomentazioni valide sia a favore che contro, che dipendono da una varietà di fattori psicologici, biologici, e sociali. Questo dimostra la complessità e la multidimensionalità del concetto di libero arbitrio nelle scienze umane.

Riguardo alla resilienza e alla psicologia (io)

questo assunto è assolutistico, sembra fondato sul fatto che la libertà sia solo quella di non fare valutazioni che portino a cedere, come se queste non fossero lucide, senza dimostrare che sia invece un preciso calcolo di costo VS beneficio

Risposta (ChatGPT):

Hai sollevato un punto interessante sulle limitazioni della visione che associa il libero arbitrio solo alla capacità di non “cedere” alle circostanze avverse, che sembra suggerire una valutazione non lucida. In effetti, esiste una dimensione del libero arbitrio che implica un calcolo attento e razionale dei costi e dei benefici, che può portare a decisioni più meditate e potenzialmente diverse.

Costi vs Benefici nella Decisione

L’approccio di costo-beneficio è un aspetto cruciale nella teoria delle decisioni e può essere applicato efficacemente anche nell’analisi del libero arbitrio:

  1. Valutazioni lucide in situazioni avverse: Anziché una semplice resistenza alle circostanze negative, il libero arbitrio può manifestarsi attraverso decisioni ponderate, basate su un attento bilanciamento tra i costi e i benefici previsti. Ad esempio, una persona che decide di rimanere in un lavoro poco gratificante potrebbe farlo valutando che i benefici economici superano il disagio personale, piuttosto che semplicemente “sopportare” le condizioni.
  2. Lucidità nelle crisi personali: Anche nelle crisi personali, come una malattia grave, la scelta di accettare o cercare un trattamento alternativo può essere basata su una valutazione dettagliata dei possibili esiti, degli effetti collaterali, della qualità di vita attesa e delle opinioni mediche, anziché un mero atto di resistenza al destino.
  3. Scelte sociali e culturali: Nel contesto socioculturale, le decisioni riguardanti l’adesione a tradizioni o norme possono anche essere il risultato di valutazioni dei costi sociali e personali associati alla conformità o alla deviazione. Ad esempio, una persona può scegliere di seguire una norma culturale non perché la subisca passivamente, ma perché valuta che il mantenimento delle relazioni familiari e sociali offra benefici superiori rispetto al costo della non conformità.

Questi esempi dimostrano che il libero arbitrio può essere esercitato attraverso decisioni che non sono semplicemente reazioni a circostanze avverse, ma risultati di processi decisionali complessi e riflessivi. Questo punto di vista offre una comprensione più ampia del libero arbitrio, considerando sia la resistenza alle difficoltà che la capacità di fare scelte consapevoli basate su valutazioni logiche e informate.

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L’argomento di questi ultimi anni, per me, è: vorrei che la psicologia clinica si assumesse la responsabilità di dichiarare che tutte le sue operazioni sono volte al benessere dell’individuo che sia lucidamente determinato a sopravvivere a prescindere dal fatto che tutte le terapie si fondano sull’accettazione che la vita è intrinsecamente mescolata a fatica, sofferenza, dolore. Questo però non è un assunto fondativo generale. Si tratta infatti già di una delle due biforcazioni di un bivio: mi sta bene / non mi sta bene. Quello che trovo pericoloso dal punto di vista normativo/legislativo è che, nel momento di prendere decisioni informate, il legislatore non si interroghi sufficientemente sulla base di alcuni ragionamenti degli specialisti psicologi e finiscano, in tema di libertà di scelte su fine vita, esistenza eccetera, per accettare acriticamente ciò che sembrano acriticamente accettare coloro che sono dediti al “far stare bene la gente” mentre si tratta di “far stare bene la gente CHE VUOLE SOPRAVVIVERE, automaticamente appiccicando una patologia a chi liberamente decide che questa valutazione sia soggettiva “.

Il fondamento legistlativo che patologizza una scelta libera soggettiva solo perché minoritaria nascondendo invece l’utilitarismo monodirezionale della società che intende estrarre beneficio dall’esistenza dei singoli, senza curarsi della loro felicità (poiché intrinsecamente considerano deboli e biasimevoli alcune condotte che altrimenti richiederebbero sforzo collettivo) è, per me, fascista. Malvagio, egoistico mentre considera egoista il singolo che non si fa fregare dall’egoismo di tutti gli altri singoli mentre ipocritamente si aspettano contributo. I numeri su quanti siano ricchi e quanti poveri nel mondo, rispondono alla critica di “assurdità”.

Scegliere di sottrarsi deve essere considerato al pari della scelta del lavoro intrinsecamente forzato della sopravvivenza. Come scelta libera riconosciuta valida dalla società dovrebbe, quindi, trovare un aiuto rapido ed indolore che renda effettiva questa pratica libera, deliberata di interruzione volontaria dell’esistenza. Additare a pigrizia del singolo la poca voglia di fare lo schiavo ignora la contemporanea pigrizia di tutti di adoperarsi per rendere la società collettivamente responsabile nell’elevarci rispetto alle scimmie ed altri animali gerarchici, competitivi, dominatori dei propri simili e collaborare, considerando il vantaggio proprio che porta danno ad altri come il principale dei mali inaccettabili. La scelta di non-esistenza, in questa ottica, scomparirebbe come “male” e sarebbe una valida scelta come tante altre, che non parte da presupposti machisti, efficientisti (solo per i sottoposti e i singoli), arrivisti, aziendalisti che spostano la responsabilità sul singolo che DEVE sopravvivere, ma sulla società nel suo complesso che la renda una scelta DESIDERABILE ed attrattiva. Soprattutto se, in fondo in fondo, quel che vuoi da quel singolo è che contribuisca a fare qualcosa per te. Beh sbattiti, o lasciami morire, ma con onestà intellettuale.

l’amore di fianco

Mentre lavoro in modo più meccanico ascolto l’audiolibro de “Il giardino dei Finzi-Contini” letto da Marco Balliani. Per un po’ sono stato sul punto di considerarlo molto palloso. Anzi, confermo, tutto sommato. Per una gran parte interessante a causa del contesto storico.

Ma ecco. Il protagonista “ci prova” con lei. Lei con un garbo e una lucidità che renderebbe migliore il mondo se fosse così diffusa, finalmente, dopo un anno dalla sua fuga, gli spiega.

Hanno ancora il bel dire “Fare l’amore”, quando intendono dire sesso. Ma forse mi confondo. Lei però ad un certo punto parla in modo chiaro di come lei vede l’amore, ovverosia di due persone che non – come loro – si stanno di fianco, ma che si fronteggiano, pronte a sopraffarsi senza esclusione di colpi, continuamente, come belve feroci.

Penso che vorrei un consulto generale del genere femminile e chiedere “ragazze, ma voi, tutte, che avete sentito dire l’esatto contrario piangendo, da Claudio Baglioni, che siamo fianco a fianco e guardiamo insieme dalla stessa parte, che ne dite?”.

Perché io in effetti più passano gli anni e più parlo con donne schiette e più mi sembra che Terapia e Pallottole e lo stereotipo del meridionale che divide tra puttana e sposa, abbia il suo esatto corrispettivo maschile nell’immaginario femminile. Anzi, non immaginario, ma … desiderario. Sentimentario. Cioé che ci sono quelli che non fai tanto la rompicoglioni, te li vuoi scopare. Di brutto. Subito è “si”, subito tu gli salti addosso, subito TU mostri il tuo desiderio e vuoi essere sbattuta. Ed è fuoco, animale, spettacolare, soddisfacente, appagante, liberatorio.

E quelli che ci metti su casa, ti prepari ad ingrassare, a lasciarti andare e fare schifo, a far diventare tutto grigio e noioso, a fare papà e mamma, a scopare una volta all’anno ma anche no, che tanto chi c’ha voglia con una/o così.

Ecco io sinceramente non voglio essere il secondo. Per me la tenerezza, la compagnia, la condivisione, il dialogo, sono belli. Ma se mi togli il fuoco, il fatto che poi magari sei una che gode a farsi menare, a fare di tutto, a essere più troia di tutte, con gioia, con straordinaria passione… ma non con me. Beh vaffanculo, vaffanculo a tutta la gentilezza del mondo, la correttezza, l’onestà, la condivisione, qualsiasi cosa carina. Vaffanculo! Io voglio la bestia, quella bestia, prima di ogni altra cosa. Quella bestia che mi desidera, che desidera avere me, o che io abbia lei. Prima. Poi il resto. E se quello sparisce, beh il resto te lo può dare la tua amica. O il tuo amico fesso, come sempre sono io, tante volte, perché essere stronzi boh, non mi sembra giusto. Continue reading →

no telepatia #201923890479

Sempre più non mi capacito di quanto molte donne (mai sentito un maschio fare questo genere di affermazione aprioristica, mai, in tutta la mia vita, maschio di nessuna età) che più si ritengono profonde, intelligenti, addirittura sensibili e degne di interesse per quello che hanno dentro e non quello che sono fuori, non si rendano conto che il dentro sta dentro. Non si vede. Non puoi conoscerlo senza passare per il fuori.

Questa aspettativa di telepatia maschile, che arrivi uno che sa tutto di te, che ti studi (stalking?) come un documentario prima di avvicinarsi a te e conoscerti (fatti conoscere, no?) e che magicamente la pappa pronta del piacergli sia veramente disponibile senza fare un cazzo… come tutte le aspettative si presta alla più cocente delusione. Si basa su quello che TU attribuisci alla tua “controparte”. Te lo aspetti TU. Ma ti aspetti una cosa che tu non fai. E soprattutto ti aspetti una cosa disumana. Ti aspetti che un essere umano, che è prima un animale e poi un essere umano, non sia interessato al fuori.

Fintantoché tu non decidi che il rapporto è solo comunicativo, intellettuale, totalmente privo di fisicità e non invece come qualsiasi rapporto tra esseri umani, si parte dalla superficie e poi si arriverà al profondo… è meglio che ti dimentichi di amori nati a tavolino. Ci si vede, ci si annusa, ci si bacia, ci si sbatte, si parla, si chiacchiera. Succede qualcosa che promette altro? Non si sa. Non succede ma quello che è successo ti va?

Ma naturalmente non siamo tutti uguali. Continue reading →

rifiuto

Sono un.

Subisco un.

Pensavo “ecco, arriva il vuoto delle 14.30”. 

No. Mi sono messo alla prova. Per entrare in una casa intanto guardi la casa. E se decidi di non entrarci non saprai mai come sia dentro. 

Quello che mi dà dolore è il rifiuto. Lo è sempre stato. E credo che lo sia per milioni di persone. Persone che si lasciano andare, in una misura o in un’altra. Gettiamo la spugna, capiamo che non ci volete. Dovremmo essere fatti in un altro modo per attirarvi. Forse molti grassoni non lo sarebbero. Non lo erano. Ma ad un certo punto si sono lasciati andare. O poco curati. O altro.

Tanto per fare un paio di verifiche prendo delle potenziali modelle che sono diventate delle “sicuramente no” e ci provo, solo per verificare: entrambe mi avevano fatto delle faccette che erano interpretabili. Ma dev’essere questo cazzo di fottuto “essere una brava persona”. Che fa ovviamente schifo, bisogna essere degli stronzi, dei bastardi, ma molto molto fichi.

A una ho mandato un messaggio, dopo che mi ha chiesto l’amicizia su … LinkedIn! Ha già il mio numero… quindi boh… “sono molto occupata, volevo solo vedere il tuo lavoro”. Ok (mia coetanea).

Sono alcuni … beh mesi che nel posto delle insalate vedo una, l’ho individuata come sempre a sensazione. Mi sembrava interesante, le ho chiesto se volesse posare. Ci penserò, mah, io. ma come.

Passa del tempo, non mi ha scritto. Ma è li: le chiedo se si , se no. Sembra proprio di no, non fa per lei.

Passa dell’altro tempo, sorrisoni, ciao ciao. Le chiedo se è sicurissima (ora mi viene in mente non ci resta che piangere) e si.

Oggi sono alla cassa, sto mandando degli audio per il social media marketing a una, lei passa, mi fa i sorrisoni, ciao ciao. Me la guardo un po’. Posare non vuole, ok. Ma… e se fosse?

Pago, mi giro “e se ti chiedessi di uscire?” , lei sorride e fa un “noo” sorrisone, di quelli “in grande allegria – io non faaaaccio queste cooose”, ecco, non so come raccontarvela in un altro modo. 

Comunque no, ok? no.

Magari erano tutte e due occupate, eh. Magari faccio schifo.

Non so chi siano, non so come sono, non posso saperlo. Ma si poteva scoprire.

Questo è quello che non mettiamo magari tanto in conto nel giudicare sessista la differenza accertata di approccio che è invece insita nel classico “gliuominisonotuttiuguali”: il rifiuto. Quanti rifiuti sei in grado di sopportare? Cosa ti dicono questi rifiuti? Credete che non sappia approcciare qualcuno? Sono in una zona in cui la gente è chiusissima, eppure la fermo per strada e poi vengono a posare gratis. Alcune tipe persino nude.

La realtà è che questo involucro fa schifo. Ma purtroppo ci sono dentro io. Mi darò naturalmente il tempo di far sparire questa panza demmerda, naturalmente attenderò di vedere i Tool. Ma alla fine tutto si riduce al fuori.

Ho avuto delle carte. Era il passato. Qualcosa di quello che sono provoca rifiuto, ribrezzo moderato.

Da ridere: pochi minuti prima un ragazzo col quale stavo provando un drone, saputa la mia età, mi ha anche lui fatto la faccia “COSA?!!!” che è sempre bello eh… e poi mi ha infilato un bel “GIOVANILE” nello stomaco; ho riso, che cazzo pensi di essere un ragazzino? So che è un complmento comunque.

Mi sento uno schifo, un grandissimo schifo.

Tutto qui? Oh povero piccccccccciiiiiiiiiiinooooooooooooooooooooo… oh calimero tutto nero e bruttooooooo , ti senti solo nessunomivuolebeneeeeeeeeeeee e io sonotuttosoloooooo0 ooooooh poveroooooooo Vergognati! Pensa che c’è gente che in questo momento… ed elenco di cose terrificanti che accadono nel pianeta a persone infinitamente migliori e meritevoli di me.

Si, vero. Tutto vero.

Ma se io sparisco tutta questa roba continua ad esistere, esattamente come prima. Serve sminuire, sottovalutare quello che provo per essere inadeguato ad un rapporto umano naturale, basilare?

Ho dei debiti verso qualcuno. Li devo saldare. Meglio non contrarne altri. Facciamo qualche altro passo. Ma verso dove? E perché diavolo dovrei farli? 

Ma di quelle tizie ti importava? Ma no, no che non mi importava, come può essere, non le conosco. Cambia qualcosa per come mi sento?

Sto bruciando le lenticchie di nuovo. Vado.