reazionari/regressione #2347826-2

Una delle cose che mi pare evidente da tutto quello che scrivo è del senso di nostalgia, rimpianto, rimorso, qualcosa che “se potessi ricostruire il passato con quello che so adesso o cancellarlo del tutto” …

Capito, no?

Invecchiare. Non essere aggiornati, al passo coi tempi, all’altezza, contemporaneo (questo mi ricorda che Benedusi è sparito dal sito “competenze” … mh, interesting).

Penso speso al background comune, al linguaggio, ai riferimenti culturali che sono semplicemente l’acqua in cui si nuota insieme: se non ci nuoto, le mie branchie non la setacciano con le vostre… non c’è recupero, corso, studiare. Si tratta di viverci dentro.

Oggi però uscivo con MD che non ha ancora 30 anni… si va dal kebabbaro, dietro di noi dei 15enni.

I quali iniziano a fare dei discorsi e dell’umorismo cantereccio che si sarebbe potuto fare allegramente in una bettola di vecchi, in caserma 40 anni fa oppure in generale 50 anni fa in giro.

Penso che rispetto a loro non sono indietro affatto. E che questo senso di “con loro non dovrei vergognarmi” possa coinvolgere vecchi, uomini, donne che non vanno avanti, per tranquillizzarsi, circondarsi di regresso e stagnazione, per stare tranquilli e non sentirsi fermi a causa del fatto che gli altri si muovono. Lo sei, ma lo sono anche gli altri: tutto bene.

Li capisco, li capirei.

Vorrei dire che non è sano… ma non è sano per il progresso. Per il singolo è un sollievo, è tanta meno fatica.

Assurdo tutto sommato, per una mentalità che fa del “sacrificio” un valore in sé.

Se faccio tutto giusto, perché non mi ami?

Un tempo questo blog aveva un altro nome, un altro titolo, un altro username/nick (autore? no, il nom de plume, lo pseudonimo). Tempo fa attraverso questo luogo conobbi una donna, ci frequentammo, ci conoscemmo, poi qualche e-mail, capimmo che c’era affinità quantomeno mentale, di parola, ci sentimmo a voce, poi ci si vide. Presto fummo nudi. Quando ci si vedeva, a casa sua, a centinaia di km di distanza, era un mondo bello, nostro, quello degli amanti si direbbe: lei fumava nella sua splendida casettina, quando sua figlia non c’era e nel tempo che il suo lavoro le lasciava. I weekend non di turno erano nostri. Si parlava, si mangiava, si faceva sesso. Siamo anche andati un po’ a zonzo.

Lei si è innamorata, io no. Ma si stava bene. Alla fine si troncò, io decisi e spiegai: per non creare dolore io chiuderò ogni comunicazione. Lei però sapeva anche chi fossi, così ho anche traslocato il blog.

Ciò che mi stupì, in una donna quasi della mia età, era sentire il “ma se io faccio tutto giusto, perché non mi ami? Amami!”. Sentivo quasi una colpa di non amarla. Le chiedevo sempre se le avessi fatto mancare qualcosa, se stesse male quando ci dedicavamo il nosto tempo.

Lei voleva tutto, però. Continuità, famiglia in fin dei conti. Qualcuno con cui dormire sempre, che non fosse lontano. Comprensibile, figurati se non lo comprendo io.

Ma quanto può farci male, a me, a tutti, il pensiero “se io faccio questo, allora tu mi amerai” ?

L’amore scatta se vuole, è una mescolanza di cose straordinarie. Un regalo, una magia, un miracolo. O perlomeno io non ho la formula. Puoi soffiare su quel fuoco, ma nasce da dentro l’altro. Non nasce perché fai qualcosa, ma perché tu sei quello che sei. E per qualche incredibile motivo, l’altro se ne innamora.

Io poi di solito ci metto un tot ad innamorarmi proprio. Anche se con lei (vedi la saga qui) è stato molto veloce. Anche a finire, però. Certo non il mio amore.

Pozioni e filtri d’amore. Questo vorremmo tutti.

essere un fallito, uscirne

TRY AGAIN

Se non ritenti resti li.

Visto che sentirmi una merda non è una novità, non è mai stata una novità ma alle volte è insopportabile, ecco che per chi ha i miei tratti caratteriali (credo siano questi ma che ne so) potrebbero esserci alcuni consigli migliori di altri per lavorarci:

UTILE1 : MA PROPRIO UTILE http://www.psicolinea.it/Forum/showthread.php?tid=133

UTILE2: blando, ma ok: https://www.chiarafrancesconi.it/letture/65-schema-del-fallimento.html

 

Cito, dal sito psicolinea.it, la dott.sa Giuliana Proietti che risponde a uno:

Dei suoi fallimenti lei si dispiace e si compiace allo stesso tempo: infatti, mentre lei dice che una cosa le è andata male, afferma nello stesso tempo che avrebbe potuto andarle meglio, e dunque che lei avrebbe potuto meritare di più. Tutto questo ha un effetto consolatorio su di lei: le sue ferite narcisistiche vengono lenite, ma la sua autostima non migliora e le sue relazioni sociali restano difficili, se non impossibili.

Le faccio un esempio di questo meccanismo in un suo ragionamento:

“Ho accumulato, fin da bambino, una serie impressionante di insuccessi negli studi (nonostante fossi molto bravo, mi sono laureato tardi e male)”.

Ciò che le procura tristezza e delusione nei confronti di sé stesso dunque non è l’essere stato un “fallimento” a scuola, ma il non essere stato capace di mettere in atto delle performances all’altezza della sua intelligenza e della sua bravura.

Un altro esempio:

Ho provato a consultare un terapeuta, che mi ha detto che dovrei avere stima di me, e di convincermi che sono una persona bella, intelligente e interessante. Ma questo approccio non funziona con me: come faccio a dare fede a queste cose, se NON E’ VERO NIENTE?

Come fa lei a dire che “non è vero niente”? La sua lettura della realtà è per forza migliore di quella del terapeuta? Inoltre, cosa sa lei di psicoterapia? Per quanto tempo ci è andato? Per quanto tempo ha messo in pratica questi consigli? Mi sembra che la sua fiducia nelle sue personali conclusioni sia eccessiva, almeno fino a che il tempo non potrà dirle: 1. che quel terapeuta non capiva niente 2. che la psicoterapia non funzionava su di lei. Ma decidere su due piedi che lei ha ragione e gli altri hanno torto mi sembra una scelta quanto meno azzardata.

E allora mi chiedo, e le chiedo: non è possibile che il suo livello di aspettative su sé stesso sia esagerato? Che vi sia cioè un dislivello eccessivo fra ciò che lei realmente è e quello che vorrebbe essere (o che si è convinto di essere? O che qualcun altro desidererebbe che lei fosse?)

Perché se lei si aspetta sempre l’eccellenza da sé stesso, lei sarà sempre e soltanto un perdente: questo peggiorerà la sua autostima e le creerà problemi con gli altri.

Se lei invece abbassasse il livello di aspettative che ha su di sé, accontentandosi di risultati buoni, anche se non ottimi, ed imparasse ad accettare anche i suoi limiti e le sue vulnerabilità, le cose andrebbero molto meglio.

Una persona veramente intelligente non lo è solo perché ha un pensiero razionale e delle ottime capacità cognitive: è intelligente anche se sa darsi forza nell’affrontare le sfide, se sa consolarsi ogni volta che cade, se sa stabilire buoni rapporti con gli altri, anche quando non sente di essere la mela più bella del cestino.

Spesso, bisogna dirlo, è il mondo a darti la misura del tuo fallimento, a fissare gli obiettivi e a stabilire se sia l’accontentarsi o l’eccellere a essere utile a qualcuno tanto da, per fare un esempio, pagare per avere quel risultato oppure invece per dire “beh, posso farmelo anche da solo se è fatto così”. Accontentarsi e farsi tanti bei complimenti è consolatorio. Ma è come dirsi da soli “sono bello” : quello che conta è il giudizio esterno di cui tu vedi i risultati. Quindi la lettura della realtà non è diretta, ma mediata dai risultati delle nostre performance sul giudizio di qualcuno, in un ambiente di competizione qualsiasi.

Quindi… questi due sono spunti MOLTO utili, i più utili che ho trovato. Bisogna darsi la forza di non cadere nella spirale discendente e di dire “ok, fai schifo? ma hai fatto abbastanza per migliorare?” … e magari le cose cambiano, invece se mi siedo e piango, non cambia un cazzo. Non che sia facile, intendiamoci. Ma se siete in questo tipo di circolo vizioso, a prescindere da chi o cosa dobbiate ringraziare per essere diventati così, ora vi dovete sbattere per uscirne: e potete farlo solo voi, per primi. Persino ad appoggiarvi agli altri: siete voi i primi. Sono io il primo. Devo chiedere ed appoggiarmi… ed essere grato. E ricordarmelo: non l’ho fatto da solo, ma ho avuto l’intelligenza di accorgermi che da solo non arrivavo da nessuna parte.

Hey, dai che forse anche oggi ne esco! 🙂 Scrivendolo ci ho ragionato un po’… ma ogni giorno devo combattere contro me stesso per non demordere, perché se non hai talento allora sei normale! Il talento è comodo ragazzi, ma se non hai talento e ti applichi, allora si che sei bravo! 🙂 Facile quando basta che alzi la mano e accade la magia… ma se nasci storpio, ti applichi, sbagli, migliori e poi fai la magia… allora si che sei bravo! 🙂

Abbracciare la propria mediocrità, sedercisi a pranzo, pagarle il conto.

andare via per rinascere: solo un classico?

 

gli amici salutano

gli amici salutano

Mio fratello, depresso per anni e recluso in casa dei miei a, sostanzialmente, cazzeggiare, è uscito dal casino, sembrerebbe. Non sarebbe la prima volta che lo vedo carico, ma ci sono volte in cui so che è un “carico-malato” e che avrò un crollo in breve tempo.

Questa volta no.

Essendo impressioni fresche, abbastanza mature (cosa che non è un suo classico) e sofferte, le ascolto con interesse ed attenzione. Dice che la sua convinzione che “restare qui più di 15 giorni ti fa sembrare che tutta questa merda sia normale: non lo è” – è stata verificata e che il suo obiettivo, quanto più possibile, sarà tenersene lontano. Continue reading →

Studiare la Storia per ribattere alle cazzate

Andavo male in storia, ma mai ho pensato che la materia fosse inutile. Ho sempre pensato, come per ogni cosa che vada memorizzata, che è bene conoscerla per avere un’idea di dove andare a leggerne puntualmente i dettagli. Ma sapere: non ignorare.

Quando vi chiedono “ma perché bisogna studiare storia?”, i vostri figli, o peggio, i loro genitori, potete rispondere: quando Birlascuni, come tanti altri vecchietti nostalgici o reazionari, ritirano fuori la faccenda che quandoceralui , a questi superficiali smemorati bisogna saper contrapporre la verità, bisogna essere preparati, perché agli ignoranti la si racconta più facilmente. Ma se fossimo ignoranti diffidenti diremmo “non mi fido, non so se quando c’era lui era così”, sospendere il giudizio ed informarci.

E quel punto possiamo domandare a Birlascuni e agli altri vecchietti se era davvero “far bene” uccidere Matteotti e incarcerare chi si opponeva politicamente a lui e lo affermava chiaramente. Anche perché consocere questi fatti e saperne ravvisare l’aspetto può far scattare qualche allarme in testa anche al giorno d’oggi: su certi comportamenti, certe leggi, certi atteggiamenti di chi può esercitare potere, legiferare, far eseguire. Continue reading →

per iPhornari

Questi giUovini mi hanno fatto ridere assai. Così mi sono detto : beh, se sono ragazzi che fanno queste parodie di cui condivido il senso al 100% … forse non sono “retrivo” e refrattario alle innovazioni … è che un conto è la moda, un conto l’innovazione, il progresso.

Link al video parodia simpatia relativo alla pubblicità sull’iPorn.

 

Crisi e schiavismo: effetto carota

bastone e carota

Motivazione e deterrente

Uno degli effetti della crisi, sul lavoro (e della disoccupazione, recessione, depressione ) – è che il sogno del capitalista viene messo in pratica alla lettera: la motivazione del dipendente torna quella che il padrone preferisce: la mera sopravvivenza, in stile Scrooge, per capirci. Per i prossimi 3 anni ogni giorno della vita di chi ha ancora un lavoro sarà semplicemente spronata dal terrore.

Chiamare terroristi degli assassini mi sembra quasi fuori posto: sono assassini, uccisori. I terroristi invece provocano il terrore, costante, ti tengono sulla corda sempre, sempre teso, sempre spaventato, ti fanno vivere nella paura.

Una ditta che fino a 6 mesi fa impiegava 10 persone oggi fa impazzire 4 persone che riescono a fare la stessa quantità di lavoro. Gran sorriso e problema risolto, per qualcuno, no? Forse queste persone non lavorano in miniere di carbone o sale, ma lavorano duramente, per una paga misera e probabilmente non vedono più la famiglia… una famiglia che hanno avuto l’ardire di mettere in piedi in tempi in cui farla nascere significava anche poi vederla, godersela, fare qualcosa, fare progetti.

Se vivi al lavoro e guadagni solo per sopravvivere che progetti fai? Uno su mille ce la fa, eccetera eccetera, si torna alla legge della jungla e al fatto che chi nasce ricco questa cosa non la vedrà.

Ora voglio fare del complottismo, facciamo? Dai: nella stanza dei bottoni, qualcuno, molto in alto, da tempo progetta un ritorno reazionario (vedi progetto dettagliato della P2 di decenni fa) … e ora con le armi dell’economia vuole “rendere competitiva l’Italia” riportando gli italiani ad accettare lo schiavismo lavorativo in stile Cindia, come agli inizi del ‘900, con il caporalato, la precarietà, la miseria per strada, negli ospedali, nella vecchiaia e una disparità così marcata da apparire grottesca oggi… ma che genitori più attempati e nonni ricordano perfettamente.

Marco Baliani portò il Pinocchio Nero in Africa e dall’Africa … vivendo negli slum e ricordando che la povertà com’era li,lui, da piccolo, l’ha già vissuta… andar scalzi per la strada, fango, stracci, poco cibo: tutta normalità per lui… erano solo 50 anni che eravamo usciti dall’era industriale col carbone che ti sporca il naso… ma ora ritorniamo agli schemi che quei vecchi uomini col cilindro e le barbone avevano pensato stando in stanze arredate e riscaldate diversamente da quelle di gran parte della restante popolazione. Come si usa dire: col culo al caldo e la pancia piena.

La carota del titolo? Ricordo sempre quei capetti bastardi che dicono questo: il metodo giusto con la gente è quello del bastone e della carota… e la carota è la pausa dal bastone.