violenze lessicali

Conosco una donna. Questa donna ha rotto col suo ex. Hanno dei figli. La separazione non si è svolta in maniera liscia. Ora lei cerca di essere asciutta nelle comunicazioni e lui non perde occasione per rompere i coglioni. Ok, storia già sentita, mi direte.

Un dettaglio non indifferente è il lessico. Questione irrilevante, direte. Quando subisci angherie, violenza verbale (violenza è qualcosa contro la quale non ti puoi opporre, ci dice il dizionario – ed è verità perché se ci sono di mezzo i figli non puoi bloccare ogni cosa), direte, che sarà mai un congiuntivo sbagliato?

Ultimamente cerco, con chi ha affinità con me, di spiegare una cosa in cui io credo: che si possa parlare con la logica anche dei sentimenti.

Cosa provi? Provo questo. Allora questo è un dato di partenza che funziona così, lo si può trattare con logica. E non sono Odifreddi eh.

Come persona fatta in un certo modo, tu incontri e fai entrare nella tua vita anche persone che si comportano in un certo modo, che si atteggiano in un certo modo. Possono essere oneste ed integre, coscienziose nell’economia ma essere ombrosi e scorbutici, sbattere ogni porta possibile, urlare e tirare su col naso sempre. Magari sono adorabili, ma in qualche modo non li vorreste nella vostra vita. O magari si, magari proprio per questo. Vi piacciono o no, ma per questo. Ora questo per me è un dato di fatto. Può sembrare , di primo acchito, ininfluente in una relazione che si sfascia ed in cui gestire la prole ed il futuro (ma soprattutto il presente) di piccole persone che crescono, che ami, il modo in cui il tuo ex partner compone una frase.

Ma quella persona ha fatto parte della tua vita. Forse proprio quella parte ti ha ricordato che qualcosa non andava, ogni giorno. O forse, ancora peggio, il tuo ex partner è regredito nel comunicare, apposta o inconsciamente. Ma comunicare con te. E ogni volta oltre al dolore sostanziale, c’è anche quello formale, come sentir pronunciare parole di odio nei tuoi confronti si, ma con una voce che gratta le unghie sulla lavagna, che stride, che stona ed è sgradevole per qualche motivo di superficie.

Una lettera di insulti che prima sia stata intinta negli escrementi, per puzzare quando la riceverai.

Se ami la lingua italiana magari trascuri questo dettaglio quando ami il tuo partner ed anteponi il suo bene e tutto il bene che quella persona è. Lo hai messo da parte, magari glielo hai anche detto, che non importa, perché nel bilancio totale conta di più quella persona. Non senti le stonature, non odori la puzza, passi sopra a tutto perché arriva un raggio di luce.

Quando quella luce non c’è, il resto si vede ancora. E se è usato volontariamente od involontariamente può colpirti, se hai quel genere di sensibilità. Ora, che tu ne faccia un’arma, un motivo di scherno o simile, sta a te: qualifica te.

Io cerco di non armarmene mai, ma a volte ammiro chi ci riesce sempre. Perché a volte è necessario capire. Devi. Devi chiarire, e quindi devi chiarire “non ho capito”. O spiegati meglio, oppure “hai detto lascivo, intendevi dire permissivo?” (caso di ieri con la benzinaia che mi ha detto che era troppo lasciva con me… ehm, no signora, non è lasciva, le assicuro).

Cazzate. Mattoncini. Io scrivo, sento. Non voglio arrivare da nessuna parte ora. Solo mettere giù la sensazione.

basta che respiri

ha un cuore anche lei

Io rimugino. Questo è un problema tipico di chi si fa le seghementali. Che io direi: di chi pensa, di chi rianalizza, di chi non si ferma a pensare “avevo ragione, problema chiuso”.

E infatti. Oggi ero in un bar, evento del giorno preso dal giornale è che un tizio ha effettuato un furto attraverso l’ipnosi. Lato cliente io ed un avventore: lui fa “beh, ma si poteva prendere altro oltre ai soldi” ed io gli sorrido “eh si, metti che la cassiera era carina… “. Lato barista c’è una barista (brutta, sfatta dall’età e non se ne cura) che subito fa “beh, ma perché andare in quel negozio? Io con l’ipnosi sarei andata dritta in banca! 😀 ” . Hahaha, grandi risate tutti noi. E io ricordo quello che mi accade sempre fotografando, quando devo ottenere un pensiero che produca un sorriso vero.

Uomini: pensa alla figa! -> SORRISONE, la gioia.

Donne: pensa ai soldi! –> SORRISONE.

Mai, dico mai, la spontaneità e la pienezza del sorriso arriva invertendo questi fattori.

Faccio ai due “vedi come siamo? Noi subito a pensare alla figa, e lei immediatamente ai soldi… siamo proprio fatti così allora?”. hahah, risate, l’avventore va via. La barista mi fa “beh ma le donne non ne hanno bisogno, non vi devono ipnotizzare… a voi basta che respiri”.

Le spiego che non siamo tutti così, ma ora non conta, non mi interessa qui con voi, ora, non è questo il punto. Continue reading →

funzioniamo diversamente

know thyselfNosce te ipsum lo dicevano un tempo sufficiente di tempo fa per dire che non è ‘sta gran novità, non dovremmo stupirci se non siamo tutti uguali. E se qualcuno, nonostante ci sia un modo che la consuetudine delle narrazioni romantiche ci rende desiderabile ai livelli della droga, funziona diversamente, è semplicemente normale.

Mi chiama Kiki, lavoro merda, sentimenti merda. Lui con me è dolce ma in pubblico fa lo stronzo. Vuole solo scoparmi e poi coccoloso e carino da me? Sono sei mesi che io vado verso di lui e lui non viene verso di me. Allora tronco tutto, che io ho una figa che è un gioiello e se voglio solo scopare mi prendo un toyboy che perlomeno mi scopa meglio. Da lui io voglio il tutto, non voglio il cazzo, che non è manco ‘sto granché.

Sorrido. Loro hanno circa 24-25 anni. Lui più giovane, nerd, poca esperienza e molto poco sociale. Lei ha visto più cazzi che nuvole; droga, alcol. Si è rizzata in piedi attraverso il lavoro. Ma coi sentimenti è come tutti noi. Le dico solo di non considerare il funzionamento del suo cuore e delle sue manifestazioni come se fosse “IL” modo, perché per altri a volte è diverso. Hai ragione, dico, hai tutte le ragioni. Vedi solo che i tempi dell’altro non diventino mai un “troppo tardi” per te. Perché il “ora è troppo tardi” è una stronzata. Vedi solo che sia vero. Se gli serve capire cosa significa non averti, per capire cosa è averti, e che non sia solo la figa, ok.

Penso a me, subito. Penso che io mi conosco poco, ma da così tanto tempo, su questo: raramente ho sentito l’impulso immediato che ti fa dire “è lei”. Ed era sbagliato, per giunta. Non era lei. Solo una volta. E comunque disastro. Io funziono diversamente, lentamente. Vengo scelto. E col tempo succede qualcosa. Dovrei dire “se deve succedere”. Ma solo perché me lo chiede l’ufficio legale della logica. Il colpo di fulmine funziona forse solo col corpo, per me. Ma forse. So troppo poco. So che col tempo mi affeziono, tanto. Sento sempre di più l’altro.

Nonostante kiki sappia molto del suo corpo, moltissimo, sicuramente più di quanto io sappia di una donna, di un maschio, della copia. Ma della relazione sa quel che sanno tutti. Poco. Non ci sono ricette, non ci sono soluzioni o vie tracciate. Bisogna percorrerle. Si può decidere di non percorrerle. E in quel caso sai già per certo che non andrai. Ma il fatto che avresti potuto te lo sei tolta da sola. E questo lo fa chi pensa – autostima, credo – sempre “posso avere di meglio”. Se puoi, se lo sai, buon per te. Io non conosco il futuro. A volte ho buone esperienze passate a supporto. Ma di solito sono inutili perché siamo tutti diversi. La costante siamo noi stessi. Per questo conoscersi benissimo sarebbe utile.

Io mi conosco un po’. Solo un po’. Che giornata uggiosa.

Però che ironica considerazione, curiosa: sento sempre tutte le donne dire: di cazzi ne posso avere finché voglio, ma io voglio di più. E la cosa pazzesca è che se lo stereotipo fosse corretto i maschi vogliono tutte le fighe e non di più. Che squilibrio stupido e crudele può avere messo in atto la natura? Ogni desiderante non può avere la disponibilità del desirerato che renderebbe il mondo migliore. Pare. Cazzata?

ironia dell’apparenza

tutti pensano che fotta a destra e manca. B pensa che io scopi in una lontana regione e pure in studio. Mentre lei mi dice che tizio le “trapana il culo” (cosa che adorerei, se non dovessi dirle “ti prego di non dirmi più un cazzo di queste cose, ok? amici, ok. Posare, ok. Ma non sono una tua amica. Sono un tuo ex che ha fatto tutto un percorso fino a diventare tuo amico. Sono ancora un uomo.” . “ah. uhm. uff, ma mi trovo così bene perché tu mi capisci… ma ok, hai ragione, scusa”.

Seh.

E pure lei, pure lei pensa che io stia a fottere a destra e manca. Le ho solo detto dei caffè e del patto. E di alcune cose positive della mia vita: per non parlare solo di tristezza, di morte, del vuoto. Per lei ora sono in costante infilamento. Ma perché non ascoltano ?

Lei è estremamente estroversa quando posa con me. Quindi abbiamo fatto anche delle “storie” su Instagram. Esattamente identiche a quelle per cui mi ha in precedenza lasciato perché una tizia “si comporta da troia! E non si fa col mio ragazzo!!!” … le ho mostrato, punto per punto, passo per passo, esattamente la stessa cosa. E lei era compiaciuta e gratificata, vanitosa e orgogliosa. L’ha rifatto sei volte. Diretta da me. Ed era così esplicito che Instragram mi ha censurato in 30 minuti (tié, Banksy!). Non è mai stata coerente in certe cose: quando le ho detto “vedi? hai fatto esattamente le stesse cose di YXYX, e come vedi non sei diventata la mia troia: siamo distaccati e ti sto dando indicazioni, non scopiamo, non ci tocchiamo affatto e non c’è seduzione reciproca: io ti dirigo, tu esegui. Ed è talmente vero che rifai la scena! Perché è una SCENA! Reciti! Capito?! Capito quanto ti sbagliavi?!” – “se fossi occupato non lo farei”.
Mavaffanculo 🙂 Ad ogni modo questo video – fatto per me per scopi di marketing – è stato visto da molti, che subito hanno pensato “ecco, sono tornati assieme! Ancora!!!”.

E non è così. Posa per me. E’ già alla ricerca di qualcuno di nuovo; ma che ne sa la gente? E soprattutto, che je frega? Ma ok, ok, metti video in giro, ok. Solo che leiè una modella ed io un fotografo. Questo – oltre all’amicizia – è quello che rimane. Ho dovuto dichiararlo pubblicamente in grande “non siamo assieme”. Così lei potrà avere facilità nella sua raccolta peni e io non mi sentirò fare la stessa domanda arrivando da mooooooooooooooooooooooolto lontano.

Le “storie” nei social servono a qualcosa, quando le usi con intenti di marketing. Non servono a dire “sto facendo questo ora, ho una vita”, come invece fanno alcuni ragazzini.

Un body builder mi ha scritto “beh te la spassi!” ancora una volta. E allora ho inziato a mandargli un “certo che te lo consumi eh?” ad ogni tipa palestrata che mostra (ha 2000 utenti in palestra, è molto facile) e allora ha capito.

A volte mi piacerebbe dire “ok venite qui, tutti, annuncio: non è manco detto che mi tiri, ok? è un terno al lotto, funziona con un suo cervello distaccato – ed è una di quelle occasioni in cui dire testa-di-cazzo è corretto – ma non sono un tombeur de femmes, non mi caga nessuno, non interesso a praticamente nessuno, faccio questo mestiere e devo forzatamente entrare nella vita di queste donne perché mi concedano l’uso della loro immagine e questo è quanto, fine!! ok?!!! sono solo arretrato di un passo dall’orlo del suicidio, vi può bastare? non sono l’uomo più felice della terra: mi piacerebbe, ma non è così”.

Ma la verità è controproducente. Ad esempio dire che sei un potenziale suicida, se devi fare foto a bambini, credo possa indurre i genitori a pensare che “sei vuoi fare del male a te non avrai problemi a farlo agli altri”. Ma io non voglio fare del male a me. E di certo non ho la minima intenzione di farmi giudice della vita degli altri, eccetto la mia, come non voglio che qualcuno lo faccia con la mia. Ma tant’è: la sincerità non mi farebbe troppo gioco, in questo caso specifico. A dire il vero è omissione, non è una balla.

Ma ho divagato.

Ma io quello faccio.

amore a tavolino

Circa 20 anni fa mi misi assieme a B.

Mi vedevo con S e con lei. Non c’era niente di definito, niente di scritto. Credo entrambe lo sapessero, ma nessuno era tenuto a nulla con nessuno. Vedevo S perché per me era la passione, sentivo di volerla scopare, che mi pigliava a livello animale, che se un culo si girava era il suo a dover essere annusato e seguito da questo animale. Era gatta, era interessante, era affascinante, era una professionista nella grafica e noi tutti ci si era incontrati ad un corso di fumetto, che io frequentavo in veste di “accompagnatore di maestro travestito da alunno così io sbafo e il maestro ha compagnia gradita”. Nessuno lo sapeva questo. Ridevamo molto ma la tensione era abbastanza chiara: me la volevo assolutamente fare: e lei lo sapeva. Alla fin fine non le dispiaceva. Aveva 4 anni più di me.

Vedevo B perché pian piano si era sviluppata una simpatia, lei rideva alle mie battute, anche lei, ma diciamo che si notava di più. Era vistosamente più interessata. E per non so quale cazzo di motivo (cazzo domani glielo chiedo! Come diavolo abbiamo fatto?) abbiamo finito per uscire assieme. Lei mi ha accompagnato a comprare un biglietto a Verona (ora che ci penso… anche a lei ho chiesto di accompagnarmi in un viaggio e ci siamo conosciuti meglio) se non erro per Whitney Houston o per Mariah Carey al quale sarei andato con, credo, la mia cantante del tempo. Abbiamo scoperto che avevamo un casino di cose in comune: ridevamo tantissimo. Ci piacevano tantisime cose, credevo io, lo sentivo io, persino ora mi pare assurdo che invece non fosse vero come sembrava allora. Avevamo un modo affine di pensare e sentire le cose: eravamo pressoché d0accordo su tutto. Eravamo golosi, mangioni, ci piacevano tante cose nella musica o nei fumetti o nel cinema. Aveva 4 anni più di me. Continue reading →