Ricordiamolo: siamo uno Stato e si vede in particolar modo quando le multinazioanali o le traditrici statali vanno a far lavorare gli schiavi all’estero: rimaniamo noi che siamo i Cittadini di uno Stato: quelli che non dicono “vivo in questa casa” ma poi non pagano affitto e riscaldamento, quelli che ci stanno sempre, che se magari il pavimento del soggiorno lo sistemassimo non sarebbe male, perché in fondo è casa nostra, no?
Ecco, magari avevamo avuto l’impressione che le aziende avessero preso il posto delle nazioni. Ma dato che le aziende chiudono, falliscono, scappano quando non hanno interesse, resta da ricordare che chi rimane nel Paese sono i cittadini. E lo Stato e tutte le sue ramificazioni (comuni, provincie, enti, istituzioni…) sono le strutture che lo costituiscono: siamo noi stessi.
E fin qui lo sapete.
Bene: lo ripeto, perché non è la prima volta che lo dico, ma questa volta voglio indirizzare l’appello alle amministrazioni comunali e alle ULSS (ma più ai Comuni) : molti dei vostri concittadini non sono barboni ai lati della strada. Ma sono invisibili. Hanno perso o stanno per perdere il lavoro, sono invisibili per mille motivi ma spesso perché un rimasuglio di dignità ha generato un pudore che genera un senso di vergogna: si NASCONDONO IN CASA, molti sono depressi ultraquarantenni e più. Se è pur vero che il nucleo familiare, la famiglia, i familiari e i parenti sono tutto ciò che ci tiene in piedi e ci appoggia (ma non direi che sia così per tutti) , è vero che spesso queste famiglie si ritrovano con un fantasma in casa, depresso, distrutto, ansioso, annichilito dalla vita e di solito circondato sì – se va bene – da amore e compresione, ma anche da persone che non sanno trattare con un disagio psichico vero, che non hanno che rimedi validi per una persona “sana” che è solo un po’ triste.
Un esempio per capirci: una frase tipica è “pensa a quelli che stanno peggio! Guarda il Gianni Fargugliati che ha solo un piede, gli manca una palla ed è cieco dalla nascita… eppure è campione di scalata di specchi unti! Pensa lui! Lui si che potrebbe lamentarsi, mica tu! Dai, tirati su, non vedi che fortunato ad avere noi e un tetto sulla testa?”
Ecco, questo messaggio per una persona in difficoltà che già non ha più stima di sé significa solo “vedi che persino i subnormali ce la fanno? Sei una merda!” E basta. La parte che – con tutta la buona volontà – vorrebbe essere di sprone ed incoraggiamento, proprio come lo sprone, non fa che ferire.
Un’amminsitrazione comunale che non sia miope sullo stato psichico dei suoi concittadini in crisi se ne rende conto e vuol fare qualcosa. Cosa? Corsi gratuiti, supporto gratuito, accesso gratuito in vari modi (di gruppo o privati!) a supporto PSICOLOGICO, psichiatrico, gruppi di aiuto, corsi di autostima … qualcosa che ti tiri su davvero, che ti dia una mano, che aiuti le persone che si sentono (anche se non sono) sole a rialzarsi… perché la depressione, l’ansia, il panico, il magone e questa tristezza senza speranze sono un buco nero che trascina volentieri dentro anche altre persone: è contagiosa e non va ignorata, non si deve scappare.
C’è chi ha bisogno di mangiare, chi di scaldarsi, chi di riacquistare saldamente fiducia in sé stessa/o. Abbiamo deciso che il tentativo di porre fine alla propria vita è reato, che non si fa, che è una cosa brutta, che amiamo la vita “a prescindere”. Bene, dimostriamolo: a condannare chi non ce la fa più e se ne andrebbe siamo pronti. Ok, va bene. Allora a favorire la positività (non quella da schizzati ottimisti ideologici) , l’autostima eccetera, chi ci si mette con i propri soldini e l’organizzazione? Con personale qualificato, serio, con percentuali di successo comprovate?
SINDACO!!!!! Dico a te!!!!!