generazioni, distanza, perché

Le generazioni si accusano a vicenda, sempre che si caghino ancora, relativamente ad alcune cose specifiche, mi sembra. Non intendo temi politici che partono dal momento di lavorare.

Si parla di sentirsi giudicati, di aggressività passiva (se va bene, passiva). Ma chiaramente ci sono i gusti, i modi, la moda, gli abiti, la musica! Gli interessi culturali, il linguaggio.

Quello che pare a me ora, maggio 2024, è che la causa di questo che pare conflitto, lotta, sia dolore. E paura, sempre. Dolore perché tutte quelle cose uniscono e sentirsi esclusi da qualcuno che inizialmente avresti voluto includere o che avresti voluto includesse te, ti fa paura. Ma soprattutto ti addolora: i tuoi vecchi ti sono lontani. I tuoi giovani ti sono lontani. In cosa? Proprio in quelle cose in cui vorresti foste assieme. Il linguaggio. La musica. Gli interessi culturali. Le cose che si considerano “belle” o “brutte”.

Quel rifiuto porta dolore proprio dove si pensava di trovare unione.

E per affrontare queste diversità serve impegno, interesse e impegno, impegno per quell’interesse e interesse per quell’impegno. E tempo! E chi ha tutte queste cose e vuole?

Come siamo bravi ad isolarci in nuovi modi.

è già stato fatto tutto – ai e raffigurazione

My 2 cents sull’argomento. Ogni volta che parliamo di arti figurative, che raffigurano la realtà, ad un certo punto qualcuno conoscerà un accademico, uno che ha studiato e ti dirà che ogni forma di raffigurazione della realtà, per quanto abile sia la tecnica dell’esecutore, è roba vecchia, già visto, già fatto. Quindi come “arte / artigianato” in sé, non la considererà proprio. Quindi fotografia e compagnia bella non sono che un seguito di questo.

In questo senso dunque sentir dire che l’intelligenza artificiale generativa “copia” troverà da questo tipo di persona la risposta snob/posh che “beh, come tutti”. Perché ogni cosa è stata già raffigurata, rappresentata. Al massimo dunque cambierà dello stile, che non sarà considerato “artistico” ma tecnico. E comunque dopo il primo gesto originale, tutti i seguaci copieranno. Le AI hanno portato questo da lento e poco diffuso ad immediato. Due secondi e prendi lo stile inventato 3 secondi fa. Come fa il fast-fashion con i grandi marchi e l’alta moda. Due secondi dopo e hai una copia venduta in grandissimi volumi.

Stessa cosa di PornHub (lo spiegano loro stessi nel film su netflix).

è difficile accettare che in linea di principio sia piuttosto vero: solo il vero ed unico primo-innovatore, quello che aggiunge quel passaggio, quel cambiamento, quella roba diversa sopra la copia che stava facendo… quello/a lì e l’unica persona che è originale. Tutti gli altri copiano, come stava copiando lui/lei.

Il resto è : proprietà del mezzo (il robot o la Ai chi avvantaggiano? chi guadagna? Quanto gli costa? posso permettermelo in concorrenza?) e velocità della tecnica rispetto agli umani.

Se non l’ho già scritto lo scrivo: a determinati limiti non posso che sperare nella proprietà di robot, intelligenze artificiali e software in generale da parte degli Stati, per la sopravvivenza, il benessere e la fornitura di ogni servizio ai propri cittadini.

Che restiamo liberi di goderci la natura e passeggiare mentre le macchine ci mantengono ad un costo inarrivabile per noi da pagare e impossibile da battere come concorrenti.

Buco nero #29384723 (delirium)

Il momento presente, fare qualcosa ora, per ora; e basta. Niente per il futuro, niente per domani, per l’umanità, per il futuro. Lo scopo della vita, realizzazione di sé. Immagino un DJ, un musicista che fa un pezzo alla moda, oggi per oggi, che non serve a null’altro che a divertire oggi, a soddisfare l’oggi. Questa è l’immagine che mi viene in mente: le persone che più incarnano “il momento presente”. Due amanti che scopano, la realizzazione dei sensi, costante, ogni giorno ripetuta. Tu che lavori ad una cosa e poi la raggiungi, naturalmente. E che mentre la raggiungi ne hai già in mente un’altra certo, quella roba lì. Ma l’arte o la produzione di espressioni? Che scopo ha, avrà, domani? Costruire qualcosa che duri … che senso ha? Ha senso per chi?

Delirio.

Oggi male.

Mi hanno prestato un big muff. 20 anni dopo che me ne sono interessato e sicuramente almeno 15 da quando me lo sarei anche potuto comprare.

La mia solitudine è fastidiosa.

La mia antipatia è peggio?

Accumulo musica, dopo quasi 17 anni da quando avevo deciso che era troppo, che non sarei mai riuscito ad ascoltarla, che non riuscirò, nuovamente, mai ad ascoltare. Questa volta ad una qualità impareggiabile, infinitamente superiore. Mi dico che lo merita, che merita di sopravvivere, di essere preservata.

Mi dico anche che a nessuno frega un cazzo molto poco dopo.

La vita eterna potrebbe essere un paradiso di esplorazione e godimento del tutto. Oppure un inferno di infinita solitudine e malinconia.

Delirio ancora. Che dice il dizionario? Ah beh si, ci sta, sono io: “stato di alterazione mentale, consistente in una erronea interpretazione della realtà, anche se percepita normalmente sul piano sensoriale, dovuta a profonda trasformazione della psiche e della personalità”. Sono io: psicologia, tu sai sempre dipingere un marrone della miammerda.

nel mezzo del cammin di nostra vita: la morte

A little help from my friend, forse: un link con degli indizi e poi alcune indicazioni più precise.

C’entra il Rum, vedo. Purtroppo questa cosa mi fa schifo. Non sono un bevitore. Magari col tempo trovo un superalcolico che mi piace e trovo il modo. Intanto andiamo nella direzione. Mi ha anche indicato due farmaci, ma si passa sempre per la via “dì al tuo dottore che hai molto molto dolore e vedi se ti da questo o questo”.

Si ma che cazzo di dottore è se non verifica? Mica ho un dottore del menga. Vedremo, magari qualcuno che lavora con gli anziani.

Hey! La mia stalker!

Si ma lei mi vuole vivo, cazzo. E poi non credo che abbia accesso; sicuramente lavora con “i suoi nonni” come dice lei… e magari potrebbe. Va beh, io comunque ho moltissimi punti fermi ora. 25 anni, 12+4 mila euro da procurare (10 debito ad amico x casa, 2 a B perché sono un pezzo di merda, 4 per le mie stesse spese funerarie, che dovrebbero coprire una morte “basic”).

E nel frattempo si va avanti. Ma meglio. Pronti a premere il tastino.

il fraintendibile (incuto timore)

Fatto n.1 di questa sera: una mia modella ha passato la selezione per Miss Italia. Mi piacerebbe sapere se ho inciso anche minimamente nella formazione della sua voglia di fare.

Fatto n.2 di questa sera: la signora della pizzeria mi ha detto (dopo anni che ci vado) che “in effetti” incuto timore. Che sembro un giapponese, che sarà la stempiatura, che sembro uno straniero, è il modo di parlare … che puntualizzi.

Quindi dopo che “faccio paura” e che sembro uno sbirro, dopo quella che li inquieto… una ulteriore conferma che incuto timore. Fantastico. Chiunque mi conosca sa che un orsacchiotto vincerebbe contro di me in virilità, cattiveria, forza fisica, coraggio. E che se non sono addirittura buono, quantomeno non sono nocivo.

Il punto è che per conoscermi devi potermi affrontare, devi passare quello scalino tra il fuori e il dentro. E il fuori conta sempre così tanto.

Ma sto iniziando a rompermi parecchio i coglioni anche su questo: credo che inizierò con i tatuaggi ai polpacci. Poi vedremo. Vi incuto timore? Fottetevi, tanto voi avete già fottuto me.

della paura #2019238947 (la paura in prospettiva)

Questa mattina mi era passato per la mente uno scontro di due neuroni sull’argomento “paura”. Siccome dal terrore in poi ho rivisto tutto il comportamento delle persone alla luce di questo elemento basilare, ormai fa parte dei miei pensieri. Poi ho letto il post di moon che riguarda proprio la paura. Ed eccomi. Questa notte ha nevicato anche qui, niente di strano. Era previsto, è arrivata. Siccome lei era terrorizzata mi aveva chiesto subito di dormire assieme e di portarla al lavoro l’indomani. Oltre a ricordarle “ah ma quindi non sono solo uno che ti vuole insultare ed educare?” “si ma ero arrabbiataaaa ufff” ho approfittato per dire “ok, ma ora ti devo educare, e muta perché ho il potere, listen to me: io QUESTA VOLTA ti porto, perché so che hai le gomme demmerda e non hai la catene, ma ti ricordo che il qui presente fu giuovinfigliuolo tanto come te e nessuno in questa provincia ha mai tollerato un ritardo per neve: non gliene sbattesega a nessuno se c’è la neve, viviamo qui e ti adatti, devi arrivare in orario e io mi sono adattato. Sveglia 3 ore prima, controllo del mezzo, lasciare la macchina non-in-salita, scopa in macchina per togliere velocemente il mucchio, raschietto per il ghaccio, vestiti adeguati, sciarpa guanti e copertina, e soprattutto preparazione. Quindi sul freddo vedi tu, ma io domani non ti porto. Tu ti controlli le tue gomme, tu ti compri le tue catene, tu impari a metterti su le tue catene e vedi di litigare col babbo due secondi prima, così impari quanto di solito lui ti salvi il culo e due impari come si mettono su le fottute catene; oppure fai come me, che non so come diavolo si faccia e allora prendo le lamellari, sono al sicuro e a posto con la legge. E se non riesco e devo andare con qualcuno mi ricordo quanto mi stia aiutando, che gli sono grato e se mi dice di andare a piedi a casa sua sotto la grandine io ci vado col sorrisone e dico grazie grazie grazie”. “gne”.  Continue reading →

fuga per la salvezza, codardìa, caos (51ma puntata)

Cronaca di una parabola di delirio. Il pomeriggio ha preso una piega brutta. Forse uno squilibrio con gli psicofarmaci, forse il tempo grigio per metà giornata. Ma qualcosa prendeva male. A pranzo lei ha chiesto dai dai dai vediamoci pranziamo. Si annoia, penso. Chemmefrega, ok, pranzo in compagnia. Aveva rifatto l’assicurazione, poi sarebbe andata a prendere l’auto. Prossima settimana deve posare, quindi mi premuro di ricordarle alcune cose e osservo che ha una pletora di brufolazzi sulla guancia e lei mi dice che si possono eliminare con la “pulizia del viso” … ma non mi risulta. Solo che non sono un estetista (come non lo è lei del resto) e quindi boh, sentiamo, dico, subito, andiamo da K che lo sa. Ci andiamo. Non era vero e comunque richiede giorni. Non ci stiamo dentro. Hey ma ormai è ora di prendere l’auto mi accompagni? Sono di strada. No problem. Le faccio benza, prende la sua macchinetta, ciao. Giorni fa mi aveva rivelato di aver fatto sesso col suo bisonte in un modo che io adoro, ma la conformazione del cazzo è differente, con lui bla e bla. Sono colpi che io incasso, ma ci metto un po’. Razionalmente si fa presto a ricordarsi che come non si diventa alti così il cazzo che hai ti tieni. Ma per chi non ha autostima la fatica è più grande. E ricordiamoci: non sono un computer, non sono un angelo del signore, sono un essere umano, un discendente dalla scimmia. Ci metto un po’. Ma mi passa. I mille segni che la ragazza che amavo è estremamente – e forse solo – superficiale si fanno sentire sempre più. Io queste cose le adoro, ma non voglio solo quello. E non la disprezzo. Ora verrà, il dunque. Continue reading →

a volte ansiano

La modelletta cheviendallacampagna di oggi, 14 anni, moltomoltomoltobene, è andata via. Prima di fare. O, da quello che dovrebbe essere il suo punto di vista, prima di provare a fare. Questa è, credo, la terza volta che la cosa accade e che accade circa in questo modo. Ovverosia che una ragazza arriva fino allo studio, le spiego tutto ciò che concerne il lato “legale” o burocratico, cioé cosa sta andando veramente a fare, poi si arriva in sala di posa e… paura. 😦 Continue reading →

il nero pulsante dal nulla

Quale che sia la mia patologia, il mio malessere interiore, quando gliene dò la possibilità, il mio saggio maestlo inteliole lui dile “se vivi: vivi; altrimenti muori“. Molto semplice. Versione short. Versione long basta che leggiate tutti i vecchi post: se non ne avete voglia: o ti suicidi, oppure se resti vivo fai un passo e (cito) che ti porta solo in un posto diverso da dove sei ora, ma ne devi fare altri per arrivare dove vuoi.

Verso il 40° anno di età sono crollato, di tutto questo c’è testimonianza qui. Anche in questo caso, se ne avete voglia, la telecronaca della morte di un pezzo di me sta lì dentro. Circa da quel momento prendo uno psicofarmaco, che col tempo ho stabilito di prendere ad ogni mezzanotte, per praticità. Cosa fa? Mi riporta ai livelli normali di anormalità. Nkezzenzo scusa? Che chiunque mi conosca, simpaticamente, mi ha sempre detto pazzo, non sei normale, eccentrico, estroso, eccetera eccetera. Non l’ho mai considerata una cosa brutta. Diventa scomoda in relazione agli altri, come tante altre sul non essere conformi(sti).

Quindi diciamo che dopo aver dormito 10 ore (si, fortunato, privilegiato, fancazzista, si, ok: è solo danno per me: considerate che non vi licenzino ma non vi paghino per tutte le ore che non fate e che il vostro stipendio diminuisca dello 0,002% ogni settimana per ogni ora che non fate) più o meno, se non mi metto di buzzo buono a pensare al mio chiodo fisso (avere l’amore) sono normalmente anormale. Sono io. Cioè mi vesto, vado nel vento, vado però (cit), sul serio vado; dove sono nato io andare nel vento è normale. C’è sempre vento, sia qui, sia dove sono nato: il vento tira sempre tanto. Vivere in autunno era normale per me. Stare tranquillo, sentirmi a casa nel vento e nel grigio era la norma. Ora non più. Ma se tutto parte bene, ecco, esco di casa e sono così per il mio primo caffé. La pace dei sensi? Si, il dimenticarsi che sei un uomo, che esistono i sentimenti, le donne con cui stare (to stay with) e non solo quelle con cui avere a che fare (to deal with)… che ci sono cose nel mondo, che ti piace fare delle cose… così, la pace dei sensi, l’asessuato robot con intelligenza artificiale e il modulo per un carattere. E basta. Sotto come Big Jim e intorno come in un bosco di montagna e la neve: nessuno. Sei solo tu.

Se basti a te stesso, un piede va nella neve e l’altro lo segue. FRRRrrrrP frrRRRrrrrP ffrrrrrPh! Con calma e determinazione. Verso la morte, con il solo tragitto come vita.

Ecco, a parte questo sarcasmo nero, fatto per volontà, quello che non accade per volontà lo potete visualizzare così: stai vivendo la tua vita, stai sulla scala mobile, sei disteso sul letto a occhi aperti, sei dove fai quello che fai; improvvisamente in mezzo al chiaro si apre una nuvola di scuro, come in un Fontana aperto e slabbrato e il buio che tu non stavi guardando guarda te. Ti parla, d’improvviso, di quello che ti manca. Di quello che è bello e non è ipotetico, non è un sogno: lo hai avuto e non lo hai più. Te lo ricorda dal nulla. Con la voce di un adolescente ti dice che vali un cazzo e sei uno sfigato, perché non ce l’hai. Con la voce normale della ragione ti chiede conto della tua Vita, che ora è sopravvivenza senza quello che sai. Come mai, come mai quei tre tipi che ti sembrano delle merde, al bar, che cianciano dell’eleganza di quel calciatore ingollando alcol e protendendosi gli uni verso gli altri col petto e minacciandosi scherzosamente di venire alle mani… come mai loro hanno una donna ? Hanno qualcuno che li ama, che li aspetta, aspetta proprio loro. Ti senti tanto migliore? Fai qualcosa di meglio? Non mi pare – dice la voce incolore – che tu faccia meglio. Sei solo snob, sei solo disadattato sociale. Non ti bevi una birra e non sai chi gioca e come. Non ti ubriachi e non racconterai delle tue sbronze epocali. E tutta questa gente che ti sembra divertirsi, si, ma divertirsi in un modo che non ti diverte… comunque non è sola. Solo tu lo sei. Il problema lo hai tu – esce dallo squarcio – che pensi di essere selettivo, mentre invece sei stato scartato; da tutti.

Maaaaa… senti squarcio? … io volevo solo uscire e tirare innanz. Bere sto cazzo di caffé e poi darci sotto che l’affitto non si paga a orgasmi.

Ma la mia vita pulsa tra il cercare di andare avanti e questa ondata che mi viene a ricordare che sono un sopravvivente. Che chi è inconsapevole sta così bene. Fa il suo passettino, arriva a domani, riposa, va avanti di nuovo. Tranquillo. Senza porsi nella prospettiva, nel confronto.

Ogni istante è così. Credo io, sarebbe così anche se fossi un riccone con i miGGGGLLLiaWWWdi di migliaAAWWWWWdi. IL mare di solitudine che contemplerei forse avrebbe un tramonto più carino, dopo aver visto una parte del mondo interessante. Ma da solo.

Di amici ne ho, selezionati, certo; li vedo. Alcuni regolarmente. Ma la gente non ha tempo. Non se lo vuole dare. I social aiutano molto a svelare questa balla: la gente dice che non ha tempo, ma se guardi come lo usa, sta solo selezionando cosa fare, che priorià dare al “non fare un cazzo per un tot” rispetto al fare un’altra cosa. Sono quelli li a cui bisognerebbe curarsi di uscire un attimo dalla bara, al priorio funerale, con una licenza appositamente fornita dalla Morte, alzarsi e sputargli piano del verde catarro nell’occhio se si dispiacciono dicendo o pensando “avrei dovuto trovare il tempo”. Non per me, badate: io ogni tanto prendo la rubrica a caso e vado a trovare qualcuno. Mi dico solo “ti frega di questo? si? ok, andiamo a trovarlo/a”. E hop. Chiacchieri, bevi un caffé. Non è un grosso impegno. E se riesci ad andare a fare i raggi prendendo appuntamento ed aspettando quello che c’è da aspettare, riesci anche ad andare a chiacchierare con qualcuno.

Temo di essere passato dal parlare del concetto del mio personale orrore che spunta dal nulla ad una chiacchiera da bar di quelle che euh!…. marò!

“e i marò?” (cit – ora non più di moda).

Ah, interessante: Ambrosoli ci dice “cedere alla paura è non volere vivere“. Ed eccomi qua.

a livello umano chissenincula

i veri ritratti odierni o raprpesentano vecchie o ragazzine ma di donne non ne ho trovate

Per la prima volta ho lavorato con una giapponese. L’ho incontrata al sushi dove ho importunato il suo whippet (che ormai ho capito: è il mio cane; io amo i gatti, si, ma se dovessi avere un cane sarebbe un whippet) e lei … mi ha ringraziato. E di nuovo questa sera dove ho trovato una signora con un whippet… al quale ho fatto due carezzine… pure questa mi ha ringraziato. Basisco.

Bello questo verbo inventato eh Moon? Tutto per te :-*

Comunque fine del coccolume, parto. Poi mi rendo conto che è un’asiatica, che mi ha tranquillamente rivolto la parola invece di fuggire faccendo una risatina dietro la mano, che io di asiatici non ne becco mai disposti e quindi faccio la mia mossa. E la mia mossa va. Quindi dopo qualche giorno mi ricontatta e alla fine ok, verrà a posare.

Ma non mi dice che verrà a posare e basta. No, verrà a posare perché “mi trovo in una fase un po’ difficile della mia vita e vorrei fare le cose nuove – sarei contenta se riesce a contattarmi” nome e cognome. Via whataspp.

Oggi è arrivata, mi racconta che si sta separando, che ha tre figli, ha un anno più di me (ne dimostra tipo 15 di meno) e ovviamente mi chiede se vanno bene le vecchie e non posso dirle cosa farei a questa vecchia e che come pervertito ho un debole per le asiatiche. Per fortuna è un po’ troppo in carne e quindi i bollenti spiriti se ne vanno in 6 secondi. Questo lo dico per voi, per farvi schifo. Per ricordarvi chi sono, che non vi venga in mente di scordarvelo, metti mai che vi commoviate: dovete sempre sentire quella strana puzza che ve lo fa ricordare. Dicevo? Vecchia. Si. Certo, vecchia come me. Comunque bla bla bla, si divide tra lavoro, figli, fare la spesa. Non sa niente della zona e vive qui da tantissimo. Era la capa di un’altra mia modella, l’ha vista nelle foto e allora si è anche decisa, visto che lei le aveva già detto “dai dai, vai anche tu!”. Continue reading →