La casa degli Usher ci fa una sega.

Qualcosa si spezzerà. Qualcosa di brutto accadrà troppo presto. Tutto franerà rovinosamente.

Mia madre è all’ospedale. Mio padre è a casa, incattivito e odioso dalla sua impotenza nell’affrontare la quotidianità ma contemporaneamente incapace di trattare con un comportamento consono alla decenza chi lo circonda. Esiste la possibilità di considerare il suo disagio: grande difficoltà nel vedere, grande difficoltà nel sentire. Maschio maschilista del 1936, cresciuto con un senso di potenza-potere che rende l’uomo uomo. Cosa resta dunque quando la potenza ed il potere scemano? Cosa resta quando hai imparato a trattare i tuoi simili con pre-potenza? Con arroganza, con maleducazione, con quel senso di impunità che ti è dato dall’appartenenza ad una classe: prima degli uomini, poi degli uomini adulti, più vecchi di altri, dunque secondo te già meritevoli di maggior rispetto (deferenza), ascolto ed autorità privilegiata, solo perché tu sei in quel recinto. Cosa fai quando non puoi usare la forza, forzare gli altri alla tua voltontà, ma accettare quel che altri fanno per te? Puoi fare molte cose, ma se non hai imparato che a disprezzare ed usare il potere per prendere, il potere dato dal denaro, non lo scambio dato da una relazione… quando quel potere non basta per le cose di base, la gente non ti obbedisce, la gente non vuole essere continuamente ferita e tu non fai che pensare che sono delle merde perché si feriscono, invece di smettere di ferirle… cosa ti circonderà se non che il vuoto? Il dolore che sta dentro esce con rabbia.

L’unica che – pur sentendosi un po’ sola e sicuramente annoiandosi parecchio – credo stia finalmente in un posto dove è seguita, curata, trattata bene, è mia madre. Rischiando quasi di restarci, adesso è stata ripresa ed è in ambiente calmo e sereno, nutrita nel modo giusto, pungolata pochino pochino a camminare, controllata a vista nei valori del sangue e nei potenziali rischi. E sottratta, questo vedo io, al continuo pretendere, abbaiare, forzare, pretendere, tirare, spingere, farsi accontentare nelle cose e nei modi da un uomo che l’avrebbe dovuta amare.

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Funerali alla cultura in Italia #20120423

sentito cordoglio e condoglianze

La cultura ringrazia.

Prendo spunto della notizia del flashmob di Viterbo, il funerale simbolico alla cultura dopo la chiusura di ogni spazio pubblico che ad essa era dedicato.

Qualcuno, quando un quotidiano nazionale (poi* lo dico) stava chiudendo, alla radio disse che ne aveva parlato con un proprio amico indignato perché non era possibile, era una vergogna e così via – e lui gli chiese “ma tu lo compri? Sei abbonato?” e l’altro rimase un po’ spiazzato, fino ad ammettere che no, non lo comprava. E allora… Continue reading →