le donne sono come le aziende: vogliono esperienza ma non te la fanno fare

Ok, brutto, sessista, stronzo, tuttigliuominisonouguali, eccetera. Sicuri/e? Ci vogliamo riflettere?

Io c’ho una certa età, quindi parlo di tempi andati, tutto sommato. Ma… ma non solo: conosco, negli ultimi anni, TANTISSIMI ragazzi e ragazze molto giovani. Ci parlo, mi raccontano, non hanno davvero problemi a parlare di sesso, sono estremamente pratici. Quello in cui il casino è identico sono i sentimenti: la differenza è che per noi TUTTI la cosa ti veniva insegnata come un unicum, due cose che vanno obbligatoriamente assieme, che esistono assieme, che non esistono come sentimenti de quà, attrazione e sessualità dellà. No, questo non esisteva. Il che ti faceva pensare “la amo” quando invece era “voglio scopare con lei”. E la stessa cosa vale invertendo i sessi, sia chiaro.

MA

Una cosa non è mai cambiata, a quanto mi confermano i miei continui colloqui: una ragazza (dai 13 anni in poi, così mi dicono) potrà sempre, in qualsiasi circostanza (e qui di roba bella e molto brutta ce n’è tanta), ottenere esperienza sessuale da un maschio dal coetaneo in avanti. Ma mai (escluse le ovvie eccezioni che confermano la regola) un ragazzo giovane potrà semplicemente fare esperienze.  Continue reading →

scolpire il proprio ego, andare contro sé stessi

Osservo mio padre. Un uomo anziano, nato negli anni ’30 del 1900. Ha vissuto, non fatto la guerra. E’ stato un profugo, ha studiato diligentemente per emanciparsi dalla povertà e per diventare uomo come solo chi sia nato un po’ di tempo fa sa che si doveva essere uomini.

L’uomo porta il pane a casa. L’uomo guadagna. L’uomo ha i suoi doveri. L’uomo non deve essere uno spiantato, deve essere un buon partito, deve essere autosufficiente, deve saper fare le cose, risolvere i problemi, non mostra emozioni, debolezze, pianto. Deve. E via dicendo.

Soffermarsi a comprendere quali epoche abbia attraversato un essere umano vivo ancora oggi, nel 2016, richiederebbe attenzione.

Purtroppo io posso riservargli comprensione solo quando non si comporta come molta della sua epoca ha accettato e trovato normale nei confronti non tanto delle donne, ma della “propria” donna. E’ proprio dall’epoca delle donne come mia madre che è colpa anche delle donne stesse se non si sono emancipate, se non hanno approfittato del vento del cambiamento. Lo è tutt’oggi, se vivete in provincia. Osservate quante donne hanno ancora capigliature anni ’80 per rendervi conto quanto determinate cose facciano presa e fatichino a mollare, in provincia. Non ho mai avuto pietà per la non-ribellione di mia madre.

Contemporaneamente però lei è la persona debole, la vittima. Non ha gli strumenti per “rispondere al fuoco” perché la sua vita ha preso, tanti anni fa, questa piega. Tuttavia io non riesco a giustificare nessuno dei due nei confronti della continua tortura inferta a questa convivenza. Quella che però viene maltrattata, psicologicamente, incessantemente, è mia madre. Ormai è piegata da decenni a questa visione e si arrabbia con tutti noi figli quando “non capiamo” che quando ci si sposa, che la vita è questo, che cazzatecazzatecazzate. Se me ne date il tempo sono molto maieutico. E con lei ho sempre avuto il tempo di indagare passo per passo il perché di molte cose. Alcune nei miei confronti (regole) arrivavano spesso al “perché si” e questo mi ha aiutato a comprendere come regolarmi. Altre riguardavano fatti suoi o di convivenza o di storia con mio padre, sua madre, la società.

Le risposte sono arrivate a cose come “la felicità è il minimo possibile di maltrattamenti quotidiani”. Quando scavi così a fondo da vedere che chi ti risponde ritiene questo – normale, allora spesso puoi solo chiedere a tutti di non eccedere. Non puoi chiedere di più.

Ho tentato, più volte negli ultimi 20 anni, di parlare anche con mio padre. Non è facile: di certe cose, dei sentimenti, non si parla. E se non si parla, non si sa come si fa. Alcune cose diventano orgoglio. Altre sono patologie, non ho altro modo di identificarle (non sono un esperto) … o forse si chiamano comportamenti deviati, antisociali. In un vecchio romanzo tutto questo era definito “atavismo”.

Io ho sempre avuto dentro di me qualcosa di sbagliato che vedo con chiarezza ho assorbito da mio padre. Quello che però ho sempre fatto io, non loro, è ri-osservarmi dall’esterno, quanto più mi è possibile. Ho sempre pensato, da quando ne ho memoria, che se io sento qualcosa quando sei tu ad agire, questo accadrà anche nell’altra direzione: come ho agito, dunque, perché tu reagissi? ti ho fatto del male? Ero consapevole? Ero in torto? Ero nella ragione ma tu hai sofferto comunque? Seghe mentali, per molti.

Resta il fatto che se ti giudichi costantemente, per questo motivo, cerchi di scolpire per quanto possibile quello che sei. Qualcosa, senti, se dessi un altro colpo di scalpello, farebbe sgorgare sangue: non si potrebbe scalpellare via: sei tu, per quanto sbagliato. Altri colpi di scalpello sono difficili da dare, ma puoi farlo: sono pezzi di qualcun altro, cose che hai assorbito, che si sono sedimentate… ma delle quali puoi fare a meno, anche se fai fatica a liberartene.

Credo che questo genere di fatica sia totalmente sconosciuto a mio padre. Quando gli viene evidenziato il suo torto lui sente offesa. Si sente attaccato, non in dialogo neutro con qualcuno che contemporaneamente gli vuole bene e gli dice che non si sta comportando bene. Scusarsi è sempre stato impossibile. Ammettere di avere torto anche. Rendersi conto che il suo stesso atteggiamento in situazioni di torto è inaccettabile. Che non accetterebbe mai comportamenti che lui ha, nei suoi confronti.

Correggersi costantemente: una fatica mostruosa per chi conosca l’ingiustizia delle azioni che compie ma che sia nato in un momento in cui questo era ben oltre il tollerabile per un maschio.

Sopportare costantemente: una fatica mostruosa per chi conosca l’ingiustizia delle azioni che subisce ma che sia nato in un momento in cui l’emancipazione era possibile ma che abbia scelto di restare sulla via del maschilismo, a fianco a milioni di altre donne.

del femminicidio e violenza su donne #238746283476

no justice?

no justice?

Quando ero adolescente sono stato rifiutato. Diverse volte. Lei – ogni volta – era l’angelo della mia vita, la più bella, desiderabile, meravigliosa.

E d’un tratto mi rifiutava: com’era possibile? Tutto il mio amore! Avevo per lei solo tutto ciò che di positivo si può riversare su persone ed oggetti del desiderio.

Improvvisamente una forza incontrollabile dentro di me urlava osceni insulti, contrari ma mille volte più forti di ogni cosa positiva che prima era stata quella ragazza.

Ma da lontano mi vedevo piccolo piccolo, un insetto che come la volte e l’uva, non solo fingeva che non gli importasse più, ma addirittura aveva necessità di disprezzare ciò che prima bramava con tutta la sua anima.

Mi chiedevo dunque: ma come puoi tu, e tutti quelli come te, pensare che prima era bianco ed ora è nero? Prima era un angelo e ora pensi di lei questo ? Cosa era vero? Forse una cosa meravigliosa che non puoi avere diventa uno schifo? Ti ha forse disprezzato mentre non ricambiava quello che provavi? No, non ho mai ricevuto questo tipo di rifiuto.

Immagino che ci siano state ragazze che hanno deriso coloro che aprivano il loro cuore. Ma no, nei momenti più delicati della mia vita delicatamente sono stato rifiutato.

Cosa, mi dicevo, veramente hai diritto di provare?

Tu soffri. Continue reading →

Accordo prematrimonianale

Leggevo questo articolo: su “L’amore e i soldi” dove l’autrice ci dice, che nonostante non sia una cosa di cui ha bisogno, sente che “mentalmente” ha bisogno che il suo uomo la mantenga (o possa farlo) e che essendo pienamente inserita nel sistema questo le ha inculcato che l’uomo (che ottiene questo status solo se rispetta quelle regole, altrimenti quasi non sarà un maschio degno di questo nome) mantiene i più deboli. Leggete pure tutto, così capite di cosa parlo. C’è naturalmente anche la parte (questa non è una citazione) “se mi conosci abbastanza sai che io poi ricambierò perché ti ho comunque già dato ciò che più conta” ecc ecc

Si ma pure l’uomo ti ha dato la stessa cosa. E fin qui siamo al win-win. Ma tu vuoi anche farti mantenere. Anche se sei in grado di non farlo. Continue reading →