un tuffo nel dolore passato

Le foto possono rendere immortale parecchio. Il motivo per cui mi piace ritrarre splendidi nudi di donna è questo: una cosa passeggera e bellissima, diventa eterna.

Ma per quello che  poteva essere e non è stato, questo tipo di ricordo rende eterno il dolore. Certo, ragionando tu sai che quello è il passato. Ma è lì, perenne memento. Tutto scorre, no?

Un infernale meccanismo del mio cellulare di tanto in tanto mi ripropone la costruzione di album tematici, probabilmente relativi all’anno scorso in questo stesso periodo. Cioè poco prima che  lei mi lasciasse. Oggi non sto poi così male per questo, mi dico, e mi credo, e credo sia vero. Ma quando vedo quelle foto mi ricordo che tipo di persona mi attragga in maniera viscerale, mi ricordi la vitalità e la voglia di vivere…

Un tuffo al cuore, terribile, che di nuovo mi ricorda la rarità, in senso assoluto, di questo tipo di persona a vista del mio occhio. E la pressoché impossibile probabilità, per un vecchio, di essere attraente e men che meno riamato da un tipo di persona così.

Perché in tutto questo l’aspetto fisico c’entra. Mente e corpo, cuore e carattere. Io sono un individuo, non voglio tutta una persona, non voglio tutto il suo tempo e ne voglio anche per me, del mio. Tuttavia quando sei mia e sono tuo tutto questo miscuglio di bellezza…

… oh fuck.

vado

mancanza, quello che non hai

L’altra sera, quando lei manifestava insofferenza per una cosa che poi ho scoperto non riguardarmi affatto, anche se irrazionalmente scatenata da qualcosa con me, uno dei ragazzi della band, che ragazzi non sono, evidentemente interrogato in mia assenza sul tradire, le stava esponendo ciò che abbiamo sentito mille volte sulla coppia che diventa ordinarietà e che quindi perde di interesse ecc, ma poi ha posto la questione in modo più interessante, che direi “filosofico” (ok ok) … e cioè che l’essere umano cerca sempre ciò che non ha. E credo intendesse dire che quando quella cosa che ha trovato ce l’ha passa ad altro.

E questo mi fa schifo.

Mi fa schifo se quello che hai non lo apprezzi, non lo tieni.

Mesi fa una modellettacheviendallacampagna e che sicuramente stava studiando filosofia, o socrate o platone, si diceva d’accordo con questo perché definiva (non sono d’accordo) l’amore come “mancanza”, ovvero come quella tensione ad avere finché non hai, e non il completamento. Non sono d’accordo: quello è desiderio d’amore ma il raggiungimento non pone fine. A mio avviso.

E poi c’è il classico “non apprezzi quello che avevi finché non lo perdi”. Che, pure quello, mi fa schifo. Perché devi essere così coglione? La capacità di astrazione ce l’hanno già le scimmie: quindi anche noi. Da parecchio. Non puoi figurarti da solo cosa sarebbe “essere senza” ? Io sono uno di quelli che quando apre il rubinetto e vede scorrere l’acqua corrente si rallegra di averla. Sempre. Di avere il riscaldamento. Non li sottovaluto, non li do per scontati. E così è con le persone di valore. Di qualsiasi tipo di valore stiamo parlando.

Poi ok, che tu possa tendere a desiderare altro che non hai, posso capirlo. Sai, quindi vuoi sapere di più. E forse anche la ricchezza: ne hai, ne vuoi altra. Ma anche qui… ci sono pro e contro. Dico che posso capire l’imprenditore, il cui scopo è aumentare il capitale. Ma spesso quella è tutta la sua vita. Tutta lì.

solitudine #1289347

Collaboro come consulente/operativo per roba-di-social con una donna, ottima, brava, che è dipendente di suo marito. Lo specifico perché in sostanza io sto lavorando per lui. Ma lui non crede nella cosa. Mi stima come fotografo, forse come persona. Forse non mi stima affatto ma è uno che cerca di andare d’accordo con le persone. Era uno di quelli che ho contattato per il killer e che non me lo ha voluto presentare, quindi tutto sommato forse non finge: era uno di quelli che mi ha detto “no, per te no”. Mi ha chimato lei. Lei ci crede, lei apprezza, lei dice “sei indispensabile, sei il mio ufficio marketing, mi servi, dobbiamo pompare, devi seguirmi”. Ha solo bisogno che le dica che sta andando bene e di qualche consiglio di tanto in tanto. Non mi vergogno di farmi pagare solo perché se conto il numero di chiamate e il tempo il costo è giustificato. Ma solo per questo.

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l’accordo: ricatto con simpatica molestia

Side I – the Deal

Quindi dopo aver avuto mal di pancia per metà notte, aver ceduto al non-alzarsi (mio danno: sono un professionista e la pago) per 2 ore, sempre con il mal di pancia, ho compreso dall’infinito che non c’era grigio fuori. Dal 2012 sono in grado di percepirlo anche in un cubo di cemento sigillato: so se fuori c’è il tempo di merda che quando ti alzi dici fuck, torno. Compreso che non c’era, vista la smilza che miagolava per avere qualcosa, ho sollevato il culo. Avevo cotto della zucca a vapore. Tanto con l’alito che sentivo di avere avuto fare colazione mordendo tartufi sarebbe stato come un colluttorio alle rose. Quindi zucca lessa a colazione, qualche cubetto. Verdura. A mezza mattina, senza aver bruciato e con zero intenzione di bruciare: dovrebbe andare. E la chiamo. E non risponde. E parte la segreteria, di nuovo, pure con la Iliad adesso. Secondo me non lo sa. Del resto chi è che a 20 anni telefona ? Esco e riassaporo una passeggiata con una giacca che credevo di aver impregnato di terrore, sudore terrorizzato. Ma l’ho fatta sistemare, rilavare: è nuova, profuma. E non è una giacca vera e propria… è un po’ da fricchettoni, un po’ patchwork sui toni dell’arancione. Ho mal di gola, quindi collare. Mini passeggiata lenta, lentissima. Respiro (qui si può) a pieni polmoni, piano, cammino piano, sento i raggi di sole. E mi ricordo in quale condizione economica e lavorativa sono. Non diversa da quando ero nel terrore totale. Stavo così. Ieri lei mi ha rimesso esattamente li, a 5 mesi fa. Quindi respira, respira, respira, piano. Vado al bar, riprovo a chiamare, mi faccio un caffé. Penso alle interazioni tra ingredienti e anche che col caffé non ce la farò mai e  chissenefrega. Lo bevo, fa moderatamente schifo. Ancora arietta, sole, cammino piano: mi sento vecchio. Ho bisogno di pace in quel momento. Richiamo, niente. Continue reading →

bioritmo dellammerda?

Credo ci siano degli orari in cui ho più voglia di non-esistere e di smettere di soffrire come non-amato e privo-di-speranza di altri. Forse dei giorni. Ma ho il sospetto siano anche degli orari.

Non credo sia la prima volta che esprimo questo dubbio.

Avrei un modo, una specie di contapezzi, come si dice in gergo, per cercare di averne almeno un’idea. Quando hai tanta tanta voglia di premere quel tasto, lo premi e viene registrato. Quando non lo premi o lo premi poco… allora viene registrao meno… e magari hai una vaga misura della frequenza, ripetititività, orario… qualcosa. Ma dovrei essere vicino al PC, tanto tanto.

Servirebbe un’app! 🙂 Premi il tasto quando stai tanto di merda. E poi hai le tue statistiche.

Tanto per dire: ok, sono 3 anni che all’inzio di novembre verso le ore medio-pomeridiane stai una merda, ma peggiora molto in caso di … eccetera.

Così, tanto per saperlo: vai a dormire. O boh. Trovi una cosa in cui sia impossibile pensare?

mh.

non so.

l’acchiappafantasma (xx?)

Plin. Messaggio da lei. Vuole radersi di nuovo a zero. Lo dice a me perché non ha coraggio, perché è in un periodo di merda, voglio drogarmi, sono alcolizzata, bla. Un po’ la conosco. Le dico dai, ti sbatterai qualcuno, riprenderai fiducia, farai quello che devi fare, coraggio e tanti saluti: e che stai bene rasata a zero lo sai già, ne hai testimonianza fotografica e non ricevo che complimenti che non so mai se attribuire a me o a te. Quindi và e radi. Pure sotto, che sai che liscia è adorabile.

Niente, non ce la fa, ha bisogno di me, che la rada io, che le dia coraggio, come l’altra volta. La voce mi dice: tu la ami, lo sappiamo. Ma sai che lei non ti ama. Ci prova di nuovo: amico. Gli serve un amico. Gli “serve” capito? Ha questa necessità, ti è chiaro che ho usato il verbo giusto e non a caso vero? vero? hey! cosa stai fac… Continue reading →

fantasma (45ma puntata)

In probabile stato di ossessione amorosa (io), da quando abbiamo ricominciato a vederci “come amici” (ma sottolineando che io non voglio) io non sto troppo diversamente da come quando non c’era. Perché in effetti a me non mancano gli amici. Non mi manca compagnia generale se me la vado a cercare, se mi fermo ad un bar e chiacchiero, ci sto due secondi. Cioé, se non l’ho già detto (nel qual caso chiedo scusa), io fermo la gente per strada per farli diventare miei modelli e modelle. Quindi fare due chiacchiere, tout-court, non è un problema. Ho la faccia di culo per farlo. Nessunissimo problema. Perché è così facile? Perché non me ne frega un cazzo in realtà. Magari mi frega dopo, quando inizio ad avere a che fare con l’umanità di quella persona, con la realtà di quello che mi dice. Ma prima non rappresenta che un fotogramma di un film schifoso: la realtà, la vita, la gente, il mondo. Ogni tanto ecco che appare qualche fiore grazioso: lo fermo, chiedo, chi dice si, chi no.

Ma lei mi importa. Ora sono come quando non c’era. Perché quando c’era davvero, lei c’era tantissimo. Lei VOLEVA stare con me, sempre. Voleva anche dormire vicino a me come un gatto. Era palpabile il suo desiderio, non solo sessuale, ma affettuoso, fisico, di presenza, attenzione. E di rimando l’attenzione a me.

Da un film capolavoro dei classici russi dell’esistenzialismo ed espressionismo, VENOM, traggo queste belle paroline “sei un narcisista patologico, hai costantemente bisogno di attenzioni”. Quindi… sono questo? Questo è un narcisista? Ne avevo il sospetto, da un pezzo. Carenza d’affetto? Si, certo, si! Eccome. Piango? Si!!!! Si certo!!!!! Sono patetico?

Ma si, certo che si, se sei un duro, se hai una certa visione della vita, ti dovrei fare schifo. Sono un debole, mi manca un pezzo.

E la cosa più importante è che per un certo tipo di sensazione ed attrazione, questo modo di sentirsi è un repellente. Fai schifo perché hai bisogno.

Ma io so già che faccio schifo.

Se la meritocrazia significasse qualcosa, io in quanto essere il top a fare schifo dovrei avere qualcosa. E forse ce l’ho in effetti: forse mi sto gustando il premio, la merda in premio. La sofferenza in premio, il dolore, il buco dentro per cose che né a 6 anni né a 12. Oppure per sempre, in effetti.

Che strazio cazzo.

Ma perché in tutto questo devi farmi sapere che ti manco… se poi non ti manco per nulla?

non gioco più con te

Da quando è in grado di esprimere qualcosa, osservo mia nipote, di solito in momenti di “crisi” e quasi sempre mi viene da dire “siamo così, noi tutti siamo così – io di certo”.

Fa i capricci. Vuole che lo zio e la zia restino a giocare. E non vuole mangiare. Vuole finire presto di mangiare per… tornare a giocare con lo zio e la zia. Ma lo zio e la zia devono andare via, anche loro a mangiare, a casa loro. “Chi resterà con me?” – piange. “Chi giocherà con me?”, singhiozza.

E io singhiozzo allo stesso modo, 41 anni più di lei, scricciola, che ha tre anni e mezzo e sua madre se ne sbatte se piange, ne ha pieni i coglioni e non vuole essere manipolata dai ricattini del piagnisteo, dice. Fa la dura, fa quello che si deve fare, quello che io non so fare con i bambini, altro motivo per cui sarei un padre di merda, che come il medico pietoso fa la piaga verminosa. Ecco, mi dico, non sono cresciuto non solamente dai 17 anni. No. Non sono cresciuto dai 3. La sindrome dell’abbandono. Piango sul serio, in macchina, da solo. Ormai da settimane. Non devo convincere nessuno per smettere di mangiare la pappa.

( La mamma è l’universo, mangiare la pappa è sopravvivere, se vi serve l’allegoria, la metafora, il parallelo artistico. ) Continue reading →

ora mi odia (34ma puntata)

Siamo arrivati al classico “maledetto il giorno che ti ho incontrato“. Quando mi ha lasciato, lei, senza appello, mi ha chiesto esplicitamente “questa volta non bloccarmi, per favore”. Ok, le ho risposto, non ti blocco da nessuna parte, come vuoi, anche questo come vuoi.

Ieri ero costretto dalle circostanze a non dormire a casa, ma in studio, luogo che avevo iniziato ad amare perché ci “vivevo” con lei. Ero l’uomo più felice della terra osservando il soffitto industriale, la lampada al neon sopra di me, gli incroci di linee tristi e grigie… e pensando che non le trovavo più tristi e grigie: ero felice, felice e appagato, con la mia bimba tra le mie braccia, addormentata, accoccolata su di me in un modo che raramente è possibile tra uomo e donna, senza che qualcuno non abbia la circolazione bloccata. Felice.

Da solo, trovarmi di nuovo li mi ricorda lei, momenti felici, meravigliosi.

Ne ho fatta una foto/stato su whatsapp, perché me la ricordava, mi ricordava lei, mi mancava. Lei mi scrive “interessante” e poi parte a disprezzarmi, a dirmi “chi ti scopi adesso” … mentre io voglio solo lei, io non vado subito da qualcuno, io. Non lo faccio. Se qualcuno lo fa, tra noi, è stata lei. E non gliene ho fatta una colpa, mai. Dirlo a me… è meschino.

E’ arrivata ora a rinnegare ogni cosa, che se potesse tornare indietro non mi chiederebbe mai quel fatidico like che ci ha fatti incontrare. Quanto odio, anche se lei dice che mi ama ed è per questo che soffre così. Ma dove sta questo amore? io vedo disprezzo, non apprezzamento. Vedo lontananza, non voglia di stare. Lo so che è giovane. Mi accusa di essere causa del suo dolore, di fregarmene della sua solitudine (ma… sei andata via, bambina mia, mica ti ho mandato via! … e io, non mi hai lasciato solo? ti importa?) e poi ci mette dentro tutti i maschi del pianeta (i penedotati) eccetera. Ma io sono qui. Io ti aspetto, non sono andato via io. Sei tu e non torni. E ti lamenti che sei sola. Poi dopo avermi scaricato addosso merda, mi blocca. E se le scrivo su telegram, “lasciami in pace”. Ok. Lo faccio.

Ora sono uno stronzo, un mostro. Ma non ero una meraviglia? Chissà cosa diventerò nei suoi racconti ora, una specie di sirena-maschio che ammalia le povere malcapitate? Quando ci ha provato LEI? E io la adoro per questo. Ma cosa si inventerà la sua rielaborazione? cosa sta già facendo, invece di capire, tornare, calmarsi? Che guazzabuglio il cuore umano 😦

Purtroppo nel I secolo a.c. Catullo già aveva esperienza di questo sentimento doppio.