Sul valore #4386234

  • E quindi vali.
  • No, non vali un cazzo.
  • Si vali, vali per te, vali per i tuoi amici e i tuoi familiari e cari e la morosa, finché non ti molla.
  • Ah bello, quindi “ogni scarrafone è bbello a mamma soja” diventa un obiettivo dell’umanità.

Il valore è un elemento relativo.

Segue, Solipsismo con iA:

Analizziamo il brano riportato, che inizia con un dialogo e include una riflessione critica:

Dialogo:

  • E quindi vali.
  • No, non vali un cazzo.
  • Si vali, vali per te, vali per i tuoi amici e i tuoi familiari e cari e la morosa, finché non ti molla.
  • Ah bello, quindi “ogni scarrafone è bbello a mamma soja” diventa un obiettivo dell’umanità.

Riflessione critica:

Il valore è un elemento relativo.

Analisi del Dialogo

Il dialogo è un botta e risposta tra due (o più) persone, con un forte contrasto di opinioni riguardo al concetto di valore personale.

  1. Prima voce: “E quindi vali.” – Inizia affermando che la persona ha valore.
  2. Seconda voce: “No, non vali un cazzo.” – Risponde negando completamente il valore della persona, usando un linguaggio volgare per enfatizzare il disprezzo.
  3. Terza voce: “Si vali, vali per te, vali per i tuoi amici e i tuoi familiari e cari e la morosa, finché non ti molla.” – Cerca di mediare, sottolineando che il valore è riconosciuto da persone vicine e care, anche se condizionato.
  4. Quarta voce: “Ah bello, quindi ‘ogni scarrafone è bbello a mamma soja’ diventa un obiettivo dell’umanità.” – Ironizza sul concetto che ogni persona è bella per qualcuno che le vuole bene, suggerendo che questo sia l’unico riconoscimento di valore disponibile.

Riflessione Critica

La frase “Il valore è un elemento relativo.” esprime la conclusione che il valore non è assoluto ma dipende dal punto di vista delle persone e dalle loro relazioni.

Approfondimento Critico

  1. Relativismo del Valore: Il dialogo mette in evidenza il relativismo del valore personale. La prima e la seconda voce rappresentano due estremi opposti: l’affermazione di un valore intrinseco contro la totale negazione di esso. La terza voce introduce un punto di vista più complesso, riconoscendo il valore in base alle relazioni personali.
  2. Condizionalità del Valore: La frase “finché non ti molla” suggerisce che il valore percepito dagli altri è condizionato e può cambiare con le circostanze. Questo introduce l’idea della precarietà del valore basato sulle relazioni personali.
  3. Ironia e Critica Sociale: La quarta voce utilizza ironia e una frase idiomatica (“ogni scarrafone è bbello a mamma soja”) per criticare l’idea che il valore sia determinato esclusivamente dall’affetto altrui, suggerendo che tale concetto potrebbe essere visto come un obiettivo universale, ma in modo sarcastico.

Conclusione

Il brano attraverso un dialogo semplice e diretto esplora la complessità del concetto di valore personale. Sottolinea come il valore non sia una qualità intrinseca e universale, ma piuttosto una percezione relativa e condizionata dalle relazioni interpersonali e dalle circostanze. La riflessione critica finale sintetizza questa visione, evidenziando il relativismo del valore.

Proseguendo:

Riflessione Critica sul Concetto di Valore

Il brano propone un dialogo che solleva una questione fondamentale: la natura e la relatività del valore. Per comprendere appieno questa tematica, è necessario esplorare il concetto di valore in generale, per poi applicarlo al contesto personale.

La Natura del Valore

Definizione e Tipologie di Valore:

  • Valore Intrinseco: Questo tipo di valore è inerente a un oggetto o una persona indipendentemente dal contesto o dalle opinioni esterne. Un esempio classico è il valore morale o etico che alcune filosofie attribuiscono agli esseri viventi per il semplice fatto di esistere.
  • Valore Estrinseco: Questo tipo di valore è attribuito da osservatori esterni e può variare a seconda delle circostanze. Ad esempio, il valore di un oggetto di mercato è determinato dalla domanda e dall’offerta.

Funzionamento del Valore:

  • Relativismo del Valore: Il valore è spesso visto come relativo, dipendendo dal contesto e dalla prospettiva dell’osservatore. Questo relativismo implica che il valore non è una qualità fissa ma può cambiare con il tempo, le circostanze e i punti di vista.
  • Determinazione del Valore: In molte situazioni, il valore è determinato attraverso interazioni sociali e scambi. Nel mercato economico, ad esempio, il valore di un bene è stabilito dal prezzo che le persone sono disposte a pagare.

Applicazione al Valore Personale

Con queste basi, possiamo applicare la nostra comprensione del valore al contesto personale.

Relativismo del Valore Personale:

  • Valore Percepito: Come suggerisce il dialogo, il valore di una persona può essere percepito in modo diverso a seconda di chi lo osserva. Un individuo può avere grande valore per i propri cari e amici, mentre potrebbe non essere riconosciuto allo stesso modo in un contesto più ampio o estraneo.
  • Condizionalità: Il valore percepito da altri può essere condizionato dalle relazioni e dalle situazioni specifiche, come evidenziato dalla frase “finché non ti molla”. Questo sottolinea la natura instabile del valore personale quando è basato esclusivamente sull’approvazione esterna.

Critica al Relativismo Estremo:

  • Insicurezza e Autenticità: Basare il proprio valore unicamente sulla percezione degli altri può portare a insicurezza e mancanza di autenticità. Gli individui potrebbero sentirsi costretti a conformarsi alle aspettative altrui per essere accettati.
  • Valore Intrinseco e Autostima: Riconoscere un valore intrinseco, indipendente dall’approvazione esterna, è fondamentale per sviluppare una solida autostima e vivere autenticamente. Questo riconoscimento deve coesistere con il valore percepito nelle relazioni, creando un equilibrio che permette agli individui di sentirsi valorizzati senza dipendere completamente dagli altri.

Conclusione

Il valore, sia intrinseco che estrinseco, è una nozione complessa e multidimensionale. Il dialogo del brano ci invita a riflettere sulla natura relativa del valore e sulla sua applicazione alle persone. Per evitare le trappole del relativismo estremo e della dipendenza dall’approvazione esterna, è cruciale sviluppare una comprensione equilibrata del valore che integri sia l’aspetto intrinseco che quello relazionale. Solo così possiamo promuovere una visione del valore che supporti la dignità, l’autenticità e la solidità personale.

L’immagine che ho chiesto all’iA di creare, per questo post, era talmente new-age e gomblotto di cazzate sciochimiche che ho desistito. Certo, usando magari più impegno… ma NAAAAH.

Gli sfigati e i vincenti mentre adulescono

O mentre adulgono! – Una volta cresciuti, tra i 30 e i 40 almeno, e poi oltre, gli uomini, alcuni ancora ragazzi, sono interessanti da osservare. Siamo. Siamo interessanti da osservare.Un maschio umano vincente perché è un animale vincente lo è da quasi subito. Il suo corpo gli dona strumenti che altri non hanno: sono doni, appunto. Lo capisce velocemente e velocemente se ne avvantaggia: fisicamente e quindi anche socialmente, in quel tipo di socialità ravvicinata in cui si vince perché si è forti, attraenti, potenti nel poter dominare l’altro fisicamente. Chiunque altro sarà di meno. Sarà sfigato. Siamo umani, ma siamo bestie. Però appunto, siamo umani. Per scopare questa cosa serve tanto, funziona tantissimo. Forse anche in un certo tipo di rapporto amicale.

Ma col tempo gli sfigati imparano a non essere più sfigati, perché sono meno bestie e più umani in ciò che fanno: imparare. Imparare abilità che non sono doni. Conoscenza, ma anche tecniche che sono frutto di esperienza. Così ecco che singoli sfigati diventano singoli non-sfigati.

Ma in gruppo? Cosa diventano, come sono?

Sono uscito con un gruppo di perdenti socialmente, quel tipo di persona che devi conoscere profondamente per poter soppesare privilegi e difetti, devi poter srotolare intere vite, perché al volo solo alcuni hanno sviluppato anche abilità di socializzazione, sono meno goffi. Ma tutto sommato li vedi, vedi che funzionano come non-sfigati da soli. Ma insieme… per qualche motivo rivelano la loro natura di sfigati, di quel tipo di sfiga che se hai imparato nella vita una cosa, sai che per funzionare bene una cosa che puoi fare è semplicemente allontanarti. Bastano tre metri di distanza e tu sei tu, non sei loro.

Però non sono mai stato animale da gruppo io. Solo che era diverso. Era per il mio sentirmi sfigato, non per il sentirmi “non devo mescolarmi agli sfigati”. Recentemente mi è capitato ed era tutto abbastanza triste come sempre, solo che ho pensato che presi singolarmente tutti questi maschi umani avevano sgomitato per fare qualcosa, che era… era lavoro. Era poco interessante quello che si diceva, come sempre in un gruppo. Era interessante però sapere qualcosa di ognuno di loro: uno di umili studi e lavori però, oltre al lavoro fisso ben retribuito, faceva un pacco di soldi su ebay perché sa vendere, sa commerciare. So per certo che ha un sacco di storie in giro, tradisce la moglie, ha due splendide figlie, si diverte molto, ha passato i 50 da qualche mese. Uno è un classico sfigato proprio con lo stampo, che sarebbe meglio che fosse buono. Ma vuole fare il cattivo. Solo che è un ciccione. Ma da buono fa davvero cose buone. Poi però vuol prendere la piega brutta, sentirsi forte. Ma quando è intelligente è meglio, funziona. Ed in gruppo è proprio un pesce fuor d’acqua. Eppure fa i soldi, sgobba. Ma è pur sempre uno sfigato. Un altro era più difficile da capire, ma aveva il classico aspetto del nulla. Ordinato, ordinario. Ma con battute talvolta idiote ma sempre ben piazzate, fulminanti, con tempistiche perfette, mi ha fatto sganasciare perché le battute arrivavano sempre nel silenzio, infilate tra un atomo e l’altro: zic! Ma sfigatissimo. Eppure onesto, senza fare lo sborone. Forse il migliore? Un altro era interessante: ex religioso, diventato agnostico perché…? Per i video di BIGLINO!!!!!! Non ci potevo credere. Questo si inserisce perfettamente nelle mie recenti osservazioni “no-vax world”, cioè in una certa forma-mentis che raggruppa tutta una serie di persone… in un altro gruppo ci sono i religiosi che sostituiscono una forma di credenza con un’altra. Poi ce n’era un altro che credo fosse li con un certo fastidio, ma perché invitato dal suo cliente-capo (il buono che fa il cattivo, che alla fine è un democristiano: false partite iva); doveva avere un certo gusto, un certo livello. Ma deve lavorà. E poi l’organizzatore, che conosco come direttore di un posto, che vedo ogni giorno. E che tutto sommato ha sempre mantenuto un livello di integrità e coerenza più che decente, mi pare: forse perché lui non è uno sfigato e non lo è mai stato. Fisicamente dev’essere sempre stato piuttosto prestante e ha deciso di unire, in tempo utile, questo lato a quello intellettuale. Chi lo sa. Padre di due tre figli, felicemente sposato. Credo che ci ripenserà prima di fare una cosa del genere tutto sommato.

Al di là di questo tipo di osservazione che lascia il tempo che trova, c’è quello più importante, che conferma ciò che sento sempre: in gruppo i maschi si riducono ad avere circa tra i 9 e gli 11 anni, ma con l’aggiunta dell’alcol. L’unico motivo per cui la cosa non mi ha fatto pensare fosse meglio starsene per i cazzi propri era che una cosa principale da fare c’era: andare a correre con i Kart. Una cosa che non avevo mai fatto: un’abilità inutile che affinerei volentieri quella di quel tipo di guida. Purtroppo costa, ma non esiste che un videogioco di auto possa darti neanche la minima intensità rispetto a questo, persino con un autoscontro avresti di più di un videogioco. Qui invece si corre sul serio, non ha nemmeno importanza se si corre “poco” visto il poco spazio e il terreno scivoloso. Derapata sempre, frenata in scivolata sempre, massima velocità 70/h in un rettilineo microscopico in cui comunque devi limitarti se vuoi prendere la curva successiva. Mi sono preso delle botte terrificanti, alcune autoinferte, altre per urti degli altri stronzi maledetti. Però divertente, almeno per me. E un po’ di cibo. Ma per il resto la conversazione di gruppo difficilmente funziona bene.

Ecco, un gruppo che risulta vincente credo sia davvero qualcosa di “santo”: un gruppo di maschi adulti che stanno bene insieme, che non sgomitano in nessun modo, mai, che sono in armonia, che ti fanno dire “umanità” senza tirare un sospiro rassegnato… boh, esiste questa roba?

Sono più per il no che per il si.

Nel luogo in cui poi abbiamo mangiato c’era un livello estetico differente. I maschi erano grossi. Tutti più o meno davano l’idea che ti avrebbero steso. Poi è arrivato un gruppo di tipi davvero molto maschi. Forti, muscolosi. Con delle ragazze che avevano sempre qualcosa di super. Una aveva un corpo davvero formoso, sodo, inguainato non per sostenere, ma per accompagnare… il viso faceva quel che poteva per competere con tutta quella roba. Palestra, impegno. Un’altra era una figa pazzesca e basta, tutto dono di natura e cura nel mantenerlo. Non avere i biglietti in quel momento mi rodeva il culo… ma il gruppo di guerrieri spaccamascelle con cui stavano mi avrebbe fatto un po’ dubitare dell’opportunità di avvicinarmi.

Quelli forse non erano delle gran cime, ma erano tutti prestanti, avvenenti. Maschi e femmine. La loro non sfigatezza era chiara ed immediata: dopo aver bevuto non con lo scopo di fare qualcosa nella serata, ma solo di scaldarla un po’, avrebbero scopato sontuosamente, donne con sontuosi uomini, uomini con sontuose donne o qualsiasi mescolanza desiderata.

Uno del nostro gruppo di sfigati si è poi rivelato in tutta la sua sfiga: felice solo per il cibo, lagna per qualsiasi cosa, viziato come un vecchietto, stanco tanto da perdere l’autocontrollo verbale. Ma se ci vedremo tra qualche giorno io credo che penserà che quello che dico ora sia “esagerato”. Ma io ho sempre percepito un bisogno di riconoscimento palese di valore in lui. Eppure lo ha, il valore.

Chissà come staranno le mie costole dopodomani. Se fosse gratis ci andrei anche da solo, anche ogni giorno. La cosa che ha preoccupato me è la mancanza di respiro, come se fossi andato in montagna, se avessi camminato intensamente con fatica. La panZa? Devo indagare.

Comunque confermo anche in viaggio verso i 50: per me vale solo il rapporto 1-1, niente altro.

L’insufficienza #2019129387 – #1

Mi rimase molto impresso un video di Enrico Bertolino. Mi rimase impresso perché lo trovai brusco, insensibile, poco attento del bisogno dell’altro nonostante le buone, pratiche e pragmatiche ragioni per essere “tranquilli” e procedere dritti senza avere dubbi, nella coppia.

Ho visto ridere a crepapelle B, che forse si sentiva così con me, lei era “l’uomo” in questa cosa, forse. Poco incline a dire ad alta voce in modo esplicito le cose, ha sempre preferito il gesto, la presenza, il fatto che fosse “di per sé evidente” (cit) che eravamo li, che ci si voleva bene, che non era con un altro. Il pezzo era in modalità marito-e-moglie, coppia sposata da tempo, relazione solida, fine giornata e “ho voglia di dormire, è stata una lunga giornata e tu mi chiedi se ti amo davvero”.

“E diglielo, no?” pensavo. Ma non bastava. Era questo il punto: il povero Cristo – sosteneva il pezzo comico – non usciva dal discorso. Mai. Amava sua moglie, ma lei ad un certo punto aveva bisogno di essere rassicurata, di conferme, di gesti, di…

Ora non è il suo pezzo, ma ora sono io. Di qualcosa che lui non faceva. Ho rivisto nella mia mente mille volte quel pezzo. Visto da lei, visto da lui. E non ha importanza il sesso. Ha importanza l’aspettativa di A nei confronti di B, che siano transgender, omosessuali, madre e figlia. Aspettativa frustrata. Vorresti, ma non hai. Ti aspetti, ti sembra normale che. Ma non hai, non ti viene dato, spontaneamente, senza chiederlo, qualcosa. E quando manifesti la mancanza, quando lo chiedi, lungi dall’essere fugato un dubbio o soddisfatto un bisogno, inizia un’escalation. Il solo fatto di averlo manifestato, sembra, è già un problema perché “dovevi capirlo da solo”. Poi se ne parla. E alla fine di solito non va bene. Manca davvero qualcosa. Se non fosse mancato, non sarebbe successo nulla. Che manchi davvero non ha importanza. La percezione è tutto. Tu senti a te manca. Continue reading →

insicurezza VS conoscenza del brutto

Poniamo l’argomento X come un argomento in cui siete competenti.

Poniamo il vostro giudizio N come valore da 0 a 10 dove 10 è il massimo.

Non siete “cattivi” o “buoni” ma semplicemente constatate con valore N lo stato di fatto delle cose su X.

Siete esperti di cucina (X= cucina) e il piatto “lasagne” che vi è stato sottoposto è, per svariati motivi, da voi valutato 7 (N = 7).

Siete buoni? Cattivi? Siete di manica larga? Questa, dopo mille volte, è una valutazione come tante. Continue reading →

dieta/palestra mini risultato

Non mi ricordo nemmeno, potrei controllare, quando ho iniziato qualcosetta. Diciamo un anno fa? Circa. E’ iniziato tutto con lei. Con il fatto di essersi accorto che mi ero mentito. Ho iniziato un po’ di dieta. Nutrizionista. Continuato un po’ di dieta. Poi in uno dei vari tiramolla mi aiutò a cambiare jeans (io odio lo shopping ma ho dei gusti) … contemporaneamente ho scelto di smettere con bevande gasate e magari gasate-e-zuccherate.

E poi dopo un sacco, palestra.

Aggiungiamo, recentemente, niente zucchero nel caffè, per un graziosissimo patto con fanciulla dal sen fuggita: io niente zucchero nel caffè, lei niente peli sotto; tutto liscio. Naturalmente con verifiche periodiche ISO9003231 🙂

Di tanto in tanto qualcuno mi dice “sei dimagrito”.

Qualche sera fa sono andato dal kebabbaro non-halal che fa tutto con ricetta locale, maiale, formaggio, robbbbbabbona. Non ci andavo più da mesi per i summenzionati motivi dietetici. Se vado li io non mi trattengo. La morosa del kebabbaro sarebbe mia modella (e pure lui). H arinviato molte volte, gli dicevo. Lui fa “beh ma allora vai a fare colazione al Taldeitali e tirale le orecchie!”.

Ci vado.

Mi fa “hey! sei DIMEZZATO! Stai bene!”.

Dimezzato. Questo va bene. Ora la fottuta panza.

Ma da oggi, fissato col chiodo al muro della mente: la forma importa fino a lì, perché serve la sostanza. RESISTENZA. La resistenza cari miei non è tanto roba da palestra. La resistenza è roba seria: sport vero. Camminare, correre, per ore. Nuotare. Dopo 25 anni di inattività… beh ma ok, ok, è per un buon motivo.

Che non esiste più, è esistito per circa 45 minuti. Solo che si è fissato nella mia mente. Un piccolo misunderstanding con gentildonzella mi aveva fatto capire che “non ci do sotto abbastanza”, che non duro. Questo mi ha turbato perché sembrava assai felice dei servigi resi. Siccome credeva che le mie defaillances fossero dovute a mancanza di resistenza fisica, mi suggeriva di non mollare con la palestra, perché la resistenza è importante. Tutto chiarito che non funziona in questo modo se la resistenza non serve al suo godimento, mi resta comunque indelebile che, per questo o quell’altro motivo, la resistenza io comunque non ce l’ho. E allora facciamocela. Non ci vogliono 5 minuti. Serve impegno costante.

Evabbé. In effetti avevo un po’ mollato per un pochino. Che alla mia età significa praticamente ricominciare, in palestra (prego, leggete informazioni di settore prima di dire noooo maddaiiii). Ma va bene. Va bene sul serio. Fatica, ma va bene.

Dimezzato è bene. Ora basta così, cancellare panza. Schifo. E aumentare resistenza. Dura, molto dura. Ma è per il bene dell’umanità!

😀

I piaceri che decidi tu, droga, cibo

Il piacere, la felicità, la soddisfazione. La “qualità della vita”. Possono essere, per qualcuno, o per una componente importante, il significato, lo scopo, il motivo di vivere, di faticare per restare in vita anche domani.
A volte la gente semplicemente mangia.
Si riempie per noia, qualcuno, si dice.
O magari prova una soddisfazione immediata, piacere, una carezza, anche un godimento intenso, anche prolungato.
Ripetibile.
Più o meno incondizionato. Indipendente da giudizi di come questo piacere debba essere, da parte di terzi.
A volte dici “mi resta solo questo”.
Capisco chi si rintana, con tv e pizza. Capisco tutto. Muori lentamente.
Hai perso ogni gara, ogni sfida, ogni “essere all’altezza”.
Se ti piace il sesso ti resta la masturbazione.
Se ti piace esprimerti ti resta un blog.
Se ti piace cantare ti resta la doccia.
E il cibo, se ti piace gustare, chilo su chilo, ben oltre all’utile per nutrire, ti droga per consolarti, come tutte le droghe. Che non risolvono niente, ma ti accarezzano un po’, e poi peggiorano la situazione.
Avevo cucinato per oggi e domani.
Domani farò altro.

basta che respiri

ha un cuore anche lei

Io rimugino. Questo è un problema tipico di chi si fa le seghementali. Che io direi: di chi pensa, di chi rianalizza, di chi non si ferma a pensare “avevo ragione, problema chiuso”.

E infatti. Oggi ero in un bar, evento del giorno preso dal giornale è che un tizio ha effettuato un furto attraverso l’ipnosi. Lato cliente io ed un avventore: lui fa “beh, ma si poteva prendere altro oltre ai soldi” ed io gli sorrido “eh si, metti che la cassiera era carina… “. Lato barista c’è una barista (brutta, sfatta dall’età e non se ne cura) che subito fa “beh, ma perché andare in quel negozio? Io con l’ipnosi sarei andata dritta in banca! 😀 ” . Hahaha, grandi risate tutti noi. E io ricordo quello che mi accade sempre fotografando, quando devo ottenere un pensiero che produca un sorriso vero.

Uomini: pensa alla figa! -> SORRISONE, la gioia.

Donne: pensa ai soldi! –> SORRISONE.

Mai, dico mai, la spontaneità e la pienezza del sorriso arriva invertendo questi fattori.

Faccio ai due “vedi come siamo? Noi subito a pensare alla figa, e lei immediatamente ai soldi… siamo proprio fatti così allora?”. hahah, risate, l’avventore va via. La barista mi fa “beh ma le donne non ne hanno bisogno, non vi devono ipnotizzare… a voi basta che respiri”.

Le spiego che non siamo tutti così, ma ora non conta, non mi interessa qui con voi, ora, non è questo il punto. Continue reading →

insicuri che generano insicure AKA basse autostime infettive

uomini che odiano le donneUomini insicuri generano donne insicure? Maschi, femmine. Ragazzi, ragazze. Giorni fa avevo programmato un servizio prima di volare sulla luna a razzo (ma non troppo, che mi hanno già segato punti e randellato il portafogli con grosse mazze ferrate) : si trattava di video; cose che non so fare benissimo. Ne avevo fatti con lei, che è violinista, ma poi avevo trovato un’altra ragazza che era violinista. E siccome i miei primi video erano cannati di brutto ma funzionavano lo stesso ho deciso di cimentarmi nuovamente, questa volta facendomi prestare dei fari x video. Questa roba era programmata da settimane.

Il giorno prima mi chiama G, sorella di D, e mi fa “hey!!!! veniamo con mia sorella a fare delle foto FIGHE? Mia sorella vuole sentirsi FIGA! E’ giù e dai che si decide!” … e cristosantissimo sono molto carine, ed è meglio operare del nurturing come dice il buon markettaro standard. In più la più giovane mi ricordo che aveva una silhouette di quelle da smascellare, solo che era tutta vergognosetta. Ma sul serio. Si vergognava proprio.

Ok ok ok, se arrivate presto facciamo, dai. “yeee!!!” ok allora poi sento la sorellina. E lei faccette dimidine su WhatsApp ma “sii, sono stufa di sentirmi insicura!”. Ok, bene. Una buona via. Del resto queste son belle eh! Io non sono uno che infonde bellezza. Se ce l’hai me la piglio. Rubo l’anima, no? Ma la immortalo, te la restituisco in copia digitale. Gratis, se posi per me. OK, chiedo conferma che vuole “fare la strafiga” e quindi OK.

Arrivano, facciamo, non sto a dire.  Continue reading →

viva la figa

Beh non potevate aspettarvi triviale meschinità e bassezze peggiori da me. Se siete qui per caso ed avete trovato questo post, ovviamente questo avete scritto: viva la figa. Sempre sia lodata, amici, sono d’accordo. Evviva, lodiamola, veneriamola, osserviamo le sue meravigliose curve e fattezze: il design intramontabile, la perfezione e naturalmente mica solo dal punto di vista estetico, chiaro; rimanda a sensazioni, piacere, al fare.

Ma ok, ok, lo sapete invece voialtri che magari mi seguite di tanto in tanto (ma perché?!!! <— qui colpisco duro) che per lavoro vedo molte donne/ragazze, ma per la fotografia di nudo le vedo, incredibile ma vero, nude. E ad un certo punto siccome c’è un percepibile distacco professionale mi capita di diventare tipo dottore/estetista/psicofigologo, mio malgrado. Cioè, non è che non sia divertente e strano allo stesso tempo. Sono pur sempre un maschietto. Messa giù la fotocamera una donna è una donna, un essere umano di sesso femminile. E nuda, messa giù la fotocamera, il distacco è difficile da tenere. Ma capita. Capita che si dimentichino che stiamo chiacchierando e che sono nude. E questo sia per voi la base di partenza. Continue reading →

generazioni guardinghe e malfidenti

Seconda volta. Seconda volta che, nel giro di un paio di settimane, parlo con una tipa – sempre sotto i 25 – che ha una visione della coppia che io trovo aberrante. Zero fiducia, si lamentano della gelosia ma sono gelosi/e. Si controllano a vicenda peggio della Stasi e del KGB. Via social, attraverso il gossip o le “amicizie”. Non sembra esistere riservatezza ammessa. E persino il modo di dire nazi-fascista “se non hai niente da nacondere non nascondere niente” o simili… Sembra che lo spazio individuale sia sempre marcio, che sempre i rapporti con altri debbano nascondere tradimenti possibili o ne siano l’anticamera.

E soprattutto sembra che i rapporti siano questioni di potere. Di controllo. Di comando, sopraffazione. “D’onore” mafioso. Non esiste che tu soffri. No, tu sei oltraggiato dall’onta e devi vendicarti. E sembra che siano le donne queste, più che gli uomini. Uomini. Donne. Ragazzini sono.

Eppure si comportano così: certo io mi fido di lui/lei ma esigo l’accesso illimitato ed incondizionato al suo cellulare. Ah, ti fidi proprio. Continue reading →