le donne che mi ascoltano e si costruiscono

L’ultima volta che ci siamo visti con lei, mi voleva dare la sua versione di alivelloumano per darmi qualcosa di buono, per dire che ero un mattoncino di lei; da lei non mi interessava: io la volevo li, sempre, ogni giorno. Mentre invece dopo, via messaggio, mi comunicava che la fiamma non si riaccende.

Come mi elencava lei, ormai lei aveva un certo tipo di porta monete sullo stampo di quello che uso io per proteggere le varie card dal mio culone schiacciatore, che quando passeggiava e vedeva una ormai faceva come me, mentalmente “modella!”, che aveva acquisito e inserito nell’arsenale il mio “ho udito e compreso le tue parole e ne prendo atto”, che adorava perché (cit) fa incazzare tantissimo le persone anche se non possono dirlo. Diceva che le avevo dato sicurezza perché sapeva che da rapata a zero stava bene, grazie a me, e quindi i suoi timori di avere i capelli radi possono essere sempre risolti con un rasoio, senza paura. E ok, ok, tante altre cose. Ma se vai a scuola, se vivi, se incontri gente, questo succede se proprio non sei una rapa e fai esperienze superficiali e basta. Io poi non posso proprio stare in quel modo: sono sempre stato da esperienze uno-a-uno cavando fuori tutto quello che posso e cercando di essere li a disposizione allo stesso modo. Anche per un caffé. Continue reading →

per noi sono esigenze, per gli altri sono fisime

disappunto

disappunto

Se tutti rompessimo un po’ meno il cazzo sarebbe, in molti casi, un po’ meglio. Perché oggi noi siamo aggressivi e domani noi siamo aggrediti. Oggi il mio modo di fare le cose è una merda, intollerabile, ma comecazzosifaafareinquelmodo, eccetera. Domani sarai tu a dover fare una cosa, a dover IMPARARE a farla, magari. E allora succederà a te.

Se fossimo un po’ più decisi nell’insegnare come si fanno le cose ma un po’ meno duri durante il processo di apprendimento e soprattutto in generale fossimo un po’ meno stronzi nel continuare ad emettere giudizi su tutto, credo ne potremmo guadagnare. Sapere che cosa sia il meglio ma contemporaneamente non esigerlo da ogni cosa ci renderebbe più sciolti.

Certo, ovviamente così si fa media al ribasso, si tende al peggioramento generale. Certo dare il diploma ad un ignorante non è quello che intendo. E certo non è quello di conferire titoli, attestati o riconoscimenti ufficiali. Sto parlando dei rapporti basilari interpersonali e di cose normali. E del modo con cui ci rapportiamo al processo di apprendimento ed anche di applicazione quotidiana diverso da quello nostro.

Ma non so: non sarebbe meglio SAPERE come si fa al meglio e contemporaneamente dire “ok, ma non richiedo questo a tutti” ? Sarò più specifico, perché è chiaro che generalizzare il processo non va bene: genera diffusione di ignoranza, lassismo, e peggiora le stesse cose che intendo migliorare.  Continue reading →