Un tasto che non inventai (per primo)

46 anni e hop, un giorno, così, su YouTube, ascoltando RickDuFer (Riccardo Ferro) su una monografica… e il mio pensiero ne tocca un altro quasi identico proveniente dal passato.

Il mio tempo che scorre, la mia vita, la mia sofferenza, la mia idea… come sempre: identica all’idea di qualche altro essere umano, da qualche altra parte. La rete di menti che potremmo essere, al di là della delusione di non aver avuto un pensiero originale (ma era spontaneo, tutto mio, non ho letto ciò che hanno letto loro) è grandiosa, affascinante ed il mio primo pensiero è che sia anche desiderabile. I nostri saperi, di ogni tipo, correlati.

Quando si sposta questa idea dalla pura speculazione e lo vedi materializzato in qualcosa che ti tocca… che VOLENDO, potresti sempre metterti in relazione con un altro essere umano del pianeta e collaborare… è strano. Anzi, da nerd mi sto chiedendo ora: ma perché non mettiamo sempre fuori il nostro problema? Nella ideale piazza mondiale ci sarà sempre qualcuno che non ha problemi di segreti a dirti “io ho fatto così, prova”. La mia esperienza di tante cose che penso e che mi pare di inventare passa anche per cazzate, nomi scemi. Ma anche cose più importanti.

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Terrore al mattino e lucidità di notte: la spassosa chimica di questo borderline.

La mattina mi batte il cuore all’impazzata. Batte forte, ho paura. Senza alcun motivo ho paura. La respirazione è sempre un po’ apnea e poi respirarespirarespira. Da tempo, questo, da prima del batticuore. Cerco di fare semplicemente pipì, ma inizio a pensare a qualcosa che dovrei fare al lavoro, che già penso che non farò bene, che non saprò fare, che qualcuno mi biasimerà un giorno od immediatamente per non aver fatto come se l’aspettava od in modo ad esso utile. E non importa se tra 6 giorni sarò in mobilità. E così quello che potrebbe essere un normale riposo diventa agonia, temperatura che sale, sudore, temperatura che si abbassa, freddo. E così via.

Non c’è ragionamento in questo, non un vero – logico – ragionamento.

Ogni attività che intraprendo, qualsiasi microscopica ed insignificante attività, la sento come una perdita di tempo di cui sentirsi in colpa. Faccio questo ma sarebbe stato meglio se avessi fatto quello. Faccio quello? Sarebbe stato meglio se avessi fatto quell’altro. Continue reading →