Ignoranti

Su cosa sia l’intelligenza e cosa la cultura (o l’ignoranza) di solito si discute attorno alle medie o comunque presto, per l’abuso della parola “stupido”.

Arrivato ai 50 (quasi) però mi dico che anche “ignoranti” può essere discutibile. E che discusso sia, dunque.

In primo luogo trovo che gran parte del problema sia la condivisione di un terreno culturale comune al quale fare riferimento: venendo a mancare ci si sente separati, distanti, ci si deve spiegare invece che fare le cit, non si può parlare di storie, avvenimenti, esperienze vissute da entrambe le parti. Lasciamo perdere che questo coinvolge anche il linguaggio e la moda.

Se tu sei nato negli anni ’30 del 1900, forse per te leggere è stata la principale fonte di nozioni, nonché un certo impianto scolastico. E anche se si condividesse il medium, comunque i contenuti potrebbero cambiare. Hai letto 2000 libri. Magari un trentenne ne ha letti altrettanti (perché è nato in un periodo e contesto che glielo consentiva? Ok, non è questo l’argomento, ma la presunta ignoranza) ma non sono gli stessi. Entrambi pensate l’uno dell’altro “che ignorante, sono proprio le basi queste!”. E invece no. Non è raro che determinati concetti siano trattati sia in secoli che in zone geografiche differenti. Quindi visto che in fin dei conti si tratta dell’umana esperienza, nei libri, e dell’universale umano in tutte le sue sfaccettature, spesso i concetti potrebbero essere stati trattati almeno nel 50% delle letture di entrambi. Ma che succede? Che non si parla dei contenuti, ma solo “conosci questo, conosci quello? hai letto quell’altro?”. Solo alcune persone si fermano e dicono “dimmi cosa dice, riassumimi il contesto necessario a parlarmi di quello che il tal libro ha da dirci ora”. Molte dicono solo “mmh.” e pensano “che ignorante, non ha letto / non sa un cazzo”. E invece sono solo differenti letture. Ora mescoliamolo alle innumerevoli serie TV viste con una pletora di mezzi differenti e fruibili anche in modo seriale, sempre più, senza aspettare “venerdì alle 20 e 30”: chi si è infilato più cultura in testa? E i video su youtube? I podcast? Internet tutta, con testi, siti, paper, documenti e altrettanti libri ma da leggere su schermo.

Puoi fermarti a dire “eh ma su schermo bla” ma il punto è: quei contenuti sono stati fruiti.

Ora, quello che interessa me è: quei contenuti ti hanno insegnato ? ti hanno fatto pensare? Li hai messi uno contro l’altro? Uno a fianco all’altro? Mescolati? Ti hanno generato domande? Hai risposto? Uno di questi ha risposto all’altro? I libri si parlano, sono esseri umani con idee che passano attraverso i lettori. E così ogni altro contenuto.

Dunque : cosa te ne sei fatto di quel libro? Elencare di aver letto roba ma poi dimenticare il profondo contenuto che un alto essere umano con un cruccio o un sentimento, un dubbio, una rabbia, solitudine, qualsiasi altra cosa, ha deciso di condividere esprimendolo come meglio ha saputo – ed era un gran bel meglio, in passato, se è sopravvissuto – per “parlare” con i nostri cuori e le nostre menti?

Mi sa che l’ho già scritto, ma mi ha molto infastidito accorgermi che in un momento, con mia madre, importante per la vita, in cui la tua vita e la tua famiglia sono coinvolti, un messaggio chiarissimo di un poeta che reciti a memoria non ha minimamente sfiorato la tua mente. Ti parla, ti fornisce tutta la trattazione del problema e lo fa in versi che ora, dopo mezzo secolo, sai recitare a memoria, bella prova da saltinbanco del cazzo. E tu cosa te ne fai? NIENTE. Non sai niente. Non ti dice niente, non ti fornisce strumento, argomento, mattoncino per confrontare, ragionare, rispondere o domandare.

So che il non condividere belle opere isola, separa. Ma non è automatico: possiamo raccontarcele. Abbiamo voglia di ascoltare? Abbiamo voglia di ascoltare e lasciarci insegnare qualcosa da quello che ascoltiamo?

Novax e nazismo: non diciamo cagate.

Per la giornata della memoria-dell’olocausto (che sia chiaro che è questo che ricordiamo, lo ricordiamo NOI, noi NON-ebrei, perché loro hanno già di che ricordarselo, siamo noi che abbiamo bisogno di promemoria) vedo un poster relativo a qualche iniziativa per la suddetta giornata imbrattato con del sarcastico “ingresso vietato a chi non è vaccinato”.

Come voi posteri forse avrete dimenticato, dovete sapere che c’era gente, in questo strano periodo, che non si fidava dei vaccini, che durante la pandemia di covid-19 questa posizione è diventata fazione, opposta all’impostazione del governo italiano di far guidare le scelte politiche principalmente alle evoluzioni delle evidenze scientifiche. In quel tempo, dunque, cari posteri, accadde un sacco di roba e vi consiglio di verificarla, se esiste ancora, in una delle fonti buone, come wikipedia INGLESE, cercando ad esempio “green pass” o “green certificate” o roba di questo tipo, la troverete.

Accadde, questo ve lo racconto io che ci vivo, che molte persone, che si sentivano oppresse dal governo come in una congiura ai loro danni, paragonarono la propria situazione con quella subita da varie categorie, come ad esempio gli Ebrei, durante il Nazifascismo nella seconda guerra mondiale.

La questione è ideologicamente, semanticamente, politicamente, logicamente e filosoficamente articolata, per non dire complessa, perché tanto complessa non mi pare affatto.

Prendiamo un aspetto: le discriminazioni poste in atto dal Nazifascismo sicuramente saranno state ANCHE in diretta relazione ai semplici “oppositori”, sicuramente. A nessun novax è stato impedito, dal governo, di esprimersi, di dire dettagliatamente ogni genere di corbelleria, di sostenerla in ogni dove, di permettersi di confrontarsi con persone che sanno di quel che parlano e sono in grado di sostenere ciò che dicono esattamente come farebbero con i loro pari, nella comunità scientifica, che è già scettica per impostazione metodologica. Ma le discriminazioni principali poste in atto dal Nazifascismo erano relative ad aspetti nativi di quegli esseri umani: gli Ebrei non potevano disebrearsi, erano nati o erano figli di genitori, avevano cognomi, non era frutto di una scelta. Non era frutto di una scelta essere nato zingaro, omosessuale, disabile fisico o cognitivo, malato, debole. Eri qualcosa, lo eri, non avevi scelto. Non intendo seguire la giustissima obiezione che ci porterebbe altrove, cioé che anche essere perseguitati per una scelta è un problema. Come ho detto gli aspetti sono molti. Il problema è che stai offendendo tantissimo la memoria di persone assassinate, torturate, rapite, stuprate, ammassate come bestiame, disumanizzate per il solo fatto di esistere, senza alcun processo democratico.

Soprattutto ti stai dimenticando delle basi della democrazia quando la invochi in un paragone simile.

C’erano, cari posteri, molte persone che si sentivano come gli Ebrei della seconda guerra mondiale che non potevano entrare nei negozi in quanto ebrei. Ma essere Ebreo era come “Essere Giovanni, essere Luisa, essere nero di pelle”. Ora, se non vi è chiaro il paragone, sbagliato, facciamo che sia “finire in galera” la questione, a puro titolo di esempio. Finisco in galera perché ho violato la legge. Non perché sono. E’ perchè opero una scelta, faccio qualcosa che la legge dice non si possa fare, oppure NON FACCIO qualcosa che la legge dice sia OBBLIGATORIO fare. Ove non ci sia obbligo o divieto, si vedrà tutti insieme, ma sono passati parecchi secoli perché qualcosa di basilare non sia previsto dall’esperienza delle generazioni passate. Io NON finisco in galera se SONO disabile, nero di pelle, donna, gay. Finisco in galera se estraggo il cazzo in piazza e lo spingo in bocca ad un passante. Io FACCIO qualcosa. E non faccio una cosa vietata in sé: non è considerata una pratica vietata quella del sesso orale, in Italia. Ma ho forzato qualcuno a sottostare alla mia volontà, ho operato una scelta libera, laddove questa libertà non mi era concessa, perché doveva confrontarsi con quella altrui.

Come si cambia tutta questa roba lo sappiamo? Si cambia con LA LEGGE, con il processo democratico, con la tanto invocata Costituzione, che la devi pure saper leggere però, perché tutti continuano a dimenticare “CHE LA ESERCITA NELLE FORME E NEI LIMITI DELLA COSTITUZIONE”, la benedetta sovranità dello stracazzo di popolo. Questa minchia di popolo (salve! sono anche io il popolo!) continua a rivendicare basandosi su un grammo di conoscenza, quando se avesse almeno metà della conoscenza necessaria relativamente alle rivendicazioni che esprime a gran voce, impiegherebbe il tempo a colmare questa lacuna dell’altra metà. E alla fine si porrebbe, probabilmente, questioni diverse, in altri termini, di un tenore diverso, di levatura diversa, su dettagli e forme.

Resta il fatto, caro lettore del futuro, se mai esisterai, che il governo stesso non ha il potere di mettere in atto controllo e repressione. In ogni dove, in campagna, in periferia, nei luoghi dove si è sempre fatto qualcosa lontani dagli occhi, ora si fa anche questo, si viola sfacciatamente ogni genere di restrizione alla libertà ordinata perché siamo in questa situazione pandemica e non per altri motivi. Anche a me rompe il cazzo ogni genere di restrizione, le mascherine e dover pensare a chi fa, sempre a cazzo, il paragone tra il green pass e la tessera del pane sotto il fascismo sentito in ogni posto dove basta tirar fuori il cazzo di cellulare e fare bip e fare il cazzo che vuoi. A nessuno, mai, in tutta la pandemia, in Italia, è mancato il cibo: già sotto Conte, in piena emergenza scoppiata, è stato chiarito a tutti che i negozi di alimentari sarebbero sempre stati raggiungibili da tutti e rifornibili… ma solo doverlo chiarire mi fa incazzare. Ma lo dico a te, lettore del futuro. Sappilo. Qui la soluzione è leggibile nei numeri: vaccino, seconda dose, terza dose e poi vedremo le evoluzioni sia del Covid, sia della medicina che cerca di bastonarlo. Eppure per strada la gente ancora non capisce, vaccinata o meno, che “ci si ammala lo stesso” significa non capire che ci si ammala molto meno, ci si contagia molto meno, si contagiano gli altri molto meno, si finisce meno in ospedale, si muore di meno. Perché ci si ammala anche di altro, ma non la chiamiamo pandemia per nulla.

Ma mentre si protesta, io me ne vado in giro seguendo quanto più possibile (ho una memoria di merda) le regole su mascherine, distanze, disinfettanti, presentazione del green pass… e mi sento un coglione perché lo sforzo di chi fa questo è bilanciato – nel male – da una marea di gente che se ne fotte il cazzo: altro che nazismo. Vai in giro e la maggior parte della gente è assembrata, senza mascherina, sono ragazzini quindi non è detto siano vaccinati, nei negozi i negozianti stessi si mettono la mascherina se entra uno con la mascherina, ma prima non la avevano, la avevano ma abbassata con il naso fuori (che serve come le mutande se tieni fuori il cazzo) ed erano con clienti senza a fare come se non succedesse niente. Che per carità, speriamo tutti in bene, ma di certo non contribuiscono a fermare la pandemia, questi, e nessuno fa nulla, non è che siano inseguiti a manganellate. E quasi di sicuro sono vaccinati. Figurati chi per scelta non è vaccinato: quindi NON sono protetti e incitano i propri cari a fare lo stesso, mantenendo un bel gruppetto di gente così, non usano le mascherine, se ne sbattono di assembramenti eccetera, poi magari gli serve andare al supermercato, si mettono la mascherina (chirurgica, mai FFP2) usata da un anno e mezzo, ci vanno e pascolano in mezzo a tutti quelli che cercano di dare il proprio contributo.

Ma quale fascismo? Quale nazismo? Devi andare per strada, nei vari posti, guardarti in giro e vedere che ci sono MASSE che se ti vedono mentre rispetti le regole fanno la faccia di chi da bullo indica come “sfigati” gli altri. Altro che fascio, altro che nazismo. La realtà è che chi vuol fare il cazzo che vuole si riunisce in gruppetto e nessuno ha la forza di far rispettare una legge che la maggioranza del famoso minchia di POPOLO approva. Sono popolo anche io. Siamo 59.000.000 di persone. Se 2.000.000 sono novax, voglio ricordare che per quanto tanti, sono una esigua minoranza e che la LEGGE è approvata (non osteggiata) dalla restante maggior-parte-del-popolo. Che non vede l’ora di togliersi una pandemia dal cazzo, non di essere la razza superiore.

Il catodico va meglio! #vaffanfashion

Scrivevo il 19-4-2012 – Ho un televisore che avrà 20 anni. Catodico. Si, CRT, con il TUBO CATODICO e lo schermo davanti CURVO, con questo tubo catodico INGOMBRANTE dietro. Si, proprio così. E io vedo perfettamente i colori, gli incarnati, tutto è del colore corretto, come l’ha visto il regista e il direttore della fotografia e i tecnici in studio (nel caso delle trasmissioni live).
Poi invece vado da chi ha questi ultranuovi ultrapiatti ultrafashion (mavaffanfashion!) trendy lucidi LCD o PLASMA … e vedi la gente arancione, oppure gialloverde. Vedi puntini schifosi, quadratoni merdosissimi… ma dove sta questa innovazione? Dove sta questa fichezza della novità? Se ti metti il vestito nuovo ma HAI FREDDO oppure sudi e puzzi come una capra… sei fashion? Sarà anche fashion ma mi fa cagare il cazzo a pioggia.
Sono brontolone? Continue reading →

un granello di polvere in terra

Sono circondato, letteralmente, da libri. Certo, per la maggior parte non sono miei. Certo alcune sono vecchisime enciclopedie. Certo, alcuni sono manuali di cucina.Certo un sacco sono vecchissime riviste. Molte opere sono puramente grafiche ed alcune, poche per dire il vero e per quel che vorrei, sono fotografiche. Tantissima illustrazione per l’infanzia. Quintali di dvd. E una quantità di narrativa fantastica, di un certo tipo, con un filone noir, con ambientazione ottocentesca, oppure libresca. Favole. Comunque molto crime. E poi fantascienza, fantascienza. Quella che non ho dato via. Che non è poi tanta. E la roba che devo ancora leggere. Che è troppo, anche se non è tantissima.

Attorno alla mia postazione, sopra, a lato, libri. In entrata libri. Narrativa per ragazzi. Cataloghi della Elekta, della Letraset persino! Letraset!!!! Volevo leggerti qualcosa, un altro incipit. Ma niente è alla tua altezza. Sarebbe solo un esercizio per far risuonare una voce di un testo a caso. Non rispondere, non qui. Il post va bene qui, ma non noi, noi siamo noi. non rispondermi qui. Mi sento così, una piccola cosa vergognosa. So leggere, ecco. Questo mi sento di dire. Salve, ho imparato a leggere decentemente alle elementari. Rispetto a quanto puoi aver mangiato con gli occhi la testa ed il cuore, questo mi sento di poter dire. Posso prendere in mano un testo e riconoscere i caratteri, le parole, la punteggiatura, metterla assieme, comprendere almeno il livello di significato primario. Ansia da prestazione letteraria? Che sia solo il giorno sbagliato? Penso quasi di tirare su un Murakami sbagliato, tanto per stare un po’ sopra la mia media di letture. Che nemmeno lo sono più. Un libiro di cui mi sono segnato il titolo qualcosa come 12 anni fa, credo. Che ho comprato e non letto. E’ qui a fianco a me, da tanto. Ma è più falso del Pinocchio, che era un vero gesto spontaneo, una cosa mia, che fa davvero parte della mia vita.

Penso a Gassman, ti leggerei l’elenco del telefono. Una ricetta. Ma non sono Gassman, nemmeno l’esercizio di stile mi posso permettere. Mi sento vuoto. Un nulla. Se fossi forma, potrei venire a prendere il contenuto, la sostanza, da te. Ma non sono forma. E la forma non ti interessa. Sono solo una persona. Mediocre. Ti posso dare questo. Ma volevo farti un piccolo regalo di mezzo pomeriggio. Solo che ogni cosa che vedo attorno a me e dentro di me, mi sembra il nulla. Certo io sono un po’ scemo. A quello posso attingere. E anzi, mi viene in mente il fondamentale libercolo. Solo che non so dove sia. Uff non lo trovo. line non c’è. Cercando ho trovato altro, per altre persone, Un tipo che mi aveva chiesto di imparare tutto dei fotografi nel mondo. Ricordavo il volmetto… ma poi mi sono perso. Era Taschen? Era Phaidon? Uno dei due… costava poco… c’era molto… ma dov’è? Eccolo, per cercare per te, ho trovato per lui.

E ora vorrei mandarti una cosa piccola. E non so quale sia. Ma forse ho una idea scema. Mi piace ma… non so se si faccia. Si fa? No, forse questo non si deve fare. Una cosa tua, leggerti una cosa tua. No. Non si fa. Mh… cercacercacerca.

Mh. Beh questo non fa schifo. Ma non è all’altezza. Beh ma è solo merenda, dai. Facciamolo. Arrivo. Qualcosa voglio fare. Qualcosa. Da me a te.

non sapere quel che si dice: emoticon version.

Post risalente al 19-4-2014

Quando sono nate le emoticons, oppure smiley, oppure “le faccette” e oggi anche “emoji”, tutto funzionava solo a caratteri. Per fare una faccetta usavi due-punti-meno-parentesi.

Era un modo dei nerd per fare cose simpatiche in un mondo totalmente a caratteri. Ma è possibile diventare analfabeti anche in questo? Certo, basta anche in questo caso ignorare le cose. La forma specifica dei caratteri è puramente grafica. Eppure nonostante questo, che è totalmente elementare, c’è gente che ti scrive “xd” come se significasse qualcosa.

Ma la “d” minuscola è messa in modo inverso alla “D” maiuscola che, lo dico per coloro ai quali non risulta evidente, ha una forma di una bocca aperta sorridente.

XD non significa qualcosa, ma rappresenta qualcosa. Raprpesenta sostanzialmente questo:

no no no l’e-mail non te la do

E dateme sta emairellaaaaa

l’emairella gnornò gnornòò

So che ne ho già parlato. Ma nuovamente rimango stupito da questo fatto. Le persone non capiscono bene il funzionamento dei mezzi di comunicazione elettronica che si trovano in mano.

Vedo la foto di una che conosco e sua figlia. La figlia è molto carina. Le scrivo (a lei, non alla figlia) e le dico “tua figlia è davvero molto graziosa! Chiedile se vuole posare, se ha almeno 16 anni” “ma come, in che modo?” “lasciami la sua e-mail e vi mando lo spiegone!” “col cavolo che ti lascio la sua e-mail!”.

Non avevo grande voglia di separare i piezzi piccoli da quelli grandi di coglioni che mi tira questa storia, quindi ho solo lasciato un vocale per dirle “siccome la storia è lunga io ho un testo preparato che le persone se vogliono ricevono e leggono e quindi decidono che vogliono fare: del resto non saprei che danno i possa mai farti inviandoti una e-mail, ma tranquilla, se non vuoi lasciarmela non ci sono problemi! Se vuoi lasciami la tua! Ciao e buon anno!”.

Ma i gironi mi cogliano comunque. Visualizzate, specie se siete mamme: quale che sia la vostra preoccupazione, di cosa, davvero, vi siete preoccupate? Per favore, sul serio, no pancia, ragioniamo: perché non si da l’indirizzo e-mail alle persone? Come funziona l’e-mail? Pensiamoci assieme per favore. Non ho chiesto IL TELEFONO (cosa che qualsiasi ragazzino ti da, invece, più facilmente dell’indirizzo e-mail, porcattttroia della sicurezza) ma l’indirizzo e-mail. La cosa più gestibile, sicura, asettica, distaccata, meno invadente del mondo, tra persone.

Il motivo per cui nello scorso decennio abbiamo imparato a diffidare dal dare l’indirizzo e-mail è lo spam. E per qualcuno: i virus. Cioé stiamo parlando di problemi seri, tecnici, settoriali, ben definiti e circoscritti, specificamente correlati con attività negative che non partono quasi mai da individui, bensì da entità, che potrebbero essere aziende nel più normale dei casi di spam, o vari tipi di associazioni a delinquere o sistemi automatizzati sia nel caso dello spam, sia dei virus. Ma quanto spam c’è oggi? E ti difendi non fornendo il tuo indirizzo a delle persone? La raccolta e la generazione di indirizzi sono automatizzati. E lo spam è correlato ormai moltissimo alle abitudini di navigazione targettizzate, profilate, correlate all’uso dei cookies e dei social per chi non si protegge. E si proteggono solo quelli come me, nerd, paranoici, smanettoni per capirci.

QUINDI: cosa cazzo può succedere se mi dai il tuo indirizzo e-mail? Che …? Ti mandooooooo ….

Una e-mail! 🙂

CaZZOoooooooo! 😀 Terribile. Cosa posso farti con una e-mail, soprattutto dopo che ti ho avvertito esplicitamente? Che ti scrivo. Porcaminchia! Pericolosissimo! Certo, sono un vecchioporcochefotografaledonnenude e miafiglianonlavrai. Ma non mi hai detto beh, parliamone, io voglio sapere se vuoi fotografarla nuda. No: mi hai detto: col cazzo che ti do la sua e-mail! Questo mi fa girare i frascatelli! Ma sei scema? Ma si! Sei stupida. E ignorante. Tutte e due. E lo so, ti conosco, bella. E hai il sangue alla testa in due secondi, quindi pazienza, meglio perderti che trovarti, a te e alla tua discendenza. Ma resta il fatto – diffuso – che invece di usare l’e-mail come uno scudo, uno spazio-tampone che assorba il pericolo di un contatto diretto, di un telefono che è molto più invasivo, di un contatto facebook dove scrivi i fatti tuoi … no, hai PAURA dell’e-mail.

Se dovessi mandarti spam in due secondi mi denunci e mi aprono in due. E se tua figlia è minorenne, a parte che in tutta la mail c’è scritto: DEVI DIRLO AI TUOI, SE NON LO DICI AI TUOI NON FACCIAMO NIENTE, FAI LEGGERE QUESTA E-MAIL AI TUOI (ma ovviamente questa stupida – non per questo motivo – non può saperlo perché non ha ricevuto l’e-mail in cui questo è contenuto) – comunque non ha diritto di firmare un documento, la liberatoria, che mi da diritto ad usare le foto.

E ok, ok, mentre lo scrivo lo capisco da solo: non sanno delle cose, hanno paura giustificata per i figli. Ma ok. Ma siamo nel 2018. L’e-mail è nata prima 15 anni prima di me, ok? Abbiamo usato il telefono, le lettere, le cartoline, gli sms, e un sacco di altra roba con più consapevolezza del mezzo. L’e-mail è meno pericolosa di altri mezzi. Se tua figlia l’avessi trovata per strada le avrei parlato. Non è più pericoloso forse? Se l’avessi trovata su instagram (cosa che adesso è il 70% del mio contatto, e non sono io ad avvicinarmi per primo: sono loro) cosa credete che sarebbe successo? Che la comunicazione sarebbe stata mediata da un genitore? Assolutamente no. Se fossi un predatore sessuale senza scrupoli avrei gioco facile. Ciao come stai, vediamoci. 15 minuti e io vedo in faccia tua figlia. Ma io NON lo faccio. Io le dico: lasciami qui il tuo indirizzo e-mail e ti manderò informazioni scritte.

Io lascio VOLUTAMENTE una traccia scritta, dettagliata, repricabile, documentabile legalmente, a tua disposizione. Potrei usare i messaggi autodistruttivi in istagram, telegram e snapchat. I ragazzini lo usano, le mamme non sanno manco se premo qui oppure qua? cheioconquestecosetecnologiche. Ok, d’accordo. Ma allora l’e-mail, cara mamma? L’e-mail è del tempo tuo, non di tua figlia. Per tua figlia l’e-mail è “quello che ho usato per iscrivermi a facebook” (sic).

Seguo volutamente questo iter preciso. Innanzitutto ti lascio il mio indirizzo, io, se sei per strada. Non tu a me. Se TU vuoi mi scrivi. Io non so chi sei, come ti chiami, il tuo telefono, niente. TU sai chi sono io. Se mi scrivi (e quindi mi darai il tuo indirizzo) , io ti risponderò, mandandoti informazioni. A questo punto cosa avrò io di tuo? Il tuo indirizzo e-mail. E basta. E un po’ della tua attenzione.

Tu cosa avrai di mio? Nome, cognome, telefono, indirizzo e-mail, zona di casa mia, zona dello studio, e se scendessimo nei dettagli tecnici, una miriade di informazioni contenute nei metadati. Ma lasciamo perdere. Non solo: nella mail ti spiego ogni cosa. Ti fornisco esempi, ti do il collegamento per vedere il lavoro, ti dico che faccio anche foto di nudo ma che se sei minorenne non esiste. Che se sei minorenne DEVI far leggere tutto ai tuoi quantomeno perché loro firmano documenti.

Se le cose funzionano allora si, mi lasci i tuoi dati. Ma comunque lo fai perché hai deciso di posare, di venire personalmente da me: il lupo. E se sei minorenne deve venire chi firma i documenti! TU, IL GENITORE.

Ma se sei stupida come una capra, allora hai paura di lasciare il tuo indirizzo e-mail ad uno sconosciuto. Pensateci, per favore. Cos’è un’e-mail tra due individui? Non aziende. Non banche. Quell’indirizzo lo hanno dato almeno a 6 social diversi. Cosa posso fare io, di differente, senza che voi possiate intervenire in modo ragionevole, civile, responsabile?

Daaaaaaaaaah

idiocracy LIVE

Vi ho consigliato Idiocracy, cento volte. E’ un film.

Ci ho riso sopra amaramente. Ma ora vedo tantissime volte perpetuarsi, blandamente, visto che quella era una parodia sarcastica, quel meccanismo. Genitori pessimi che figliano a 19-20 anni spinti da non più di un impulso naturale, senza pensare al proprio e al futuro di chi hanno creato. Spesso va tutto bene.

Spesso no. Spesso sono delle teste di cazzo, non perchè hanno figliato. Perché sono delle teste di cazzo. Fine. Come me, come te, come tanti altri. Ma hanno figliato a 20 anni, prima di avere a che fare con la propria vita: di solito contemporaneamente. E la vita arriva, le spese arrivano, la merda arriva a secchiate e quando fai per respirare un attimo te ne ingoi un’altra secchiata. Solo che non puoi dire no, esco, tornodamiamadre, un sacco di volte. Perché avevi 19-20 anni. E magari hai fatto la fugadamore duecuoriunacapanna, che però ha le spese condominiali, la corrente elettrica, l’acqua, magari calda ogni tanto, le tasse, il bollo, l’assicurazione, il dentista e tutti i soliti cazzi che non sono gratis. E se tu puoi anche morire, lui, lei, il piccolo essere non può. Quello lo capisci. Ma se sei una testa di cazzo, vi prego di ricordare: le persone sono persone, non sono tutti fighissimi – se sei un coglione e hai figliato da giovane, i danni di solito sono peggiori.

Ora inventatevi voi il decorso della vita di un paio di stronzi che hanno figliato. Non mi interessa. Non dico sprovveduti, poco avevduti, poveri. No. Dico proprio IDIOTI. Gente che di solito vedi e scuoti la testa. Ok? Rivolgete il vostro fastidio a loro, non a me che adesso sono fastidioso perché oh attenzione la vita è un dono. Ditemi che avete sempre ricevuto doni desiderati, belli, utili, di valore. Ecco. Andiamo avanti, non è questo il punto. Pensate a una coppia di imbecilli che hanno figliato.

Magari quel povero cristo che cresce ce la fa a crescere. Ma è comunque immerso in un mondo familiare fin da piccolo formato da deficienti. A scuola magari vedrà altra gente, in giro anche.

Ma se avete visualizzato questa coppia, se ne conoscete almeno una anche se vi state vergognando di giudicare … ma la avete visualizzata, li conoscete, si, proprio loro. Magari ormai sono tutti cresciuti… i loro figli, di solito, a che età figliano a loro volta? E con quale cultura genitoriale acquisita?

Eh ma tu non hai figli.

Ok. Allora le mie frasi non sono giudicabili, perché non ho figli ma le ho dette. Se questa è la logica.

Se avete figli vi sentirete subito attaccati: ma io NON sto parlando di te, di voi. Vi sto dicendo: quanti ne avete visti fare questo e perpetuare – perpetrare dovrei dire – questa storia? Guardatevi attorno e ditemi che il decadimento generale del paese nonè culturale, non riguarda “la gente” e il generale modo di fare, sentire, comportarsi della massa intera. Non c’è un “progetto segreto” in questo. Non attribuire mai a malafede quel che si può ragionevolmente spiegare con la stupidità – diceva quello.

Ma con chi cazzo ce l’hai eh? Che hai che schiumi veleno?

Ho visto già nascere 3 bambini in queste condizioni. Fatti da figli che sono nati in quelle condizioni. Ho seguito le loro famiglie. Li ho visti tutti. Sono in guerra perenne con sé stessi, con il partner, con gli amici, con la famiglia, odiano tutti, tutti sono delle merde, il paese, il governo, la sanità, le scie chimiche, i vaccini. I figli ne risentono. E a loro volta, invece di dire “io non lo farò”, di solito dicono “io lo farò GIUSTO” e figliano attorno alla maggiore età. Senza aver mai lavorato due secondi, senza aver dovuto mantenere una casa, un’auto, sé stessi. Ed un paio di questi ragazzi io li ho visti crescere da quando avevano 5 anni. Dentro di loro si agita un cervello, questo è il peggio. E soffre, capisce che qualcosa è andato storto. Ma è stato fatto troppo danno.

 

Si meritano il silenzio in risposta

Alla fine ci sono arrivato, sono anziano, vecchio dentro, retrogrado eccetera, e posso, sono autorizzato, a dire “I GIOVANI D’OGGI” 😀

Chiarito che sono un vecchio rincoglionito, ricordo una cosa che non ho mai sopportato della comunicazione formale delle aziende: la maleducazione estrema del non rispondere. Costa tempo, costa soldi? Ok, ma sei una merda. Chi ti ha scritto il suo tempo e i suoi soldi ce li ha messi. Abbi l’educazione di rispondere “non mi interessa” o qualsiasi cosa ti renda degno di poter essere considerato un entità a cui rivolgersi. Spesso non è la segretaria o l’impiegato ma chi gli dà ordini che dice “non perdere tempo in queste cose”. Non l’ho mai sopportato. Per ogni cosa in cui era in mio potere bypassare le comunicazioni di superiori e altri stronzi ho sempre dato una risposta a tutti. Quantomeno non ho totalmente evitato di rispondere.

Ed eccoci: i giovani d’oggi usano l’arroganza del non rispondere come un vanto: Continue reading →