Video Volant

Attorno al 2003 ho notato uno dei primi cali di qualità di informazione di gruppo, dialogo. Usenet veniva pian pianino svuotata dalle persone che sapevano le cose, che si stavano rompendo i coglioni per la scarsa o poca moderazione contemporanea all’invasione di tante persone che avrebbero avuto bisogno e voglia di sapere, ma che contemporaneamente non erano abituate ad un certo modo di esistere in comunità.

I forum inoltre prendevano piede alla grandissima.

I social hanno ulteriormente svuotato moltissimi spazi di discussione e scambio di informazioni: gruppi facebook, video su youtube e probabilmente molto telegram e simili hanno preso il posto di tanta informazione scritta. Scritta però significa ricercabile. Oggi quindi è paradossalmente più difficile trovare informazioni tecniche che ieri trovavano ampio spazio ad ogni microscopica variazione. Centinaia di persone lavoravano e provavano, si confrontavano, progredivano e tutto trovava un unico spazio mentre ora le cose sono disperse non solo in vari luoghi, ma in vari cosiddetti “canali” e medium.

Se non ascolti tutto un podcast non saprai quella cosa.

Se non guardi tutto il video non saprai quella cosa.

Se non sai che esiste quel gruppo su facebook non troverai niente con google: è un recinto chiuso, non è il world wide web, ma una parte con accesso ed autenticazione.

Chi fa l’opera? – Autore/Soggetto [FOTO/VIDEO]

Una questione basilare, apparentemente banale, per molti neanche da discutersi è che dalla merda non esce la cioccolata. Fotograficamente parlando, questo negli ultimi decenni è riferito – da parte dei “vecchi del mestiere” – al fatto che intestardirsi sul fotoritocco che alla base ha uno scatto sbagliato, mediocre, brutto, non sia una buona idea. 98% della foto è quella fottuta foto. Altrimenti, aggiungo io, sei talmente un bravo fotoritoccatore che non si tratta più di ritocco, ma di una opera digitale che ha qualche pixel originale alla base di una pittura digitale. Chiaro, ma distinguiamo.

Ma io non mi riferisco a questo. Parlo proprio di fotografia.

Una cosa che può accadere è che ti venga richiesto “fammi un video che faccia dire wow”. Fammi una foto che mi renda spettacolare.

Contestualizzo: parliamo di spettacolo. Se sei moscio, brutto, non fai un cazzo sul palco, non hai carisma, non hai personalità, non c’è qualcosa che possa essere colto, al di là del fare del mio meglio con quello che ho, che sei tu, il palco, la luce, quello che c’è li ed eventualmente il mio intervento su luce che posso portarmi, devi arrenderti al fatto – ed anche io che riprendo la scena devo farlo – che se la scena è la stessa, le luci le stesse, il fotografo lo stesso e le foto di un gruppo sono fighissime e quelle tue no, la cosa che cambia sei tu. Non hai fatto un cazzo di figo da fotografare, non mi hai dato materia prima.

Se mi dai un muro posso fare molte cose, ma se mi dai un muro DIVERSO ne escono altre. La foto la fa il soggetto o la mia interpretazione? La pappa la fa il cuoco, ma non la fa senza ingredienti. E se gli ingredienti non sono un granché, farà il possibile, ma una grossa parte della sua responsabilità è scartare gli ingredienti di scarsa qualità. Quindi ecco, dipende.

Uno di quelli bravi diceva che se vuoi fare belle foto una buona cosa da fare è che i soggetti siano belli. Cosa “belli” voglia dire e a cosa si riferisca, ovviamente, cambia a seconda dei contesti. Se sto facendo microfotografia sarà diverso da playboy.

Io però vedo molta, moltissima differenza, anche nella “semplicissima” arte fotografica del ritrarre corpi nudi, e se volete aggiungo “in bianco e nero”, per ridurre ancora il campo, e ancora lo riduco dicendo: femminile. E ancora: di tipe molto belle.

Ecco, ho ridotto moltissimo il campo eppure non ritengo tutti uguali i risultati dei diversi autori: prima di tutto un solo singolo soggetto umano – specialmente in questo caso –  è infinito, a mio avviso. Secondariamente le varie persone sono diverse. E si, certo, le combinazioni di fattori di ogni singolo autore fanno la differenza. Le scelte, tutte le scelte.

https://cdn.images.express.co.uk/img/dynamic/79/590x/Fashion-Shoot-623612.jpg

Una di queste è cosa non fotografare. Ma questo solo quando sei autore e puoi fare quello che vuoi, generando un’opera. Invece se quello che hai è quello che hai, interessante è quello che ci fai (cit.”Ember”). Bene, si fa il possibile, ripeto. Potresti essere moscissimo ma interessante. Oppure essere uno che fa un sacco di cose sul palco. O essere un tocco di gnocco e offrirmi il tuo corpo suonante, cantante, danzante, in molteplici occasioni di combinazione con ambiente e luce.

Come fotografo posso “estrarre” molto da te, posso cogliere moltissimo, se c’è da cogliere moltissimo, posso anche sollecitarti, se sono regista della cosa, generando una “coreografia dello scatto”, posso fare lo stesso come videomaker… ma ci sono cose relative al carisma sul palco, al movimento personale, al modo di tenere gli strumenti, l’abbigliamento, il rapporto con le luci e con le camere (video/foto) che non è trascurabile nel risultato. Può esserci, può non esserci. E ci sta: se il tuo compito non è “fare spettacolo”, ma suonare, ad esempio, lo spettacolo, ci è chiaro, è più per l’opera sonora o sonoro/poetica che stiamo sentendo, se il testo è intellegibile. Io lo so perché su quel palco ci sono stato e non ho dato molto in termini di “roba da vedere”. Non mi interessava, non mi sentivo qualcosa da vedere. Quello che volevo fare era non cappellare mentre suonavo, ero li per quello, per farti sentire la nostra musica. In determinati casi è ottenibile del “bello” anche se io non sono personalmente coreografico. Ma ci si deve pensare: i Pink Floyd avevano i tipi delle proiezioni. Perché no. Di soluzioni ne esistono tante.

Zucchero Fornaciari in concerto, PH (C) KEYSTONE

Qui di roba ce n’è! Ma se nessuno facesse qualcosa? Fotograferesti un palco.

Ecco, se siete quelli che si fanno fotografare o videoriprendere, sappiatelo. Se non fate niente, non avete uno sguardo, non evitate lo sguardo ma sapete benissimo dove lo sguardo andrebbe a cadere da quella particolare angolazione e quindi FATE qualcosa… questo qualcosa non sarà fotografato perché non c’era, quel qualcosa che non avete fatto non verrà ripreso. Non avete fatto un cazzo. Le luci hanno illuminato quell’uncazzo che avete fatto. Potete essere fotografati, sempre, come una statua di marmo: questo è ciò che il fotografo riuscirà sempre a fare. Se non siete vivi, il fotografo e il videomaker faranno del loro meglio, nelle condizioni in cui si trovano, per ottenere almeno questo, se hanno la capacità per farlo, ovviamente. Ma concediamogliela. Se voi non fate questo e il fotografo o l’operatore alla camera sono bravi, otterranno al massimo questo. Se invece voi fate qualcosa di visibile, lo manifestate, allora certo, voi sarete parte attiva di quel risultato, ma artisticamente non più di quanto non lo sia un cervo che spicca un balzo. Certo però, di più di quando sta li fermo e dorme. Bellissimo, ma fermo e dorme.

Questo è solo un piccolo microscopico pezzettino di quanto io, come fotografo o “riprendi-cose” considero di me stesso quando mi chiedo – e tranquilli, me lo chiedo parecchio – quanto l’opera la faccia chi sta da questa parte della fotocamera e quanto chi sta dall’altra. Ecco che il “merito” e il “meritarsi” una cosa, qui prende un significato: sei una statua o un’attore? Beh il merito della tua azione ci sarà, si, se te lo meriti.

Perché l’attore agisce. Anche poco. Un respiro, uno sguardo, la fisicità, l’abbigliamento, il suo corpo, i capelli, un gesto. Mille gesti.

Puoi lamentarti. Oppure puoi fare qualcosa.

Ho appena letto un botta e risposta in uno dei soliti gruppi specialistici: questo è sul microstock; questi gruppi essenzialmente (non si sa perché: nel mondo di usenet questo capitava, ma molto meno: o forse so perché: c’erano regole ed in alcuni casi moderatori intelligenti) sono zeppi di lamentele. Tutti si lamentano: alcuni sono allarmistici (shutterstock chiudeeeee, istock chiudeeeeeeeee, tutti falliremooooooooooo ) mentre la maggior parte si lamenta della infima percentuale che guadagna. E’ vero. Non sei però obbligato a stare a quelle regole. Metti su un symbiostock tuo e vediamo se guadagni come con la agenzia che in quel momento ti sta sulle balle.

E’ vero che ti danno poco. E lo sai da subito, da prima. Fai il fotografo? Prova: prova nel mercato tradizionale. Ce la fai? Fai l’illustratore? Ce la fai? Riesci a farti pagare (e in Italia poi) per quello che fai? Il giusto? Fai il videomaker? Il musicista? L’animatore grafico? Modellatore 3D ? e RIESCI a guadagnare? Ottimo! non ci riuscivi e con lo stock si?

E allora chi deve cosa a chi?

Questa conversazione – circa – l’ho letta e mi ha ricordato quanto duramente ho dovuto combattere con questa decisione. Guadagnare nel microstock non è affatto facile. Oppure si: alcuni meccanismi sono facili. Ma produrre sempre guadagno, continuativamente, non è facile.

Ma lamentarsi non produce alcun cambiamento. Fare. Questo produce cambiamenti. Certo, sarebbe ottimo riuscire ad organizzarsi globalmente in un sindacato dei produttori di materiali frutto dell’ingegno ed avere protezione. Ma … guarda un po’: le major discografiche non sono riuscite a produrre i loro interessi nonostante fossero dei colossi. E qualsiasi organizzazione dal basso deve fare i conti con un crudissimo individualismo sottostante, che è il contrario del “lavorare per noi”.

Io ho problemi. Tu hai problemi. Lamentarsi è possibile. Dire che le agenzie esistono perché noi esistiamo è vero… ma anche che senza le agenzie noi dovremmo competere in un mercato molto locale è vero. Oppure imparare competenze, pagare server, web agencies, imparare cose diversissime. Già così è vero: fotografo, illustratore, musicista: comunque se vuoi vendere stock devi fare molto altro oltre a produrre il tuo materiale. Ma se l’agenzia non facesse la sua parte che faresti? Non voglio affidare loro tutta la mia sicurezza, ma nemmeno considerarli sfruttatori. Ci dobbiamo usare a vicenda: è giusto. E’ uno scambio. Proprio come il denaro e il lavoro.