La scuola del furbo (assicurazioni e noi fessi)

La scuola del fesso e del furbo, tipica della cultura italiana, del commercio, della legge del più forte, mi fa schifo al cazzo. La merda proprio. Se sei più debole soccombi. Se posso incularti, fregarti, lo faccio e la legge dice “tutto a posto”.

Se ti ho informato su tutto in modo chiaro e tu scegli di merda, posso capire.

Ma quando presenti deliberatamente in modo oscuro, nascondi, usi i dark path / dark patterns, sei una merda, sei malvagio, hai intenzione di nuocere, di approfittarti.

Detto questo per scegliere bene un servizio come una assicurazione devi lavorare sul “quanto paga”. Loro ti offriranno un sacco di stronzate, ma poi è quando sei nella merda, con la macchina rotta, la casa allagata, i danni da ripagare, le cose da ricostruire che ti dicono “NOI AL MASSIMO TI DIAMO X” ed è su quel massimo e su quell’ X, che ti verranno detti a muso duro quando tu stai di merda, quando muore la gente, quando stai male, ti sei fatto male fisicamente o moralmente, hai perso qualcosa e hai bisogno di un aiuto che invece

avrai un altro problema.

Il problema di dover difendere e dimostrare la tua parte burocratica non tanto nel danno, ma nell’esistenza stessa della stipula. Tu vuoi SERVIZIO e invece ti risponde BUROCRAZIA, muro. La parte di vendita è scollegata da quella di erogazione finale.

Quando sono finito in mobilità potevo morire tranquillamente di fame e incularmi sui pagamenti del mutuo l’assicurazione si è presentata per quello che è davvero, non per quello che ti viene venduto.

Quando mi sono fatto male anche: come un vaso vecchio per loro non diventi più prezioso, ma solo delicato, fragile, meno da coprire, non di più. Costi di più e ti danno meno.

Quando un cervo mi ha bottato e la mia copertura diceva 3000 loro mi hanno detto che la mia auto valeva poco e i pezzi pure e quindi 1500.

Dovete andare col bracconiere, con l’assicuratore, con il ladro e capire quando il pesce è marcio anche se te lo mostrano come buono. Devi fottutamente saper fare le cose, molto semplici, perché la conoscenza è tanta, ma il marketing, il guadagno, le logiche economiche rendono l’inganno e il raggiro una pratica di cui compiacersi e vantarsi. Sei tu che sei scemo, non io che ti inculo.

Serve sempre la forza per far valere e rispettare. Eppure le cose valgono, il rispetto si deve. Ma no, se non hai un “altrimenti” di potenza sufficiente.

Umani, un tipo di bestia tra le altre.

sei talmente brutta che non ti si può stuprare

Vi invito a leggere fino in fondo prima di pensare merda di me.

E’ stata portata alla mia attenzione QUESTA notizia. Io purtroppo sono uno che infastidisce. Non sono mai da una parte o dall’altra e basta soprattutto dove si tratta di Giustizia. La Giustizia è quella che mette in galera sia il ladro che ti scippa la borsetta sia il derubato che per bloccarlo gli spacca il cervelletto. Sono due crimini diversi: ognuno ha il suo giudizio, motivazione, attenuante, aggravante. Tutta la famosa legittima difesa “in più” di questi giorni si basa proprio su questa non-accettata posizione.

Inizialmente mi sono incazzato: leggo la notizia e dico : se è stupro è stupro. Poi proseguo e leggo associazioni e giudici dire che “non è possibile usare questo linguaggio”.

Cosa?

Scherziamo? Quelle sono parole. Non c’è un modo corretto e più onesto di dire quello che è stato detto. Sono puttanate. Chiediamoci piuttosto se quanto è stato detto sia lecito nel merito, non nella forma delle parole. Quanto sappiamo di questo caso? Supponiamo solo per un attimo che sia vero quanto sostengono i giudici, anzi LE giudici: ovverosia il classico: visto che i maschi sono sempre delle merde puoi organizzare un finto stupro per chiedere soldi o per rovinare qualcuno, a seconda. Ripeto: fingiamo che sia vero: noi siamo li, abbiamo visto la scena vera e sappiamo che è vero. Seguitemi, assecondatemi per favore: SE le cose stanno così, il fatto che il desiderio sessuale “bestiale ed incontrollato” tipico da stupratore sia tecnicamente impossibile perché per il tizio lei era talmente cessa che non se la sarebbe fatta nemmeno col cazzo di un altro (volgo al maschile la frase TIPICA che ho imparato da ragazze, sia chiaro: in faccia ho visto dire loro a dei ragazzi “non scoperei con te neanche con la figa di un’altra!”) , allora l’aspetto estetico, l’attrattività, l’attrazione non solo sono pertinenti , ma determinanti per la definizione delle condizioni.

E visto che – se mi seguite nella fantasiosa ipotesi che sia vero, che non sia stupro ma organizzato – è determinante: quali parole dovremmo usare per dire che l’aspetto della ragazza non era tale da attirare sessualmente, da provocare desiderio i presunti stupratori?

Ok, fine dell’ipotesi. Mi serviva solo questo: il caso che hanno montato sulle PAROLE mi interessa. Altrimenti stiamo alla neolingua: se non posso usare le parole giuste non posso esprimere il corretto pensiero. E’ una forma di cancellazione di libertà del pensiero. Eppure in un caso che riguarda il sesso queste cose sono importanti.

Andiamo avanti. Torniamo nell’incertezza, nell’indeterminatezza: non sappiamo quale sia la verità. Davvero il fatto che lei sia mascolina può determinare l’indesiderabilità? Che non glielo faccia tirare intendo. Non lo sappiamo. Magari al tipo eccitava proprio quel tipo di fisicità. O la violenza in sé. Magari era uno che disprezza-e-compra. Non lo sappiamo proprio!

E lei? E’ impossibile che si sia comportata come si dice, con la sfida? Che abbia sfidato uno a farsela in stile “vediamo se sei capace o se sei una femminuccia”. Davvero non avete mai assistito a scene simili? Da ragazzini si fanno cose pazzesche.

Per me queste cose sono tutte terribili: mi spingono a dire che dovremmo tutti avere sempre delle dichiarazioni firmate o video di manifestazione di consenso femminile. Una vera merda per la vita sessuale, per le coppie, per ciò che rende sexy, passionale, sensuale la vita di coppia, la conoscenza, il flirt.

Ma se poi si arriva ad essere o stuprata, oppure ingiustamente accusati di essere stupratori…

… cosa possiamo fare?

Telecamere ovunque?

Questa roba mi amareggia.

Se avete letto fino in fondo spero pensiate meno merda di me di quanto non può succedere leggendo parzialmente.

forse vuole un prete? (49ma puntata)

Per tutte le feste non l’ho sentita. Nella mia e tua follia, lei non c’era. Anche auguri era “si si, auguri” (nel tono, nella fretta), ho detto beh, ok, siete amici, è ventenne, tu hai altri pensieri, lei ha altri pensieri, ora che ti ha archiviato come “ok ho un amico a disposizione, a posto, altra tacca sul mio legnetto”. Può darsi, me ne fotto, gli amici sono amici, non fanno troppi conti.

Sono qui che rendo le fighe più luminose (questo è letterale)* quando mi arriva un messaggio “vieni in studio?”. Non avevo intenzione o necessità. Ma la domanda è ambigua. Chiedo chiarimenti. Dice che vuole “supporto morale”. E allora ok, ci sono. Ho deciso di esserle amico, e a dispetto di quel che disse lasciandomi, io sono affidabile cazzo, cazzo si, se sono affidabile. Nei limiti delle possibilità umane non do parole che non posso mantenere. Certo, certo che lo faccio, ma in modo non intenzionale. Quindi finisco un po’ di lavoro e vado, dice che non è al freddo perché sta con il gruppo che suona davanti al mio studio.

Arrivo, sembra che siano tutti li in tranquillità. Mi fanno tutti “si esce a bere qualcosa?!” e io la guardo e lei faccetta felice tipo “siiii!” e iniziano a fare quelli che ti convincono ma io li stoppo e chiedo a lei “dunque?”. Perché non sono uscito la sera prima di un servizio che inizia mattina presto per andare a bere. Non io. Io non bevo, cazzo. Per fortuna mi conoscono tutti, sono il solito stronzo che non ama bere in gruppo, lupo solitario (non è vero: ci sono anche andato: ma come regola generale è vero). La guardo bene, le chiedo con gli occhi “mi volevi qui per un problema, adesso vuoi andare a bere con la ciurma? io sono qua per te“. Ma niente, facciamo il capriccetto, ha fame. Se sono il babbo-zio, bisogna nutrirli ‘sti cuccioli. Per fortuna mi ero dato il tempo di usare la struttura per stampare delle liberatorie, almeno il viaggio non è andato in culandia. Saliamo in macchina e scopro in pochi secondi che il supporto morale necessario era per un vaffanculo momentaneo de sticazzi del porcoddue. Proprio il tempo di andare al pub. Le faccio “cioè, mi hai detto che avevi bisogno di supporto morale perché non ti fanno il trasporto, principessa, nella tua tonalità e siccome la Regina Oscura del Male è abituata che i sudditi che studiano al conservatorio non fanno fatica a farlo allora se lo aspetta da una band rock-ska? Sul serio? Supporto morale?” “si perché mi dicono che se non si possono fidare che io ci sia davvero poi devono ritrasportarsela in un’altra tonalità e bla”. Toh, mi viene da ridere. Qualcuno, che non sono io, le fa notare che non ci si può fidare che lei resti. Nemmeno in una cazzo di band. Che poi. “Nemmeno”. Il motivo per cui le band esistono è che non si separano. Per la maggior parte. Non è che sono fighi. No, vanno d’accordo, si fidano, ci sono, non se ne vanno, non mollano, restano uniti e cercano accordi. E la base è che si possono fidare.

Comunque questo richiede circa 4 minuti. Al pub le faccio presente un dettaglio di una cosa che le fa dire “e tu che ne sai?”. E capisce che non sono stato asessuato. Che mi vedo con qualcuno.

Vedo che le crollano le spalle e le si spegne la vista, di colpo. Continue reading →

in tribunale militare

Ho assistito ad alcune sedute di processi in tribunale militare. La mia ex mi ha chiesto se potevo accompagnarla: è stata chiamata a testimoniare perché un insegnante in palestra che faceva il doppio lavoro era anche finanziere e pare avesse svolto questo lavoro anche quando, in qualità di finanziere, era in malattia. Un suo collega invidioso di un corso che lui fece vicino alla terra natia di questo collega deve averlo denunciato: non si tratta quindi di pulizia intrinseca delle istituzioni, magari.

Prima del processo in cui eravamo interessati noi (io come accompagnatore, spettatore) però ce n’era un altro, del cui imputati potrei dirvi nome, cognome, capi di imputazione, farvi un ritratto ed elencare tutto quello che ha fatto, sputtanando un uomo.

Come mai posso?

Perché i processi, tutti, per definizione sono pubblici. Ce ne dimentichiamo, ma invece che andare a vedere i cantieri aperti potremmo tutti andare in tribunale.  Continue reading →

distrazioni cellulari a catena

Scena: al paesello, incrocio, è al volante, mette la prima per ripartire, butta un occhio al messaggio sul cellulare tenuto dalla stessa mano che deve ingranare la marcia, alza lo sguardo e vede distintamente due divise e inizia a preoccuparsi ma … alza ancora un po’ lo sguardo… e loro stanno buttando un occhio ai loro messaggi sui loro cellulari.

E’ salvo: ma gli altri automobilisti… e i pedoni?

 

 

furti #impuniti e furti puniti

-depredo e non pago!
La malagiustizia lo consente!

Caso 1: nel regolamento esposto presso la mia azienda in tempi “non di crisi”, un po’ dopo gli ‘anni 90, quindi non sospetti, era ben chiaro da farsi intendere anche al più zuccone, che il furto e altre due o tre grossolanamente palesi violazioni del rapporto tra il dipendente e l’azienda avrebbero comportato il licenziamento in tronco (su due piedi, immediato, giusta causa come bere un grappìno). Era ovvio: rubi sul posto di lavoro: licenziato.

Caso 2: da fonti completamente differenti, ma dirette, mi giunge notizia che dipendenti di locali pubblici come Bar siano stati sorpresi e anche filmati nell’atto di rubare presso l’esercizio commerciale del proprio datore di lavoro: in un caso è stato estremamente difficile accordarsi col ladro e mandarlo via, nel secondo caso l’esercente ha preferito chiudere l’attività piuttosto che imbarcarsi in una causa del genere. Basisco ed estérrefo per entrambi.

Caso 3: una coppia che lavorava con un minore come “azienda familiare” una volta raggiunta la maggiore età del figlio lo assunsero. Dopo poco iniziarono furti in merce ed in denaro. Immemori della precedente provata irreprensibilità del proprio congiunto, decisero di cacciarlo perché a loro avviso era certamente lui. Di buon grado costui se ne andò, ribadendo la propria innocenza ma senza opporsi. I furti – ve lo sto raccontando, ovviamente – non smisero. Installarono telecamere, scoprirono che la padrona del condominio presso il quale era ospitato l’esercizio commerciale, con regolarità, nottetempo entrava da una porta di servizio e rubava: denaro e merce. Le videoriprese non hanno valore probatorio, quindi si organizzarono per un agguato con la polizia: la colsero con le mani nel sacco.
Tutt’ora non sono stati in grado di farsi restituire il maltolto, né di farle pagare in termini di giustizia le sue malefatte: niente galera, niente ammende, nulla di nulla.

 

Caso ipotetico: qualcuno deciderà di incatenare persone e frustarle per farsi restituire il denaro?