Assurdo, il pomeriggio è troppo assurdo

Pensate a che assurdo intreccio: ad un certo punto mio padre si rende conto che non sa che fare: mio fratello ruba il loro denaro, pur essendo mantenuto vitto e alloggio ed usufrutto varie (auto, corrente elettrica, internet, varie spesette e pressoché qualsiasi cosa medica importante, basta chiedere, ma non chiese mentre era depresso), prende multe con l’auto di mio padre che è responsabile in solido. Ma i miei sono vecchi e 1) hanno bisogno di aiuto pratico 2) non hanno agito in modo “definitivo” quando sarebbe stato per il suo bene (lo psichiatra aveva detto di fare in un certo modo, spingendolo a muoversi invece di rintanarsi) , figuriamoci se agiscono ora che è passato più tempo. Cioè gli vogliono comunque bene e non pensano “visto che tu pensi a fare il cazzo che ti pare PRIMA di fare le cose di casa, magari vai a fare in culo eh?”.

Continue reading →

forse vuole un prete? (49ma puntata)

Per tutte le feste non l’ho sentita. Nella mia e tua follia, lei non c’era. Anche auguri era “si si, auguri” (nel tono, nella fretta), ho detto beh, ok, siete amici, è ventenne, tu hai altri pensieri, lei ha altri pensieri, ora che ti ha archiviato come “ok ho un amico a disposizione, a posto, altra tacca sul mio legnetto”. Può darsi, me ne fotto, gli amici sono amici, non fanno troppi conti.

Sono qui che rendo le fighe più luminose (questo è letterale)* quando mi arriva un messaggio “vieni in studio?”. Non avevo intenzione o necessità. Ma la domanda è ambigua. Chiedo chiarimenti. Dice che vuole “supporto morale”. E allora ok, ci sono. Ho deciso di esserle amico, e a dispetto di quel che disse lasciandomi, io sono affidabile cazzo, cazzo si, se sono affidabile. Nei limiti delle possibilità umane non do parole che non posso mantenere. Certo, certo che lo faccio, ma in modo non intenzionale. Quindi finisco un po’ di lavoro e vado, dice che non è al freddo perché sta con il gruppo che suona davanti al mio studio.

Arrivo, sembra che siano tutti li in tranquillità. Mi fanno tutti “si esce a bere qualcosa?!” e io la guardo e lei faccetta felice tipo “siiii!” e iniziano a fare quelli che ti convincono ma io li stoppo e chiedo a lei “dunque?”. Perché non sono uscito la sera prima di un servizio che inizia mattina presto per andare a bere. Non io. Io non bevo, cazzo. Per fortuna mi conoscono tutti, sono il solito stronzo che non ama bere in gruppo, lupo solitario (non è vero: ci sono anche andato: ma come regola generale è vero). La guardo bene, le chiedo con gli occhi “mi volevi qui per un problema, adesso vuoi andare a bere con la ciurma? io sono qua per te“. Ma niente, facciamo il capriccetto, ha fame. Se sono il babbo-zio, bisogna nutrirli ‘sti cuccioli. Per fortuna mi ero dato il tempo di usare la struttura per stampare delle liberatorie, almeno il viaggio non è andato in culandia. Saliamo in macchina e scopro in pochi secondi che il supporto morale necessario era per un vaffanculo momentaneo de sticazzi del porcoddue. Proprio il tempo di andare al pub. Le faccio “cioè, mi hai detto che avevi bisogno di supporto morale perché non ti fanno il trasporto, principessa, nella tua tonalità e siccome la Regina Oscura del Male è abituata che i sudditi che studiano al conservatorio non fanno fatica a farlo allora se lo aspetta da una band rock-ska? Sul serio? Supporto morale?” “si perché mi dicono che se non si possono fidare che io ci sia davvero poi devono ritrasportarsela in un’altra tonalità e bla”. Toh, mi viene da ridere. Qualcuno, che non sono io, le fa notare che non ci si può fidare che lei resti. Nemmeno in una cazzo di band. Che poi. “Nemmeno”. Il motivo per cui le band esistono è che non si separano. Per la maggior parte. Non è che sono fighi. No, vanno d’accordo, si fidano, ci sono, non se ne vanno, non mollano, restano uniti e cercano accordi. E la base è che si possono fidare.

Comunque questo richiede circa 4 minuti. Al pub le faccio presente un dettaglio di una cosa che le fa dire “e tu che ne sai?”. E capisce che non sono stato asessuato. Che mi vedo con qualcuno.

Vedo che le crollano le spalle e le si spegne la vista, di colpo. Continue reading →