generazioni, distanza, perché

Le generazioni si accusano a vicenda, sempre che si caghino ancora, relativamente ad alcune cose specifiche, mi sembra. Non intendo temi politici che partono dal momento di lavorare.

Si parla di sentirsi giudicati, di aggressività passiva (se va bene, passiva). Ma chiaramente ci sono i gusti, i modi, la moda, gli abiti, la musica! Gli interessi culturali, il linguaggio.

Quello che pare a me ora, maggio 2024, è che la causa di questo che pare conflitto, lotta, sia dolore. E paura, sempre. Dolore perché tutte quelle cose uniscono e sentirsi esclusi da qualcuno che inizialmente avresti voluto includere o che avresti voluto includesse te, ti fa paura. Ma soprattutto ti addolora: i tuoi vecchi ti sono lontani. I tuoi giovani ti sono lontani. In cosa? Proprio in quelle cose in cui vorresti foste assieme. Il linguaggio. La musica. Gli interessi culturali. Le cose che si considerano “belle” o “brutte”.

Quel rifiuto porta dolore proprio dove si pensava di trovare unione.

E per affrontare queste diversità serve impegno, interesse e impegno, impegno per quell’interesse e interesse per quell’impegno. E tempo! E chi ha tutte queste cose e vuole?

Come siamo bravi ad isolarci in nuovi modi.

La discriminazione è libertà di scelta

La società che ricorda il consenso, sempre. Ma il mio consenso a trovarti bello, brutto, magro, grasso, alto, profumato, sexy lo posso dare solo io.

La discriminazione permea la relazione più basilare della nostra società e imporre in questo ambito l’inclusività forzata significa matrimoni combinati. Siamo tutti giudicanti, tutti discriminatori. Ci piace quello che ci piace, troviamo bello quello che troviamo bello, vogliamo fare sesso con chi ci attira, stare con chi ci va, frequentare luoghi piacevoli. Non ci sono parole che cambino la realtà di ciò che per noi è quello che è. La retorica dell’accettazione non deve essere spostata di contesto così come l’inclusività. Ciò che conta in un posto non deve discriminare in un altro se non è pertinente. Se sono grasso e brutto ed il mio ruolo lavorativo o nella fruizione di beni e servizi non comporta confronto indispensabile con questi aspetti, questi aspetti non devono essere coinvolti. Ma in tutti gli altri casi, ad esempio la libera espressione, il come io sono è un aspetto coinvolto dai sensi, dalle menti, dai gusti altrui.

Il re è nudo. Siamo obbligati da una forma di coercizione a non dirlo ad alta voce? Allora è sbagliato. Il re ha un problema se non vuole che si affermi la realtà e lo ha ancora di più se questa realtà, affermata, gli causa fastidio. O si veste – quindi non accetta la sua condizione – oppure risponde “si, è vero, io sono così come voi dite”.

Ci sono molti casi in cui la sensibilità altrui può non venire urtata perché non c’è necessità di esprimere un giudizio non richiesto. Ma quando una forma di espressione è “richiesta”? Affermare il vero. Tacere il vero. Quanto sentiamo forte che una delle due cose è sbagliata?

Fare del male, far stare intenzionalmente male, volontariamente, con l’intenzione di nuocere, è una cosa, ma fare un’affermazione che ha tra le altre conseguenze (la semplice affermazione di un fatto è la prima) quella di rattristare, ferire, coloro che sono parte di quella verità, è un’altra cosa.

Se non dico che sei grasso non sarai meno grasso. Se non dico che non mi piaci, non starò comunque con te. Se non dico che hai un’alito di merda, comunque non ti bacerò o vorrò conversare fisicamente con te. Se non dico che sei basso comunque tantissime donne ti schiferanno come lammerda.

Alla base della discriminazione c’è la libertà di scelta. Il contesto di questa “sceglibilità” cambia ed è quindi nell’ambito di questi contesti che ci si deve muovere. Resta, per me, che tra i due diritti, quello di affermare il vero – ossia anche una propria sensazione “per me sei brutto” (lo sei per me, è questione di gusto) – vince in caso di disputa culturale prima, legale poi.

Ma io conto zero. Eppure ecco, mi sono espresso. Senza che nessuno lo chiedesse.

la famiglia delle nude

Come sapete fotografo nudi di donna, volentieri, di ragazza. Nel buco di culo in cui vivo, assai provinciale in ogni posto, anche nel capoluogo, qui nel meravigliosonordest, questa rarità diventa in una sotto-selezione, una ulteriore rarità.

Ho la fortuna, già per la seconda volta, di trovarmi ad andare a casa, accolto, dei genitori delle ragazze che ritraggo, ho ritratto e ritrarrò completamente nude, poco più che diciottenni. Per la seconda volta ho mangiato alla loro tavola, chiacchierato, discusso tranquillamente.

Ho una fortuna, una grandissima fortuna a poter partecipare di questo: sono persone rare, aperte, non violente, che se per caso i pregiudizi ce li hanno, ci vengono a patti e di brutto, per amore delle proprie figlie. Vero amore.

M mi ha letteralmente lasciato solo con sua madre, perché non aveva più altro da dire e noi chacchieravamo. Ma ero li per le liberatorie di lei con la sua amica, lei, voglio ricordarlo, a gambe spalancate sulle scale dello studio, che poco prima aveva chiesto un rasoio per depilarsela.

L mi ha commosso con la sua dichiarazione di cosa provava nei miei confronti dopo il check della provinatura: si sentiva in colpa per aver scelto, perché – dice – l’artista sei tu e anche se mi è tutto chiaro, che è la mia immagine ed il mio futuro, mi sembra un abuso dire di “no” a qualcosa che hai creato. Commosso. E mentre sono a casa sua a parlare di LGBT e cerco di spiegarle il punto di vista – inconsapevole per molti – dei maschietti che provano ribrezzo per i gay, ma guardano i porno con le lesbiche, mi racconta cose interessanti dei “corsi peer-to-peer” della sua scuola, delle scelte dell’università che stanno variando (aveva preso la fissa della fotografia e le ho prestato la fotocamera) … sto con la sua sorellina e col gatto, mentre sua madre e suo padre potano roba in giardino e sistemano le cataste di legna.

Suo padre torna dentro e mi invita a cena “prima che parta”. Fa un lavoro duro, sta via sempre almeno 2 mesi, credo piattaforme petrolifere. Sua madre entra pure lei “ti fermi a cena?”. Ci vedremo quando L ha finito gli esami di maturità e prima che il padre parta, ok?

Ieri piangevo di disperazione. La situazione non è cambiata. Ma ci sono giorni in cui non puoi non essere grato per queste cose e considerarle con tutta la positività di cui sono, in tutta evidenza, pregne. Questa ragazza sente perfettamente le pressioni sia della sua comunità a scuola, sia di quelle del paesino e della provincia. Eppure ecco, con tutta la loro famiglia, che corpo e mente vengono nutriti di qualcosa che diventa forse giudizio, ma di sicuro non è pregiudizio.

E la cosa divertente è che chiacchierando con lei, mesi fa, ho fatto lo scouting di un’altra modella (FC) di nudo, nel bar in cui ci eravamo trovati. Splendida, entusiasta, e talmente convinta davvero che stampa le foto. 25 anni.

Vi assicuro che tutto questo non è la norma, dalle mie parti. Sono cose eccezionali.

Fine giornata, un ragazzino su Instagram mi ha fatto la mossa della visibilità! Hahahaha! Che spettacolo! Ho 11.000 follower! Perché dovrei pagare per un servizio anche se ho esordito dicendo “fai delle foto stupende!!!!” (vedendone alcune che mammamiadelsignùr) ? No no, non devi. Vai al supermercato e prova a farlo non con un servizio da 250-300 euro. Prova a farlo con uno yogurt.

sei strano

Sei pazzo! 🙂 Sei strano! 🙂 Sei fuori! 🙂 Sei particolare! 🙂

Tutta la vita che sento questo. Chiedersi cosa sia normale ti viene spontaneo, quindi. E ovviamente cosa sia normale lo stabilisce la statistica. Il comportamento diffuso, la conformità più piatta: il comportarsi quanto più possibile “come fanno gli altri”.

Che se magari parli di educazione o di stare a destra per strada non è male; ma se si tratta di vivere… mah.

Certo lo dicono sempre col sorriso, non è un’offesa. Ma forse la cosa spaventa, è imprevedibile? Eppure non sono uno imprevedibile, anzi.

Certo, mi piace prendere e andare, senza pensarci troppo. Voglio andare la: posso? No. Resto. Posso? si. Vado!!

Poi torno eh.

Dai 20 in poi ogni volta che qualcuno diceva “andiamo al mare?” (2 ore circa) in un sabato sera qualsiasi, magari in pizzeria d’inverno, io sempre “CERTO! partiamo!!!”. E poi scoprivo che era sempre uno scherzo. Tutt’ora se qualcuno lo dice io sono già al posto di guida.

Cento anni fa qualcuno disse “ok, facciamo come vuoi tu”; quindi ho preso la carta stradale del TCI sezione NORD, ho aperto dove si vedeva tutto il nord, ho chiuso gli occhi e puntato il dito a caso. E siamo andati. Questo non è mai più stato fatto, ma ogni volta ne parlano. Ma allora se vi era piaciuto perchéccazzo…

Vabbé.

Strano. Ma strano che? Ma cosa?!!!

l’evoluzione eliminerebbe i depressi?

La selezione naturale mi avrebbe eliminato da tempo. Una lagna, inettitudine, prestanza fisica zero, forza pfui, intelligenza mah, tenacia ridiamo forte tutti.

La selezione naturale, di chi si piange addosso, come me, avrebbe fatto

ZAC!

tanto tempo fa. In effetti noi grumo di piagnistei saremmo in fondo al branco, puff puff, ad ingrassare i primi di quello seguente, dei tenaci predatori, utili, come in effetti mi sembra, almeno a nutrire qualcosa d’altro.

Ad esempio le piante.

MACHEBBELLLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAGIORNATADISOOOOLEEEEEEEEEEEEEEEeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee questagggggggiornataasenzamoooooooooooooooooooooooooooooortiiiiiiiiiiiiiiiiiii

(ma quale?)