architettura e fotografia

Ieri mi aveva stupito che una modella volesse stampare le foto che stavamo facendo. Oggi ho scoperto che faceva architettura. E questo spiega molte cose. In effetti tendo a dimenticare che chi studia architettura ha parecchio a che fare con la fotografia: si studia, si danno esami e la cosa ha anche a che fare con la formalità, con l’estetica, con la pratica.

Ecco quindi che con la frequentazione e la conoscenza viene anche l’apprezzamento. Ecco anche come mai tutto sta involvendo in Italia: mancanza di cultura, di interessi. Se ti interessa una cosa hai più voglia. Se ti si presenta davanti tenderai a interessartene invece che ignorarla: so simple.

Ho poca speranza per l’Italia. Leggiamo meno, ci interessiamo meno alle arti. Almeno un po’ di gusto generalizzato in quello che ci circonda lo abbiamo ancora. Ma boh, non so nemmeno quello.

bambini capricciosi che crescono altri bambini capricciosi

Bambini idioti per colpa di genitori viziati, stupidi, testardi e vittime di un mondo di populismi, social-stronzate, fake, falsità scientifiche. Disadattati alla socialità.

Disadattato sono anche io eh. Ma distinguo in questo modo: io ho avuto tutte le istruzioni per essere inserito nella società, tutte le istruzioni e le informazioni relative alla cultura, scienza, conoscenza fondate su esperienze, errori e verifiche di chi ha fatto parecchio i compiti a casa su altri compiti a casa su altri compiti a casa su qualche secolo precedente. Non devo fare molti passi per sapere come mai l’aria esiste anche se non la vedo mentre non ho la stessa possibilità con Dio. Non ho grosse difficoltà nell’ottenere buone, solide, sensate informazioni sulla reale forma del pianeta. Ho diverse fonti, persino non concordanti ma tutte sensate e migliori di “secondo me” relative a quali errori non commettere nella crescita di una persona di piccole dimensioni e di giovane età. Disadattato o asociale io lo sono comprendendo quello che sto facendo. Se dovessi essere responsabile di un piccolo essere umano potrei affidarmi ad esperienze di persone migliori di me, demandare la scelta di essere una pessima persona a colui o colei che crescerà. Nel frattempo potrei dargli tutti gli strumenti per essere in salute psichica, fisica e culturale decente. Sei sempre in tempo per degenerare.

Ho visto invece bambini non vaccinati, isolati culturalmente e socialmente, inadatti all’home-schooling che pure volevano impartirgli, allevati da genitori ignoranti e testardamente viziati, adolescenti eterni nel modo di affrontare la crisi o la realtà della vita, spesso economica e di interazione con la società. Il confronto, il dialogo e il ragionamento non sono contemplati. Esiste piantare il muso, abbandonare la conversazione o il contrasto, urlare (finché qualcuno non urla di più e allora non saper che fare), lamentarsi sempre e solo degli altri.

Una persona così, che ne cresce un’altra così cosa gli insegnerà?

Io non sono cresciuto. Sono ancora un bambino e un adolescente, in molte cose. Ma so come deve e può essere un adulto: posso presentare queste alternative pur non fornendo un esempio di vita in prima persona. Le conosco, le comprendo a fondo, posso spiegarne le dinamiche e i vantaggi. Conosco moltissime delle regole che violo, non lo faccio perché non so.

Si dice spesso che ai figli mancano i genitori. Ma spesso, magari attraverso l’emotività, almeno il “buco” di non stare con i propri figli viene tappato abbastanza. L’amore, l’affetto. Il vuoto è educativo.

Violenza per noia, crescente. Baby gang in aumento. Dovrebbero essere a studiare o in altri luoghi a fare qualcosa di costruttivo. Invece si annoiano. E distruggono per noia.

Mi interesserebbe capire come mai l’istinto di riempire il tempo dev’essere qualcosa di negativo. Come dire che lasciati a noi stessi produciamo danno. Mi pare strano. Io lasciato a me stesso magari mi sento solo. Ma se sono abbastanza felice è quasi sicuro che mi interesserò a qualcosa. Cercherò conoscenza nelle cose, creazione di qualcosa, relazioni e rapporti positivi con gli altri. Comunicazione.

Questo posto, ad esempio, non posso dire che costruisca. Ma non distrugge, non reca danno a nessuno, credo.

capricciosa quattrostagioni

Appuntamento con lei post lavoro dai tu caffè io qualcosa. Ooook. Arriva con la sua (deo gratia, finalmente!). Salgo lato passeggero e fa “non esiste”. Poi inizia a dirmi quanto facesse cagare questa giornata all’asilo con questo e quel problema e che per una cosa brutta che le è successa e bla. Le rispondo che la vita lavorativa è così e che per quello specifico tipo di problema è bene che si abitui: ogni volta che non ti arrangi e chiedi aiuto, anche se te lo danno, qualcuno comincerà o in faccia o alle spalle a dire “allora a cosa mi servi facevo prima a farmelo da me e non assumerti” e simili versioni.

“non ti racconterò più niente allora!” (questo lo dice sempre) perché lei voleva (ma non siamo più assieme, amour, e quindi non sono propenso a rendere felice una che non mi ama. Sono predisposto ad una civile, normale, non aggressiva, ragionevole, conversazione. Dialogo.)  “svuotamento di roba e gente che mi da ragione e mi commisera a prescindere e non che dice la sua”. E ok. Poi fatico un po’ ad ottenere un “per favore” invece di un “guida tu”. Ci riusciamo. Salgo, inizia a dirmi “non so cos’abbia non è stabile, è sbilanciata … come se avesse un bla e ribla e salcazzo bla, PUOI VEDERE TU?” e quindi prendo e ovviamente se si tratta di gomme, sterzo, stabilità, provi ciò che coinvolge forza centrifuga, accelerazione, frenata e una leggera spinta improvvisa in curva: quel genere di situazione che se ti capita inaspettato ti mette in pericolo. Se lo fai di proposito per prova è Ok. Comincia  subito ad urlare “ahhh! non fare il coglione con la mia auto!!!!” e io non sono paziente se mi si tratta di merda: io di più! Ma dico “se devo prov…” “queste cose le fai con la tua, non con la mia!!!” “mi hai detto che ha casino e…” “se te lo dico io! questa è la mia macch” “non rompere i coglioni, mi hai detto TU , mi hai CHIESTO di provare e io sto provando, si prova così!” “ma che ne posso sapere io? Se il 99% del tempo con la macchina sei un coglione io zzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz ”

Non ho sentito cosa ha detto dopo. Inchiodato, fatto manovra, fatto retro, riportato auto in parcheggio, spento auto, detto ciao, chiusa portriera, rientrato a casa, ricominciato a fare licazzimia, guardato orario per andare a prendere il frittino.

Ho staccato i dati. Preso il frittino. Telefonato sulla luna (che tanto io ho minuti illimitati verso tutti, quindi le extraplanetarie sono comprese) per diverse ore anche. Ho riattaccato i dati, aspettandomi una valanga di insulti, di tumitraddidimerda, di qualsiasi cosa. Non c’era nulla. E mi ha bloccato 🙂 E io sono più leggero. Il passato, le gioie, mi davano di che dolermi. E me ne danno ancora: sono cose belle che non sono più. Non ci sputo sopra, non le cancello in nome della merda che accade comunque, con lo stesso involucro di chi mi amava. Ha sempre fatto le bizze. Ma diceva anche di amarmi. Ora è chiaro che è solo un’amica che si dimentica che gli amici non hanno il benefit. Gli amici hanno la caratteristica fondamentale di trattarsi con un certo rispetto di base. Di trovarsi bene. Di dialogare volentieri. Di ragionare, in senso moderno e in quello antico.

Posso dire di essere guarito. Molto prima dei sette anni. Di sbattermene i coglioni. Certo mi dispiace. Certo penso che da qualche parte abbiamo perso qualcosa entrambi, a parte le staffe. Ma io sono cresciuto in un mondo in cui l’educazione conta. Sono sboccato, maleducato, volgare. Ma non tratto mai gli altri esseri umani dando ordini od offendendoli a buon mercato con questa leggerezza. E soprattutto di solito do per scontato che del mio svuotamento di merda agli altri non gliene frega un cazzo perché ne hanno abbastanza della loro: quindi ho l’abitudine di interessarmi molto al fatto che ciò che dico sia di loro interesse. Non lo do per scontato. La seconda cosa fondamentale in questo campo è : non sono una radio e i miei interlocutori sono appunto, interlocutori. Interloquiscono. E lo fanno con una loro propria volontà, nel modo e con gli argomenti che provengono da sé, non dal mio libro di ciò che è consentito. Non sono monsignor Della Casa. Ma ci sono modi, di base. Un minimo.

So che ha bisogno. So che le serve compagnia. So che le serve anche poter svuotare il suo malumore. Ma lo abbiamo tutti. E non possiamo mai, in nessun caso, pensare di poter essere giustificati nel maltrattare gli altri solo perchè abbiamo una giornata no. Perché non è colpa loro. Forse non è nostra, ma più probabilmetne si. Di certo non loro.

E quindi dormirò. Tranquillo. un po’ mi dispiace, ma non abbastanza da cambiare questa tranquillità. Anche se forse ho perso una modella; persino un’amica, anche se troppo fumina per me. Vedremo. Ma come diceva “quel birba di Lucignolo”: Lasciala gridare. Quando avrà gridato ben bene, si cheterà.

educazione integra

Volevo intitolare il post come una cosa che mi è rimasta dentro: “L’educazione delle canaglie” (che non so quanto abbia a che fare con “l’educazione di una canaglia”, libro), un audio-qualcosa, audiodramma, spettacolo audio-fonico … non so definire ora. a era cinicamente meraviglioso. Trovate una via per ascoltarlo (eccezionale) cliccando (computer computer computer no cellulariiiiiiiii) QUI.

Ma non era di questo che volevo espellere inutili interazioni elettriche tra le mie cellule deputate alla formazione di pensieri.

Ieri mi chiama D. , un ragazzo… beh ormai ragazzo non lo è più tanto. Ha 25 anni e già lo scorso anno ha raggiunto quel genere di conclusioni alle quali io sono arrivato, credo… beh, a quarant’anni. E con lui si può tagliare l’età con l’accetta senza problemi. Era lui il ragazzino in motorino che rabbiosamente si lamentava che “quella cazzo di VECCHIA con il passeggino mi ha tagliato la strada!!!”

– Ma … D. … tagliato la strada… su delle strisce orizzontali bianche?
– Si… vabbè, ok, ma io ero in corsa e lei poteva aspettare
– E… D. … vecchia… secondo te quanto vecchia era?
– beh avrà avuto venti anni sicuramente!!!!

😀 Ok.

E’ stato un piacere vederlo crescere e ragionarci. E’ l’amico di M. , il figlio del Supremo Maestro. Era, dovrei dire, l’amico. Da quando M. si è messo con Kelly, ha peggiorato la sua condizione fino a vedersi privare anche della libertà delle amicizie. E siccome non risolve in modo intelligente, ora fa danno a sé e anche a lei. Ma D., invece, che ha la stessa età e faceva la stessa scuola, condivideva gli stessi interessi e anche l’umorismo, in buona parte, è venuto su in modo molto differente.

Ricordo la volta in cui se la prese molto, perché gli feci uno scherzo imbarazzante. Era sinceramente contrariato, davvero molto, vedevo il limite dato solo dal fatto che io ero un adulto. Ma questo adulto coglione ha scherzato con lui come un coetaneo, esattamente nello stesso modo. Era a telefono con una potenziale conquista femminile, una che gli interessava. E io ho fatto il mio tipico scherzo. Ho detto qualcosa di imbarazzante ad altissima voce in modo che si sentisse dall’altra. La tipa dall’altra non so se abbia reagito male o cosa. Lui però si, si arrabbiò, temeva di perderla, temeva di avere rovinato l’incontro. Aveva messo tutto il carico su sé stesso e tutto il potere giudicante su di lei.

Fu la prima volta che parlammo sul serio: gli dissi ok, io non mi sento di avere fatto una cosa che tu possa giudicare davvero 100% male, ma ti senti male e per questo ti chiedo scusa. Ma non mi fermo qui: ti chiedo invece: tu sei sicuro di voler stare con una stupida? Cioè, la tua testa capisce questo scherzo e ne ride di gusto. Tu davvero vuoi frequentare una ragazza che non riderebbe di gusto con te per la stessa stronzata? Oggi è questo. Domani cosa sarà? Un’altra cosa che non puoi dire o non puoi fare? Una cosa che a lei non manca di rispetto e non le toglie nulla ma che non è conforme ad un comportamento di plastica? Sicuro? Sicuro che vuoi che io non ti faccia più questi scherzi? Che mi astenga? Io sono sempre io, ma ecco, la prossima volta invece di avvicinarmi mi terrò a distanza, per rispetto a questo. E a te verrà sottratto qualcosa. Qualcosa che ti piaceva, ti faceva ridere, un po’ di sale della vita. Oggi sono io, domani un tuo amico, dopodomani tua madre o un gatto. Roba tua. Pezzi di te che tu hai scelto essere nella tua vita.

Troppa roba per un ragazzo?

Non per quel ragazzo.

Ci ha pensato e alla fine se n’è fottuto, ha pensato parola per parola a quello che gli ho detto. E non è uno plagiabile. Da quella volta mi chiama come chiama altri adulti che sente come parti di una famiglia, gente che lo ha accolto, che gli ha parlato sinceramente, non formalmente e da adulti che guardano i bambini in cortile che giocano. Io preferisco “fratello grande”. Oggi potrebbe dare molti consigli lui a me. Ha fatto un percorso scolastico sbagliato. Si è smazzato. Ha detto “non è per me”, ha ragionato sempre, ha cambiato, ha trovato la via, si è smazzato ancora, è un ricercatore, ha vinto borse di studio, ha mangiato unpo’ di merda in Italia e in un tempo ultracompresso ha capito quello che noi capiamo in 20 anni di lavoro. Mi ha chiamato finalmente per dire quante belle cose, che ci si aspettava fossero normali, finalmente ci sono nella sua vita. Tre anni di borsa di studio in Inghilterra e poi già pensa agli USA eccetera, anche se dopo aver visto la civiltà pura in Danimarca, vorrebbe andare li. Pare che in UK – lavoro a parte – l’inciviltà sia diffusa come qui, invece.

Differenze? D. è stato voluto e cresciuto con concordia, no è no, si è si, i soldi sono questo, provengono da questo, se non si può non si può, cerca di fare questo e questo, noi ci siamo, eccetera. M non è stato voluto davvero e sua madre lo ha sempre cresciuto viziandolo in un modo che ho sempre trovato assurdo: lei ha rispettato le regole e la cosa le rodeva il culo. Allora adesso io permetto a mio figlio di violarle tutte. Quindi non hai capito quali erano giuste. Non sei cresciuta. E ad ogni richiesta ripetuta più di 5 volte il no diventava si. E ad ogni culo sporco una mano puliva. E ad ogni voglio in qualche modo diventava si. E madre e padre avevano e manifestavano pareri discordanti e volontà opposte di fronte a lui. Suo padre lo ha “lasciato nascere” per paura della pressione sociale (che non c’era) su di sé. E si odia per questo e coscientemente ribalta questo odio sul figlio. La rovina della propria vita, del suo tempo, dei suoi soldi, del tempo di sua moglie sottratto a sé. Un egoista scemo, che ha fatto un solo fottuto errore. Peccato che comprenda la nascita di un essere umano. Che non ha amato e che lo ha sentito in modo chiaro, perché una cosa che non manca al maestro è la capacità di espressione, chiara, ragionevole, lucida, cinicamente glaciale.

E ha perpetuato il danno: M ha cercato come obiettivo “la morosa” , lei ha visto un fesso ma con DUE famiglie alle spalle che gli avrebbero sempre salvato il culo. Ha figliato. Ha rifigliato. Lei gli impedisce di vedere i propri amici, di frequentare gente, gli impone ogni puttanata (veg, no vax, homeschooling, qualsiasi cazzata in cui essere scettico ma mai verso chi lo è in modo corretto: la scienza) e alla fine, sotto sotto, c’è solo e sempre la paura dell’abbandono, della solitudine? Chi lo sa. Un disastro.

D. è tranquillo, proiettato verso il futuro, schiavo di nessuno, nemmeno di sé. Sono felice per lui, orgoglioso avrei detto… ma non è mio figlio, non siamo parenti. Sono molto contento per lui, contento che esistano posti giusti in cui le cose funzionano a dovere. In cui rispetti il tuo capo perché lo senti giusto, perché non è solo gerarchia pesante, ma valore, guida.

Calcinculo alla romana

Ci sono persone che hanno bisogno di essere prese a calci in culo.

Invece noi che strada abbiamo preso? Quella di non prenderli mai, in nessun modo, per nessun motivo, a calci in culo e piuttosto lasciarli morire a causa delle conseguenze delle proprie scelte nefaste.

Che si arrangi. Peggio per lui, peggio per lei, non gli ho mica detto io di fare così. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

buonismo

parole parole parole e soprattutto inazione.

Non sono cattolico, no more. Non lo sono mai stato davvero, tra l’altro. Ma nella parte attiva, di interessamento sincero agli altri, ci sono cose positive nelle azioni delle persone religiose. Purtroppo sono sempre mescolate ad un pessimo atteggiamento di disapprovazione, giudizio… non è tanto amore.

Magari sarebbe meglio che tua figlia si facesse da mangiare da sola se tu sei appena tornata, hai già mangiato e devi fare altro. E se non se lo fa da sola ma si sta sciogliendo sul divano e non puoi farlo tu? La prendi a calci in culo finché non lo fa!!!!!!!! CAZZO!!!!! Perché è spiattellata su quel fottuto divano, ad autocommiserarsi per qualcosa, magari. Tipo perché ha la panza; ma è pigra. E io so benissimo come si fa ad autocommiserarsi. Sono cintura nera 20mo dan, maestro ultra-universale di autocommiserazione. Ma ho 44 anni. Se non mangiavo a pranzo mi prendevo una compilation di schiaffazzi (cit Drive in): se non mangiavo perché non avevo fame già era un casino. Ma se per caso fossi arrivato a casa dicendo “MADONNA CHE FAME!!!!” e mia madre – ammesso in un universo parallelo in cui mia madre fosse stata impreparata – e mi avesse detto “metti su la pasta che io intanto devo allacciare le budella del gatto” ed io avessi risposto “mh… no no, allora non mangio” ecco che subito mia madre e mio padre avrebbero fatto così:

Perché non era la fame: era la PIGRIZIA. E se la tua testa non fa da sola il lavoro, qualche volta i calci in culo salvano la vita. Oppure si, oppue possiamo lasciare che tutti siano vittime di sé stessi, perché è giusto.

Ad ogni modo uno psic*qualcosa mi disse che ero l’unico ad aver capito cosa bisognava fare con mio fratello. Ed era terribile. Terribile. Ultimatum e sbatterlo fuori. Allora finalmente avrebbe fatto davvero qualcosa della sua vita, magari odiandoci. Terribile. Mi sento una merda per sapere questo.

Eppure. Ho fatto un esempio stupido, ma a volte ci sono sportivi con i manager, musicisti con i loro tutor/mentori … dipendenti con i manager. Questa gente li sprona. E lo sprone, ricordiamoci, non è meno del calcio in culo.

calci in culo ma di tacco

Inclinazio

Il 17/1/2017, quasi un anno fa, mi appuntavo di citare questo:

Fonte: http://www.weworld.it

via Parità di genere per inziare — ruminatiolaica

senza null’altro, tranne il titolo che ho messo. E ora ricordo come mai: la mia migliore amica, una donna del tipo “io basto a me stessa, non siamo fatti per la monogamia” eccetera, nel suo periodo “ora mi faccio una famiglia” e comunque nel periodo in cui è stata in coppia fissa ha “stabilito” che a suo avviso le divisioni tradizionali del lavoro hanno comunque un fondamento sulle inclinazioni personali che spesso sono genere-specifiche. Continue reading →

d’istruzione

Di ogni male sociale di questi tempi mi viene sempre da dire, quando qualcuno non lo dice all’aria, lo chiede e mi guarda in faccia (“qual è il motivo?”) che è sempre e solo colpa, merito, causa dell’educazione. Spesso questo, detto così e basta, lascia ampio spazio ad offendersi, a stizzirsi, ad una interpretazione assoluta e totale senza parlare di quanto tutto questo sia complesso.

Eppure per me, ogni volta, tutto si riconduce a come sia stata condotta l’educazione di ogni singolo essere umano, di questo in rapporto agli altri, di gruppi in rapporto ad altri gruppi. E questa educazione comprende talmente tante cose che quando dico “educazione” non voglio dire che, semplicemente, non ti hanno insegnato a comportarti. Educazione è cultura, stimolo, rispetto, ragionamento, limiti, confronto, metodo, disciplina, rapporto con gli altri, capire sé, capire che esiste altro da sé, domandarsi, approfondire, essere curiosi, essere entusiasti, incaponirsi con qualche cosa, ricominciare. Educare: condurre fuori, credo, no? Condurre, in qualche modo (come conducere, quello del Dux) … prendere per mano e condurre un nuovo arrivato nella vita. E fare in modo che possa andare avanti da solo e senza paura. Nei limiti del possibile perché non siamo “progettati” per questo.

Tutto questo, mi pare, è stato distrutto. Gradualmente ma con una certa velocità. Corroso, arrugginito. La chiamavano la mollezza dei costumi quando sbagliavo a tradurre le frasi in latino. In parte il lassismo è complice. Un misto di pigrizia, ignoranza, paura. E della nostra sopravvivenza al paleolitico dice quel tale che lo sa 🙂

Siccome mi sono rotto la finisco qui, per oggi. Che comunque era un post programmato; ‘sta roba l’ho scritta mentre trasferivo dei files da un hard disk all’altro.

sono montessoriano, credo.

tempo fa ho avuto una discusione, direi terminata male, frainteso, su questo argomento:

dare i voti a cazzo è male. Se uno non sa, non sa, devi dargli zero, uno, due, tre, quattro, cinque, ma NON devi dargli sei. Perché gli stai MENTENDO. Fare (qui si lo ammetto questo termine) il buonista e dire che dai poverino/a è una merda: darai l’impresione di avere le ali a qualcuno che si getterà nel dirupo: sei una merda, un bastardo, dirai di avere le gambe a qualcuno che non le ha, che striscerà su due moncherini sanguinanti, magari deriso da gente sui trampoli alla quale il poverino ha detto “hey vi raggiungo, corro!!!”.

un amico montessoriano mi rispose montessorianamente, dicendo “no, la valutazione è male e ” [ccetera eccetera].

Dissi: sono d’accordo con te, che la valutazione sia male e sarebbe bello costruire un mondo in cui ci sia l’educazione montessoriana, tutta, in tutti gli istituti educativi di ogni grado. MA. Ma dove non è così dare una valutazione errata produce danno, è una menzogna, afferma il falso e, peggio ancora, conferisce un certificato ufficiale per lo Stato. Una cosa che dice che non deve essere fatta una verifica da personale competente in una certa cosa, perché è già stata fatta dallo Stato, ufficialmente. Oltre a questo, la persona è convinta di sapere.

Quindi: SE CAMBIAMO sistema, sono d’accordo. MA nel NOSTRO ATTUALE sistema, la valutazione deve corrispondere al vero.

come rispondi a telefono dice chi sei

So che tra le varie ultime generazioni ci sono pareri discordi relativamente alle comunicazioni: come si fa, come maddai non si fa. Lo posso accettare relativamente a ciò che non è il solito buon, vecchio, telefonare. Sul resto facciamo pure che l’ultimo arrivato fa la regola. Abbiamo inventato noi quello che oggi state usando, ma facciamo pure che il modo in cui voi ve ne siete impadroniti con naturalezza ci è sfuggito, mi sta bene.

Ma telefonare, drin, pronto, buon giorno sono tiziocaio, disturbo? eccetera : questa roba ha una sua storia, non cancelli l’educazione degli ultimi 200 anni con i tuoi capricci.

Per cui ecco, è molto, molto facile, se si tratta di LAVORO. Il telefono di lavoro è SOLO il telefono di lavoro. Se lo usi quando sei libero, sono cazzi tuoi, peggio per te: non è il cliente a doversene preoccupare. Se lo usi nei giorni o negli orari che NON sono di lavoro, peggio per te. Se sarai maleducato, se avrai un tono stizzito, antipatico, fastidioso, qualsiasi cosa diversa dal “disponibile, calmo, gentile”, sei un coglione (o una stronza) e basta, perché sei TU che hai lasciato il telefono acceso. Non è un telefono personale. Il telefono personale lo dai agli amici, alle persone di cui ti fidi, del cui buon senso condividi le regole (che spesso non sono affatto comuni a quelle di altri), che sa quando non ti disturba o che comunque non ti disturba perchéssì. Continue reading →

come mai le aziende non danno spiegazioni ai dipendenti

Oggi io, il Dr. prof. Cavallogoloso, vi illustrerò la mia teoria sul perché i datori di lavoro, le aziende, hanno comportamenti terribilmente frustranti quando li vediamo dal lato dipendente, o ancora peggio di “persona in cerca di lavoro”.

Mi riferisco in particolar modo alle mancate risposte. Alla zero-comunicazione, allo zero-dialogo, alle zero-possibilità di spiegare, di mostrare chi sei e cosa puoi fare.

Perché lo hai già fatto e quello che pensano non te lo vogliono dire. Anzi, non si possono permettere la rottura di coglioni di dirtelo. Perché tu, bambino viziato, ti permetteresti immediatamente di rispondere. E quello NON è un dialogo: è un favore che ti fanno a darti il feedback. Non si tratta di una contrattazione: non ci sei nemmeno arrivato al momento in cui qualcuno dice “hey questo mi interessa”.

La mia teoria è questa: io sono solo un semplice fotografo, libero professionista. Ma mi sono accorto che cercando collaborazioni di vario tipo ci sono molte persone che ti fanno perdere un casino di tempo anche se tu ti poni con la massima disponibilità nel far fare loro delle prove, di dargli qualcosa gratis per dare modo di conoscerti, di vedere come si lavora insieme ecc ecc. Spesso qualsiasi cosa tu faccia ci sono comunque motivi per tirare indietro il culo, scuse, mancanze. E alla fine tu sei solo tu con quello che devi fare … e il tempo di stare a correre dietro alle magagne degli altri non ce l’hai. O ce lo metti anche, ma solo con chi se lo merita: perché tutto il tempo “umano” che metti nel lavoro è improduttivo. Serve umanamente, mette di buon umore. Ma alla fine devi pedalare comunque come una macchina per creare ciò che fa guadagnare i soldini. Continue reading →