toh, un altro TAD

TELAVEVODETTO.

Da quando (2008-oggi) è iniziata la crisi ho sviluppato una certa attenzione verso la scomparsa degli Italiani in depressione et similia.

Dal 2011 in poi, invece ho proprio osservato la scomparsa dalla vita civile di persone che conosco. Uno è mio fratello. Uno sono stato io. Ma attraverso quella osservazione mi sono accorto di molti altri. Dov’è finito? Ha trovato lavoro? No, non l’ha mai più recuperato. Non so dove sia. Forse è a casa, non lo vediamo più, non viene nemmeno al bar, una volta l’ho visto al super, eh magari ha un altro lavoro, non so.

Ne ho giò parlato diffusamente. Scompaiono. Uomini, per la maggior parte, over 40, ma soprattutto over 50 che perdono il lavoro e spariscono, sepolti vivi in casa, svuotati di ciò che erano “per diritto di lavoro”. E i neet, in condizioni non troppo differenti, a parte l’età. Disperazione.

Ho tentato di dare risposta non a “dove sono finiti?” ma a “chi può aiutarli?” personalmente, attraverso una cooperativa sociale che conosco. La cosa è caduta velocemente di fronte alla semplice necessità – che era primaria – di trovare i soldi e non di impegnarsi ad organizzare il cosa fare o chi lo fa. Difficile, può essere. Ma non tanto quanto il trovare i soldi, che era basilare. Puttanate? Non sono scemo: ma se per il resto li trovano, l’impegno che si richiedeva era questo. Sopperire alla mancanza del SSN, dello Stato, in un settore sottovalutato: una marea di walking deads.

Ed ecco che qualcuno se ne accorge, all’alba del 2018: qui sul CORRIERE.

luddista 4.0

l’iPhone 7 offre una delle cosiddette caratteristiche di “computational photography”: il bokeh simulato. Un articolo di FStoppers, che termina con un bel “adapt and survive” (quindi immagino “resist and die”) , offre un ottimo spunto ai fotografi professionisti, ai quali si rivolge (ma ovviamente chi non si sente professionista incompreso?) ricordando che anche se noi (è vero eh) riusciamo a riconoscerlo al volo nel caso di un confronto e probabilmente anche ad una analisi approfondita, la fotocamera più usata al mondo oggi (dati Flickr) è un iPhone, secondo un altro smartphone Samsung.

🙂 Essendo Canonista ci tengo a precisare che il bronzo è una DLSR canon 🙂

Coooomunque. Ogni giorno esce qualcosa di nuovo. Una figata, spesso, in sé. Ma dal punto di vista della sopravvivenza della razza umana nell’era della suddivisione del lavoro… spero vi accorgiate che ci resta sempre meno da fare di interessante. Ovviamente il produttore di prodotti di massa guadagna sulla massa. La massa quindi trasforma ciò che ieri era mestiere in “se me lo posso fare da solo perché dovrei chiederlo a te?”. Giusto. Continue reading →

l’incuria puzza di morte

Sia gli utenti di alcuni servizi (soprattutto online), che i dipendenti di lungo corso di un’azienda, specialmente se sono stati di … abbastanza-lungo-corso in una precedente azienda, sentono la puzza di morte quando non vengono risolti dei problemi, alcuni specifici problemi, quando perdi i contatti con chi se ne deve occupare, senti che per quanto si possa essere generalmente negligenti o noncuranti qualcosa sta cambiando e non è in bene.

Da dipendente magari vedi che per anni un certo acquisto od un certo obiettivo agognato per anni che era finalmente in dirittura d’arrivo immediatamente diventa negato con violenza e successivo silenzio. Moltissimi altri silenzi ti danno strane sensazioni. Informazioni negate, soprattutto.

Mancanze di comunicazione sono spesso molto significative sul lato cliente: considerando, più o meno tutte, le ditte il lato customer care un costo, per quanto vogliano mostrare il sorriso a 64 denti, di solito le comunicazioni vacillano, poi si chiudono, poi spariscono e ti trovi ben oltre il muro di gomma.

Dal tuo lato (di cliente) ti senti incazzoso come sempre. Tu che ne sai che il posto al quale ti stai rivolgendo è una scatola vuota che sta per crollare? Continue reading →

senza lavoro finalmente abbiamo un vero valore #1

Eri senza lavoro e ti vergognavi.

Ma oggi anche lui è senza lavoro, hai scoperto: ma dai! Ed è senza lavoro da poco dopo di te. Pensa… Da quanto? Da… solo poche settimane meno di te. Non lo sapevi. Si era nascosto… o tu eri troppo ripiegato sulla tua vergogna? E’ ancora disoccupato come te. E lei? Anche lei! Lei la splendida?! La meravigliosa. Lei che senza di lei non si fa nulla. Lei che giovani o vecchie dò merda a tutti…

Lui… che fa? Cosa?! Si avvicina? Ti saluta … quasi ti sembra umile? Non è possibile, forse… Si siede e un caffé per due.

Forse è normale, non umile. Semplicemente è senza boria: siete… uguali. Forse si. O forse semplicemente lui non vale di più solo perché una cosa che non esiste più gli aveva conferito una stelletta. Nessuna cosa può più conferirgli stellette. Vale solo se quando lo vedi non ti rompe i coglioni. E’ solo un essere umano che non serve a un cazzo, come te.

E lei? No, lei non ce la fa a scendere ancora dal piedistallo invisibile. Non ce la fa ancora a non sentirsi superiore. Era così abituata a non fare un cazzo e servirsi della sua superiorità per farlo fare agli altri… Sedersi a chiacchierare di che? Non ha mai avuto un cazzo da dire.

Ma lui? Ma dai: è umano, semplicemente ha tempo adesso. Preoccupato come te… anzi di più dai, lui ha figli, tu no.

Guarda lei… lei ora si vergogna di più, non vi vuole proprio parlare eh? Fa quasi ridere, quasi tenerezza. Siete tre pezzenti… ma tu sei sempre stato abituato ad essere normale… mentre loro avevano la divisa da superiori … lui l’avrà tolta a casa chissà quanti mesi fa … ma lei proprio non riesce a togliersela eh? Sembra perché ha sgomitato tutta la vita per indossarla come una pelle… l’unica cosa che aveva davvero… la sua boria, le sue stratregie da bulletta, la sua aria di superiorità.

E ora senza aria… soffoca, troia.

tristezze altrui #298437294387

Un ragazzo mi ha dato lavoro, un secondo lavoro, dal 2006 ad oggi. Sempre meno a dire il vero, ma comunque qualcosa. Questo mentre facevo il mio vecchio lavoro. Quindi a mano a mano che il mio vecchio lavoro andava verso la rovina, contemporaneamente ricevevo meno incarichi per il secondo lavoro. La crisi, il risparmio.

Ma questo ragazzo, per quanto sia una testa di rapa per mille cose, un maleducato in cento altre, resta comunque un ragazzo ed ha almeno una parte di ammirazione da parte mia perché ha una impresa in proprio. D’accordo, l’ha pagata suo padre. Ma resta il fatto che gestire da soli un’attività non è facile. D’accordo, la gestisce con suo padre. Ma suo padre invecchia.

Comunque io sono più vecchio di lui e per quanto non mi fosse stato richiesto ho ben pensato di ammannirgli pistolotti paternalistici in tutti questi anni: non sono cascati così male. Protesta, ma alla fine mi chiama anche per chiedere consigli, non solo per darmi lavoro. In un certo senso fa piacere, anche se mille altre volte è una rottura di maroni perché, credetemi, non è un bel disquisire.

Tra alti e bassi mi è capitato quindi, ricordo, di osservare che lasciava fare troppe cose a suo padre: era vecchio e, Dio ce ne scampi, poteva restarci secco in qualsiasi momento. La pigrizia e le scuse che la mascheravano sono state infinite. Il delegare mestieri pagandoli (e cercando di non pagarli) ad altri non è mai diminuito. Pochi o nessuno i corsi strettamente legati alla sua professione.

Tanto, però, l’impegno da negoziante, da mercante, da “stratega della vendita” per cercare di farcela, di inventarsi qualcosa, di stringere alleanze o dividere spese …

Ma è un ineducato, un diseducato, un refrattario all’educazione. Uno che si vanta di mal sopportare determinate regole.

Ora me lo trovo a notte fonda, da solo, a rendersi conto che suo padre si sta pian piano ritirando, che la baracca va a rotoli e che lui – dice – sa fare bene solo quello.

Tutti i “te l’avevo detto” del mondo mi si spengono subito. A che servono? Lo invito ad andare a dormire sodo e guardarsi due cazzate prima, per non fare una nottata nera, che so io cosa vuol dire. Domani forse potrebbe anche ragionare.

Ma era uno che alle scuole superiori se non gli piaceva una festa faceva saltare la corrente e ricorda il fatto dopo 12 anni come una prodezza. Dentro quella testa non c’è solo stronzeria, ma non è esente. Io mi rattristo comunque: mi sembra il simbolo della parabola distruttiva di una mancata educazione e della manifestazione del suo risultato nella potenziale miseria di un essere umano.

E contemporaneamente la sento una ingiustizia: la solita che ti fa sentire che se non sei “utile” allora puoi anche morire, per questo mondo. Non vale solo per i simpatici.

2013 di merda, addio. 2014 … smetto di contare.

Il 2012 nella mia vita – non so la vostra –  ha dato il via a quella merda che sarebbe poi diventato il 2013. Ne si sentiva forte l’odore, dentro l a paura.
Non era più il solito allarmismo : è stato tutto vero. Quindi, se ben ricordo, ho già sfanculato il 2012, degno erede dei precedenti 2009 e 2006 per come li ho sentiti nel mio bilancio personale.

Il 2013 però ha fatto schifo, tanto schifo: ha vinto su tutti gli anni schifosi, per ora. So che si può sempre far peggio.

Il 2014? … boh. Credo che nel 2014 rivivrò una seconda adolescenza sfigata: della sua esistenza me ne fotterò, cercando di tirare avanti, come fu per capodanni, natali, compleanni … particolari periodi di tempo in cui aspettarsi qualcosa e dai quali venire delusi.

No illusione = no delusione.

Quindi 2014… me ne fotto della tua esistenza. Per me dal 2014 finisce la conta degli anni ed inizia “dopo il 2013” in un unico periodo.

Si, ok, saprò all’incirca in che anno siamo, certo. Ma mentalmente…

E allora adieu fottuto 2013. Ti ho odiato tanto, hai colpito duramente e hai sempre fatto centro. Ma ora muori tu, dopo aver sicuramente lasciato la tua eredità. Ma intanto crepa.

1 microgrammo di self-confidence

Alé! Ieri, sempre con un aiuto e un altro aiuto che hanno reso meno ostile l’ambiente, ho prodotto un buon lavoro 🙂 Anche se prima di andare in studio mi stavo vomitando il nulla. Però… yeppa! 🙂 Lavoro fatto e pure ben riuscito: soddisfacente. Il modello era un mio amico ed ha funzionato così bene che è già richiesto LUI! :-)))