No, non stiamo chiedendo aiuto, abbiamo deciso ormai di morire.

Ecco un articolo che riporta dei buoni dati per non parlare a vanvera di suicidio. Si tratta di QUESTO (con dati 2015-2017) e oltre al finale, che mi sembra alquanto pragmatico e piuttosto ovvio (noi verremmo trattati come “mammolette del cazzo” contemporaneamente sia dalle donne che dagli uomini, nella società) il dato che maggiormente mi interessa è la stronzata che “è un grido d’allarme”, cioè un lamento, una richiesta d’aiuto.

NO. NON LO E’.

Può esserlo, e i numeri ci dicono che sono le donne le più propense a manifestare questa richiesta d’aiuto, perché a parità di metodo di tentativo di suicidio sono gli uomini a portare decisamente a termine l’atto. E non credo che si tratti di abilità. Le donne sanno fare tutto meglio 😉

Si tratta di aver preso una decisione. Magari durante tutta la tua vita, lungo il suo corso in gioventù, nella crescita, nel momento clue (20-30) hai manifestato e hai ricevuto risposta alla tua manifestazione.

Cosa hai ricevuto in risposta? Cosa, la maggior parte della popolazione con cui hai avuto a che fare direttamente o indirettamente, culturalmente o per dialogo, ti ha ributtato indietro?

Poi ad un certo punto puoi essere razionale anche coi sentimenti. Li guardi, dici cosa provi, cosa vorresti provare, cosa non ti è concesso, cosa conta per te, se lo hai o no, qualità prezzo, NO DEAL, non ne vale la pena, la pena è troppa per le bricioline.

E allora decidi e fai. Non è un inno alla morte, sia chiaro, ma un chiaro DINIEGO che tante affermazioni siano false, siano frutto del pensiero di ALTRE persone, non di quelle che davvero si sentono in un modo, fanno il bilancio, agiscono di conseguenza. Quelle hanno il pensiero che non volete considerare per rivedere la vita e la società. Che il bilancio totale della vita di ognuno lo decide ognuno, soggettivamente, in base al valore che ogni singolo soggetto dà a pro e contro. Si sente come si sente, e decide, non si tratta di soluzioni definitive a problemi temporanei, ma a prospettive, al fatto che di solito se la risposta è “accettalo”, ma anche no, ma accettalo tu se ti piace. Se l’unica alternativa a mangiare la merda è farselo piacere, io decido di no.

Eh ma sei sempre qui.

Ragazzi io non odio la vita. Io VEDO che la vita potrebbe essere qualcosa. Per cui faccio ogni giorno i miei conti sulle due colonnine come già detto: colonnina “morire” e colonnina “vivere” e faccio le cose per ognuna delle due. Quando non mi raggomitolo a frignare.

Vorrei includere delle fichissime immagini di Nico Madonia che trovate su Instagram, ma temo che non sarebbe felicissimo. Ora vedo se qualcuno le ha messe da qualche altra parte… si, eccolo:

pillola blu

Tu non piaci o non interessi al mondo che ti piace e ti interessa, non vi intersecate. Ogni maledetto giorno lo passi ad avere un altro maledetto giorno, senza una gioia che tu apprezzi davvero, sapendo che conosci quella che avevi apprezzato davvero: non è un ideale, non sei un perfezionista del cazzo che desidera l’impossibile che ha ideato nella sua mente. Lo avevi assaggiato. Era possibile.

Ma no, sbagli: se fosse stato possibile sarebbe ancora possibile: assomigliava al possibile, ma non lo era davvero. Questa forse è la risposta.

Ogni giorno verso un altro giorno che non voglio. Ogni giorno a sperare. Mezza umanità desidera una cosa dall’altra mezza e quest’ultima ne desidera dalla prima una diversa. Questo è forse il ridicolo trucco dell’inferno.

Ho sempre detto che la strada maestra per l’infelicità è desiderare l’impossibile. Insoddisfazione assicurata, appagamento impossibile. Perenne desiderio frustrato.

La pillola rossa è che lo sai. La pillola blu, che potrebbe essere droga, stordimento, qualsiasi cosa che non ti faccia stare cosciente nella tua realtà che non ti piace e sulla quale hai possibilità limitata d’intervento perché include che tu non devi più essere tu oppure che l’oggetto del tuo interesse non deve essere parte dell’umanità. Perfezionarsi in uno sport, eccellere in un’arte, conoscere cose, incrementare capacità e conoscenze. Oh sento già qualcuno fare orecchi da mercante e dire “ma puoi dedicarti al bene dell’umanità: fare del bene!”. Ovvio ovvio. Sto parlando d’amore, di sesso, di relazioni con altri esseri umani del sesso che interessa a voi.

Restare in vita perché hai paura di morire. Restare in vita soli fingendo che ti basti. Restare in vita fingendo che sia vita e non sopravvivenza. E contemporaneamente avere il vecchio senso dell’essere viziati solo perché non stenti a procurarti il cibo.

Ma perché procurarselo quel cibo?

F fa il gradasso, l’ho visto, quando si trova tra maschietti: mi sposo perché dovevo provare anche questa, sapete, la vita è breve, tra un po’ sarò morto, e questo non l’avevo ancora fatto. CI ha fatto un figlio con questa “cosa da provare”. Io non so se direbbe la stessa cosa se lei fosse presente. Sembra buttare lì un mezzo disprezzo per chi è contro. Come dire “io non sono contro, non ho provato quindi non mi esprimo”.

Una delle mie ultime modelle di nudo (23-25, non ricordo ora) era tutta rammaricata perché “avevo trovato quello giusto: ce l’aveva così, aveva un attico, bel lavoro, stava in un bel posto”.

Non ho sentito parlare d’amore.

Sarà un caso.

L’ultimo con cui si era messa era uno con cui aveva tradito quello precedente, che era lontano da troppo e lei aveva voglia (comincio a pensare che i famosi Siciliani stereotipati non fossero poi così coglioni) e siccome lui (“coglione! ha persino dovuto bere, oltretutto, per fare ‘sta cazzata, ma stai zitto no?!”) non ha resistito e lo ha detto al suo tipo le ha rovinato l’immagine. Certo, sputtanata così, ammette “certo io ho sbagliato ma” e il tempo per il ma e gli insulti all’incontinente sincero-senza-palle non finiscono.

Trova un altro, che era interessante, ma poi diventa un cumulo di insulti perché le ha detto che ce l’ha larga. Ovviamente, ci penso anche io, lui lo avrà avuto piccolo. Era su tutte le furie. Ma prima gli piaceva: self made man, interessante, colto, anche se – elenca sfilza di impietosi difetti fisici che ora sono diventati preminenti. Ora non gli piace più.

A me non sembrava tanto larga, ma è anche vero che non ci ho infilato niente. E anche in foto il culo sembra che abbia una piccola ansa per accettare meglio. Lo spero per lei e per i suoi amanti: promette proprio bene.

Che c’entra tutto questo?

La vita passa, il tempo passa, la gravità ha i suoi effetti e così l’invecchiamento cellulare.

Se non sei un robot a cui tira il cazzo a comando, l’aspetto fisico conta, sia in input che in output.

E se non mi ipnotizzano, non riuscirò a “farmene una ragione”. Il contenitore e il contenuto vanno insieme.

rieccola

Oggi non va. Non va proprio. Non ci sono poi nemmeno grandissime spiegazioni. Rispetto a ieri dico, o l’altro ieri. Eppure piango. Con mia grande “gioia” la nuova stagione di Black Mirror è finalmente uscita. Mi metto a guardarla un po’. Qualche puntata e sto piangendo amaramente. Sento profondamente il dolore di …vivere? Di sopravvivere senza vivere.  Ascolto le notizie di questi giorni, con tutti a sperticarsi a dire che no, non stanno facendo apologia del suicidio, ma a me pare di sentire che vorrebbero, che vorrebbero tanto poter dire che è una cosa civile, triste, che certo li vorrebbero tutti vivi, ma che in Olanda, sai.

Servono non uno ma due medici ad accertare che la tua condizione sia insanabile. Chissà se c’è un costo. Mi informerò. Di certo i medici che accertano costeranno. Magari bisogna essere cittadini Olandesi. Per ora non so.

E mentre sento il fastidio del caldo che torna penso che l’ultima donna che si è innamorata di me mi ha conosciuto qui, per via del mio vecchio post “Suicidarsi ad Agosto“: ecco, è appena Giugno, mi sento di nuovo così, esattamente così? Non ancora con quella intensità. Che sia che l’estate ed io siamo incompatibili? Il caldo mi fa così male? Come ho promesso aspetto di vedere i TOOL. Posso estendere ancora un attimo al fatto che deve uscire il nuovo album: lo voglio sentire, anche se C dice che i due pezzi live che ha sentito non sono “nuovi”, sono i classici TOOL e – mi dice – decidi tu se questo è bene o male. Giusto.

Ok, dai, scrivendo due righe qualche lacrima si è asciugata, qualche singhiozzo rintuzzato.

In questo tempo sto leggendo alcune cosine sia sulla filosofia del linguaggio, sia sui rapporti del femminismo radicale con la pornografia. E per fortuna ho reperito indicazioni per una lettura critica della MacKinnon. Continuando a trattare il nudo femminile, esplicito, niente affatto asettico, continuo ad interrogarmi sulle mie modelle, come stanno, cosa sto facendo, se siamo assieme, se sono uno stronzo. Le mie intenzioni sono di eternare bellezza. Quella che io percepisco come estrema bellezza, del corpo, del gesto. Dover specificare, precisare, dire cosa non intendi quando sono altri che ti attribuiscono roba… è faticoso. Potrebbe anche essere stimolante. Ma in altri momenti non me ne sbatte un cazzo di niente e penso solo: e una bombola pura al 90% non posso trovarla?

Per ora (soprav)vivo.

Ho abbracciato non una ma DUE volte la mia nipotina oggi! Sia la mattina, sia quando tornava dall’asilo! Ora ha 4 anni, ma le effusioni d’affetto, fisiche, le ha sempre centellinate. Invece da un mesetto vuole gli “abbraccioni giganti”. Era carinissima. Spero che non stia mai come sto io, piccola. Ma è tanto intelligente. Speriamo che diventi imbecille, ma felice.