Nudi (miei) che mi nauseano

È possibile rattristarsi, rabbuiarsi, sentire anche un po’ di nausea mentre si sistemano foto di nudi di donna? È possibile continuare a pensare “ma ha un viso da vecchia” con una di 37 anni? Certo il suo corpo e la sua pelle sono abbastanza a posto. Non avrei nulla da dire su come si piega la pelle, sulle smagliature, sul cesareo o altre cicatrici.

Ma le occhiaie dell’età sono differenti da quelle della stanchezza. Io riesco, di nuovo, questa è la seconda volta che mi capita di fare questo genere di ragionamento, a scorgere la ragazza che questa donna è stata. Per un attimo, quella luce. Ma questi nudi sono troppo forti, non possono essere sopportati da una donna normale. L’imperfezione viene bilanciata dalla giovinezza.

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I piaceri che decidi tu, droga, cibo

Il piacere, la felicità, la soddisfazione. La “qualità della vita”. Possono essere, per qualcuno, o per una componente importante, il significato, lo scopo, il motivo di vivere, di faticare per restare in vita anche domani.
A volte la gente semplicemente mangia.
Si riempie per noia, qualcuno, si dice.
O magari prova una soddisfazione immediata, piacere, una carezza, anche un godimento intenso, anche prolungato.
Ripetibile.
Più o meno incondizionato. Indipendente da giudizi di come questo piacere debba essere, da parte di terzi.
A volte dici “mi resta solo questo”.
Capisco chi si rintana, con tv e pizza. Capisco tutto. Muori lentamente.
Hai perso ogni gara, ogni sfida, ogni “essere all’altezza”.
Se ti piace il sesso ti resta la masturbazione.
Se ti piace esprimerti ti resta un blog.
Se ti piace cantare ti resta la doccia.
E il cibo, se ti piace gustare, chilo su chilo, ben oltre all’utile per nutrire, ti droga per consolarti, come tutte le droghe. Che non risolvono niente, ma ti accarezzano un po’, e poi peggiorano la situazione.
Avevo cucinato per oggi e domani.
Domani farò altro.

sei effeminato! AH VIOLENZA!

Sono nato nel 1974. Da che mi ricordo ho sentito parlare di “maschi” e “femmine”… il femminismo era più vicino. Quello serio. Di violenza di genere, della sua nascita, delle basi del comportamento se ne parlava. Il machismo stava perdendo appeal: la sensibilità del maschio, parlare, i sentimenti.

C’è stato uno spazio per tutto questo. Ma non abbiamo “tenuto botta”. Non abbiamo aspettato nemmeno il corso naturale che prevede che la vecchia generazione, che non cambierà mai idea, muoia. Non abbiamo tenuto duro ripetendo “basta machismo” mentre chi era nato durante gli anni ’50 e ’60 morisse. Sono tutti ancora qui. Avranno sentito molte cose. Ma non le hanno ascoltate, non ci hanno pensato, i loro genitori e la loro famiglia non ha sentito forte biasimo sociale.

Alla fine non c’è accettazione per la debolezza.

C’è una specie di spolveratina di zucchero a velo di accettazione. Si però basta. Adesso smettila, hai rotto il cazzo. E si torna esattamente come prima: fai l’uomo, sii uomo. Sii forte, comportati da uomo. E anche la donna. Basta piangere, stai in piedi, stai su, schiena dritta cazzo, piagnistea.

Messaggi contraddittori: come creare la pazzia.

Oggi lei – alla quale ho solo chiesto se stava bene e che mi dice che non sa che cazzo fare della sua vita e che inizia una cosa e che se dopo 6 giorni non è tutto riuscito molla e si dice che fa schifo e io non funziono così che inizio e finisco le cose – mi propone la lettura di questo articolo perché le fa “capire i maschi”. L’articolo lo condivido. La sua conclusione però è di biasimo verso la debolezza. Di tutti: uomini e donne. Quindi da un lato capisce che questa educazione dei maschi a non poter esternare delicatezza eccetera è uno sbaglio. Dall’altro si aspetta uomini forti, maschi, forza fisica e “le palle”.

Vorrebbe esserlo lei. Vorrebbe che quando lei è debole qualcuno la tirasse su. E quindi biasima tutto ciò che non ha. Mi pare.

Io sono un debole. Io piango. Io mi dolgo. Mi lamento. Io ho una sensibilità fastidiosa. Ma ci ho a che fare, continuo ad averci a che fare. Quello che è stato insegnato ai maschi guerrieri fino ad oggi è sradicare via questo dolore, essere insensibili. Ci sono sicuramente dei vantaggi: una pistola che non si inceppa, un martello che non si sgretola, una mazza che non si spezza in due. Come armi sono buone. Ma se cresci una persona come un’arma, hai un’arma. Siccome è una persona, sarà come minimo confusa. Ma da fuori… avrai un’arma: puoi abbracciarla, forse sarà dura, robusta. Spesso mortale.

che peto putrebondo / delle mogli-mamme asessuanti

In vista della fine della mia vita culinaria, intesa come una vita culinaria LIBERA, prima cioé che davvero la mia forma fisica perda completamente interesse per l’altro sesso (direi 15 anni circa ad essere ottimisti, sempre se non uso l’altra via per andare) , ad opera mia che mi reco, questo lunedì, da una nutrizionista, sto mangiando normalmente. Quindi come un porco.

Cioé…

non del tutto. Ad esempio da quando lei mi ha lasciato spesso la vita è una merda e l’unico alimento che posso facilmente infilare (non nel retto) è la banana. Va giù facile, è molliccia, dolce, si fa presto.

Comunque insomma l’altro giorno Sushi all-you-can-eat a bomba. Che sia quello? Che sia la pizzanapoletanaconrobiolacavolonero? Non so, di solito il sushi non mi fa né cagare né scorreggiare come un drago urfido. Quindi propenderei per il cavolo-nero. Ma solo perché associo facilmente il concetto di fetore con il cavolo.

se non erano i griffin…

Comunque sono qui che perdo tempo e scorreggio (si, con due R) come una merda e vorrei allontanarmi da me stesso ma non riuscirei a scrivere. E per fortuna che la mia ex dorme e io ho comunque aperto tutte le finestre. Continue reading →

Depressione e mondo del lavoro (o del business)

Avete mai guardato i sintomi (cardine e/o associati) o le caratteristiche della depressione maggiore ? E’ probabile che lo abbiate fatto solo se ne siete affetti o se vi sembra (o siete certi) che un vostro caro ne sia affetto; quindi è un peccato che a questo discorso non si accostino tutti quei baldanzosi spaccamuri che poi magari se ne escono con i vari maddaaaaaaaaaaai e altre frasi alla seisolopigro stile venditori in postipnosi da PNL.
Ma i sintomi li avete letti? Cercatevi una fonte attendibile e date un’occhiata. E’ una malattia, badate bene.
Eppure ognuna delle cose che il depresso ritiene di sé o della vita potrebbero essere di per sé valide (davvero non serve a nessuno, davvero non sa fare niente, davvero non vale nulla per nessuno – dispiacere dei parenti a parte – davvero ha sempre sonno, davvero le condizioni non si risollevano per motivi che basta seguire assieme per concordare sulla loro fondatezza, senza ricorrere alla “speranza” che di per sé è già indice di un problema) …
Ecco, supponiamo che il patologo dica “ah, consideri di non valere nulla ma non è vero, sei depresso”. Ok, il tipo è malato? Ok, è malato. Poi legge gli annunci sul giornale e sembra che il giornale sia malato anche lui, perché il messaggio che gli manda è “non vali un cazzo, di annunci per te non ce ne sono”. Poi si devono essere ammalate anche le aziende perché quando il tizio manda i curricula in giro per il pianeta nessuno gli risponde. Poi quando il tizio pensa che sa fare questo o quest’altro a nessuno serve, lo sanno fare anche loro uguale o anche meglio e comunque di certo non pagherebbero perché quella tal cosa venisse fatta; devono risentire anche loro della malattia di Tizio, no? Sicuramente.
Vediamola dalla parte del superbo, del critico, del capace, di qualcuno che deve riconoscere il valore di altri per qualche motivo. Ognuna di queste persone NON riconoscerà alcunché a Tizio. Gli mancherà sempre qualcosa. Non sarà mai bravo come Caio, non è possibile pagare la cifra taldeitali perché “cosa ci vuole a fare quello che fa? Lo posso fare anch’io” o “lo può fare uno più giovane, più vecchio, più esperto, più simpatico, meno costoso, più qualcosa, meno qualcos’altro.
Bene.
Allora Tizio è malato o no? Sono tutti malati con lui?
La pecora che bruca l’erbetta non ha questo problema. Lei vive. Non preda, ma potrebbe venire predata, certo. Ma, aggressioni a parte, le basta brucare e non procreare eccessivamente.
Se “la norma” dice che tu operaio devi fare cento pezzi all’ora e tu non li fai, allora tu non sei depresso, tu non vali un cazzo. Se tu muratore devi fare 4,5 metri di muro in una giornata e tu ne fai 3,5, tu non vali un cazzo.