OK BOOMER #2398472

Nella prima puntata di FIX di/con Jimmy Carr, una delle comiche fa una battuta il cui contenuto allude al fatto che sarebbe un sollievo trovare “finalmente di nuovo” uomini che si tengono i loro pensieri. Ora per me che sono del 1974 tutto questo andirivieni di non-va-mai-bene-un-cazzo ha davvero rotto i coglioni. Per decenni su decenni non ho fatto altro che sentire donne lamentarsi del fatto che gli uomini non dicono ciò che pensano, gli trapano la minchia chiedendoglielo, quando glielo dicono non ci credono e insistono.

Ora, cristodiddio, se ne trovi che condividono il loro pensiero, non ti va più bene? Ma checcazzovolete?

Se uno vuole “solo chiavarti” e si tiene i pensieri non va bene, se condivide i pensieri e non ti si butta in culo non va bene. Chiaramente la via di mezzo, certo. Ma non vedo mai alludere a questa via di mezzo.

Il fatto però che le vere conversazioni, che il dialogo di persona lo faranno solo “i vecchi” l’ho sentito dire a chiare lettere proprio da Jim Carr. E questo mi lascia secco. Io vivo in un paesetto del merdaviglioso nordest Italiano, ma cazzo Jim Carr no, è Inglese, vive e frequenta città e bellagggente.

OK BOOMER. Vaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaabene.

comevisieteconosciuti

Siccome io di problemi ne ho danti, ma il mio bisogno primario è legato all’amore – tutto intero, testa, cuore, sesso – non è che io mi dia per vinto e basta. Certo, sono stufo. Ma sono qua, no? Sono vivo. So già che posso tirare le cuoia quando il dolore per il rifiuto di essere amore per qualcuno sarà di nuovo insopportabile e un po’ di più. Quando non lo faccio so che devo migliorare quello che mi cruccia.

Sono sfigato inside, mi dico. Sono sfigato anche outside mi dico spesso. Ma non sempre. Talvolta questi periodi di “non sempre” si muovono all’interno delle 24 ore, mica di mesi. Così accade che io mi dia delle occasioni di tentare.

Quello che rende il “può accadere” il più naturale possibile sono invece le occasioni conviviali. Cose che tendenzialmente odio. Ma se devo tornare indietro con la memoria, spiccare nel gruppo è quella merda che non mi va di fare, perché sembra di dover fare le piume da pavone, in un modo o nell’altro. Essere brillanti. Affascinanti. Belli. Particolarmente colti (sempre in modo affascinante), abili in qualcosa di pratico od artistico. Ricchi? Spiritosi (rispetto al background culturale di quella occasione) … comunque spiccare. E che in qualche modo invece magari mi viene, mi è venuto. Conoscere, procedere. Ma mica capita. Immagino che il viveur seriale lo faccia accadere e che mi guarderebbe con il sopracciglietto alzato dicendomi “le occasioni te le devi creare, caro“.  Continue reading →

sull’identità su internet

Tempo fa, parlando dell’anonimato a cui tengo molto su internet, dicevo alla mia amica Cristina qui online che ritenevo molto più intimo questo, in molti casi, di quello che può succedere di persona: come il contenuto di un libro non cambia se gli tolgo la copertina, il titolo e l’autore, così il mio rapporto deprivato di chi io sia nel mondo e della possibilità di verificare se ciò che dico è vero – se non parti dal presupposto che ti menta – non cambia il mio rapporto virtuale con te. Questo lo sostengo ancora, io mi sento così.

Interessanti argomentazioni (non necessariamente a supporto della mia tesi, però attenzione) le trovo in questo articolo in cui viene citato su un articolo di Wired, da Alberto Caputo  (psicologo specializzato in sessuologia e criminologia), la teoria di Joseph Walther relativa alla (SIP) Comunicazione Mediata da Computer e cito: Continue reading →

quelle che se non paghi tu non sei un Uomo

prostituta in adescamento

paga lui

Leggevo in giro – tempo fa (questo è un post auto-programmato) – la descrizione vista da lei di un incontro di quelli con i siti di dating. Forse poco importa, questo aspetto. Ad ogni modo lei dice che paga lei per tutti e due e che lui alla cassa non fa nemmeno il gesto. Commenta ironicamente: un signore.

A saperlo che dentro la vostra testa volete scroccare, volete che vi si paghi la vita, si farebbe prima. Ma voi non lo dite, non lo lasciate trapelare. Perché altrimenti care, lo sapreste bene quale parola si attaglierebbe a voi, perfettamente.

Hai voluto pagare e mostrare che paghi tu? Ma davvero ti aspetti che alla cassa ci si metta a fare “ma no, si figuri, ma pago io, ma lasci stare, ma faccio io” e fuori il portafoglio a fisarmonica? Ma che vuoi? Fai a meno, no? Aspetta, fai vedere chi sei, e non fare vedere che sei un’altra , salvo poi lamentarti dopo e in separata sede. Vuoi uno che pagalui? E’ un primo incontro: fai pagare lui. Non sei il tipo? Allora non esserlo, ma davvero, non per finta.

Noi  siamo semplici, non siamo contorti. I soldi valgono per noi come per voi. E non ci aspettiamo che paghiate per noi come non ce lo aspetteremmo da un amico. Quando lo fa lo ringraziamo. Solo quando si cammina sulle uova si sta a fare la scena fantozziana lascistare nononnosifiguri. Abbiamo i nostri casini, senza aggiungerci le vostre complicazioni. E se ciò che ti deve affascinare è che il cavaliere paga lui, vai col Cavaliere.

Essere un Signore cosa vorrebbe – davvero – dire? Che poi magari sei la prima che si lamenta per cose d’altri tempi… queste che ti vogliono costruito come con il lego, un pezzo perfetto alla volta come vogliono loro… praticamente James Bond, perfetto in ogni cosa, almeno che non le giri che no, che da fastidio la perfezione in quel momento, e allora quell’adorabile imperfezione (e imprevedibile: altrimenti sarà invece oggetto di critica delle più stronze, inveterate bisbetiche che una novantenne che non ne ha mai visto uno è più carina) …

E allora benvenga, dai. Meglio: meglio se sei così: un povero cristo sarà salvo dalla tua insopportabile alterigia celata. Un povero cristo che magari voleva solo scopare (un sito di dating… su) e pensava lo stesso di te … certo sbagliando il calcolo, certo. Ma tutto questo diprezzo per uno che non ti paga da bere? Era precisamente quello che volevi fare tu. Se lui non è un signore cos’è? Quello che volevi essere tu.

Ah un Uomo. Perfetto, meno male che è andata così, allora, scaricato ma salvato, quel poveretto. Poi non sai mai come sono… ne sento così tante (si, basta origliare, non vedono l’ora di farfintadinonfarsisentire e dire quanto cagare fanno gli uomini, quanti mila difetti abbiano) che se le mettessi a confronto ovviamente otterresti un’esplosione: per una è elegante, per l’altra è così volgare, cosa? Qualsiasi cosa. E’ banale per una, ma sarebbe stata la cosa giusta da fare, per l’altra. Salvo il caso in cui fosse stata fatta. Allora no, in quel caso non sarebbe quella giusta.

Ma tenetevela: costa cara! E non in termini di soldi, ma di fegato. Sarà che mi trovo a leggere delle più inguaribili stronze che ci siano, ma m’intristiscono parecchio, in alternanza con l’incazzatura (si, incazzatura, perché c’è sempre quell’aria cagacazzo iosonostylish che trasuda disprezzo, giudizio assolutisticamente giusto, arroganza da far schifo – certo, spesso incorniciate da gambe mozzafiato e tacchi a supporto) … ma io me ne frego, poi; alla fine è un attimo, un piccolo gesto sciocco,  che niente affatto ti qualifica. Ma il ragionamento e le osservazioni che ci vengono fatte sopra… quelle si che vi qualificano, signore. Solo che quando mi capitano sotto gli occhi o a tiro d’orecchi… wooo! bassa macelleria.

la vostra vita si trova online… e CE L’AVETE MESSA VOI

Forse vi è già arrivato, o forse vi arriverà questo link relativo ad un interessante video su youtube che mostra l’ingenuità delle persone che, sentendosi rivelare come magie i fatti propri da un sedicente indovino, tendono anche ad accettare questa stupefacente magia… ma … in realtà è stato tutto trovato su internet. A questo punto forse (se c’è speranza) inizierà la comprensione, il fatto di non accettarlo tanto… e magari un inizio di consapevolezza.

Ma forse no.

Il finale dice “e potranno essere usati contro di voi”.

Io direi che questo è acclarato. Ma quello che dovreste comprendere meglio è che ce li avete messi voi.