#iorestoacasa , di solito, ma ‘sta volta…

Ho una nuova opinione sui ragazzi di queste ultimi 2 decenni. E voi non aspettavate altro che sentirla, questa importantissima opinione. In occasione della “quarantena”, come stanno già iniziando a chiamare il periodo di restrizioni dell’ultimo DPCM per il CoronaVirus, approfittando della sovraesposizione di cazzi propri che tutti fanno via social, social-instantmessenger eccetera, vedo una grande espressione di opinioni.

Ed ecco che quanto si diceva sui bamboccioni, sui viziati eccetera, mi balza maggiormente agli occhi per un preciso aspetto di spazio e tempo di convivenza di cui forse hanno già parlato tutti, ma che io vedo chiaramente solo ora.

Molti adulti e ragazzi non sanno che cazzo fare a casa. Non sanno che fare del proprio tempo libero se non possono uscire. Non hanno una casa fatta per viverci. Vivere dentro casa. E vabbè, parleremo di questo un’altra volta.

Ma quello che si capisce di più, questa volta, non è tanto la mancanza del poter uscire a fare qualcosa. No. Quello che manca è potersi allontanare dalle persone con le quali devi vivere. I ragazzi, in particolar modo, si trovano a vivere con genitori che trovano insopportabilmente opprimenti.

E la novità? Direte voi. Continue reading →

riesce ad inquietarmi ancora

lei mi dice che ha litigato col suo tipo. Mi chiede se dovrebbe lasciarlo. “Per un litigio?” chiedo io. Ma in effetti mi viene più da dire se la prima cosa che ti viene da fare quando ti incazzi è lasciare, lascia. Se dopo la ventesima volta senti che stai bene così, hai capito che non fa per te stare con qualcuno fissa. Altrimenti magari inizi a chiederti se sia il sistema giusto di affrontare le cose. Se non lo è alla fine, forse, le cose per cui ti incazzi le dovrai affrontare per il loro contenuto.

Purtroppo tornano sempre fuori quelle: non è economicamente e logisticamente indipendente. Se lo fosse il suo stile di vita potrebbe essere solo “mi piace / non mi piace”. Ma se mangi a casa di qualcuno, vivi a casa di questo qualcuno, non sei indipendente, ma anzi, il suo contrario, sei dipendente. Quanto lo sei? Quanto contribuisci? Continue reading →

mentre piovono coccinelle

Bastare a sé stessi. Rispettare sé stessi. Amare sé stessi.

Grandi seghe. Autoerotismo, autobastismo, autorispettismo.

Mentre piovono coccinelle tra la tastiera e le mie mani ci penso: assomiglia a quel tipo di valutazioni totali sul “saper vivere” (pare che ci sia qualcuno che sa come si deve vivere, che può valutare se lo fai correttamente, splendidamente, oppure male, se bagli a vivere, se vivi così così) ed anche quelle più vecchie sull’essere maturi oppure infantili. Le malsopporto? Le tollero? Se avessero un senso assoluto, definito, condivisibile, potrei decidere se tollerarle o no. Ma è proprio il fatto che qualcuno usi queste parole senza prima convenire con altri cosa intenda che mi fa astenere. Fino a che magari non decidi di dichiararti: se con maturo intendi questo, allora…

Puntualizzatore, fastidio.

Ma autoparlismo? Autoreferenziale? Autofficina.

Se la regola del bastare a sé stessi fosse buona. Allora. E giù ad elencare conseguenze che contrastano con questa tesi. Non lo faccio. Continue reading →

il vicino e il casino (versione del vicino)

Leggevo l’articolo “Scusa caro vicino” della sempre ottima Tiasmo. Il punto è “noi facciamo casino e non ci rompere i coglioni perché noi siamo molto di più del rumore che senti, siamo vita, stanchezza, allegria che tutte le feste porta via, io sono una mamma da sola e ho i miei cazzi”.

Ma il vicino non ce li ha i suoi cazzi?

Quando mi era permesso di essere irresponsabile io facevo casino, a casa dei miei genitori, un po’ quanto cazzo mi pareva. Vivevamo in case a schiera, che per il lato “condominio” sono come avere il piano di sopra e di sotto … laterali. Io suonavo il pianoforte quando mi pareva, e pestavo. Suonavo il basso elettrico, con l’amplificatore. Accendevo lo stereo a pallissima, ma pallissima davvero: un giorno sono arrivati dal condominio di fronte a vedere chi cazzo era.

Ma la mia vicina ci ha messo 10 anni prima di venirmi a dire qualcosa. Ha suonato e con gentilezza ha parlato a me: era ferma e seccata, ma molto cortese. Non ha chiamato mia madre. Ha chiamato me. Mi ha detto solo: per favore, tra le 14 e le 15 potresti non suonare il pianoforte? E’ l’unico istante in cui mio marito torna stanco dal lavoro, fa una pausa e poi torna a lavorare e non ce la fa più, non riesce.

Io avevo circa 20 anni, seccatissimo che la mia libertà venisse ristretta, la mia ispirazione creativa, il mio momento giusto, nella mia casa, nella mia vita. Ma come al solito i limiti della mia libertà sono sempre quelli degli altri.

Prima di pensare che il tuo casino è sacro, devi essere li con la palpebra che cala, che cala quando dici tu, quando hai sonno tu: e allora si capisci che quel casino ti rompe i coglioni, perché è privazione del sonno. Se hai il sonno leggero o no non lo decidi tu, non lo decide il vicino.

Io non ho questo problema oggi. Faccio casino, i vicini fanno casino. La signora del piano di sopra ha TRE figli, suo marito lavora su una piattaforma di trivellazione, quindi è da sola, lavora in casa di riposo. Io non la sento MAI. Mai!!! Suo figlio vuole fare il DJ: si mette le cuffie. L’altro figlio è nell’età in cui si gioca rumorosamente. Esce, fa casino, torna a casa: silenzio assoluto. Il bimbo è nato da poco: se lo sento piangere ogni tanto è già un miracolo: sembrano non esistere. Quindi non è obbligatorio, non è nemmeno un diritto sacro, soprattutto in condominio. Perché chiedere scusa dopo che hai fatto, vuol dire che intanto ti prendi il diritto di fare. E se lo fanno a te, non ti piace.

Perché il dolore degli altri è sempre dolore a metà?

another day in paradise (32ma puntata)

Da quando è tornata io sono felice. Coerentemente con quanto ho già detto, la mia vita ha senso di essere se ho possibilità tangibili di essere felice, ed io sono felice con l’amore di relazione, con la mia vita che si intreccia con quella di una ragazza, di una donna. E quindi sono felice, ok?

Prendo sempre l’efexor perché nonè un medicinale che puoi far sparire come niente senza conseguenze. Arriverà il momento, ma stiamo calmi.

Lei è tornata: quello che voleva per non soffrire io lo posso fare e lo sto facendo: senza essere uno zerbino, senza cambiare ciò che sono: variando alcune abitudini e con alcune – tutto sommato piccole – complicazioni, ma gestibili. Non dormo più a casa mia e se dovessi farlo lo farei sul divano. Questo ha generato una reazione inaspettata nella mia ex. Ha realizzato quanto ci si sente soli: questo mi dispiace molto. Io sono sempre stato così da quando mi ha lasciato. So bene che lo ha fatto perché non la scopavo, ma mi aveva messo in un vicolo cieco: non c’era modo di tornare indietro e l’unica cosa che mi lasciava era – per quanto comunque apprezzabile in luogo della solitudine assoluta, la compagnia di un convivente-fratello, che però c’è poco nella mia vita. Ero solo, senza Amore, senza sesso, tenerezza, passione, condivisione totale. Lei, ora, ha incrementato la sua attività sessuale: quello che trova sono sempre uomini sposati insoddisfatti: credo se ne giri un paio ormai, ma ora può farlo con più comodità, a casa. Forse non aspettava altro, la comodità? Ma sembrava le desse fastidio che questa comodità fosse l’unica cosa che cercavano. Ad ogni modo buon per lei, cerchiamo tutti di star bene.  Continue reading →

cum plicazioni, 10ma puntata

Chiunque segua questo blog sa che ci sono state evoluzioni inaspettate nella mia vita. Forse però non è chiaro che io convivo con la mia ex: siamo come fratelli. Io avevo problemi di erezione da anni, lei ad un certo punto si è sentita con qualcosa in meno, rifiutata, che non c’era passione, che non si facevano le cose “con gusto”, fino a dire che non avevamo poi tante cose in comune. Ma che ce n’erano e che comunque ci volevamo bene … oltre alla difficoltà di mandare avanti da soli una casa ed un mutuo. Quindi conviviamo. Abbiamo libertà di letto e relazioni, purché mai in casa e cercando di non farci vedere, per non farci soffrire.

Sostanzialmente però ci sentiamo entrambi soli. Io ho sempre cercato, in tutto questo tempo di dire “hey, io ci sono, sei tu che mi hai messo da parte, non il contrario”. Ma so che quando tutto questo è scoppiato, durante il trasloco, nel 2010, quando si è sentita sola non ha chiamato me. E questo è stato ciò che mi ha dato il segnale della gravità della cosa, ancora più che i problemi di letto, totalmente dovuti a me.

Se ti senti disperata e non chiami quella che dovrebbe essere la persona più importante per te a starti vicino… allora chi cazzo è per te? Mi ha dilaniato, quasi peggio che scoprire quanto l’ho illusa, per lei, che sarei migliorato (sesso, controllo) , senza avere la possibilità di promettere una cosa che non è sotto il mio controllo.

Ora il tempo passa, passa, la vita cambia, io sono impazzito e rinsavito ma non del tutto. Ho sperimentato di andare totalmente fuori di testa. Lei era sempre qui, viveva qui. E’ stata delicata nel non mandarmi affanculo, a non essere indiscreta e sputtanarmi. Ma a parte questo, che è comunque una sua caratteristica a prescindere dal nostro rapporto, e che ho sempre apprezzato, non posso dire che mi sia stata vicina. Non mi ha nemmeno dato la minima speranza quando ho ventilato l’ipotesi di finire nella merda finanziariamente: il messaggio era “paga la tua parte come convenuto, io ho i miei problemi”. Quindi come dire… non è che mi sia sentito WOW SIAMO INSIEME. E’ una persona corretta, cortese, abbiamo passato tantissimo tempo della nostra vita ad essere coinquilini. Ma a convivere non saprei. Vivere-con. Continue reading →

bulle/bulli e potere: DENUNCIATE.

Ieri in occasione della trasmissione di Gianluca Nicolini su Radio24 dedicata a “i bulli quando crescono” è stata “eccezionalmente” ospitata una telefonata interessantissima anche di una donna, bulla in giovane età, ora, dice “che si vergogna di aver fatto quelle cose”.

Il racconto di come si svolgono i fatti rende la “violenza di genere” tutta una prospettiva e non un fatto, rendendolo quindi anch’esso soggetto a misurazione dei numeri in quanto a “fenomeno sociale” ma non in quanto a fenomeno umano o “insito nel maschio”.

L’essere bulli è una questione di potere. L’insicurezza data dal non essere non leader, ma indiscusso si, rende la necessità della occupatio impellente. Mettere in chiaro chi “non si può offendere”, in cui ovviamente cosa sia offesa lo decide sempre l’offeso. Questo (che cosa mi offenda lo decido io) ovviamente è giusto: ma la mia reazione non può travalicare il giusto.

Per cui dico: in un mondo fuori dallo stato di diritto, il potere è derivato dalla forza per contrasto diretto: la lotta, il combattimento, la violenza fisica. Questa donna tra l’altro dice “non si tratta di chi è più forte ma di chi è più cattivo”. Illuminante anche questo. Continue reading →

per noi sono esigenze, per gli altri sono fisime

disappunto

disappunto

Se tutti rompessimo un po’ meno il cazzo sarebbe, in molti casi, un po’ meglio. Perché oggi noi siamo aggressivi e domani noi siamo aggrediti. Oggi il mio modo di fare le cose è una merda, intollerabile, ma comecazzosifaafareinquelmodo, eccetera. Domani sarai tu a dover fare una cosa, a dover IMPARARE a farla, magari. E allora succederà a te.

Se fossimo un po’ più decisi nell’insegnare come si fanno le cose ma un po’ meno duri durante il processo di apprendimento e soprattutto in generale fossimo un po’ meno stronzi nel continuare ad emettere giudizi su tutto, credo ne potremmo guadagnare. Sapere che cosa sia il meglio ma contemporaneamente non esigerlo da ogni cosa ci renderebbe più sciolti.

Certo, ovviamente così si fa media al ribasso, si tende al peggioramento generale. Certo dare il diploma ad un ignorante non è quello che intendo. E certo non è quello di conferire titoli, attestati o riconoscimenti ufficiali. Sto parlando dei rapporti basilari interpersonali e di cose normali. E del modo con cui ci rapportiamo al processo di apprendimento ed anche di applicazione quotidiana diverso da quello nostro.

Ma non so: non sarebbe meglio SAPERE come si fa al meglio e contemporaneamente dire “ok, ma non richiedo questo a tutti” ? Sarò più specifico, perché è chiaro che generalizzare il processo non va bene: genera diffusione di ignoranza, lassismo, e peggiora le stesse cose che intendo migliorare.  Continue reading →