Unsplash mi ha fottuto

Onestamente. Sono stati più veloci, più intelligenti, hanno girato a proprio favore quello che per ogni stocker è un limite: il brand. Credo eh. Ora devo controllare se sto capendo bene, leggendo QUESTO articolo. Ho scorso velocemente ma / mi pare di capire che / oltre al fatto che / stanno producendo ottime immagini, anche con persone (il che mi ricorda: che cazzo ci stai a fare?) e che / probabilmente tutte le pippe legali le schivano in ogni modo possibile … / ma ancora meglio! La pippa legale n.1 potevano essere le liberatorie per le persone… ma sono tutti felicissimi di esserci e se ne fottono. n.2 potevano essere i brand, i loghi, le rotture per rimuoverli eccetera.

Io stesso ho contattato alcuni brand (ecco perché mi sento fottuto) per dire “hey raga, mi date un po’ della vostra roba che la uso nelle foto? Ma sapete… si capirà che è la vostra, però devo TOGLIERE IL LOGO”. E quindi avranno tutti risposto “lo vedi questo dito? è il medio, sai?”.

Ma cosa ha fatto invece Unsplash, se capisco bene? Ha detto: ragazzi di questo e quel marchio: noi usiamo direttamente il vostro marchio in queste foto che vanno ovunque e voi ci autorizzate così le foto vanno in giro con la vostra robba dentro facendo un sacco di pubblicità!

Non so e si sono premuniti di dire “si, basta che tu non usi la mia roba togliendo il marchio o mettendocene un altro o affiancando il mio prodotto ad un concetto che non mi rappresenta” (vedi la lego, che lo dice espressamente). O se se ne sbattono il cazzo.

In effetti non ho finito di leggere. Ma leggete voi intanto.

UPDATE: ho controllato bene. Bravissimi. La parte “visibilità” (anale) l’hanno piazzata bene ai wannebe fotografi, con la lotteria “potrebbe sceglierti il marchio” come ciliegina speciale sopra questa nuova versione della solita torta dell’exposure.

La vera figata di idea è proprio quella da social verso il social, il coinvolgimento dei “creator” che non hanno o non vogliono spendere soldi per rivolgersi al proprio pubblico di riferimento e coinvolgerlo. Siccome questa piattaforma è una delle più utilizzate da questo tipo di produttori di contenuti (gente che possiede o mantiene pagine FB, blog et similia) la proposta di U. è stata di trasformare la debolezza (non possiamo usare i marchi) in forza: dire ai machi: dateci voi le foto che tutti possono usare gratuitamente, con i vostri marchi dentro. Bingo! Grande idea. Devi mostrare un sistema di pagamento? La foto con il marchio Square è bella in vista in ogni post dove io e gli altri stocker dobbiamo ammazzarci per non mostrarla affatto. La Harley-Davidson ha fatto lo stesso per pubblicizzare le proprie moto elettriche (e qui i porchidei si involano al cielo, visto che 10 anni fa avevo proposto a G. di contattarla visto che lui era avanti in questo settore e che aveva voglia di fare vendite… ma lui UN CAZZO).

E quindi eccomi qua, il solito che ha delle idee e poi le vede realizzare da qualcun altro, parecchio tempo dopo.

il bisogno è un obbligo (ai vari “ce n’era davvero bisogno?”)

attore

Leggevo un sempre interessante Roberto Cotroneo relativamente alle presentazioni del libri, sempre più spettacolarizzate. La riflessione è condivisibile e, in parte, se non in tutto – nell’ambito del “duri e puri” – io stesso mi sento e la penso così.

Ovverosia ho sempre pensato che alle inaugurazioni non si deve mangiare e bere, alle presentazioni non si chiamano gli amici per riempire la sala ma per cortesia, che non devi basare il successo di ciò che hai fatto su parenti ed amici, che, se possibile, proprio il successo non lo dovresti cercare, se hai prodotto un determinato tipo di opera, con un determinato intento. Ovvio che la dicotomia dell’autore “nessuno mi caga quindi faccio schifo” / “mi cagano in pochi ma è gente che sa” esiste… ti chiedi se lo hai fatto solo per te stesso ma allora ti chiedo io perché rendere pubblico cio che fai… eccetera. Solita roba.

Le mie obiezioni sono due: la prima è sulla divisione “saperi / emozione” la diffusione del sapere non è obbligatoriamente separata dall’emozione. E spesso, visto che si parla del salire in cattedra, quindi di insegnare, non si tiene in considerazione quanta parte di studenti apprende a causa della passione di chi trasmette il sapere: ti emoziona sapere, pensa un po’. Non solo sai, ma ti piace. Non solo conosci, ma ami conoscere. Non solo ragioni e ragioni su basi culturali, ma ne godi, provi piacere, ti stupisce ogni giorno la meraviglia di quello che stai trattando, e non perché sei tu che la tratti, ma perché è roba fica, roba forte e non importa se per gli altri è noiosa. Continue reading →

#iStockphoto, esclusivi, conviene? E ai clienti, conviene?

Solo un ragionamento e delle opinioni. Di questi giorni quindi, un atto eroico. Ma eccoci qui a farlo.

Uno dei maggiori siti del settore microstock del mondo, iStockphoto, fa pressing sui suoi contributors perché diventino esclusivi. Ora, non prendetela come la verità assoluta e andate pure a leggervi le regole e le faq precise, ma sostanzialmente l’artista (illustratore, fotografo, ecc ecc) “esclusivo” non può lavorare per nessun altro che per loro – nell’ambito del settore microstock: solo per loro. Se poi tu vendi quadri e nel macrostock o nel Royalty Managed sei non-esclusivo, è un’altra faccenda, ma restiamo nel microstock: lavori solo con loro.

Svantaggio sentito. Vantaggio: guadagni 4 volte di più e le tue vendite aumentano perché i risultati nelle ricerche del cliente sono resi automaticamente più rilevanti dal sistema.

Fico eh?

Domanda 1: fico per me, fico per iStock, ma è fico per il cliente? Cioé, di fico per lui c’è che di sicuro avrà una immagine che hanno meno cani e porci: non sarà anche su tutti gli altri siti di microstock. Ma mica è un’esclusiva per lui a meno che non spenda un tot. E quindi … quanto conviene a lui economicamente che io sia un esclusivo? Lui paga di più? Ed inoltre, dove sta la meritocrazia, ovvero la maggior qualità dell’esclusivo rispetto a quello non-esclusivo? Non mi risulta, non mi quadra, non mi convince.

Domanda 2: quanto durerà questo beneficio? Perché se domani iStock decide che si è fatta il suo bel portfolio di contributurs esclusivi, e deciderà (unilateralmente, come sempre succede) di variare le condizioni e dargli di meno e di non spingerli, questi piomberanno assieme a tutti gli altri ed in pià con un bel guinzaglione … quadagneraebbero quindi di meno degli altri.

Domanda 3: la somma di guadagni di 12 siti di microstock in un mese per un contributor non-eslcusivo, davvero è garantito sia superiore per lo stesso periodo per un contributor esclusivo? Non è garantito e nessuno lo dice, lo so, ma ragioniamoci: molti dicono “io sono eslcusivo e non torno indietro, si sta benissimo” ma invito a ragionarci su.

Domanda 4: in quale modo un esclusivo viene protetto dal furto del suo lavoro da parte di altri contributors che sono non-esclusivi e rivendono su altri siti di microstock? E dai semplifi furti su web da parte di chi – senza averla acquistata – copia una foto regolarmente acquistata e la usa su web? Un esclusivo ha servizio di controllo online, vigilanza e alert, e magari copertura legale? Come esclusivo dovrebbe avere qualcosa in più, dato che tutto il suo impegno è verso un unico partner… quel partner come protegge questo valore reciproco?

Free for noncommercial!

Software – Quando la licenza dice “free per uso non commerciale” , “gratuito solo per uso PRIVATO” oppure “shareware” , “trial 30 giorni”, ecc … ci sono tanti simpatici manager, direttori, proprietari di aziende, che considerano il software “gratuito”.

Ad esempio gli antivirus, pressoché indispensabili per Windows, ma nessuno li vuole pagare. Ma “quanto è illegale” installare (e tenere dopo il periodo di prova) un software free-fornoncommercial in ambiente commerciale, rispetto ad esempio all’underlicensing di un software dichiaratamente commerciale-e-basta? (acquistare UNA copia e installarne 25). Spesso a questi generi di pratica sono suggeriti con molta convinzione da parte di chi sta sopra nella catena di comando a chi poi se ne occupa… e se questi non lo fanno sono considerati negligenti (non hai obbedito, non fai quello che ti dico di fare).

Ma la BSA si gratta? Per dire: se la BSA – ammesso e non concesso – si occupa solo dei suoi associati, allora sbaglia, perché se quest’altra pratica la si lascia passare, agisce come la concorrenza sleale!

Se – sempre ammesso e non concesso – Avira free (esempio!) viene installato su 13 postazioni in un’azienda e mantenuto sempre, quanto è illegale, rispetto ad un Kaspersky acquistato in una copia e installato su 13 postazioni? Perché se “è uguale” e soprattutto chi controlla se ne frega di Avira, oppure Avast, oppure AVG … a mio avviso commettono un grave errore, perché in questo modo sembrache sia vero che il software gratuito-per-uso-privato sia gratuito anche in una PMI, da un Freelance o addirittura in una enterprise.

A me non pare che sia mai stato chiarito. Qualcuno lo fa?