Nel mio studio entrano soprattutto giovani. Tra detto e non detto, siccome mi percepiscono come più giovane di almeno 10-15 anni del reale, dai discorsi che fanno è chiaro che la droga è ben radicata nel loro mondo, sia che ne facciano uso personale (sporadico o ogni fine settimana) sia che conoscano chi lo fa.
Sto parlando di tanta gente. Tantissima. E per la maggior parte minorenni, sia consumatori che spacciatori (questo me lo diceva una ex collega che ha fatto i lavori socialmente inutili presso un tribunale e non vedeva l’ora di smettere di venire in contatto con questo tipo di informazioni che la … informavano sulla realtà in cui erano immerse le sue stesse figlie e ne era inorridita: preferiva non sapere). Questa notte mentre faccio pausa incontro il maresciallo della zona, paesino: gli faccio presente che a quanto mi risulta (e già parte con lo sguardo “e come cazzo è che ti risulta, sentiamo?”) il capolouogo è un catino di drogatidimmerda (non ho domandato, ho detto che lo so, non ha smentito, anche se infastidito dal fatto che lo sapessi) e mi chiedevo se anche il nostro paesino fosse un minestrone di piscio schifoso o se almeno noi ci salvavamo.
“Il fenomeno non è arginabile” ha detto. Continue reading →