mio fratello ruba soldi a casa

Mio fratello è un uomo di 57 anni. Vive da anni in casa dei miei (83 anni) in seguito ad ormai riconosciute depressioni. Per anni ha avuto una sua vita ed una attività come libero professionista. Poi le cose sono andate male e lui si è depresso, probabilmente non riconoscendo di essere depresso, né che la depressione fosse qualcosa. Oggi che dei terapeuti siano adeguati a curarla.

Ogni tanto quando vediamo che ha un comportamento “assai vivace” in netto contrasto con il precedente, ci sentiamo di risonocerlo come “insolito”. Non è uno allegro, nervoso, che è sempre così saltellante. Lo era, un tempo. Ma ora a me viene da dire “fase maniacale”, perché non ci vedo lucidità. Vedo entusiasmo, ma un po’ fuori di mela. Più una sensazione che una certezza.

Ad ogni modo anni fa rubò dei soldi a casa. Frequentava gentaglia. Vorrei dire che erano solo esteticamente non gradevolissimi, ma in realtà è qualcosa nel carattere che mi pare accomunarli. Qualcosa che … qualsiasi cosa dica mi fa sentire un bigotto, un benpensante snob, eccetera. Rubò dei soldi per fare qualcosa di bene per qualcuna di queste persone.

Ma stava – come si dice – facendo il finocchio col culo degli altri. Non erano suoi i soldi con cui faceva del bene. Li aveva rubati a mio padre.

Mio padre non se ne è mai riavuto. La delusione che questo gli ha creato, il dolore, ha cambiato tutto, soprattutto perché mescolato a questo semplice fatto c’era quello che la negazione dell’accaduto faceva sentire mio padre assai pazzo prima del tempo: dubitava dei suoi sensi già fragili, della sua mente mentre i suoi coetanei cedevano alla demenza o all’Alzheimer. Dubitava di sé, non di suo figlio: era impossibile che davvero avesse rubato al proprio padre. Ha messo le mani nel suo mobile, ha preso i soldi, fine.

A suo tempo poi chiese scusa con contrizione che mio padre giudicò autentica. Sono passati degli anni.

E’ tornato un momento di “energia” (salto le altre parti) ma quello che è contemporaneamente successo è che ora non solo ha rubato di nuovo (chiamandolo “prelievo forzoso”!) a mia madre, non solo non provando vergogna, ma anche trovando rapidamente da rimbrottare perché non serviva dirlo a mio padre. Ah non serviva. “perchè si solleva un vespaio”. Beh si, si solleva un vespaio ogni volta che un crimine viene scoperto, dal punto di vista di chi compie il crimine.

Ma lo ha RI-FATTO. E naturalmente proprio nello spazio che io avevo detto di non lasciare più. Nessun bancomato in giro, nessun denaro contante in giro. Solo delle prepagate del supermercato locale.

Ma no, loro devono andare dal macellaio. E così lui è andato al supermercato, ha preso la carne e si è tenuto i soldi del macellaio.

Ora, certamente il ladro è ladro, ma se tu sai che il tuo servitore ha un difetto e ti serve per forza il servitore, sei un po’ idiota se non tieni conto del difetto del servitore.

Ora ho dovuto dire espressamente “mamma basta andare dal macellaio, si va al supermercato”. Ma niente, lei fa la faccia dei bambini no-no-no e fine. E quindi accadrà di nuovo.

Solo poi ho pensato che potrebbero chiedere di aprire un conto col macellaio, che li conosce da tutta la vita. Vediamo se ci pensano, l’ho scritto a mio padre.

Chiaramente ne moriranno. Ben prima che io mi suicidi, se va così.

Devo capire quanto posso aiutare – facendo io le compere – perché non succeda più e quanto può farlo mia sorella.

riprecipitare in un abisso di dolore

L’amore mi fa l’effetto di una droga. Non è tossico in sé: sono io che sono un tossico con l’amore. Ho talmente tanto bisogno di qualcuno che mi voglia bene, perché io non vedo motivo per volermene, che quando lo perdo torno a trascinarmi come una scorza sull’asfalto.

Ho dei pregi? Ma certo che ce li ho. Ma sono quello che io considero il minimo sindacale dell’essere una persona. Sono una persona per bene, tendenzialmente. Pacifico se non attaccato. Mi piace essere più educato che posso. Ora non ho voglia di elencare cose che sono banalità. Le ho. Ok.

Ma sono un fifone, insicuro, fallito e tendente al fallimento, che raggiunge, se li raggiunge, risultati mediocri. Ho la capacità di valutare e riconoscere l’eccellenza o il valore. Per cui ovviamente lo posso fare anche con ciò che faccio.

Per lungo tempo ho concentrato la mia vita, tenendo il dolore sordo della mancanza di amore (e sesso, si) in un angolino, che non riusciva a ferirmi così tanto. O era quello? Non so, io anche con lei non ero diventato più coraggioso. Solo che vivere aveva un senso: c’era lei: vederla ogni giorno, abbeverarmi del suo – credevo io – amore e di quello che era lei. Del resto anche se lo vediamo come un attaccamento se NON provi questo per una persona che cazzo ci stai a fare assieme? Se è per dividere le spese o i compiti quotidiani questo equilibrio ce l’ho già con la mia ex.

E da tanto tempo che posso dire: le cose che ci mancano sono le uniche che ci rendono felici. Eppure quelle che abbiamo sono necessarie alla sopravvivenza. Sono due cose differenti.

DEVO sopravvivere.

Ma per VIVERE devo essere felice: ho bisogno di amore, come un tossico della sua droga. Continue reading →

poi mi sono dimenticato quanto si è egoisti

Mi sono dimenticato di quanto si può essere egoisti da giovani 🙂

E la sorpresa di quanto “maschi / femmine” stia tornando potentemente di moda… “è da maschi” o “è da femmine”.

E sopra ogni cosa come quella faccenda dei sentimenti, che i maschi non devono mostrare o comunque provare, che devono essere dei duri, non lamentarsi, non soffrire, sopportare e supportare, imbattibili, spalle larghe e bistecche di bisonte…

Ritorna tutto.

Perché è COMODO: è comodo, lo risolvi tu, paghi tu, io piango tu consoli; mai il contrario. Sta tornando di brutto. Problema: fanculo, vado altrove. Altrove altro problema? Fanculo, vado altrove.

Eccetera.

Un buon promemoria.

Ma quanto è buona la figa? 🙂 Buona!!!! Mi ero disintossicato… e HOP rieccoci. Vaffanculo.

Sono un nativo digitale?

i ragazzi del computer

“i ragazzi del computer”, serie TV ’80

Nel 1980 io avevo sei anni. Ero appena in prima elementare. Non lo sapevo ma internet in qualche modo esisteva già. Ma a saperlo erano in pochissimi. Io iniziavo ad usare un Epson HX-20, in basic, con il meraviglioso spirito con cui ho imparato le cose che so fare meglio nella mia vita: per giocare.

Solo che con quel cazzo di coso non potevi giocare. Se volevi giocare ti dovevi fare i giochi. E ovviamente, come ogni cosa così nerd, i giochi finiscono per piacere solo a te, perché per muovere un fottuto puntino, che dovrebbe essere parte del gioco, facevi così fatica che alla fine la cosa divertente era solo il fatto di esserci riuscito. Certo, questo mi ha insegnato ad usare un computer: per usare un computer, un po’ di tempo fa, tu dovevi programmare. Se volevi un’applicazione (o un “programma applicativo” come usavano dire i nerd più vecchi di me) te la dovevi fare.

Tenete conto che circa 10 anni dopo i miei coetanei che facevano ragioneria, quando facevano la “sperimentale” mi davano una noia pazzesca perché imparavano a fare le quattro operazioni – e su carta. Pure allo scientifico i prof non sapevano un cazzo. Anche oggi, noto, parlando con ragazzi che fanno l’ITIS, non è che si muovano tanto le chiappe. I prof sono ancora arretrati rispetto a quanto c’è a disposizione. Non entro poi (ora) nel merito alla curiosità ZERO che hanno i ragazzi a cui viene regalata ogni conoscenza. Comunque ne ho preso uno da parte e mi sono fatto spiegare in circa 30 minuti un anno intero di programmazione c++, cosa che potreste trovare su HTML.IT credo nelle prime due pagine, gratis. Questo se, come facevamo noi, ti leggi tutto e provi.

Certo io ero sega, non un vero nerd. I veri nerd sanno. Hanno anche il cervello. Io ero un entusiasta, ma un mio compagno genietto stava già muovendo grafica su un commodore 64 della biblioteca. Vojo dì … noi altri sfigati andavamo con le cassettine comprate in edicola (in 6) a vedere se potevi caricare un gioco… lui no. Lui andava li, DIGITAVA un listato di un programma (eh si:  si dettava e si copiava, A MANO) e imparava e soprattutto capiva quello che copiava. Ci ho messo un bel po’ per capire alcune cose che avevo copiato da quei listati anni prima, pure io. Lui le capiva alle elementari.

Ad ogni modo il pc, una baracca IBM di quelle che sembrano un autoscontro dal rumore che fanno, è stato in camera mia per un po’. Lo scopo era sempre giocare. Ma non si riusciva così facilmente: dovevi sempre sapere qualcosa. E quel sapere era talmente vicino alla macchina da lavoro che avevi in mano, che un po’ per forza imparavi, se volevi usare quella roba. Imparavi il sistema operativo, imparavi cose per renderti più comoda, facile, migliore la vita con quelle baracche. Poi ne è arrivato un altro: un mio cugino lavorava in ASEM negli anni ’90 e quindi mio padre si è fatto fare un assemblato… io volevo sempre e solo riuscire a giocare … ma più di Tetris non passava il convento. Ad ogni modo anche solo per raggiungere un gioco o per far partire l’ambiente di sviluppo (LOL!) del GWBASIC dovevi sbatterti. Esistevano cose come Norton Commander (cose che oggi voi tutti fate cliccando su finestre e trascinando) … ma eri cosciente di cosa ti stesse facilitando. Di cosa c’era sotto.

Io comunque ad un certo punto ho avuto un M24 o un M240 … non mi ricordo, in camera. Un mio amico non lo voleva usare e me lo ha prestato. Io con quello ho imparato tantissimo. Ma la cosa che facevo di più era scrivere un diario personale. Programmavo, in parte, una cosa che scopro hanno fatto un casino di altre persone, ovverosia un editor di testo. Un database di altre cosette. E poi scrivevo, scrivevo, scrivevo.

Se non fosse entrato in scena Word io avrei cacato il cazzo a Windows. Non me ne fregava niente. Ma Word… beh word era un’altra storia. Quindi diciamo che scrivere da “nativo digitale” potrebbe anche essere stato un ruolo che ho anche ricoperto. Certo, come la sintassi della frase precedente testimonia, non significa un beneamato cazzo. Ma tant’è: usavo un word processor parecchio tempo fa e lo facevo per scrivere, per i fatti miei, non per lavoro. Mio padre lo usava ancora prima, quando io lo schifavo, perché a me piaceva la roba spartana, da programmatore: solo editor di testo puro. Ma Word… se non fosse esistito lo so, io oggi userei linux.

Ad un certo punto è arrivato mio fratello che mi ha detto che esistevano gli mp3. Ma senza internet che cazzo me ne poteva fregare degli mp3? Un MP3 occupava anche UN INTERO MEGA. E il mio hard disk precedente ne conteneva 20. Figuratevi. Da poco avevo un HD da un giga… ma per me i mega non erano bruscolini. Ovvio che oggi mi fa ridere vedere una micro-sd da 64 GIGA. Oppure che so… vedere come gira SimCity Buildit su un tablet di due anni fa … 3D in tempo reale per giocare … su un cellulare. Quando sembra che la fantascienza si sbagli … guardate Blade Runner … grandi tecnologie avanzatissime… e degrado. E’ corretto dai 🙂

Internet. Chiunque non abbia mai utilizzato un BBS con il TE-LE-FO-NO non ha idea di qualce cosa grandiosa possa essere internet. Nonappena è arrivato mio fratello che, per lavoro, scaricava i driver dell’autodesk direttamente dal canada spendendo UN CAZZO rispetto a quello che calcolavo io … ho iniziato a cercare di poter accedere. Cosa non proprio a portata di tutti ai tempi. Comunque sono stati i primissimi free-internet provider a generare tutta la rivoluzione vera e propria. Tiscali, Libero-Infostrada, TiN … con il loro CD con dentro internet-explorer-4 e altre amenità. A quel punto si che internet era accessibile a tutti.

Ma sono un nativo digitale? Non sono nato con il cellulare in mano. Ma ero li quando arrivava. Avevo due dei più usati cellulari pre-smartphone (si chiamano “feature-phone”) di sempre, entrambi usati. Ero li quando tutto quello che usiamo nasceva e lo provavo. Per me il 2.0 è una cazzata. E’ un nome appiccicato ad un traguardo immaginario. Ma va bene, è un concetto utile. Il filesharing … stessa cosa. Napster ha creato una rivoluzione straordinaria, ma chiunque abbia usato un BBS sa bene che tutto questo si faceva anche prima. E la pirateria d’oggi… sembra quella del 1999. Link diretti in HTTP.

Non so se sono un nativo digitale. Spesso mi sono chiesto se sono o meno un internet-addicted. Ma sono anche un figa-addicted, anche un aria-addicted, un pisciare-addicted. Sono cose che fanno parte della mia vita. E oggi, senza internet, non potrei svolgere il mio lavoro.