Un tasto che non inventai (per primo)

46 anni e hop, un giorno, così, su YouTube, ascoltando RickDuFer (Riccardo Ferro) su una monografica… e il mio pensiero ne tocca un altro quasi identico proveniente dal passato.

Il mio tempo che scorre, la mia vita, la mia sofferenza, la mia idea… come sempre: identica all’idea di qualche altro essere umano, da qualche altra parte. La rete di menti che potremmo essere, al di là della delusione di non aver avuto un pensiero originale (ma era spontaneo, tutto mio, non ho letto ciò che hanno letto loro) è grandiosa, affascinante ed il mio primo pensiero è che sia anche desiderabile. I nostri saperi, di ogni tipo, correlati.

Quando si sposta questa idea dalla pura speculazione e lo vedi materializzato in qualcosa che ti tocca… che VOLENDO, potresti sempre metterti in relazione con un altro essere umano del pianeta e collaborare… è strano. Anzi, da nerd mi sto chiedendo ora: ma perché non mettiamo sempre fuori il nostro problema? Nella ideale piazza mondiale ci sarà sempre qualcuno che non ha problemi di segreti a dirti “io ho fatto così, prova”. La mia esperienza di tante cose che penso e che mi pare di inventare passa anche per cazzate, nomi scemi. Ma anche cose più importanti.

La mia meravigliosa idea del suicidio come tasto “exit” che mette nelle mie mani la sicurezza e in questo modo mi rende padrone della mia vita (come posso essere libero di esistere se non sono libero di non-esistere? Non sono “libero” ma costretto, in caso contrario) è espressa da Emil Cioran parecchio prima che io nascessi; certo poi lui finisce per giudicare il suicida effettivo un idiota perché con l’atto stesso della morte fa scomparire questo appropriarsi ed il vitalismo ad esso correlato. Quindi dal mio punto di vista la sua è una sega mentale, non un coito. Ti masturbi all’idea, ma non tieni qui vicino il tasto rosso come io vorrei. Ed anche io, però, non intendo premerlo al volo. Ma sapere che c’è mi rende potentissimo. Cosa che attualmente non sono. Io NON posseggo una bombola di monossido puro al 90% e nemmeno sono ancora in relazione a qualcosa che mi ci porti abbastanza vicino. Nemmeno gentaglia. Nulla.

L’dea però è diversa da quella che rende la morte ciò che rende significativa la vita: la vita è una imposizione; diventa scelta nel momento in cui è in mio potere rinunciarvi in qualsiasi momento, senza la minaccia del dolore legato a quell’atto.

E come direbbe il tipo di Cartoni Morti: “ma è straodinaaaaaaario!”.

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