Tool: così belli da deludere

Hey, questo post non è una recensione. Questo blog è comunque sempre autobiografico. Parla di me. Non vorrei illudervi.

Aspettative, delusioni: legati inscindibilmente. Quando sono arrivato all’ippodromo del Visarno (le Cascine) e poi nel prato, mancavano si e no 10 minuti all’inizio. L’esperienza dell’anziano e arrivi così, a vedere quello che aspetti da mesi e mesi in assoluta tranquillità, senza ansia, senza correre, senza fare file, senza morire sotto il sole dal giorno prima, senza fretta e magari pure avendo dormito e con la panza piena.

E questa volta senza prendere multe.

Quelle strade le ho percorse varie volte dalla fine del 2018 e ci ho lasciato centinaia di euro e un totale di punti perché sono un coglione. Ho corso troppo. Certo, sulla puttana di variante di valico “direttissima” c’era una bella X rossa su “Tutor” che sembrava voler dire “non attivo” ma … si vede che i cartelli luminosi che ho ignorato e che dicevano “tutor attivo” valgono di più. E quindi dopo aver chiuso una storia in cui ero amato e non riamavo, comunque le maledizioni hanno avuto effetto: mi sono arrivate centinaia di euro di multe, roba pesante. Quindi niente superare il limite, nessun limite, nessunissimo limite. Mi sono anche fermato agli autogrill e persino un’oretta a dormire, visto che sono tornato notturno e di girono schiatto.

Quindi fico, arrivano, iniziano, spaccano i culi. Fanno anche due o tre pezzi nuovi. Dico che uno breve MAH, sembrava uscito da Opiate, non ho gradito. Uno lungo BOH, devo capire meglio e forse loro imparare a renderlo meglio LIVE. Il terzo, lungo, era ottimo. Tutto il resto era talmente fico che è finito in 10 minuti. Cioè. Come sarebbe? Finito? Io come minimo volevo AEnima, Lateralus e 10000Days – senza i pezzi riempitivi – TUTTI INTERI suonati per me! Checcazzo! Ecco perché “deludente”. Perché finisce.

E poi l’inizio del declino: Maynard non ha cantato la parte alta di Vicarious. L’ha fatta cantare al pubblico. E voi sapete cosa significa questo per un cantante.

Ad ogni modo ora posso morire. In qualsiasi momento? Beh no, c’è il nuovo album che esce a fine agosto.

Io comunque stavo una merda. Ero in depressione piena, triste, solo, con una voce che mi ripeteva “sono inamabile” e lo diceva da dentro di me, con un’altra che diceva “questo ti dimostra che lo sei, sei amabile”. Anche se non ho amato, sono stato amato.

La perenne ingiustizia di questo tipo di incrocio.

In mezzo alla gente mi veniva da piangere duro, per un microsecondo, quel dolore che noi sappiamo quanto sia intenso. Quello. Quello forte. Oltre a sentirmi brutto, vecchio, desiderando di essere invisibile e trasparente. Antipatico, indesiderabile, anche un po’ schifoso.

Hanno distribuito dei bracciali gialli luminosi. A caso. Non l’ho beccato. Pensavo di portarlo alla nipotina, oppure di usarlo per degli shooting.

Ho anche trovato una tipetta dark, rasata, persino con delle ferite sul petto, spero che non fossero autolesionismo, ma dei tatuaggi “scares” fatti per moda, con il vestito giusto, i tattoo giusti … non bellissimissima ma di carattere. Tappetta. Le ho lasciato il biglietto ma quando mi ha contattato sostanzialmente – legittimamente – voleva soldi per posare nuda. Peccato. Sarebbe stata una interessante. Spesso quelle interessanti non si sentono granché belle. Comunque non tanto da posare. E invece lo sono: ovviamente lo dico io.

Oggi chiacchieravo con lei e ho capito che mi caga il cazzo anche come fotografo. Quando le interessavo – era per quello che forse sembrava mi desse un minimo di credito. Ma la stima come fotografo non credo sia mai esistita. Cosa di cui forse dovrei disinteressarmi.

Sembra che diamo sempre credito, peso, interesse non a chi ci apprezza di più ma a chi ci apprezza meno. Come se dovessimo sempre e solo convincere gli indecisi, chi si oppone, chi tutto sommato ha già espresso disprezzo, disapprovazione, dissenso. Perché? Magari sono solo io, ma ricordo bene F che me ne parlava quando si mise assieme a M dopo che lei mi aveva lasciato. Questo nel 1996. Ne parlammo e mi disse questo: se arrivasse adesso una sconosciuta e ti dicesse “mi stai sul cazzo!” ti crucceresti di più per risultare simpatico a lei, che a star bene con chi ti apprezza già, forse, no?

Ho trovato anche G, l’amico “hacker” di M, che ha pagato un prezzo esorbitante senza nemmeno avere almeno 3 puttane esperte, fighissime e totalmente disponibili a qualsiasi cosa. Aveva il parcheggio, un sontuoso buffet, alcool, posto sottopalco. E basta. Per 300 e rotti euro. Ma vaffanculo. Alle 12 ancora non aveva i biglietti in mano. E’ morto sotto il sole per ore. Sottopalco, ragazzi, non si sente bene. Vi dovete mettere all’incrocio dei coni prodotti dalle casse principali. Sotto palco non è un buon posto, a meno che tu non sia adolescente e non desideri vedere in volto la tua star perché è FICA. Ma se vuoi sentire un gruppo dal vivo e non vederlo, cosa di cui mi frega assai poco, allora non stai sottopalco.

E G ha confermato “non si sentiva mica tanto bene”. Aveva i talloni distrutti. Ho scoperto che ha la mia stessa età. Si è rivelato essere insolitamente loquace, forse desideroso di compagnia. Abbiamo chiacchierato. Lui non teme la solitudine. Ha difficoltà di relazione, non disdegna, anzi preferirebbe, la scopamicizia e dice che “dopo un po’ mi rompo i coglioni e non posso mai essere me stesso per quelle solite paturnie delle femmine”.

Ha citato a supporto “guardare il culo delle altre”.

Mah.

Comunque, dice lui “spinto da una glicemia a rischio infarto”, ha iniziato a fare movimento: camminata veloce ogni giorno, flessioni, addominali: “sono dimagrito di 8 kg in 3 mesi!”.

Io di 5 in uno 🙂 Ma questo non significa un cazzo e io lo so. Fare qualcosa di visibilmente apprezzabile non significa solo dimagrire. Ma tonificare, far prendere vigore, forma a qualcosa che per 20 anni non è stata usata per ciò che la mamma dei gorilla-evoluti ha inteso in decine di millenni di evoluzione: sollevare, tirare, sostenere, faticare. Lungamente, ripetutamente, obbligatoriamente. Io credo che invece mi abbia visto con lei e abbia pensato “se quel coglione è riuscito a dimagrire così, figurati se non ce la posso fare io!”.

Sono spesso, molto spesso, la misura della merda di molti. Il perdente che se ce la fa lui allora. Talvolta è vero. Talvolta mollano, non fanno quello che faccio io. Che magari son cazzate, ma le faccio, invece di non-farle, tutto qua.

Poi l’ho salutato, lui andava in alberto, io ripartivo per i miei solito 400 km.

Nembutal, pentobarbital: questi erano i miei pensieri, mentre ero sul prato ad attendere. Solo durante il concerto e solo per la durata del suono potente non ci ho pensato fisso. Mi chiedo quale sia l’antiemetico corretto da prendere per buttarli giù. Mi chiedo quale sia il tempo necessario per essere non recuperabili. Mi chiedo se sia necessario fare un testamento biologico per la non-rianimazione e se questo sia valido. Mi chiedevo anche se non fosse una buona idea farmi un bel tatuaggio “non rianimare” sul petto, come avevo visto in un film: mi sono subito innamorato di quella ottima idea.

Le fotografie di nudi femminili sono la mia unica piccola soddisfazione, una cosa carina, che non mi fa chiedere perché ancora me ne resto vivo.

Per un po’ mi sono persino sentito in colpa perché non amavo chi mi amava. In colpa. A me piace amare. Se non amo non ho un fine malvagio. Ami quando ami. Quando non ami che cazzo ci puoi fare? Fingere? Prendere in giro? Io ho dato tutto quello che avevo da dare e ne avrei avuto ancora. Ma ovviamente… come i TOOL, così è l’amato: ne vuoi così tanto che se non puoi avere tutto allora ti delude.

 

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