le donne che mi ascoltano e si costruiscono

L’ultima volta che ci siamo visti con lei, mi voleva dare la sua versione di alivelloumano per darmi qualcosa di buono, per dire che ero un mattoncino di lei; da lei non mi interessava: io la volevo li, sempre, ogni giorno. Mentre invece dopo, via messaggio, mi comunicava che la fiamma non si riaccende.

Come mi elencava lei, ormai lei aveva un certo tipo di porta monete sullo stampo di quello che uso io per proteggere le varie card dal mio culone schiacciatore, che quando passeggiava e vedeva una ormai faceva come me, mentalmente “modella!”, che aveva acquisito e inserito nell’arsenale il mio “ho udito e compreso le tue parole e ne prendo atto”, che adorava perché (cit) fa incazzare tantissimo le persone anche se non possono dirlo. Diceva che le avevo dato sicurezza perché sapeva che da rapata a zero stava bene, grazie a me, e quindi i suoi timori di avere i capelli radi possono essere sempre risolti con un rasoio, senza paura. E ok, ok, tante altre cose. Ma se vai a scuola, se vivi, se incontri gente, questo succede se proprio non sei una rapa e fai esperienze superficiali e basta. Io poi non posso proprio stare in quel modo: sono sempre stato da esperienze uno-a-uno cavando fuori tutto quello che posso e cercando di essere li a disposizione allo stesso modo. Anche per un caffé.

Ma una cosa che mi da soddisfazione (anche se mi ricorda tanto un film in cui una tipa veniva assunta da vari genitori di uomini “bamboccioni” per farli uscire definitivamente di casa: uno degli step in cui li ingannava era “fatti insegnare una cosa”) è accorgermi che le mie parole non sono cadute nel vento, che sono davvero state ascoltate, che sono state utili. Sono soddisfazioni, non le prendo sotto gamba. Una delle prime proviene da una mia carissima amica, potrei dire “la mia migliore amica” … quando lei stava facendo la tesi i PC non erano ancora diffusissimi e più o meno ogni ragazzo li approcciava solo perché era sotto tesi. E quindi, visto che io ero un fanatico di Word (senza quel programma io sarei un nerd che usa linux) già da molto tempo, sapevo molte cose e gliele misi a disposizione per fare la tesi. E lei era davvero una studentessa modello! Ad un certo punto capita, quando una di queste persone ti ripete a proposito quello che gli hai insegnato. Bam! E mi viene un sorrisone!!!! E’ bellissimo, hanno imparato, ci hanno ragionato, costruiscono e vanno avanti! Immagino sia così per i genitori. Naturalmente è una soddisfazione narcisistica: infili dentro il prossimo un pezzetto di te e lo vedi restare immortale. Un tuo modo di fare, di dire, di essere, di ragionare, di reagire, di risolvere un problema, di muoverti, nel tono della voce, nel prendere un respiro invece di sbottare … qualcosa, una cosa qualsiasi. Che magari sai che viene da tuo fratello, tuo nonno, un tuo amico. Fa sorridere.

E oggi la T , che era in panico perché è : operatore OSS in una cooperativa di disabili, mamma di due figli, negoziante-dipendente-collaboratrice di suo marito in un negozio dell’usato e mi sta chiedendo collaborazione (paga) in ambiente di social media marketing, ad un certo punto mi ha ripetuto – perfettamente a proposito – una cosa che le avevo detto una settimana fa. Era in panico perché il fornitore del sito la sta incalzando, suo marito è nero perché sembra che le abbiano fatto firmare una cosa diversa da quella pattuita, quindi potrebbe cadere tutto, siamo sotto natale (in ambito vendite è così) e lui sta per mollare il lavoro 1 per tornare a fare solo il lavoro in negozio e hanno bisogno di due stipendi pieni… e lei voleva investire su di me (mi inchino) per cercare di far entrare presto i soldi col negozio. Quando mi ha ripetuto il concetto che aveva capito ho tirato un sospiro di sollievo e sorriso: si sta smazzando ma la testa ce l’ha. Se non mi va in burnout troppo presto (cosa prevedibile e per niente da biasimare, vista la situazione, povera crista) si arrangerà alla perfezione. Suo marito (ok, il tipo con cui ha fatto dei figli e con cui vive e dorme) non crede affatto nella parte internet. O meglio: non vuole averci a che fare. Lei invece si: le piace molto, ci crede molto, legge, si informa, capisce.

Una decina di anni fa M, il figlio del mio maestro-amico, chiedeva sempre “cosa significa questo?” e io che frequentavo la casa, ogni volta “dizionarioooo”. E quando era pigro e non alzava le chiappe gli tritavo la minchia “eh no, bello, adesso ti alzi e leggi in quel fottuto dizionario, perché quella roba la volevi sapere, ma solo se te la dicevamo noi”. E questo varie volte alla settimana. Un bel giorno, attorno ai 16-17 anni, parte col solito “cosa vuol dire…?…” … “… ok, dizionario”. Si alza e lo prende. Erano in 7 in stanza. Silenzio assoluto, tutti si girano verso di me e sorridono. Mi viene da piangere: non sono stato inutile su questa terra.

In realtà no: è una testa dura e ha fatto casino in ogni cosa. Le femmine che capiscono capiscono sul serio. I maschi bah. (certo opinione mia, mica “veritàassoluta”) Ma è una soddisfazione particolare, carina proprio. Hai davvero insegnato una cosa utile a qualcuno. C’è una tipa che mi fa sempre tanti complimenti per il mio modo di insegnarle la fotografia … le sono molto grato, ma mi chiede sempre la stessa roba quindi coi fatti lei mi mostra che sono stato un insegnante di merda con lei 🙂 Però come entusiasmo ci siamo dai.

E quindi perché parlare di donne? Femmine in realtà, non c’entra l’età. Ma perché io coi maschi non mi trovo tanto bene. Non ho un cazzo da dirgli, forse. O no? Non so. Comunque mi trovo meglio con gli esseriumanidisessofemminile che siano bambine di 3 anni o signore di 90. Forse magari con le vecchiacce un po’ meno. Comunque dev’essere perché le vedo talmente tante volte fare discorsi completamente vuoti parlandosi l’una l’altra come due muri, facendo solo a turno a svuotarsi vicendevolmente addosso roba, ma senza abbracciarla, senza ascoltarla sul serio, senza davvero rispondere all’altra… che quando mi capita che ciò che viene detto venga “conservato” … capisci che valeva qualcosa. Nonostante io non sia dell’idea che siamo qui per essere utili. Ciò che ho descritto qui sopra, leggo ora, viene definito “monologo collettivo”: le persone non ascoltano per comprendere ma per rispondere. E magari! Quello a cui assisto io è: attendono il loro turno per dire la loro cosa, spesso nemmeno correlata, ma con un bel “si ma infatti! E pensa che io…” all’inizio, e poi roba che non c’entra niente.

E imparare, ricevere? Eh beh. Io ho poca memoria. Ma da ovunque venga una cosa da imparare, mi pare di essere ricettivo. Trattengo poco. L’ho sempre fatto: preferisco capire e non memorizzare. Sono una cacca in storia. Ma ora la trovo fondamentale. Però devo segnarmi le cose, me le devo ripetere mille volte, anche cose che so fare perfettamente, a volte me le devo scrivere.

Che poi io da solo mica me li do i consigli buoni. O non funzionano con me. Con gli altri funzionano eh! Oppure non sono bravo a seguirli. Sono – mi dicono – come Alice nel paese delle meraviglie: bravissimo a dare consigli che non seguo? Dice così?

Ok raga. Ho svuotato. Ora devo sbattermi con la Adobe. A telefono. Che bello. Pronti, uno, due, tre… (inspiro)

Se hai verificato che quello che scriverai è vero, che è qualcosa di buono sull'argomento ed è utile che io lo sappia, ma soprattutto SE SAI USARE LA PUNTEGGIATURA, dimmi: