Onestà uguale aggratise?

Non sarete affatto sorpresi di ricevere la parola “onesto” pronunciato comunemente come se il suo significato condiviso fosse “mi ha fatto pagare un prezzo che io accetto senza grossi problemi” o “gratis”.

Ora mettetevi nei panni di essere un dipendente. Quando il vostro capo pensa che siete “onesti” intende dire che vi paga meno del minimo sindacale o che non rubate, che lavorate invece di non farlo o che non mentite?

Ecco, in effetti il significato ha più a che fare con il contrario del disonesto. Non decidete voi il prezzo che dovete pagare a qualcuno che vende qualcosa od offre un servizio: chiedete quanto costa e se non vi sta bene nessuno di voi è disonesto. Disonesto è pretendere di pagare meno di quanto ha faticato o speso la persona che vi fornisce quel bene o servizio e di far sentire la persona che non si adatta a questa vostra pretesa come e commettesse un atto immorale, non etico.

Ma come, non me la dai? Ma allora io me la prendo! Perché non me la dai? Questo si chiama stupro. Non puoi avere l’aspettativa che te la diano. Non puoi pretendere che te la diano: è disonesto.

E disonesto è anche dire “sali da me e scopiamo” e poi non accade. Lo è, hai mentito. Questo non giustifica alcun tipo di violenza. Ma una ritorsione di pari misura te la meriteresti: tipo, dai ti accompagno in centro. Ma poi non ti dico che ti lascio lì.

L’onestà deve essere come altre forme di rispetto: reciproca e che non sminuisca il lato problematico percepito dell’altra parte in causa oltre a quella del tuo lato. Difficile. Ma possiamo semre ignorarci tutti quanti vicendevolmente? Non credo.

Non sto affatto dicendo che tutto deve essere pagato e che non esista la possibilità che le persone si diano vicendevolmente agli altri, che donino tempo, fatica, cose, parte di sé e della propria vita, anche per poche ore, minuti, qualcosa. Anzi, forse sono le cose più belle. Ma sono volontarie, non sono esigibili, non puoi pretenderle.

sacrifici/non farsi mancare niente

Io sono stato viziato, lo so; rispetto a quel che vedo oggi, per niente, ma ho avuto modo di confrontare il prima.

Ascolto le canzoni che ascoltavamo noi, Eamazzotti de “un cuore con le ali” ad esempio, ma sicuramente altra roba meno pop e più “ribelle” era più chiara ancora, la confronto con quello che dicono le canzoni oggi, proprio oggi, non “di questi tempi” … e non è che sia cambiato molto.

Il vizio è iniziato negli anni 80. Con me. Ma è peggiorato.

Vedo che non ci si fa mancare niente, mai. Due secondi di lavoro e poi sei a Capri. Finisci i soldi, non investi in un cazzo di niente, e ripeto niente, quindi abituandoti ad appoggiarti per le necessità di base ancora sui tuoi, mai togliendoti un cazzo di niente dei tuoi comodi, vizi, divertimenti, poi tornando nella percarietà. Beh ma prima? Prima era tutto precario. E semplicemente  risparmiavi e mettevi via. Oggi ci sono migliaia di possibilità fighissime che una volta non c’erano, ed essere “poveri” oggi ha talmente tanto stile, di base, che non puoi davvero sentirti povero. Non ti manca un cazzo.

Costruire, anche per chi non ha investito molto in formazione, è possibile.

Fare sacrifici significa investire risorse (tempo/cose) invece di fumarsele in divertimento. Mica devi stare rinchiuso nella merda. Ma un pochino devi darci sotto. E se vuoi molto, devi darci sotto tanto.

E io sono uno che vuole godersela la vita eh. Certo, magari mi annoio molto a fare cose che ad altri divertono. Ma lasciatemi con la persona giusta, un po’ di tempo per la propria individualità, e tra parlare fottere e goderci reciprocamente, io credo che non spenderei tantissimo. Certo, sono goloso. Molto. Potrei fumarmi 50 euro al giorno di Sushi, per sempre. Ma … se decidi di non farti mai mancare roba. Che però può tranquillamente mancare.

La roba importante è altra, credo. Quella che non ti fa sentire il vuoto, doloroso.

educazione integra

Volevo intitolare il post come una cosa che mi è rimasta dentro: “L’educazione delle canaglie” (che non so quanto abbia a che fare con “l’educazione di una canaglia”, libro), un audio-qualcosa, audiodramma, spettacolo audio-fonico … non so definire ora. a era cinicamente meraviglioso. Trovate una via per ascoltarlo (eccezionale) cliccando (computer computer computer no cellulariiiiiiiii) QUI.

Ma non era di questo che volevo espellere inutili interazioni elettriche tra le mie cellule deputate alla formazione di pensieri.

Ieri mi chiama D. , un ragazzo… beh ormai ragazzo non lo è più tanto. Ha 25 anni e già lo scorso anno ha raggiunto quel genere di conclusioni alle quali io sono arrivato, credo… beh, a quarant’anni. E con lui si può tagliare l’età con l’accetta senza problemi. Era lui il ragazzino in motorino che rabbiosamente si lamentava che “quella cazzo di VECCHIA con il passeggino mi ha tagliato la strada!!!”

– Ma … D. … tagliato la strada… su delle strisce orizzontali bianche?
– Si… vabbè, ok, ma io ero in corsa e lei poteva aspettare
– E… D. … vecchia… secondo te quanto vecchia era?
– beh avrà avuto venti anni sicuramente!!!!

😀 Ok.

E’ stato un piacere vederlo crescere e ragionarci. E’ l’amico di M. , il figlio del Supremo Maestro. Era, dovrei dire, l’amico. Da quando M. si è messo con Kelly, ha peggiorato la sua condizione fino a vedersi privare anche della libertà delle amicizie. E siccome non risolve in modo intelligente, ora fa danno a sé e anche a lei. Ma D., invece, che ha la stessa età e faceva la stessa scuola, condivideva gli stessi interessi e anche l’umorismo, in buona parte, è venuto su in modo molto differente.

Ricordo la volta in cui se la prese molto, perché gli feci uno scherzo imbarazzante. Era sinceramente contrariato, davvero molto, vedevo il limite dato solo dal fatto che io ero un adulto. Ma questo adulto coglione ha scherzato con lui come un coetaneo, esattamente nello stesso modo. Era a telefono con una potenziale conquista femminile, una che gli interessava. E io ho fatto il mio tipico scherzo. Ho detto qualcosa di imbarazzante ad altissima voce in modo che si sentisse dall’altra. La tipa dall’altra non so se abbia reagito male o cosa. Lui però si, si arrabbiò, temeva di perderla, temeva di avere rovinato l’incontro. Aveva messo tutto il carico su sé stesso e tutto il potere giudicante su di lei.

Fu la prima volta che parlammo sul serio: gli dissi ok, io non mi sento di avere fatto una cosa che tu possa giudicare davvero 100% male, ma ti senti male e per questo ti chiedo scusa. Ma non mi fermo qui: ti chiedo invece: tu sei sicuro di voler stare con una stupida? Cioè, la tua testa capisce questo scherzo e ne ride di gusto. Tu davvero vuoi frequentare una ragazza che non riderebbe di gusto con te per la stessa stronzata? Oggi è questo. Domani cosa sarà? Un’altra cosa che non puoi dire o non puoi fare? Una cosa che a lei non manca di rispetto e non le toglie nulla ma che non è conforme ad un comportamento di plastica? Sicuro? Sicuro che vuoi che io non ti faccia più questi scherzi? Che mi astenga? Io sono sempre io, ma ecco, la prossima volta invece di avvicinarmi mi terrò a distanza, per rispetto a questo. E a te verrà sottratto qualcosa. Qualcosa che ti piaceva, ti faceva ridere, un po’ di sale della vita. Oggi sono io, domani un tuo amico, dopodomani tua madre o un gatto. Roba tua. Pezzi di te che tu hai scelto essere nella tua vita.

Troppa roba per un ragazzo?

Non per quel ragazzo.

Ci ha pensato e alla fine se n’è fottuto, ha pensato parola per parola a quello che gli ho detto. E non è uno plagiabile. Da quella volta mi chiama come chiama altri adulti che sente come parti di una famiglia, gente che lo ha accolto, che gli ha parlato sinceramente, non formalmente e da adulti che guardano i bambini in cortile che giocano. Io preferisco “fratello grande”. Oggi potrebbe dare molti consigli lui a me. Ha fatto un percorso scolastico sbagliato. Si è smazzato. Ha detto “non è per me”, ha ragionato sempre, ha cambiato, ha trovato la via, si è smazzato ancora, è un ricercatore, ha vinto borse di studio, ha mangiato unpo’ di merda in Italia e in un tempo ultracompresso ha capito quello che noi capiamo in 20 anni di lavoro. Mi ha chiamato finalmente per dire quante belle cose, che ci si aspettava fossero normali, finalmente ci sono nella sua vita. Tre anni di borsa di studio in Inghilterra e poi già pensa agli USA eccetera, anche se dopo aver visto la civiltà pura in Danimarca, vorrebbe andare li. Pare che in UK – lavoro a parte – l’inciviltà sia diffusa come qui, invece.

Differenze? D. è stato voluto e cresciuto con concordia, no è no, si è si, i soldi sono questo, provengono da questo, se non si può non si può, cerca di fare questo e questo, noi ci siamo, eccetera. M non è stato voluto davvero e sua madre lo ha sempre cresciuto viziandolo in un modo che ho sempre trovato assurdo: lei ha rispettato le regole e la cosa le rodeva il culo. Allora adesso io permetto a mio figlio di violarle tutte. Quindi non hai capito quali erano giuste. Non sei cresciuta. E ad ogni richiesta ripetuta più di 5 volte il no diventava si. E ad ogni culo sporco una mano puliva. E ad ogni voglio in qualche modo diventava si. E madre e padre avevano e manifestavano pareri discordanti e volontà opposte di fronte a lui. Suo padre lo ha “lasciato nascere” per paura della pressione sociale (che non c’era) su di sé. E si odia per questo e coscientemente ribalta questo odio sul figlio. La rovina della propria vita, del suo tempo, dei suoi soldi, del tempo di sua moglie sottratto a sé. Un egoista scemo, che ha fatto un solo fottuto errore. Peccato che comprenda la nascita di un essere umano. Che non ha amato e che lo ha sentito in modo chiaro, perché una cosa che non manca al maestro è la capacità di espressione, chiara, ragionevole, lucida, cinicamente glaciale.

E ha perpetuato il danno: M ha cercato come obiettivo “la morosa” , lei ha visto un fesso ma con DUE famiglie alle spalle che gli avrebbero sempre salvato il culo. Ha figliato. Ha rifigliato. Lei gli impedisce di vedere i propri amici, di frequentare gente, gli impone ogni puttanata (veg, no vax, homeschooling, qualsiasi cazzata in cui essere scettico ma mai verso chi lo è in modo corretto: la scienza) e alla fine, sotto sotto, c’è solo e sempre la paura dell’abbandono, della solitudine? Chi lo sa. Un disastro.

D. è tranquillo, proiettato verso il futuro, schiavo di nessuno, nemmeno di sé. Sono felice per lui, orgoglioso avrei detto… ma non è mio figlio, non siamo parenti. Sono molto contento per lui, contento che esistano posti giusti in cui le cose funzionano a dovere. In cui rispetti il tuo capo perché lo senti giusto, perché non è solo gerarchia pesante, ma valore, guida.

viziatella in salmì

Lei mi manda un messaggio: oh hai a disposizione scanner e stampante? –  Io che vorrei dare una sfoltita ai capelli dietro, per quando ripartirò per la luna, col suo rasoio e soprattutto la sua capacità di farlo, penso che ne valga la pena: ok, dico, andiamo su negli uffici e ci arrangiamo. Ho pensato pure che non si fa alcun tipo di peculato: posso arrangiarmi in modo completamente digitale per quello che le serve.

Aggiunge: “così poi dormiamo in studio”.

Ci ha sempre provato a farlo diventare casa sua. Anche quando eravamo assieme. Io conosco la situazione eh, per carità. Ma so anche quando è necesità e quando è vizio. Faccio “no, su, fai la brava; ti ho spiegato. Se hai problemi veri, che ti senti di merda, che non ce la fai, sono qua” . “ma non riesco a dormire da sola”.
“bimba mia… procuratene un altro, di bambolotto, eh? 🙂 Dai” “ma vengo già in pigiama!” “e questo cosa risolverebbe del fatto che non dormi a casa tua?” “mhpf… uff” “dai, ti fai le tue cose burocratiche, sei gentile e mi tagli ‘sto pelame sulla nuca e poi vai a nanna a casa TUA, perché non sei sola al mondo, i tuoi esistono” “fa freddooooo, non accendono la stufa!!!” “puoi comprare anche tu la legna, puoi persino portarla tu che ti vanti di fare stacchi da 100 kg” “gneeeeee!” “si, mi pare che GNE sia l’argomento 🙂 Dormi da te ok? Dovresti insegnare ai bambini come comportarsi… per fortuna non lo sa nessuno, dai. ” “GNEEEE!!!!” “e lava mutande e calzini che ti ho prestato, che sono dello studio, non sono tuoi!!! sono COSTUMI DI SCENA!!!!!” “GNI-E-E! ! ”

Cioè io B non la tocco nemmeno, proprio siamo a 20 cm l’uno dall’altra anche se è un matrimoniale. Anzi, è pazzesco, mi ha detto che qualche volta si sente in imbarazzo perché “magari invado il tuo spazio”. Ma… MA!!!!!! Cristo mi hai mollato perché non facevamo sesso, non perché mi sentivo oppresso nelle mie proprietà terriere! Che poi sono nostre.

Che fanno, impazziscono?

Pure le gatte mi guardano strano.

Aiutooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

Devo andare a respirare sul bright side OTM. Se esistono cose buone. Se esistono! Devi seguirle.

E ho troppo da fare, colpa mia, mi sono organizzato una merda. Oggi impazzisco pure io.

Poi mi ha chiamato uno che fa il matrimonialista. Lo sa che io non mi muovo se non mi paga profumatamente. Non gli piace mai l’idea che un professionista si paga per il suo tempo, non per quello che fa, se non ci sono precisi accordi “di obiettivo”, che comunque sono superiori al costo orario. All’inizio sono lusingato. Penso “cavolo, è uno che si smazza, potrei dire un concorrente, ma no, facciamo altro… ma pensavo mi reputasse una merda, invece mi chiama. Quantomeno se non è la qualità dl lavoro sarà l’aspetto relativo alla professionalità che gli interessa”.

Però ci prova subito. E a me questo balletto del tirare sul prezzo… ahhhhh!!!!!! solo che di buono c’è che te lo dice: ti dice chiaro che si sta informando ma intanto (maniavantismo, cit) tu sai quello che fai. Mh. Non esattamente un complimento ma nemmeno una merda. Preferirà certo “uno della zona degli sposi” e ancora di più “uno che fa sempre il matrimonialista”. Ok, mi frega il giusto. Gli dico ué, io blocco la giornata di giugno. So che non lo sai fino a maggio. Ma tenerla bloccata e poi lo fai con un altro non mi piace. Quindi ti scasserò la minchia finché non lo saprai, verso maggio. Si si si. Ok. E io devo guadagnare, non spendere. Quindi tu non paghi la mia mezz’ora a casa dello sposo. Tu paghi un minimo di 2 ore al costo di X all’ora, se le ore in macchina superano la mezza giornata tu mi paghi le ore in macchina. E le spese su tabella ACI per la mia macchina, percorrenza media annua 20000 km. Ora… sapete per rispondere in questo modo quanto ci mette uno che si vergogna a chiedere i soldi per farsi pagare del suo? Avere a che fare con gli artisti poi… aiuta. Valutare le opere. Pubblicizzarsi, fare bla bla sociali. PR … Se si potesse vivere d’arte, senza le relazioni sociali. Perfetti asociali produrrebbero cose meravigliose per sempre. E invece devono mangiare. Pagare le bollette.

O la legna, magari. Per scaldare una camera gelida.

siamo viziati o fatti per essere liberi?

Mio fratello alla fine ha lasciato il lavoro che lo stava rendendo un fantasma ( ” in prigione a pagamento ” ) ; attualmente mia madre dice che comunque non si alza, che non cerca lavoro, che fa comunque orari tali per cui non vede la gente, sta su a spippolare col computer e poi dorme comunque negli stessi orari in cui dormiva quando faceva il lavoro che lo alienava. E’ danneggiato? E’ rimasto alienato? Non ha comunque voglia di fare un cazzo? Io non lo so. Spero che si rimetta in piedi e riesca a fare qualcosa, glielo auguro, lo auguro a tutti noi spezzati.

Ma me lo domando, dopo aver visto una persona fare la scelta di non fare niente, di non guadagnare niente progettando un futuro in cui finire a fare l’elemosina è la cosa più probabile (in una terra, la mia, che non ti perdona: fa talmente freddo che i poveri non esistono: muoiono – e gli immigrati che fanno l’elemosina dopo un po’ ne hanno piene le palle e vanno pure loro; qui o lavori o non ti scaldi) – piuttosto che fare un lavoro che ti rende una larva umana, viva, sopravvivente si, ma in una condizione che ti fa odiare la tua stessa vita. Mi domando se siamo fatti per sopravvivere e mandare avanti la specie oppure se appena alziamo la testa da quella condizione non possiamo mai più tornare indietro e vogliamo stare bene, come diciamo noi. Siamo quindi viziati dalla – come dicevano gli antichi Romani “mollezza dei costumi” ?

Devo forse vergognarmi se non voglio vivere come una bestia? Fatti non fummo a viver come bruti me per seguir virtute e canoscenza. Ora… magari virtù e conoscenza sono obiettivi alti, ma di certo l’obiettivo non è “tirare un altro giorno”. Ma metterci dentro qualcosa a questa sopravvivenza. Vivere con un progetto per domani, non per il solito progetto di ieri di “guadagnarsi da vivere” (che orribile concetto: devo GUADAGNARMI la sopravvivenza… una cosa che non ho chiesto).

Ora quindi spero che mio fratello si tiri su, comunque.

Lavoro: ma in Italia i giovani quanti sacrifici sono disposti a fare?

Cito l’articolo Sorgente (leggetelo PRIMA) : Lavoro: ma in Italia i giovani quanti sacrifici sono disposti a fare?

E il mio commento è questo: “Io sono un libero professionista. L’immagine – per capirci – che la signora Cosenza ha utilizzato (credo e temo in modo lecitamente gratuito) proviene dal mio mercato. Ma ho lavorato come dipendente per quasi 20 anni in un’azienda e per meno anni in svariate altre.

Quella degli straordinari è una enorme boiata e partiremo da un dilbertismo per questo: se hai bisogno di fare degli straordinari significa che non sei in grado di smaltire il lavoro in tempo. E’ la stessa regola dei lavori urgenti: sono richieste fatte in ritardo. In entrambi i casi stiamo parlando di organizzazione del lavoro fatta in modo schifoso.

Ovviamente NON si parla dell’esempio in questione (quello con il contatto col pubblico: so da me che in quel caso se hai il pieno di gente non ci sono pianificazioni che tengano).

Le aziende che permettono o che fanno crescere le persone non si basano su queste sciocchezze. Il mio tempo ha un valore preciso: se non sono in grado di gestirmelo ed ho bisogno di un extra, ho sbagliato qualcosa.  Continue reading →

rapporti tossici ok, ma obiettività?

I rapporti tossici sono quelli in cui più passa il tempo e più ti accorgi che ti senti sotto esame, giudizio, critica, infelice, in stato di oppressione e disagio più di quanto tu non ti senta a tuo agio, felice, in libertà. Eppure lo fai, resti con quella persona o la frequenti.

Quando il rapporto è effettivamente questo e si ha a che fare con una persona molto critica, troppo attenta alle proprie esigenze e per nulla alle tue e via dicendo, questo lo posso capire: il consiglio è: ascoltati, fatti un esame di coscienza e un bilancio: stai dimmerda, perchéccazzo frequenti taldeitali? Falla finita o se proprio non puoi limita. Tutto chiaro.

Ma se invece sei stato viziato dalla vita? Se te la danno sempre vinta? Il meccanismo che mi hanno insegnato dei bambini piccoli è questo: io triste. Io triste = non succede quello che voglio io. Negli articoli che parlano delle relazioni tossiche non si fa mai accenno al fatto che i desideri della parte che si sente offesa possano essere a senso unico … ovvero che sia tossica la sua visione e che le pretese ed i desideri siano da chi ha sempre detto “io voglio” ed abbia ottenuto… e trovandosi in uno stato in cui da per scontato che i propri desideri e capricci vengano esauditi ed assecondati, ma questo non accade… accusi l’altro di non curanza, disattenzione, prepotenza, eccessiva criticità eccetera.  Continue reading →

il senso della misura

una capra che si nutre di immondizia

magna che è tuttobbono.

Butto giù un flusso di pensiero così, perché non mi viene meglio. E non credo che lo rimetterò in sesto…

di solito parlando di cibo
di solito con gente che proviene dalla guerra e dalla povertà
ma poi si mettono a dire quanto è buono questo e quello
non confondiamo il buono con il commestibile, perché quando iniziamo a dire che questo o quello è “buono” e ci mettiamo un aggettivo … allora iniziamo a dare un giudizio. E il giudizio di per sé è discutibile.
E allora perché ti metti a rompermi i coglioni?
Non siamo in guerra, non siamo in carestia, quindi è inutile che mi presenti una cosa che dovrebbe essere una prelibatezza e che tale non è. Diventa una prelibatezza, e io con te la riterrò tale, se NON HAI UN CAZZO. Allora diventa buono, perché non hai niente.
Come diceva Eddie Murphy un cracker non è una fetta di torta alla crema.
E’ chiaro che se hai FAME allora un cracker è delizioso. Pure un cracker quasi andato a male è delizioso.
Ma se io non bevo alcol, di nessun genere, è inutile che tu mi dica che sono viziato se non gradisco le tue ciliegie sotto spirito. Sarò viziato, ma semplicemente non bevo alcol. Poi voglio vedere se ti faccio assaggiare un po’ di cibo indiano quanto vien fuori l’essere viziati. Oppure un po’ di cibo non tradizionale, allora vediamo.

Per me il cibo è come una donna, non è che basta che respiri: tu ti sei tirato su tua moglie dicendo che non dovevi fare tanto il viziato? Era la prima che capitava? Cosa credi che ne pensi lei di questo? Che sei bravo perché non ti lamenti oppure che dato che tutto è buono, allora lei non vale un cazzo più o meno di qualsiasi altra? La tua superficialità rischia di offendere coloro ai quali hai dato del valore, perché non sei qualificato a farlo: non hai una scala di valori: tutto è buono, hai un palato di capra. Tutto vale. Tua moglie è sostituibile con un’altra. Non ha un sapore particolare, non è che quella di tuocuggino non sia buona, se non c’è altro bisogna mangiare. Eh si. Spera che sia una che pensa come te, perché non ci arriverebbe e quindi saresti salvo. Continue reading →

le #uniformi uniformano… ma non è sempre un male

Ai miei tempi! Eeeeeeh ai miei tempi!

immagine raffigurante Enzo Braschi nei panni del suo personaggio "il paninaro"Quando sento “ai miei tempi” io di solito immagino tutto in bianco e nero … immagini anni ’50 … poche automobili, tanto andare a piedi, bicicletta come lusso… zero diritti per tutti, pochi per le donne e comunque non nel sentire comune.

I miei di tempi invece sono pressoché gli anni ’80 e ’90. Amo di più i ’90 per motivi estetici e sonori. Ma la mia infanzia piena si è svolta negli anni ’80. Per me vedere voialtri pirletti che vi comprate le AllStar a fior di quattrini è una colossale stronzata… le AllStar erano le nostre scarpe “da tennis” da poco… non erano considerate certamente uno status symbol. Mi pare che le superga costassero di più. Le Clarks o le Canguro erano pressoché la stessa cosa. Sono stato fan di Madonna mentre ascendeva tanto quanto degli U2 e sentito i Guns nascere (come sfigati, per i fan degli Iron Maiden) , seguirli e poterli vedere in concerto, tanto quanto visti sparire. Il sound plastorobotico che si stanno riciclando un po’ tutti da un po’ … e recentemente in modo spudorato, io lo vivevo quando andavo a comprarmi le patatine con la sorpresina. Me ne fottevo, ovviamente. Sono passati alcuni anni e c’ero dentro con tutti i piedi: Bon Jovi diventava famoso, Non è la rai di Boncompagni, bla bla. Questi erano gli ’80. I 90 erano più interessanti, per me. Continue reading →