Buon un cazzo, un cazzo.

– Buon Natale!
– Buon natale un cazzo! Casini casini

– Buon giorno!
– Buon giorno un cazzo! Casini casini

– Ah.
Beh, allora possa la tua giornata grondare dolore, sofferenza, che tu possa dimenticare quelli che ora ti sembrano problemi perché nella mente, nel cuore e nella carne il dolore siano gradualmente sempre più intensi fino a farti desiderare la morte. Che dici, meglio?
– Oh ma sei matto?! Ma che già va tutto casinicasinicasiniricomincia
– Se ti auguro il bene, non va bene. Allora ti auguro il male: vedo che quello lo comprendi bene. Hai compreso che ti ho AUGURATO qualcosa, non che ne sto constatando la presenza, no?

Di solito non entri dichiarando lo stato di fatto: da un punto di vista temporale, a colpo d’occhio puoi avere una limitata conoscenza del momento presente. Quello che puoi fare, nelle tue intenzioni, che normalmente il saluto (“salute!” = ti AUGURO la salute, da cui: salutare) riassume in una formalità che però porta un contenuto sostanziale, è augurare che le cose migliorino, che vadano – da quel momento – bene o male.
Cioè quando entri in scena non si capisce come mai gli stronzi ivi presenti possano confondere la constatazione di uno stato di fatto con il buon auspicio.
Quindi “un cazzo” un cazzo, grossa testa di cazzo. Ti ho AUGURATO qualcosa a cui hai risposto “un cazzo”. Giacché non lo gradisci, passo al suo opposto, e naturalmente visto il precedente, dovresti fraintendere e considerarlo nuovamente uno stato di fatto. Ma guardacaso no. In questo caso tu capisci che si tratta di un malaugurio. Come mai? Perché sei uno stronzo maleducato antipatico?
Ma … io direi di si.
Quindi buon appetito no? Buona giornta un cazzo? Buon natale un cazzo? VAFFANCULO, entro nella stanza e VAFFANCULO. VAI (imperativo) A FARE (indica azione) ellissi che implica l’atto sessuale, IN CULO (sic).
La prossima volta che “buongiorno un cazzo” consideratevi maledetti, che vi sia augurato l’auspicio nefasto, nefando, siete ormai cadaveri che camminano.
Riguardo al natale, so bene che si tratta del Dies Natalis Solis Invicti. Quale che sia la sua storia, quale che sia il credo che professate, quello che vi si augura è che dall’istante dell’augurio fino alla mezzanotte, questo giorno sia FAUSTO piuttosto che INFAUSTO. Fine. Non va bene? Che allora vada male – ti maledico, merda rompicoglioni!
Meglio così?

Gioia et gaudio (da una riflessione dell’anno scorso nello stesso periodo).

sapere quel che dici #3495783

suggerimento

Prima di rivolgersi ad un professionista, per criticarlo magari, usando il linguaggio specialistico della sua professione, o gergale, sarà meglio impararlo ALMENO a livello amatoriale, ma a livello preciso, in quanto il linguaggio specialistico, in misura ancora maggiore rispetto a quanto non lo sia la nostra lngua COMUNE, rappresenta una CONVENZIONE di una serie di persone che intendono PRECISAMENTE qualcosa.

Quindi prima di dire ad un professionista – a puro titolo di esempio – che una foto è BRUCIATA, quando ci sono invece degli aloni o un riflesso differente da quello desiderato su una superficie riflettente, devi sapere cosa cazzo significa che una foto sia BRUCIATA. E che questo è a dir poco offensivo per un professionista.

Altro esemio? Il termine “SPARA” è più gergale che specialistico. Ma significa qualcosa. E se non sai cosa significa, non devi usarlo a cazzo. Non lo devi proprio usare, devi stare muto/a. Devi usare le parole che conosci. Puoi usare perifrasi, puoi fare tante cose. Ma la prima che devi fare quando usi una parola è “sono in grado di dare al definizione del termine che sto usando?” – se la risposta è no, usane una che conosci.

 

tutti ci dicevano che eravamo fantastici

Vaffanculo.

Quando siamo andati a prendere K., il suo nuovo gattino, a giugno, anche quella signora diceva che eravamo splendidi. E tutte le persone che ci vedevano assieme dicevano che eravamo una bella coppia.

Vaffanculo.

 

Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!
Vaffanculo!

fa malissimo

quel non so che di voglia di morire

si ma se poi torni allora…

Ahh quel familiare stupendo delizioso momento in cui hai voglia di morire e mandare tutto affanculo: quanto ci ha messo prima di ritornare? Brutta merda di sensazione eh? Dove stavi? Merda. Te ne stavi acquattato da qualche parte, piccolo bastardo… mica eri sparito.

E’ bello quando così fra capo e collo il tuo stomaco ti stringe e ti viene da piangere sul cesso. Così, perché si. O magari perché non accetti il motivo. Perché come i bambini noi siamo tristi quando qualcosa non va come vorremmo. Quando la vita dice questo non lo puoi fare. Ad esempio non puoi diventare più giovane. Non puoi avere quel gioco. Puoi accettarlo. Puoi piangere. Perché volere è potere un cazzo. Solo per certe cose e solo a volte.

O magari è qualcos’altro. Ma ieri era accettabile … e oggi non lo è. Con quel cazzo di sole fuori che spacca … e che ieri mi serviva e non c’era e oggi non mi serve e mi da anche fastidio.

Perché Angelina Jolie non viene subito qui a succhiarmelo di gola? Che cazzo avrà mai quel pirla di Brad più di me eh? Non si capisce. Angie, sei strana. Continue reading →

il pericolo della stupidità

un termine speciale del nordest

Mi girano, mi girano a mille. Sono amareggiato, certo, ma sapete quando vi danno della troia a voi, donne, ecco, non nel senso buono, non nel senso “che bello, una a cui piace tanto fare sesso”. No, nel senso deteriore, nel senso bavoso. Ecco a me hanno dato del maiale.

Mi contatta una modella, una signora di una certa età dicendo che mi passa un contatto su facebook di una ragazza che vuole fare foto. Benissimoooo grazieeee. Vediamo un po’. Non è lei che mi chiede l’amicizia, ma usa il meccanismo “chiedi a tiziacaia l’amicizia”. Già non mi piace ma vabbé, facciamo così. Le mando ‘sta richiesta, ciao ciao. Ci ha presentati bla bla. Ti hanno spiegato, cosa avevi in mente? … Continue reading →

2013 di merda, addio. 2014 … smetto di contare.

Il 2012 nella mia vita – non so la vostra –  ha dato il via a quella merda che sarebbe poi diventato il 2013. Ne si sentiva forte l’odore, dentro l a paura.
Non era più il solito allarmismo : è stato tutto vero. Quindi, se ben ricordo, ho già sfanculato il 2012, degno erede dei precedenti 2009 e 2006 per come li ho sentiti nel mio bilancio personale.

Il 2013 però ha fatto schifo, tanto schifo: ha vinto su tutti gli anni schifosi, per ora. So che si può sempre far peggio.

Il 2014? … boh. Credo che nel 2014 rivivrò una seconda adolescenza sfigata: della sua esistenza me ne fotterò, cercando di tirare avanti, come fu per capodanni, natali, compleanni … particolari periodi di tempo in cui aspettarsi qualcosa e dai quali venire delusi.

No illusione = no delusione.

Quindi 2014… me ne fotto della tua esistenza. Per me dal 2014 finisce la conta degli anni ed inizia “dopo il 2013” in un unico periodo.

Si, ok, saprò all’incirca in che anno siamo, certo. Ma mentalmente…

E allora adieu fottuto 2013. Ti ho odiato tanto, hai colpito duramente e hai sempre fatto centro. Ma ora muori tu, dopo aver sicuramente lasciato la tua eredità. Ma intanto crepa.

YAY svende il lavoro dei fotografi: quando chi vende e chi fa sono distanti

fotografino di lego

Photo (c) Davide Cerati

EMERGENZA microstock, per tutti i fotografi che lavorano con YAYmicro: questa la notizia apparsa 3 giorni fa: che sia una bella notizia per i clienti, può darsi. Che forse sia un segno che YAY intende svendere, come se fosse merda usata, tutto il database formato dal lavoro di milioni di fotografi, sembra altrettanto vero.

E mi pare davvero schifoso notare che ovunque, dalla fabbrica di ieri al crowdsourcing, c’è sempre una catagoria di venditori che è staccata dai produttori. Loro non fanno fatica a creare. Vedono solo merce invenduta, al massimo. E quando non la paghi finché non te la paga il cliente allora fai preseto a buttargliela dietro gratis per offrirgliela e raggranellare qualcosa, una cosa qualsiasi.

Ma se l’avessi fatta tu quella cosa, qualsiasi cosa sia, allora sapresti che costa molto di più. Costa fatica, tempo, esperienza, capacità che non sono le tue. Costa sacrifici per avere l’attrezzatura, gli spazi, affitti e tasse, pagare gente che serve per ottenere il risultato, o materiali, al di là dell’attrezzatura.

Il microstock è un buon settore, se non ci si mettono di mezzo imbonitori e svenditori. Stiamo già cercando di farcela in un mercato low budget. Non puoi fare sconti, non puoi vendere TUTTO in un pacchetto. Perché una volta venduto TUTTO, è venduto. Chi è il coglione che va a comprare qualcos’altro dopo che si è scaricato TUTTO? Lo so che fare stockpile è vietato. Ma ridiamo tutti insieme forte, chi è che viene a controllare?

Il suggerimento di chi riporta la notiziaccia in quel forum dunque è di andare via di corsa da YAY come contributor, oppure di correre a fare l’optout.

ISTRUZIONI PER FARE L’OPT-OUT DA YAY per quella specifica operazione: login nel vostro profilo, click su “my account”, sotto la colonna “photographer” scegliere “API details” , deselezionare (dovrebbe essere la penultima voce) “yay streaming”.

E poi se volete leggete questo.

inversione, ancora, notte e giorno

ancora una volta … è quasi mezzogiorno … e mi sono alzato quando? a mezzogiorno di ieri? quindi… in teoria 24 ore fa … mi sono ALZATO e non sono… andato a dormire…

ho fatto un’altra tirata… anche utile, per carità, non improduttiva… però che diavolo… la stanchezza… non è chiara, pesante, schiacciante… di quelle che ti metti giù e ZZZZZZZ.

no.

E’ questo lo schifo.

Ma almeno ho risposto a qualcuno a cui non stavo dedicando il tempo che meritava.