Troppo spesso sento questo atteggiamento “voglio dimostrazioni” e “cosa sei disposto a fare per me?”.
Ragazze, signore: se ve lo dicessi io, vedo il vostro impareggiabile sopracciglio destro alzarsi in quella curva che solo voi sapete fare così bene e un pensiero formarsi nella mente, di varia foggia, ma sempre sulle nouances del “ma fottiti, gira al largo bello”.
Ecco. Direi che se un certo pensiero, una frase, viene rivolta a te e non ti sta bene, forse non sta bene – a nessuno – e basta: quindi potresti ripensarci.
Mi riferisco, in generale, a delle frasi fatte in stile “motivatori” trovate in giro; ma ripetute ad libitum, condivise e ricondivise come da vittime di violenza infinita. Di solito con “basta belle parole, siamo stufe di chiacchiere, vogliamo fatti”. Ma spesso le questioni sono di sentimento. E quindi per buona parte si esprime ciò che si sente: con le parole. In parte si fa con i gesti d’affetto, fisici.
Il resto sono beni e servizi.
Lavoro.
Magari la prendo io dal verso sbagliato, mi dico. Allora potrebbe essere, nel caso di “dimostrazioni”, di presenza. Di atteggiamento, di comportamento, gentile o no, modo di parlare, attenzione, dedizione, tempo, compagnia, condivisione di pensiero (ma si fa con le parole, attenzione, pur essendo un gesto). Di esserci. Di stare con te, o di farti sentire che ci sei, anche se non ci sei fisicamente perché la vita è così per tutti. Può essere? Continue reading →