come fare a non costare da morti

Nella mia doppia preparazione (sopravvivere, morire) , nel lato morire, c’è il costo del funerale. Cazzo, pagare per morire è un conto, nel senso: pagare per l’atto dello smettere di esistere: lo accetterei. Ma pagare per il DOPO, per lo smaltimento, da cadavere, costi esorbitanti… beh questo mi rompe le palle a mille.

Se volessi una funzione, ovviamente da bravo adolescente invecchiato, avrei in mente musica e copione: e in particolare se mi venisse imposta una funzione cattolica vorrei che NON venisse cantata una certa canzone che mi fa proprio schifo e vorrei invece che il coro o l’organista sapessero quello che fanno oppure si astenessero…

…si ok ok, ma non siamo qui per questo. Siamo qui per dire: sono sostanzialmente del rifiuto umido. Perché devo costare qualcosa come 3000 volte il normale umido? Io non voglio. Cosa cazzo sarebbe “sepoltura dignitosa” ? Ma una bistecca è dignitosa? Per favore. Essiccazione all’aria aperta in stile indiani, come succede agli animali. Oppure anche: cosa fanno agli animali quando li raccolgono per strada? Ecco, fatelo pure a me, chemmefrega. La natura ha creato la putrefazione per qualcosa no? Riciclo GRA-TIS: sostenibilità a mille. Batteri e microorganismi che lavorano gratis perché, pure loro, vogliono sopravvivere (ahahah!). Continue reading →

MAR2018 microstock trend: sale Fotoliadobe, scende Shutter

Il trend per il microstock in questo momento sembra essere questo: invertito rispetto a prima: Shutterstock scende piano ma inesorabile, mentre al contrario sale Fotolia (Adobe). Difficile fare soldi oggi iniziando con la fotografia: bisognava farlo nel 2005 ed oggi avere un consolidato potente e continuativo, di qualità. Meglio con altre forme di creatività e con lo stock non-micro.

E/o tornare al commissionato, con tutte le difficoltà di farlo in generale e con il triplo in Italia: il fisco contro, in ogni modo possibile: dall’ANTICIPARE le tasse di qualcosa che non hai guadagnato nemmeno (supposizioni sull’anno prima) , all’anticipare l’iva su ciò che non hai incassato, a spese di ogni altro tipo, alla maledetta “incongruità” degli studi di settore anale, alla concorrenza sleale in nero … che poi ti spinge a diventare così pure tu, alla gente che non paga, ai clienti ignoranti … ecc ecc ecc.

Meglio all’estero.

Envato (photodune) alza le tasse! – e nuovi dubbi miei

Non che mi freghi, dato che Envato mi ha sbattuto fuori 🙂 Ma Envato mi ha mandato una mail, anzi l’ha mandata a tutti gli Italiani che fanno i contributors per loro. Ora, essendo PhotoDune una delle divisioni di Envato, per qualche motivo si sono ricordati di me.

Dicono che fino ad ora hanno richiesto ZERO (io mi ricordo che dopo la passata di tasse di Envato, restava ben poco, altro che tassare zero) ma che in realtà avrebbero dovuto ritenere il 5% per conto dello Stato. Ora, io sono andato DI NUOVO a controllare i trattati per evitare le doppie imposizioni, e ho visto che Pertini e Craxi (1985!) non avevano fatto un lavoro poi tanto diverso con l’Australia da quello che Napolitano e Berlusconi hanno fatto nel 2009 con gli USA. Ovviamente il riferimento ai “programmi software per elaboratori” eccetera sono differenti, ma non quello su cui si poggia tutta la non-imponibilità USA … e quindi secondo me anche Australia.

Ora, però, mentre scrivo l’articolo, lo SPLENDIDO help che a suo tempo aveva fatto iStock, su Getty non è più così splendido. Infatti rileggo il mio steso articolo in cui scrivevo  un arrogantissimo “SI deve pretendere che, per le foto, il prelievo fiscale USA sia ZERO” e mi chiedo, da solo, e in base a cosa? A quale legge? Il trattato (cliccatevelo, comunque articolo 12 “canoni”) dice che può essere trattenuto dallo Stato eccetera, ma NON OLTRE eccetera eccetera (5 per foto, 8 filmati, si diceva verso il 2014 quando non si trovava un cazzo). Ma in realtà si è sempre fatto zero in base a… a che? Io capisco che sia chiaro solo che non può essere chiesto – se si applica il trattato – più del 5% oppure 8%, ma non che non si debba. Poi rileggendo tutto l’articolo 12 comma 3, trovo “Nonostante le disposizioni del paragrafo 2, i canoni
provenienti da uno Stato e pagati ad un residente dell’altro Stato per l’uso o la concessione in uso, di un diritto d’autore su opere letterarie, artistiche o scientifi che (ad esclusione dei canoni relativi al software per computer, alle pellicole cinematografi che, alle pellicole, ai nastri magnetici o ad altri mezzi di registrazione per trasmissioni radiofoniche o televisive) sono imponibili soltanto in detto altro Stato se tale residente è il benefi ciario effettivo dei canoni.” e quindi obbligatoriamente zero negli usa, visto che il detto altro stato in questo caso siamo noi, l’Italia.

Io non vedo troppa differenza con quello relativo all’Australia: l’eccezione mi sembra la medesima, anche se non si parla di Software: ma immagino che vistala quantità di soldi in ballo… 🙂 Vedi che la Berluskata è stata grandiosa per noi altri stockettari? 🙂

Microstock ed emigrazione fiscale

scavare buche per poi riempirle

dig and fill

Esistono in Italia, ormai da tempo, delle persone che si occupano di far emigrare gli Italiani che guadagnano dei soldi, per non farglieli buttare via.

Ne avevo sentito parlare perché per la maggior parte si tratta di anziani, pensionati che in Italia sarebbero dei poveracci, che però in altri paesi possono far valere la propria pensione come dei ricchi signori: cosa che sono, cristodiddio, perchè hanno lavorato tutta la vita. Di queste persone potete sicuramente trovare mete, vademecum, destinazioni, consigli e servizio di consulenza: lo hanno fatto per primi, poi per gli amici più cari, poi lo hanno fatto per lavoro. Gente che se ne va alle Canarie, altri in Lettonia e così via. Non vi voglio parlare di questi.

Chi fa microstock in Italia si trova, secondo alcuni, non in un buco normativo, bensì in un’eccezione speciale dedicata agli autori (ed ai fotografi in quanto autori), ovverosia chi vive di royalties. Secondo altri tale buco normativo NON si applica al microstock, visto che la risoluzione 94/E del 1997 dice esplicitamente “riaffermando   invece  la  piena imponibilita’  quando  puo’  ragionevolmente  presumersi   che   la   suddetta difficolta’ non sussista, come appunto per i diritti di autore sulle opere  di ingegneria e sulla produzione cinematografica, nonche’ per i diritti  d’autore relativi ad opere di ogni genere utilizzate da imprese a fini di   pubblicita’ commerciale.”. Che mi pare abbastanza chiaro. Continue reading →

Microstock: paypal, Italia, Tasse.

tasseeeeee!

E’ il meraviglioso momento della dichiarazione dei redditi. Il microstocker come le paga le tasse? Secondo gli esperti se si è premunito di indicare che come sistema di pagamento voleva SOLO paypal, per ognuna delle agenzie (non esclusivi), basterà fare una bella lista delle entrate da li e portarla dal commercialista. Se avete altre entrate portate anche quelle e il resto come facevate prima di essere microstockers. Quindi casa, spese mediche, rimborsi per stufe, ristrutturazioni, eccetera: tutto come prima. Sarà vero?

Ad ogni modo il signor paypal mi ha fatto capire che le cose non vanno tanto male bloccandomi il conto in uscita. E come mai? Perché superata una certa soglia di entrate per l’anno accade questo: serve verificare una serie di dati (identità e domicilio) in modo un po’ più stringente di quanto non avessero fatto in precedenza. Questo per le norme europee antiriciclaggio. Mi pare una buona cosa. Continue reading →

MICROSTOCK, ITIN, W-8BEN, tasse: codice fiscale.

tasse ITIN, o ‘i che ttu ssei? Nel mondo del microstock, fino a poco tempo fa questo prima era un dubbio atroce, poi una certezza che “chissenefrega”, ma una certezza basata sul nulla, o peggio, sul “così fan tutti”. Ma se un cojone come me approfondiva, si leggeva tutto sul sito dell’IRS e si sbatteva, un dubbio gli poteva anche venire.

Ora finalmente iStock/Getty ha chiarito DEFINITIVAMENTE.**

Qual’era, prima, il ragionamento del cojone? Continue reading →

non essere TRISE: ma TASI e paga.

e che il tasso sia felice2014 … se paga meno o deppiù? si paga DI PIU’ : è una patrimoniale. Pagheremo di più perché lo stato taglia le spese al comune e lascia la possibilità al comune di agire per “pagare gli stipendi” …

blabblà: tutti si opporranno e blabblaribblàbblà : ri-cambiano nome… ci prendono per il cubo …

Abbiamo più disoccupazione, siamo sempre più poveri, ci teniamo su grazie alla coesione familiare ed ai risparmi…

… e questi ritassano la prima casa porcoZzueEeEEE

E soprattutto: ho una contropartita per quanto riguarda i servizi che ottengo in cambio?

Non commento.

disagi con il portaledellautomobilista

Era sabato. Decido, oltre di cambiare i tempi verbali a mio piacimento, di controllare lo status della revisione dell’auto; faccio una mezza ricerca su internet  e il signore dei motori mi ricorda che esiste il portale dell’automobilista.

Ah già.

Cerco utente e password: ci faccio un salto dentro. Cerco alcune info ma dopo un po’ mi viene ricordato che il mio numero di patente è errato.

eccheccTURPILOQUIO. Ah già, l’avevo persa, ho richiesto il duplicato, mi hanno sostituito quella di carta con quella di plastica formato creditcard. Ok. Vado a prenderla, controllo e mi chiedo “edovecTURPILOQUIO?” dietro c’è scritto un numero, davanti un altro numero. Cerco sempre su internet … dove guarda caso ESISTE (almeno) una pagina che qualche magnanimo ha preparato perché evidentemente non è così immediato capire oggi quale sia il numero di patente con assoluta certezza … Ok, dico, quella dietro è la vecchia, quella davanti è la nuova: hanno ragione loro, dai che correggo. Continue reading →

tutti chiudono: troppe regole o troppe spese?

Le regole e le scadenze ci sono sempre state. Eppure ogni giorno io sento la stessa sequela di lamentele di gente – imprenditori grandi o piccoli, fino agli esercenti – che chiude o sta per chiudere o che si trasferisce altrove.

Vogliate tutti quanti focalizzare l’attenzione su: REGOLE e su SPESE.

Le regole sono regole. Se sei allergico, fatti un giro in Austria o in Germania e prova a lavorare in nero o evadere le tasse … o magari negli Usa … oppure prova a vedere cosa significa avere un “pending grade” od invece un A, B grade in un ristorante in centro a New York (e chissà come mai “Bella Napoli” a New York pare abbia una “C” … evviva…) … e così via.

Se però parliamo di soldi e spese e ti chiedi “ma perché devo spendere tutti i mesi dei soldi che non dovrei spendere?!!!” allora la faccenda è diversa ed è qui che credo tu abbia ragione. Qui che bisogna lavorare.

Se invece parliamo di tasse: le tasse vanno pagate. Ma non vanno pagate prima che tu incassi, le regole devono aiutarti ad incassare e a lavorare come se gossi in UK. Chi non ti paga LA PAGA. E così sarà per te.

Negli USA la paga del dipendente è settimanale. Insomma ok, da Slovenia ed altri paesi mandano le propostone per “vieni ad imprendere da noi” … e questo rompe o coglioni, sinceramente, perché sicuramente da noi incentivi del genere non ci sono, da offrire a chi viene da fuori. E su QUESTO bisogna lavorare.

Ma per il resto, cari imprenditori italiani col capannone mezzo in nero e che desiderano semplicemente non lavorare in sicurezza e non pagare le tasse… all’estero le regole funzionano perché TUTTI LE DEVONO RISPETTARE, non solo chi fa comodo a voi.

Provate a parlare di posdatato in Austria.

E provate a non coprire un assegno. AHAHAHAHAHHA. Provate a fare del nero in Germania e dopo che siete scappati a tornarci e poi vediamo cosa vi succede. Provate e raccontatemelo.

del materasso e delle banche

34 euro li devo pagare se il mio conto è sotto i 3000 euro o li devo pagare se sta sopra i 5000 euro? No perché qualcuno me ne dice una e qualcuno un’altra, ma di certo conto arancio mi dice unilateralmente che il tasso d’interesse ora è all’1% e io nel piano di accumulo non è che abbia tanti soldini.

Se il conto costa e non rende, io ho il barattolo del caffè ed anche il materasso, che sono strumenti universalmente noti per la loro capienza monetaria.

Ma la legge ti OBBLIGA ad avere un conto corrente, ricordate? Sopra i 1000 euro… ecc ecc. Io non ritengo giusto che il mio Stato, ovvero non credo che noi tutti , il popolo, in assemblea, abbiamo davvero deciso che ci sta bene che gli scambi di denaro – che già rappresenta qualcosa – debbano essere caricati di altri costi obbligatoriamente. Se vuoi usare un sistema elettronico va bene,ma NON devi obbligarmi ad avere un rapporto commerciale con qualcuno. Dev’essere gratis. Tutto completamente gratis. Il mio denaro deve rappresentare solo il suo effettivo valore nominale, non deve trasportare altro, non deve poter essere preteso nulla di più per il suo uso!

Mi compro una caramella e tu vuoi guadagnarci perché hai preso in mano i miei 5 cent e li hai dati in mano all’esercente? Ma glieli do io, tranquillo! Il mio datore di lavoro non può darmi i soldi in mano, deve depositarli in banca e POI io DEVO andare li se li voglio.

Non lo trovo giusto, non lo accetto mentalmente. Lo accetto perché è un obbligo imposto con la forza e quindi obbedisco.