Ieri in occasione della trasmissione di Gianluca Nicolini su Radio24 dedicata a “i bulli quando crescono” è stata “eccezionalmente” ospitata una telefonata interessantissima anche di una donna, bulla in giovane età, ora, dice “che si vergogna di aver fatto quelle cose”.
Il racconto di come si svolgono i fatti rende la “violenza di genere” tutta una prospettiva e non un fatto, rendendolo quindi anch’esso soggetto a misurazione dei numeri in quanto a “fenomeno sociale” ma non in quanto a fenomeno umano o “insito nel maschio”.
L’essere bulli è una questione di potere. L’insicurezza data dal non essere non leader, ma indiscusso si, rende la necessità della occupatio impellente. Mettere in chiaro chi “non si può offendere”, in cui ovviamente cosa sia offesa lo decide sempre l’offeso. Questo (che cosa mi offenda lo decido io) ovviamente è giusto: ma la mia reazione non può travalicare il giusto.
Per cui dico: in un mondo fuori dallo stato di diritto, il potere è derivato dalla forza per contrasto diretto: la lotta, il combattimento, la violenza fisica. Questa donna tra l’altro dice “non si tratta di chi è più forte ma di chi è più cattivo”. Illuminante anche questo. Continue reading →