Qualche settimana fa un amico che non vedevo da tempo mi disse che stava cercando di seguire questa massima “se ti è possibile, tra l’essere giusto e l’essere gentile, sii gentile”. Qualche tempo dopo gli scrissi “mioddio quanto è difficile, fallisco!!!”. E lui “benvenuto!”. Ok, era difficile.
Poi mi accorgo che la gente emette la propria verità di ciò che “è giusto e chi non fa così sbaglia” , continuamente, in mia presenza o addirittura verso di me, cioé sta proprio parlando con me. Magari non intende me, ma se il discorso generico mi investe in quanto sottoinsieme degli sbaglianti impliciti… o anche solo “ho ascoltato ciò che hai detto, lo elaboro, rilevo qualcosa che non va” … insomma io ci sono, sono una persona, hai parlato con me no? Io ti rispondo. E spesso rilevo incoerenza, rilevo che quello che dici dell’altro se lo sposto su di te non penso ti vada bene, o che ciò che espongono come assoluto è relativo o meglio soggettivo, opinione, gusto, non “verità”. La mia è reazione ad azione verso di me: a che scopo comunicarmi qualcosa se io devo reagire come una pianta? Perché dire a me una cosa che potrebe ascoltare un cane o un gatto e reagire come ti aspetti, cioé senza contestarti, senza dialogare?
E quindi eccomi dopo ore di inutili “stai zitto coglione, o starai antipatico a tutti – si ma allora perché loro mi dicono cose senza porsi lo stesso dubbio? mi stanno antipatici – e allora che te ne frega di stare loro simpatico? – ma perché non mi stanno del tutto antipatici, e poi… – e poi cosa?” – che Gollum togliti, eccomi addivenire a tale saggezza che ora vi vado ad enunciare piuttostoeanzichenò:
Contestare le persone può essere una via da seguire solo se correggi qualcuno che voleva correggere te con argomentazioni false, errate, soggettive, infondate e che coinvolgono te e la tua vita o contribuiscono significativamente ad influire sulla comunità della quale fai parte, altrimenti puoi tenere le tue considerazioni, che nessuno ti ha chiesto, per te. Anche se sarebbe reazione ad azione non richiesta.
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Io cerco con questo un auto-contenimento, una regola per non rompere i coglioni od essere troppo inopportuno e cosa mi dice il mio caro amico ciatgipittìquattro-ò alla richiesta di analisi con spirito critico?
Il testo presentato afferma che contestare le persone può essere giustificato solo in determinate circostanze. Utilizzando il pensiero critico, possiamo scomporre e analizzare questa affermazione sotto diversi punti di vista:
- Condizioni della contestazione:
- Il testo stabilisce che è lecito contestare qualcuno solo se:
- Questa persona ha cercato di correggere te.
- Le argomentazioni utilizzate da questa persona sono false, errate, soggettive o infondate.
- Le argomentazioni coinvolgono direttamente te e la tua vita.
- Le argomentazioni influiscono significativamente sulla comunità di cui fai parte.
- Il testo stabilisce che è lecito contestare qualcuno solo se:
- Implicazioni dell’azione e reazione:
- Il testo suggerisce che, anche se la contestazione è una reazione ad un’azione non richiesta, deve essere limitata alle condizioni sopra indicate.
- Contesto comunitario:
- Il testo menziona l’importanza della comunità e l’impatto significativo su di essa come criterio per giustificare la contestazione.
- Invito al silenzio:
- Il testo conclude suggerendo di tenere per sé le proprie considerazioni se nessuno le ha richieste, a meno che non ricadano nelle condizioni specificate.
Conclusione
Il testo fornisce una prospettiva su quando sia appropriato contestare qualcuno, ponendo limiti chiari e specifici. Tuttavia, l’applicazione rigida di queste regole potrebbe trascurare situazioni in cui contestare qualcuno è giustificato anche senza soddisfare tutte le condizioni indicate. Un approccio più equilibrato potrebbe considerare anche l’importanza del dialogo aperto e rispettoso, promuovendo un ambiente dove le idee possono essere scambiate liberamente e costruttivamente.
E allora io bestemmio forte, visto che la penso esattamente così ma si risulta dei rompicoglioni, bastiancontrari, “difficili”, polemici, filosofeggia pure tanto io so, eccetera. Ma porcoddue…!!!!!!!!!!
Inoltre oggi, pensando di poter avere offeso una persona quando la mia interazione con questa voleva essere tutt’altro, anzi, scherzosa e complice (ridere con e non di ) … dico ok, se si è sentita offesa nonostante io non avessi questa intenzione allora ho comunicato demmerda: ma ora devo dire cosa volevo comunicare, altrimenti la scusa del “come” sembra una stronzata. Mi risponde che non si era sentita offesa, bensì amareggiata per ché (cito letteralmente) “evidentemente il mio parlare ed il mio agire riconducono ad una immagine di me nella quale io non mi riconosco” e anche commossa e ok.
Ma allora.
Allora che vadano affanculo quelli coi quali non si può parlare: il mondo è migliore. Solo bisogna prendere un po’ più le misure. Faticoso, lento, poco spontaneo. Ma insomma, si imparano cose. Anche se è troppo tardi a questa età.